LA SITUAZIONE POLITICA IN ITALIA NEL BASSO
MEDIOEVO
L’Italia centro-settentrionale faceva
parte dell’Impero Germanico e costituiva il Regno d’Italia. Esso non era
indipendente, perché dall’inizio dell’XI secolo in poi fu sempre controllato
dai re di Germania, che erano anche imperatori.
Sovrano
in trono con i simboli del potere (la corona, lo scettro e il globo), miniatura
da un rotolo di pergamena del XIII secolo: secondo alcuni il sovrano sarebbe
Federico II di Svevia
Il regno d’Italia non era però uno Stato
unitario, perché era diviso in tanti feudi, e dall’XI secolo la formazione dei
Comuni aggravò questa divisione, tanto che di fatto il regno smise di esistere.
L’autorità imperiale in Italia rimase sempre debole: anche prima di essere
sconfitto dai Comuni, l’imperatore riusciva a controllare il regno solo quando
era presente nel territorio italiano.
A partire dall’XI secolo, alcune città
marittime, in particolare Venezia, Amalfi, Gaeta, Napoli, Genova, Pisa,
conobbero un periodo di grande ricchezza grazie alla ripresa del commercio nel
Mediterraneo. Queste città vengono chiamate repubbliche marinare, perché non
erano governate da un re, ma dall’aristocrazia mercantile, cioè dalla classe
sociale superiore che si dedicava al commercio, e che controllava il potere
escludendone tutti gli altri cittadini.
Il
duomo di Amalfi, testimonianza dei successi dell’antica repubblica marinara
Il commercio, in particolare quello con
l’Oriente, permise ai mercanti di arricchirsi e alle repubbliche marinare di
creare grandi flotte, con cui estesero i loro domini: alla fine del XIII secolo
Genova controllava quasi tutto il territorio dell’attuale Liguria, la Corsica e
una parte della Sardegna; il territorio di Venezia, ancora limitato in Italia a
quello dell’attuale provincia, comprendeva gran parte dell’Istria, la regione
di zara e diverse isole della Dalmazia; Pisa dominava sull’arcipelago toscano e
sulla Sardegna orientale. Ogni repubblica aveva inoltre fondachi (basi
mercantili in cui vi erano magazzini e soggiornavano i mercanti) in diverse
città del Mediterraneo.
Anche
Pisa testimonia il suo glorioso passato nell’architettura urbana, in
particolare nel Battistero, il Duomo e la celebre Torre pendente
Le repubbliche marinare erano in
concorrenza per il dominio sul Mediterraneo e questo portò a vere e proprie
guerre con grandi battaglie navali. Inoltre le navi di una repubblica
assalivano e depredavano le navi mercantili delle altre città: è questa la
guerra di corsa, da cui deriva la parola corsaro.
Nel
Palazzo Ducale di Venezia è conservato questo dipinto di Vittore Carpaccio, con
il leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica; sullo sfondo le
navi della flotta veneziana
Nell’Italia centro-settentrionale molti
Comuni di fatto si governavano da sé e non riconoscevano più la dipendenza
dall’imperatore. Tra l’XI e il XII secolo gli imperatori tedeschi intrapresero
spedizioni in Italia per sottomettere le città ribelli: nel 1154, per esempio,
Federico I Barbarossa scese in Italia per stroncare la resistenza di Milano. Dopo
essersi fatto incoronare imperatore dal papa Adriano IV, nel 1157 riuscì a
sconfiggere Milano, costringendola alla rinuncia di ogni libertà ed autonomia
comunale: la città venne saccheggiata, le mura furono distrutte, i milanesi
costretti all’esilio. La punizione severissima doveva fungere da monito per gli
altri Comuni.
In
un bassorilievo del XII secolo conservato nel Castello Sforzesco di Milano è
rappresentato il rientro dei Milanesi dopo la distruzione della città
Ma dopo la sconfitta subita da Milano i
Comuni lombardi e quelli veneti cominciarono a organizzare la resistenza nei
confronti dell’imperatore: nel 1167 formarono una lega (un’associazione), detta
Lega Lombarda, che riuniva tutti i Comuni ostili al Barbarossa e cercarono,
inoltre, appoggi tra gli avversari dell’imperatore, quali il papa, Venezia e i
normanni che regnavano in Sicilia.
Costretto a rimanere in Germania a
soffocare le ribellioni dei feudatari tedeschi, Federico I riuscì a scendere di
nuovo in Italia solo nel 1176: a Legnano, però, subì una durissima sconfitta da
parte della Lega Lombarda e fu costretto a concedere ai Comuni la loro piena
autonomia in cambio di un formale atto di sottomissione all’imperatore (Pace di
Costanza, 1183).
La
battaglia di Legnano secondo il Tintoretto
Successivamente l’imperatore Federico II,
nipote del Barbarossa, riprese le armi contro i Comuni, i quali stretti
nuovamente in una lega, dopo un’iniziale sconfitta a Cortenuova sull’Oglio
(Bergamo) nel 1237, riuscirono a vincere e a ottenere definitivamente la loro
autonomia.
