L’IMPERO BIZANTINO
Mentre l’Impero Romano
d’Occidente crollava e subiva le trasformazioni descritte nelle lezioni
precedenti, l’Impero Romano d’Oriente continuò a rimanere forte e ricco. Nel
Medioevo esso veniva chiamato semplicemente Impero Romano, mentre gli storici
moderni preferiscono chiamarlo Impero Bizantino dal nome greco della capitale
che Costantino aveva ingrandito e rinominato Costantinopoli.
Anche l’imperatore Giustiniano – di cui si parlerà tra poco – abbellì
Costantinopoli: per esempio con la Chiesa di Santa Sofia che è un po’ il
simbolo della città (oggi si chiama Istanbul) e che venne trasformata in
moschea con l’aggiunta dei minareti quando i Turchi conquistarono Bisanzio
Nell’Impero agricoltura,
artigianato e commercio continuarono ad essere attività molto praticate: alcune
città, come Bisanzio, Alessandria (in Egitto) ed Antiochia erano centri
economici e culturali importanti.
Inoltre, poiché le province ad
esso assoggettate erano ricche e pagavano forti tasse, l’Impero poté mantenere
un eserciti e una flotta potenti, in grado di difendere i confini sempre
minacciati e di respingere gli attacchi dei popoli germanici.
Questo permise al potere centrale
di continuare ad essere forte: assistito da amministratori organizzati ed
efficienti, l’imperatore riusciva a controllare il vasto territorio di cui era
a capo.
GIUSTINIANO
Tra il 527 e il 565 fu imperatore
Giustiniano: con lui l’Impero visse un periodo di grande splendore, malgrado le
numerose e lunghe guerre intraprese per riconquistare i territori dell’ex
Impero d’Occidente.
Giustiniano raffigurato vittorioso a cavallo al centro del cosiddetto
“avorio Barberini”
(del 527 circa) conservato al Museo del Louvre di Parigi
Giustiniano, che aveva una solida
cultura classica e si sentiva erede del grande Impero Romano, impiegò molte
delle sue risorse per riunificare i territori perduti in seguito alle invasioni
germaniche.
Nel 533 l’esercito bizantino
attaccò i Vandali, riuscendo a sconfiggerli: il Nord Africa, la Sardegna, la
Corsica, le isole Baleari e la piazzaforte di Septem (sullo Stretto di
Gibilterra) entrarono a far parte dell’Impero di Giustiniano. In questa grande
provincia riconquistata furono reintrodotte le antiche istituzioni romane e,
con una serie di duri provvedimenti, i Vandali vennero cancellati dall’Africa:
i guerrieri superstiti furono obbligati ad arruolarsi nell’esercito imperiale e
spediti sul fronte orientale.
Dopo la riconquista dell’Africa
Giustiniano si sentì incoraggiato alla riconquista della parte simbolicamente
più importante dell’ex Impero, cioè l’Italia, che dal 493 era governata dal re
ostrogoto Teodorico.
Mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna (secolo VI): Giustiniano
è raffigurato al centro,
alla sua
sinistra c’è il diacono di Pola, Massimiano, che venne poi nominato vescovo di
Ravenna dallo stesso imperatore e alla sua destra il generale Belisario,
vincitore nella guerra contro i Goti
La guerra che ne seguì (detta
greco-gotica: greca perché il greco era la lingua ufficiale dell’Impero, gotica
perché gli Ostrogoti erano parte di una più ampia popolazione chiamata dei
Goti) durò 20 anni (dal 535 al 554) e fu segnata da un’interminabile serie di
battaglie e vittorie bizantine, ma anche da numerose riprese e contraccolpi
degli Ostrogoti. Per la popolazione che viveva nella penisola fu un’esperienza
terribile: il passaggio delle armate imperiali (composte da barbari d’ogni
etnia, ben più rozzi e feroci degli Ostrogoti) causò ovunque enormi distruzioni
e il prolungarsi della guerra determinò condizioni di estrema povertà,
soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord Italia, dove migliaia di
persone morirono in seguito alle carestie e alle pesanti malattie che ne
seguirono. I Tusci (gli abitanti dell’odierna Toscana) si adattarono a vivere
mangiando pane ottenuto dalla macinazione delle ghiande, mentre gli abitanti
dell’Emilia si spostarono nel Piceno (tra Marche e Abruzzo), pensando che lì,
più vicino al mare, ci fossero maggiori possibilità di approvvigionarsi di
viveri.
