LE ULTIME INVASIONI
Tra il IX e il X secolo nuovi
popoli invadono l’Europa, sconvolgendola e mettendo fine alla rinascita
carolingia:
- i Vichinghi
- gli Ungari
- gli Arabi.
I VICHINGHI
I Vichinghi (detti anche
Normanni, cioè uomini del Nord, o Variaghi), abili navigatori, partivano dalle
loro terre nell’Europa settentrionale per attaccare e saccheggiare villaggi,
città e monasteri.
Essi non formavano un unico
popolo; erano piuttosto un insieme di comunità, che abitavano territori
diversi, si potrebbe dire delle isole separate fra loro, in particolare la
Danimarca, la Norvegia e la Svezia meridionali. Né essi chiamavano se stessi
Vichinghi: a chiamarli così erano le popolazioni delle coste francesi
settentrionali e dei Paesi Bassi, dove ì
viking voleva dire “saccheggiare” (ma l’etimologia del nome è incerta ed
esistono molte altre interpretazioni). In effetti tra l’800 e il 1050 circa con
le loro scorrerie i Vichinghi hanno signoreggiato sul Mare del Nord, sul
Baltico, sul Mar di Norvegia e su tutto l’Atlantico settentrionale.
Nave vichinga attaccata da un enorme mostro marino, in una miniatura
del XII secolo
Le cause della loro espansione
furono molteplici: l’aumento della popolazione, i progressi nella costruzione
delle imbarcazioni, forse anche il fatto che l’affermarsi dei Franchi con Carlo
Magno aveva fatto capire quanto le terre a sud delle loro fossero ricche e
anche facilmente conquistabili.
Tralasciando alcune scorribande
precedenti, le prime incursione degli Uomini del Nord partirono dalla Danimarca
verso le coste dei Paesi Bassi intorno all’810, poi, per circa un quarto di
secolo, non ce ne furono altre. A partire dall’834 danesi e norvegesi
attaccarono sia il continente sia le isole britanniche e pochi anni dopo le
loro incursioni divennero ancora più pericolose, poiché non si limitavano alle
coste, ma si spinsero all’interno, risalendo i grandi fiumi: Reno, Senna e
Loira. Nell’845 arrivarono a Parigi e Carlo il Calvo, constatando che il suo
esercito non avrebbe potuto respingerli, venne a patti con loro, offrendo un
ricco bottino in argento, purché se ne andassero.
La stessa strategia venne
adottata con altre incursioni successivi, mentre Lotario, fratello di Carlo,
concesse in feudo dei territori sulle coste dell’Olanda a dei capi vichinghi, a
patto che essi tenessero alla larga altri gruppi di predoni.
La cosiddetta “pietra di Smiss” (Gotland, secolo IX) che raffigura in
alto un combattimento di due soldati, in basso una nave vichinga
Nell’865 le iniziative militari
vichinghe si dirigono verso l’Inghilterra, che in circa dieci anni viene
conquistata per tutta la metà orientale; la conquista della parte meridionale
non riuscì, per la resistenza del re del Wessex (appunto l’Inghilterra
meridionale), Alfredo.
All’inizio del IX secolo anche
l’Irlanda viene assalita da Uomini del Nord, soprattutto norvegesi, che usarono
l’isola principalmente per impiantarvi dei centri per il commercio, tra cui
Dublino. La presenza vichinga in Irlanda durò fino al 1014, quando vennero
sbaragliati da alcuni re irlandesi.
Le fonti dell’epoca descrivono i
Vichinghi come guerrieri particolarmente feroci e assetati di sangue;
sicuramente le loro gesta predatorie non furono pacifiche, ma forse c’è un po’
di esagerazione in questa descrizione. Allora infatti suscitò sgomento il fatto
che i Vichinghi attaccassero un’istituzione (la Chiesa, in particolare i
monasteri franco-britannici) che quasi mai prima di allora nell’Europa
settentrionale era stata vittima di violenze. Del resto, essendo pagani, gli
Scandinavi non erano trattenuti da scrupoli religiosi nei confronti dei monaci.
Una pietra incisa proveniente dal Gotland, datata intorno all’anno
1000, con raffigurazione del dio Odino che riceve i guerrieri vichinghi nel
Walhalla (Stoccolma, Historiska Museet)
Essi non furono soltanto pirati,
ma anche mercanti e si spinsero fino al Mediterraneo e, lungo i grandi fiumi
russi, fino al Mar Nero. Si stabilirono nella zona nord-occidentale della
Francia, che da loro prese il nome di Normandia, e in aree ancora spopolate,
come l’Islanda e la Groenlandia, che essi chiamarono appunto così, con
un’espressione che significa “terra verde”; l’archeologia ha dimostrato che
all’epoca il clima era davvero più mite rispetto a quello odierno e che,
quindi, lungo le coste potevano veramente crescere grandi foreste.
