LE
CROCIATE
Come abbiamo visto nella lezione n° 17,
gli Arabi avevano costituito nei territori da essi conquistati lo Stato detto
Califfato arabo, che però alla fine dell’Alto Medioevo si era diviso in tanti
Stati indipendenti. Nei territori dell’Asia occidentale si stabilirono nell’XI
secolo i Turchi Selgiuchidi, una popolazione proveniente dall’Asia centrale che
si era convertita nel X secolo alla religione musulmana.
I Turchi si impadronirono dell’Iran (la
Persia) e dell’Iraq, conquistandone l’importante città di Baghdad nel 1055;
quindi conquistarono, togliendola all’Impero Bizantino, gran parte dell’Asia
minore, cioè l’attuale Turchia, e diedero vita al più potente Stato musulmano
presente in Asia occidentale. I Turchi conquistarono anche la Palestina, che
per i cristiani è la Terrasanta, in quanto vi nacque, predicò e morì Gesù:
proprio per questo molti cristiani si recavano in Palestina in pellegrinaggio.
Poiché i Turchi ostacolavano i pellegrinaggi cristiani, che erano molto
numerosi, alcuni incominciarono a richiedere che la Palestina venisse liberata,
cioè strappata ai Turchi e conquistata dai cristiani.
Rappresentazione
dei Turchi in una miniatura del XIV secolo
Nel 1095 il papa Urbano II si trovava a
Clermont, in Francia, per un concilio, alla presenza non solo degli
ecclesiastici francesi, ma anche di numerosi feudatari, che in Francia
combattevano da tempo dure guerre intestine. Per fermare queste lotte tra
feudatari, la Chiesa francese aveva da tempo messo a punto lo strumento della pax e della tregua Dei (pace e tregua di Dio), con cui si colpiva di scomunica
chiunque commettesse violenze in certi periodi dell’anno, in certi luoghi (come
santuari e mercati) o contro certe persone (chierici, pellegrini, vedove,
orfani, poveri in generale), ma quello strumento aveva funzionato solo in
parte. A Clermont Urbano II esortò i feudatari a favorire il processo di pace
in Francia e ad impiegare le armi, piuttosto, per andare in soccorso dei
cristiani di Bisanzio, minacciati dai Turchi. Il papa contava anche sul fatto
che i pellegrinaggi in Terrasanta degli aristocratici assomigliavano già a
piccole spedizioni militari, data l’insicurezza dei luoghi.
Urbano
II durante il concilio nella Cattedrale di Clermont
L’esortazione del papa non puntava alla
conquista di Gerusalemme, piuttosto egli voleva mettere fine alle continue
guerre tra feudatari europei e intendeva anche, mandando aiuti militari a
Bisanzio, cercare di ricomporre l’unità della Chiesa cattolica, che si era
divisa in due solo una quarantina d’anni prima con lo scisma d’Oriente. Tra le
intenzioni del papa c’era anche quella di rafforzare il proprio potere e
prestigio.
L’appello papale ebbe successo: al grido
di “Dio lo vuole!”, molti accettarono di recarsi in Terrasanta, sia nobili, sia
gente del popolo. Le motivazioni che li spingevano erano assai diverse. Molti
erano spinti dalla fede religiosa, che in tutto il Medioevo era molto forte: il
papa aveva del resto promesso che coloro che fossero morti durante la
spedizione, per i disagi del viaggio o in battaglia contro gli infedeli, ci
sarebbe stata la remissione di tutti i peccati commessi in vita. I signori e i
principi miravano soprattutto a crearsi un regno o un feudo personale,
conquistando territori, potere e ricchezze. Per gli uomini del popolo, e in
particolare per i contadini, la crociata offriva la possibilità di acquistare
terre, tolte ai musulmani. Alcuni partivano invece per sfuggire a condanne e
ricominciare una nuova vita. Altri ancora si muovevano per spirito d’avventura,
per il desiderio di conoscere nuovi paesi o per le possibilità di arricchirsi
offerte dal saccheggio.
Partenza
dei cavalieri templari (affresco della fine del XII secolo nella Cappella dei
Templari di Cressac): quello dei Templari fu il più potente degli ordini
religioso-militari che si formarono per la difesa del Santo Sepolcro di
Gerusalemme
Questa spedizione e le altre sette che
seguirono sono dette oggi crociate, perché condotte in nome della fede
cristiana, di cui la croce era il simbolo: inoltre i pellegrini prima e i
crociati dopo usavano appuntarsi sulle vesti una croce di stoffa che
qualificava la loro missione. A partire dal XII secolo la consegna della croce
al pellegrino che si recava in Terrasanta divenne un vero e proprio rito
liturgico: il pellegrino si presentava davanti a un vescovo, il quale lo
segnava sulla fronte e gli consegnava i simboli del pellegrinaggio, ossia il
simbolo della croce, il bordone (bastone) e la scarsella (la borsa che si
appendeva al bordone); a quel punto il pellegrino usciva dalla chiesa a piedi
scalzi e incominciava il suo cammino.
