Canti Grande Guerra 4: Canzoni ispirate alla Prima guerra mondiale

Quarto post di 4, dedicati a canti e canzoni della Prima guerra mondiale.

4- Canzoni variamente ispirate alla Grande Guerra
Concludiamo il nostro percorso con alcune canzoni scritte in tempi abbastanza recenti, che parlano di episodi della Grande Guerra realmente accaduti, oppure che si ispirano a racconti e atmosfere della Prima guerra mondiale.

CLAUDIO LOLLI: AL MILITE IGNOTO (1975)
Testo e musica di Claudio Lolli, dall’album “Canzoni di rabbia”

Io lo so chi ti spinse a partire
e non fu desiderio di gloria,
io lo so non volevi morire,
né lasciare un ricordo alla storia.

Io lo so chi ti venne a cercare,
fin sui campi, fin dentro a un cortile,
io lo so non ci fu da parlare,
con chi aveva in mano un fucile.

Io lo so chi ti guardò partire,
sorseggiando un bicchiere di vino,
fu lo stesso che poi venne a dire,
che eri felice come un bambino.

Ma io lo so che non era affar tuo,
che non era la tua quella guerra
e del resto cos'è che era tuo,
certo neanche quel pezzo di terra.

Hanno scelto la terra più triste,
quella che era costata più cara,
quella in cui a migliaia cadeste,
che vi accolse e vi fece da bara.

Hanno scelto la terra più rossa,
quella che era costata più vite
ed un corpo in cui solo le ossa,
circondassero ormai le ferite.

Lo hanno offerto a una patria impazzita,
che sfogasse così il suo dolore,
han pagato i tuoi anni di vita
con un grande anonimo onore.

Così oggi sei il milite ignoto,
morto in guerra nessuno sa come,
dopo averci lasciato la pelle,
c'hai rimesso per sempre anche il nome.

Ma non sarai certo ignoto ai compagni,
che con te avran lavorato,
non sarai certo ignoto alla donna,
che ti avrà ogni notte aspettato.

Non sarai certo ignoto agli amici,
che ti avran dedicato le sere,
nel ricordo dei tempi felici
in cui potevano offrirti da bere

Come sei invece ignoto a quelli,
per cui tutto ciò è stato un affare,
che cantando siam tutti fratelli,
ti ricordano intorno a un altare.

Come sei certo ignoto alle mani,
di quel vivo illustre da bene,
che verrà a sputare domani,
altri fiori sulle tue catene.

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IVA ZANICCHI: LA RIVA BIANCA, LA RIVA NERA (1971)
Canzone di Alberto Testa e Eros Sciorilli

- Signor capitano si fermi qui. -
- Sono tanto stanco, mi fermo sì. -
- Attento, sparano, si butti giù. -
- Sto attento, ma riparati anche tu. -

- Dimmi un po', soldato, di dove sei? -
- Sono di un paese vicino a lei,
però sul fiume passa la frontiera,
la riva bianca, la riva nera,
e sopra il ponte vedo una bandiera,
ma non è quella che c'è dentro il mio cuor. -

- Tu soldato allora non sei dei miei? -
- Ho un'altra divisa, lo sa anche lei. -
- No, non lo so, perché non vedo più,
mi han colpito e forse sei stato tu. -

- Signor capitano, che ci vuoi far?
questa qui è la guerra, non può cambiar.
Sulla collina canta la mitraglia
e l'erba verde diventa paglia,
e lungo il fiume continua la battaglia,
ma per noi due è già finita ormai. -

- Signor capitano, io devo andar. -
- Vengo anch'io con te, non mi puoi lasciar. -
- No, non ti lascerò, io lo so già,
starò vicino a te per l'eternità. -

Tutto è finito, tace la frontiera,
la riva bianca, la riva nera,
mentre una donna piange nella sera
e chiama un nome che mai risponderà.

- Signor capitano si fermi qui. -
- Sono tanto stanco, mi fermo sì. –

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MASSIMO BUBOLA: JACK O’LEARY (2005)

Son Jack O'Leary di anni ventitré
figlio dimenticato
nato a Belfast nei quartieri est
al fronte richiamato.

Nei fucilieri d'Irlanda per il re,
il Re dell'Inghilterra
scaraventato nelle trincee ad Ypres
in Belgio a far la guerra.