La definitiva vittoria bizantina
sui Goti si ebbe presso il Vesuvio, con una battaglia che durò due giorni e che
lo storico contemporaneo Procopio di Cesarea definì “un combattimento di
giganti”.
A capo dell’Italia riconquistata
Giustiniano pose un funzionario che aveva poteri sia civili che militari e che
si chiamava esarca. L’esarca stabilì
la propria sede a Ravenna, città che fu arricchita di nuove splendide chiese.
Per la popolazione la situazione non migliorò: i Bizantini imposero tributi,
un’organizzazione burocratica e sistemi militari che erano troppi pesanti per
un’Italia stremata e impoverita.
La Chiesa di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna, consacrata nel VI secolo
Nel 552 Giustiniano diede il via
alla riconquista della Spagna occupata dai Visigoti. Anche in questa occasione
Bisanzio ebbe la meglio e dunque, alla metà del VI secolo, Giustiniano aveva
realizzato il suo sogno di riunificare quasi tutte le terre occidentali che in
passato erano appartenute all’Impero Romano. Ciò non avvenne con i territori
della Gallia, che rimasero sotto dominio dei Franchi, ma con essi l’imperatore
strinse un’alleanza, la quale riconosceva all’imperatore la supremazia ideale
sull’Europa e a Costantinopoli il ruolo di “capitale del mondo intero”.
Le conquiste di Giustiniano
furono però di breve durata: l’Italia venne invasa dai Longobardi già nel 569 e
le terre africane un secolo dopo entravano a far parte di un nuovo impero,
quello islamico.
L’importanza di Giustiniano va
maggiormente ricercata in un’altra impresa da lui voluta: sotto il suo regno i
migliori esperti di diritto (cioè di leggi) del tempo prepararono una grande
raccolta di tutte le leggi romane elaborate nei secoli e delle loro
interpretazioni. Questa raccolta, chiamata Corpus
Iuris Civilis (Raccolta di diritto civile), ha trasmesso fino a noi la
conoscenza sulle leggi romane, che altrimenti sarebbe andata perduta; inoltre
essa divenne il simbolo che distingueva la civiltà latina da quella barbarica e
costituisce ancora oggi il fondamento del nostro diritto.
Miniatura di scuola bolognese del secolo XIV del Corpus iuris civilis
Dopo Giustiniano l’Impero rimase
per secoli uno Stato molto forte, anche se la sua esistenza fu minacciata dagli
attacchi degli Slavi (dal VI secolo) e degli Arabi (dal VII secolo) e la stessa
Bisanzio venne più volte assediata.
Nell’Impero Bizantino
l’imperatore controllava le diverse Chiese cristiane: egli era a capo dei
vescovi e dei patriarchi (i 5 principali capi religiosi, uno dei quali era
quello di Roma, cioè il papa) e interveniva personalmente nelle controversie
che sorgevano all’interno delle Chiese, stabilendo chi avesse ragione.
Poiché le Chiese d’Oriente
riconoscevano l’autorità dell’imperatore e non quella del papa, che esse
consideravano un vescovo come gli altri, spesso vi furono contrasti con le
Chiese dell’Europa occidentale, le quali lottavano per affermare sia la loro
autorità in materia di fede, sia la supremazia del papa. Gli imperatori non
volevano riconoscere né l’una né l’altra e contrapponevano alle Chiese
d’Occidente la loro ortodossia, una parola
greca che significa “fede vera”, da cui nascerà qualche secolo dopo la
divisione tra Cristianesimo cattolico e Cristianesimo ortodosso: il primo
prevalente nell’Europa occidentale, il secondo nell’Europa orientale.
Mosaico della porta sud di Santa Sofia, con la Vergine tra Costantino
(che offre la città) e
Giustiniano (che mostra il modello della chiesa): la
volontà di Giustiniano di creare
un Impero universalmente cristiano lo portò a
perseguitare i non cristiani e a difendere l’ortodossia con un atteggiamento
violentemente intransigente
bello
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