Fondarono o conquistarono regni
in Inghilterra, nell’attuale Russia e in Italia meridionale. Arrivarono anche
in America, principalmente nella terra di Baffin e nel Labrador, ma anche più a
sud; i loro insediamenti nel continente di cui gli Europei avranno coscienza
solo dopo i viaggi di Cristoforo Colombo furono però effimeri.
Una nave vichinga del IX secolo al Museo delle navi vichinghe di Oslo
GLI UNGARI
Nel IX secolo gli Ungari (o
Ungheri, o anche Magiari), che vivevano ai confini con l’Asia, raggiunsero la
pianura del Danubio, che da loro prese il nome di Ungheria (896). Da lì cominciarono ben presto a scorazzare per tutta
Europa, in parte soltanto per fare bottino e portarsi a casa gli ori e i tesori
delle ricche abazie e chiese che incontravano nel loro cammino, in parte perché
chiamati da diversi re e signori per combattere altri re e signori. Ad esempio
nell’899 l’imperatore del Sacro Romano Impero Arnolfo li chiamò in Italia
contro Berengario I, marchese del Friuli e aspirante re del Regno d’Italia;
essi prestarono il soccorso richiesto, ma poi ne approfittarono per razziare e
saccheggiare, tra le altre, Vercelli, Reggio Emilia e Modena (tentarono di
prendere anche Venezia, ma non ci riuscirono).
Un arciere ungaro a cavallo, con corazza di tipo asiatico indossata sul
caffetano (sopravveste con ampie maniche) ed elmo con coda di cavallo
Nel 955 Corrado il Rosso di
Lorena, cognato dell’imperatore Ottone I, invitò gli Ungari ad allearsi con lui
e altri principi tedeschi contro l’imperatore, ma questi li sbaragliò tutti.
Gli Ungari, sconfitti militarmente e ancor più nel loro orgoglio guerriero, non
osarono più atteggiarsi a padroni e non si sentirono più imbattibili. Decisero
di scegliere la via dell’alleanza e dell’amicizia con le potenze dell’Europa
occidentale, il che implicava necessariamente la conversione al cristianesimo;
con Géza, capo dei Magiari dal 970 al 997, e con suo figlio Stefano I il Santo,
incoronato re d’Ungheria nell’anno 1000, l’Ungheria divenne un paese cristiano.
Delle scorrerie magiare rimane il
ricordo nella toponomastica di molte regioni italiane, dove esistono ancora “via
Ungaresca”, “via Ongarine”, “strada Ungarista” e simili.
Miniatura del XIV secolo raffigurante Stefano I d’Ungheria in trono
GLI ARABI
Dall’Africa settentrionale e
dalle loro basi in Europa gli Arabi colpivano le coste del Mediterraneo, ma
anche le regioni dell’interno: occuparono Creta (nell’827), la Sicilia
(827-902) e diverse città lungo le coste italiane, come Bari.
Da queste basi i Saraceni (come
venivano chiamati, ma si usarono anche altri nomi, tra cui Mauri, Berberi,
Agareni e Ismaeliti) attaccarono ripetutamente le coste italiane, soprattutto
della Campania, con l’intento di saccheggiarle e di fare prigionieri da rivendere
come schiavi. Spesso risultarono decisivi nelle lotte tra feudatari locali, che
li assumevano come mercenari per combattere contro i signori avversari.
Navi arabe in viaggio, miniatura del XII secolo da una copia della
Cronaca di Giovanni Scilitze
Le incursioni saracene portarono
alla costruzione lungo tutte le coste mediterranee di fortificazioni e di torri
di avvistamento, molte delle quali esistono ancora oggi; esse erano costruite a
una distanza tale una dall’altra, da poter comunicare attraverso segnali
luminosi in caso di pericolo sia tra loro, sia con i villaggi nell’entroterra.
Quando venivano avvistate le navi dei pirati arabi, le campane suonavano
l’allarme e la popolazione fuggiva a nascondersi da qualche parte, portando con
sé gli oggetti di maggior valore e anche gli animali, ma l’attacco saraceno era
sempre un evento che lasciava sgomenti.
Le incursioni dei Vichinghi, dei
pirati arabi e degli Ungari aprirono un periodo di insicurezza e di instabilità,
anche perché guerre, carestie ed epidemie ritornarono ad essere frequenti,
mentre intere regioni si spopolavano. Solo alla fine del X secolo le invasioni
si arrestarono.
Fortezze costiere a Dubrovnik, in Croazia
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