E se il mio nome è stato scritto
sul libro del destino
metti, amore, una colomba
sopra il mio cuscino

E la trincea adesso è casa mia
come lo era il bosco
ho un ombrello di luce e di foschia
Gesù mi appare in volto

E se il mio nome è sull'elenco
per l'eternità
metti, amore, una colomba
un ramo di rose ed uno di lillà

Se la vita comprare si potesse
e il tempo avere indietro
i ricchi allora vivrebbero per sempre
e solo i poveri andrebbero all'inferno

E se il mio nome tu vedrai scritto
su una croce lassù in collina
metti, amore, un quadrifoglio
una colomba, le rose ed i lillà

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GIPO FARASINO: BALLATA PER UN EROE (1969)
Testo e musica di Gipo Farassino. Questa canzone suscitò scandalo quando venne pubblicata: ci furono persino alcune interrogazioni parlamentari, nelle quali si accusava l’autore di disfattismo.

Partire partirò partir bisogna
Cacciando in fondo al cuore la vergogna
Di appartenere a un gregge muto e vile
Che non sa dir di no ad un fucile

Partire partirò e un cappellano
Con un sorriso mesto nella mano
Mi offrirà un'immagine e un addio
Nel nome intemerato del buon Dio

Lo squillo sgangherato di una tromba
Ed il fragore della prima bomba
Per quanto possan essere potenti
Non copriranno il batter dei miei denti

E all'ordine imperioso dell'attacco
indietro resterò da buon vigliacco
E sconterò alfine la mia pena
Crepando con sei palle nella schiena

Andrò a ingrossare la nutrita schiera
Di quelli che aggrappati a una bandiera
Son morti bestemmiando di paura
Ad occhi chiusi in una notte scura

Diranno che ero un ottimo soldato
Diranno ch'ero il più disciplinato
E forse manderanno un telegramma
Di condoglianze alla mia cara mamma

La gente del mio piccolo paese
Concorrerà orgogliosa a quelle spese
Che serviranno un giorno a immortalare
Il nome mio nel marmo di un altare

E forse mi faranno un monumento
Che sfiderà la collera del vento
Il busto eretto i pugni sul fucile
Lo sguardo fiero volto al campanile

Si indignerà lo spirito immortale
Di chi donò la vita a un ideale
Per contro mille figlie di Maria
Mi crederanno santo e così sia

Io pregherò soltanto che il sorriso
Di un bimbo non si posi sul mio viso
Il marmo può arrossire di vergogna
Partire partirò partir bisogna.

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GEORGES BRASSENS: LA GUERRE DE ’14-’18 (1962)
Il grandissimo cantautore francese Georges Brassens (1921-1981) immagina in questa canzone un surreale dialogo tra due generali.

Depuis que l´homme écrit l´Histoire
Depuis qu´il bataille à cœur joie
Entre mille et une guerr´ notoires
Si j´étais t´nu de faire un choix
A l´encontre du vieil Homère
Je déclarerais tout de suite:
"Moi, mon colon, cell´ que j´préfère,
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit!"

Est-ce à dire que je méprise
Les nobles guerres de jadis
Que je m´soucie comm´ d´un´cerise
De celle de soixante-dix?
Au contrair´, je la révère
Et lui donne un satisfecit
Mais, mon colon, celle que j´préfère
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit

Je sais que les guerriers de Sparte
Plantaient pas leurs epées dans l´eau
Que les grognards de Bonaparte
Tiraient pas leur poudre aux moineaux
Leurs faits d´armes sont légendaires
Au garde-à-vous, je les félicite
Mais, mon colon, celle que j´préfère
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit

Bien sûr, celle de l´an quarante
Ne m´as pas tout à fait déçu
Elle fut longue et massacrante
Et je ne crache pas dessus
Mais à mon sens, elle ne vaut guère
Guèr´ plus qu´un premier accessit
Moi, mon colon, celle que j´ préfère
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit

Mon but n´est pas de chercher noise
Au guérillas, non, fichtre, non
Guerres saintes, guerres sournoises
Qui n´osent pas dire leur nom,
Chacune a quelque chos´ pour plaire
Chacune a son petit mérite
Mais, mon colon, celle que j´préfère
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit

Du fond de son sac à malices
Mars va sans doute, à l´occasion,
En sortir une, un vrai délice
Qui me fera grosse impression
En attendant je persévère
A dir´ que ma guerr´ favorite
Cell´, mon colon, que j´voudrais faire
C´est la guerr´ de quatorz´-dix-huit.

TRADUZIONE:
Da quando l'uomo scrive la storia
da quando combatte divertendosi un mondo
se fra mille e una guerre famose
fossi tenuto a fare una scelta
al contrario del vecchio Omero
affermerei senza indugio:
"Io, caro il mio colonnello, quella che preferisco
è la guerra del '14-'18!"

Vuol dire forse che disprezzo
le nobili guerre d'un tempo,
che non me ne importa un fico
di quella del '70?
Al contrario, la riverisco
e le do un attestato di benemerenza,
ma, caro il mio colonnello, quella che preferisco
è la guerra del '14-'18!