Federico
II concede privilegi alla città di Asti (miniatura dal Codex Astensis della
seconda metà del XIV secolo)
Per rafforzare la propria posizione, molti
Comuni parteciparono alle lotte che opposero l’imperatore al papa, appoggiando
l’uno o l’altro dei due rivali, a seconda dei loro interessi. I Comuni che si
schierarono con l’imperatore furono detti ghibellini, quelli fedeli al papa guelfi.
All’interno di molte città vi era un partito guelfo e uno ghibellino e poteva
perciò succedere che un Comune, in seguito alla vittoria di un partito
sull’altro, cambiasse schieramento.
Scena di battaglia tra Comuni avversari (miniatura dalla Cronica di Giovanni Villani del XIV secolo)
Vi erano spesso forti rivalità tra i
Comuni. I Comuni più ricchi erano in grado di arruolare ed equipaggiare
eserciti più forti, con i quali sottomettere le città vicine: vi fu perciò
un’espansione dei principali Comuni italiani, il cui territorio si ampliò fino
a comprendere parecchie città. Verso il 1300 citta come Brescia, Verona,
Vicenza, Padova, Mantova, Modena e Firenze controllavano un’area pari a una
provincia attuale. Altri cambiamenti avvennero all’interno dei Comuni, in cui a
partire dal XIII secolo alcune famiglie si impadronirono del potere, iniziando
così il periodo che viene detto delle Signorie.
Giusto
de’ Menabuoi, Veduta di Padova nel XIV secolo (Basilica di Sant'Antonio)
Non tutta l’Italia centro-settentrionale
era sotto il controllo dei Comuni e delle repubbliche marinare: alcune regioni
rimasero almeno in parte sotto il dominio dei feudatari. È il caso del
Piemonte, in cui i principali signori feudali erano i conti di Savoia, del
Friuli, che dipendeva dal patriarca di Aquileia, e del Trentino, dominio del
vescovo di Trento. Qui i liberi Comuni, come quello di Chieri in Piemonte,
controllavano solo una piccola parte del territorio.
Nell’Italia centrale si estendeva il
dominio dei papi, chiamato Stato pontificio (o anche Stato della Chiesa, o
ancora Patrimonio di San Pietro). Solo il Lazio era effettivamente sotto il
controllo del papa, che però rivendicava un vasto territorio dalla Campania
all’Emilia. In queste regioni il potere era in mano ai feudatari o alle città
autonome, come i comuni di Bologna, Ancona, Perugia e Orvieto. Anche a Roma si
costituì un Comune, che in più di un’occasione fu in violento contrasto con il
papa.
Per tutto il Basso Medioevo i papi
dovettero combattere contro feudatari e Comuni per riuscire a rafforzare il
loro dominio sullo Stato della Chiesa.
Papa
Alessandro III lascia Roma occupata da Federico Barbarossa (affresco di
Spinello Aretino nel Palazzo Pubblico di Siena)
Nell’Italia meridionale all’inizio dell’XI
secolo vi erano alcuni principati longobardi (di Benevento, Salerno e Capua) e
diversi territori, come la Puglia e la Calabria, che dipendevano ancora
dall’Impero Bizantino. Altri domini bizantini (Sardegna, ducati di Gaeta,
Napoli e Amalfi, oltre a Venezia nell’Italia settentrionale) erano invece di
fatto completamente indipendenti. La Sicilia era sotto dominio arabo.
Nell’XI secolo gruppi di Normanni,
provenienti dalla regione della Francia chiamata Normandia in quanto sotto
dominio normanno, si stabilirono nella regione e occuparono diversi territori.
Sotto la guida dei fratelli Roberto, detto il Guiscardo, e Ruggero di
Altavilla, i Normanni completarono la conquista dell’Italia meridionale,
dall’Abruzzo alla Sicilia, e ottennero dal papa il riconoscimento delle loro
conquiste, appoggiandolo contro gli imperatori nella lotta per le investiture.
Quando Ruggero II d’Altavilla ereditò
tutti i possedimenti normanni in Italia e ottenne dal papa il titolo di re,
nacque il regno di Sicilia e Puglia (1130).
Ruggero
II d’Altavilla incoronato direttamente da Cristo (mosaico nella Chiesa della
Martorana di Palermo)
Il regno era uno Stato unitario, in cui i
poteri dei nobili vennero limitati. Grazie a un’amministrazione efficiente, le
regioni meridionali conobbero un periodo di grande sviluppo e Palermo, in
quanto capitale del regno, divenne una delle più ricche città d’Italia, centro
di un’intensa vita economica e culturale.
La situazione non cambiò quando l’ultima
erede della casa d’Altavilla, Costanza, sposò nel 1186 l’imperatore tedesco
Enrico VI di Svevia, figlio di Federico I Barbarossa: il regno passò così alla
dinastia sveva e Federico II, figlio di Enrico VI, lo dotò di uno degli
ordinamenti più avanzati d’Europa, con le Costituzioni melfitane del 1231.