Tre immagini di pellegrini medievali di tipo diverso: sulla vetrata di una chiesa, in una miniatura e in scultura
Va detto che il termine crociata allora
non era affatto usato (si incominciò a usarlo solo nel Settecento in Francia,
con significato negativo): durante il Basso Medioevo si usavano espressioni
come iter (spedizione militare), o peregrinatio (pellegrinaggio), o succursus (cioè soccorso, sottinteso ai
cristiani di Terrasanta o di Spagna, minacciati dagli infedeli), o ancora passagium, nel senso di passaggio via
mare.
Crociati
in un disegno di fantasia che asseconda l’immaginario comune su questi
personaggi
L’invito di papa Urbano II fu raccolto
anche da molti uomini del popolo, che decisero di partire spontaneamente per
liberare Gerusalemme, senza aspettare che i nobili formassero un esercito in
grado di affrontare i Turchi; per questo, accanto alla crociata dei nobili, ce
ne fu un’altra, detta popolare e formata da tedeschi che, sotto la guida di un
monaco vagabondo, Pietro l’Eremita, e di altri capi, si mosse seguendo il corso
del Reno e del Danubio. Molti di questi crociati erano stati convinti da
predicatori di vario tipo che la fine del mondo fosse ormai vicina, che fosse
prossimo l’avvento dell’Anticristo, e, animati da queste idee al limite
dell’eresia, improntarono il loro comportamento a feroce brutalità, commessa
soprattutto a danno degli ebrei. Di questi crociati pochissimi arrivarono a
Gerusalemme: molti furono massacrati dagli eserciti ungheresi, altri dai
Turchi. Solo alcuni si salvarono e si unirono alle truppe della crociata dei
nobili.
Pietro
l’Eremita guida la crociata popolare (miniatura del 1311)
Nel 1096 i crociati iniziarono la loro
impresa: non sappiamo quanti erano, poiché non abbiamo dati certi e perché
molti che partirono a un certo punto tornarono indietro, mentre altri si
aggiungevano lungo il cammino alla spedizione. Le valutazioni degli studiosi
sono molto discordanti: si va da tremila a trentamila crociati armati, ai quali
però bisogna aggiungere i serventi e i pellegrini, arrivando così a una cifra
credibile di centomila persone.
A comandare questa enorme folla c’erano
numerosi signori dell’Europa del tempo: Raimondo di Saint-Gilles conte di
Tolosa e marchese di Provenza; Roberto duca di Normandia, figlio del re
d’Inghilterra Guglielmo il Conquistatore; Stefano conte di Blois e di Chartres;
il principe Ugo, fratello del re di Francia; Roberto, conte di Fiandra;
Boemondo d’Altavilla, principe di Taranto; Goffredo di Buglione, duca della
Bassa Lorena, il quale divenne il più celebre tra i crociati, per merito
soprattutto di un poema della metà del Trecento, che lo collocò tra i 9 prodi
della storia, secondo gli ideali cavallereschi che si affermarono nel Tardo
Medioevo.
Goffredo
di Buglione in una miniatura del XIV secolo
La prima crociata si svolse tra vittorie
contro i Turchi (che avevano sottovalutato la pericolosità dei crociati) e violenze
commesse anche contro i cristiani di Costantinopoli, tra l’ignoranza geografica
dei luoghi attraversati (che spinse i crociati ad attraversare il deserto
altopiano dell’Anatolia in piena estate) e continui litigi fra i capi.
Comunque, e contando anche sul fattore
sorpresa, nel 1099 riuscirono a conquistare Gerusalemme e anche tutta la
regione costiera della Siria e della Palestina, dove alcuni nobili fondarono
alcuni Stati feudali (chiamati spesso regni franchi, perché in Oriente si
chiamavano franchi tutti gli abitanti dell’Europa occidentale). Questi regni
erano però indeboliti dai contrasti tra i nobili, ognuno dei quali mirava a
rafforzare la propria posizione a danno degli altri, e dall’ostilità della
popolazione musulmana, che veniva perseguitata.
Nel XII secolo ebbe inizio la riconquista
musulmana e nel 1187 il re turco Salah-ad-din (Saladino) sconfisse l’esercito
cristiano nella battaglia di Hattin (in Palestina) ed entrò in Gerusalemme. La
conquista dell’ultima roccaforte cristiana, Acri, nel 1291, segnò la fine del
dominio cristiano in Terrasanta.