Le
nozze di Enrico VI e Costanza d’Altavilla in una miniatura del Codice Chigi
(fine XV- inizio XVI secolo)
Federico II fu uno degli imperatori più
importanti di questi primi secoli del Basso Medioevo, tanto da essere chiamato stupor mundi (stupore del mondo), per la
sua grande cultura e per le capacità che dimostrò nell’organizzazione
dell’impero.
La sua vita è molto interessante: nato nel
1194, perse il padre (Enrico VI) a tre anni e la madre (Costanza d’Altavilla) a
quattro. Poiché era troppo giovane per regnare sui possedimenti ereditati
(l’Impero Germanico e il regno di Sicilia) rimase a lungo sotto la tutela di
nobili tedeschi e poi del papa. Durante la minore età di Federico, il regno di
Sicilia fu agitato da violente lotte e il papa Innocenzo III, approfittando
della tutela che aveva sul giovane sovrano, cercò di rafforzare il proprio
potere.
Quando Federico, a soli quattrodici anni,
si proclamò maggiorenne e sposò Costanza d’Aragona, la sua situazione era molto
difficile, perché la Germania era sotto il controllo di Ottone di Baviera, che
mirava alla conquista dello stesso regno di Sicilia. Solo la sconfitta di
Ottone ad opera del re di Francia nel 1214, permise a Federico di mantenere il
regno e di diventare imperatore.
Venne incoronato imperatore, infatti, nel
1220, col nome di Federico II, da papa Onorio III, il successore di Innocenzo
III, e decise di vivere principalmente in Italia, nei domini che formavano il
regno di Sicilia e Puglia.
Federico
II incoronato da papa Onorio III (miniatura del XV secolo)
Le sue azioni politiche furono improntate
alla sua forte personalità e autonomia di pensiero: si staccò dal papa, annullò
molte concessioni feudali, riorganizzò l’amministrazione della giustizia, fece
demolire fortezze erette abusivamente, eliminò i feudatari più potenti, fece
coniare una nuova moneta imperiale, creò un’università a Napoli (1224) e con le
Costituzioni melfitane diede un forte sviluppo economico all’Italia
meridionale.
Miniatura
da una traduzione francese del trattato De arte venandi cum avibus (l’arte di cacciare con gli uccelli), che
Federico II scrisse sulla falconeria, di cui era un grande appassionato
Federico II cercò, senza successo, di
portare i Comuni dell’Italia settentrionale sotto il controllo imperiale e
dovette affrontare l’ostilità del papa, che non accettava la sua indipendenza;
mentre infuriava la lotta, morì di malattia (infezione intestinale) il 13
dicembre 1250 (secondo una tradizione leggendaria venne soffocato dal figlio
Manfredi).
Miniatura con la morte di Federico II per mano di Manfredi (dalla Cronica di Giovanni Villani, seconda metà del XIV secolo)
Il papa, i cui domini si trovavano
circondati da territori controllati dall’imperatore, alla morte di Federico II
non riconobbe i suoi eredi e assegnò il regno di Sicilia e Puglia, che egli
considerava un suo feudo, alla dinastia di origine francese degli Angiò (o
Angioini). Costoro occuparono il regno di Sicilia, sconfiggendo gli eredi di
Federico II nel 1266 e poi nel 1268, e portarono la capitale a Napoli.
In Sicilia, però, scoppiò una rivolta,
detta dei Vespri siciliani (1282) e l’isola si staccò dal regno: la nobiltà
siciliana scelse come sovrani i re d’Aragona e da allora fino al 1442 la
Sicilia fu separata dal regno dell’Italia meridionale.
Sia in Sicilia, sia nell’Italia
meridionale la nobiltà ottenne nuovamente un grande potere: Angioini e
Aragonesi distribuirono feudi ai nobili francesi o aragonesi che li avevano
aiutati nella conquista e nella difesa del regno, oltre a ricompensare la
nobiltà normanna o sveva che li aveva appoggiati. Perciò nei due Stati il
potere centrale si indebolì, i due regni furono spesso dilaniati da contrasti
interni alla nobiltà ed il periodo di grande sviluppo economico e culturale
ebbe fine.
Pietro
III d’Aragona arriva in Sicilia (miniatura dalla Cronica di Giovanni Villani)
La Sardegna, che era stata dominio
bizantino, all’inizio del Basso Medioevo era divisa in quattro regni, chiamati giudicati
(di Cagliari, di Gallura, di Arborea e di Torres o Logudoro). Nel XIII secolo
le repubbliche marinare di Genova e Pisa estesero il loro dominio su gran parte
dell’isola e solo il giudicato di Arborea conservò la propria indipendenza. Nel
1297 il papa assegnò l’isola al re d’Aragona, che nel 1323 ne avviò la
conquista.
I
quattro giudicati della Sardegna
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