La
battaglia di Hattin in una miniatura del XIII secolo
Alla prima crociata ne seguirono altre
sette, organizzate prima dai monarchi europei, poi direttamente dal papa, che
per finanziarle approvò apposite tasse (le “decime”):
- la seconda tra il 1148 e il 1151
- la terza tra il 1187 e il 1192
- la quarta tra il 1202 e il 1204
- la quinta tra il 1217 e il 1221
- la sesta tra il 1228 e il 1229
- la settima tra il 1248 e il 1254
- l’ottava nel 1270.
La seconda crociata fu organizzata in
seguito alla conquista araba della città di Edessa (nella Turchia meridionale),
dove si era formato il primo Stato crociato; la città, però, non venne
riconquistata.
La terza crociata venne organizzata come
reazione alla conquista di Gerusalemme da parte di Saladino, ma senza grandi
risultati, sebbene vi appiano partecipato l’imperatore Federico Barbarossa, il
re di Francia Filippo Augusto e il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.
La quarta crociata fu combattuta addirittura
contro Bisanzio, che venne presa d’assalto e saccheggiata: i crociati si
spartirono le terre appartenute a Bisanzio e crearono un nuovo Impero. La vera
vincitrice di questa crociata fu Venezia, che ottenne buona parte delle terre
dell’Impero e le principali basi marittime.
La quinta, a cui avrebbe dovuto
partecipare l’imperatore Federico II, si concluse con la sconfitta dei
crociati.
Manoscritto
del XIV secolo raffigurante la conquista di Damietta (quinta crociata)
Alla sesta crociata partecipò Federico II:
essa fu combattuta non con le armi, ma per via diplomatica, con trattative che
diedero all’imperatore la città di Gerusalemme, anche se solo per alcuni anni.
La settima e l’ottava crociata furono
condotte dal re di Francia Luigi IX il Santo: l’ottava fu funestata da
un’epidemia di peste, che causò la morte dello stesso Luigi IX.
In generale si può dire che tutte queste
crociate furono un fallimento.
Battaglia
tra cristiani e musulmani in una miniatura del XIV secolo
Il termine crociata viene impiegato anche
per altre spedizioni militari, che non erano dirette alla conquista della
Terrasanta, bensì di altre terre abitate da popoli non cristiani. Esse
contribuirono ad ampliare i confini dell’Europa cristiana.
Vediamo per esempio che nell’XI secolo la
Penisola Iberica era ancora in parte sotto dominio arabo, ma i regni cristiani
di Castiglia e León, Aragona e poi Portogallo allargarono i loro domini a danno
dei territori musulmani: questa riconquista cristiana (chiamata comunemente con
il termine spagnolo reconquista)
rafforzò la posizione della nobiltà iberica, che ampliò i suoi domini con le
terre tolte ai sovrani musulmani. Una grande vittoria toccò ai sovrani iberici
nel 1212 a Las Navas de Tolosa, nella Sierra Morena, e altre ve ne furono in
seguito, tanto che alla fine del XIII secolo il dominio arabo nella penisola
era ridotto al regno di Granada, che venne definitivamente conquistato solo nel
1492.
La
reconquista cristiana in Spagna (pagina miniata da Las Cantigas de Santa Maria,
un codice musicale scritto per il re castigliano Alfonso X il Saggio)
Altre crociate furono dirette lungo le
coste orientali del Baltico, dove vivevano popolazioni ancora pagane, che
furono private delle loro terre e spesso sterminate.
In seguito alle crociate contro gli Slavi
del Baltico (XII secolo), alle crociate di Livonia ed Estonia (XIII secolo) ed
alle crociate prussiane (XIII secolo), questi territori passarono sotto il
controllo dei feudatari germanici. Molti tedeschi si stabilirono lungo le coste,
mentre alcune delle popolazioni originarie scomparvero o videro ridursi
drasticamente i loro territori, come nel caso degli Slavi occidentali: non a
caso nell’Ottocento la Germania venne definita “il cimitero degli Slavi”.
Disegno
ricostruttivo di una battaglia durante le crociate baltiche
Infine, crociate furono definite alcune
operazioni, che hanno contribuito a diffondere, soprattutto nella Francia
illuminista, l’idea (non sempre corretta) che queste operazioni contro gli
“infedeli” siano state cruente e ingiustificate: oltre alla crociata contro gli
Albigesi (vedi una prossima lezione), o alle crociate dei pastorelli che
interessarono la Francia nel 1251 e nel 1320, ve ne fu una particolarmente
folle. Dopo la vittoria iberica a Las Navas de Tolosa, si verificò il fenomeno
di gruppi di pellegrini guidati da fanciulli (onde il nome di crociata dei pueri, o degli innocenti), che
percorsero la Francia, la Germania e l’Italia diretti verso la Terrasanta, con
l’intenzione di conquistarla armati solo della fede: finì in tragedia, con
questi giovani pellegrini morti di malattia, resi schiavi, corrotti da uomini
senza scrupoli.
La
crociata degli innocenti secondo Gustave Doré
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