So che i guerrieri di Sparta
non conficcavano le loro spade nell'acqua,
che la vecchia guardia di Bonaparte
non sparava ai passeri
Le loro imprese di guerra sono leggendarie,
mi metto sull'attenti e mi congratulo,
ma, caro il mio colonnello, quella che preferisco
è la guerra del '14-'18!

Certamente, quella del '40
non mi ha affatto deluso:
è stata lunga e massacrante
e non ci sputo sopra.
Ma, a mio giudizio, non vale un gran che,
niente di più che una menzione onorevole;
io, caro il mio colonnello, quella che preferisco
è la guerra del '14-'18!

Il mio scopo non è di litigare
con le varie guerriglie, no, diamine, no!
Guerre sante, guerre sornione
che non osano dire il loro nome.
Ciascuna ha qualcosa di accattivante,
ciascuna ha il suo piccolo merito,
ma, caro il mio colonnello, quella che preferisco
è la guerra del '14-'18!

Dal fondo del suo cilindro magico
Marte senza dubbio, all'occasione,
ne farà uscire una -una vera chicca!-
che mi farà grossa impressione…
Nell'attesa, io insisto
a dire che la mia guerra preferita,
quella, caro il mio colonnello, che vorrei fare
è la guerra del '14-'18!

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Georges Brassens

MIKE HARDING: THE ACCRINGTON PALS (1964)
Nel 1916, l'esercito britannico, che stava esaurendo la sua carne da cannone da mandare in trincea, su proposta del ministro della guerra Lord Kitchener introdusse una politica di reclutamento basata sull'arruolamento di uomini provenienti dalla stessa città. I sindaci vennero quindi incoraggiati a richiamare dei volontari dalle proprie città, e si formarono così i celebri "Pals Regiments" ("Reggimenti di Amici"). Accrington, una cittadina del Lancashire, fu la città più piccola a fornire un battaglione intero di mille uomini. Il primo giorno della battaglia della Somme, la più sanguinosa dell'intera I guerra mondiale (oltre un milione di morti), gli "Amici" erano in prima linea ad avanzare verso le trincee tedesche, credendo alla promessa dei generali che si sarebbe trattato di una passeggiata e che il nemico sarebbe stato presto spazzato via; era il 1° luglio 1916, quando ebbe luogo il primo assalto a Serre. 375 dei ragazzi di Accrington vennero uccisi, e 286 rimasero feriti. Le cronache contemporanee riportano che neppure una famiglia di Accrington non perse un padre, un figlio o un fratello. Una donna perse il marito e i suoi tre figli. Gli effetti sulla città furono assolutamente disastrosi.

Smoky town where they were born,
Down in the valley, smoky little streets.
They were pals from childhood days,
Climbing trees and running through the fields.
And they all played together through the turning of the years,
Sharing their laughter, sharing all their fears.
Seasons saw them growing and
Seasons passing turned them round
With the changing, changing, changing years -
The Accrington Pals.

Schooldays' end the lads all went
To work, some spinning, some weaving in the sheds,
On the land or down the pit,
Working hard to earn their daily bread.
And they all went walking up old Pendle Hill,
On Sundays the larks sang high above the dales.
Little Willie Riley played his mandolin and sang,
They were laughing,  they were smiling then -
The Accrington Pals.

1916 came the call,
"We need more lads to battle with the Hun.
Lads of Lancashire, heed the call,
With God on our side, the battle will soon be won."
So they all came marching to the beating of the drums,
Down from the fields and factories they come,
Smiling at the girls who
Came to see them on their way.
They were marching, marching, marching away -
The Accrington Pals.


Blue sky shining on a perfect day,
A lark was singing, high above the Somme.
Brothers, pals and fathers lay
Watching that sweet bird sing in the quiet of the dawn.
And they all went walking out towards the howling guns,
Talking and laughing, calmly walking on,
Believing in the lies that
Left them dying in the mud,
And they're lying, lying, lying still -
The Accrington Pals.

Smoky town which heard the news,
Down in the valley, smoky little streets.
Houses quiet and curtains pulled,
All round the town a silent shroud of grief.
And the larks were singing still above old Pendle Hill,
The wind was in the bracken and the sun was shining still.
A lark was singing sweetly as
The evening fell upon the Somme.

(spoken) For Edward Parkinson,
Bobby Henderson, Willie Clegg,
Johnny Molloy, Norman Jones,
Albert Berry, Willie Riley -
(sung) The Accrington Pals.

TRADUZIONE:
Città fumosa dov'erano nati,
giù nella valle, vicoli fumosi.
Erano amici fino dall'infanzia
arrampicandosi sugli alberi e correndo per i campi.
Giocavano tutti assieme, anno dopo anno,
dividendo le risate, dividendo le paure.
Le stagioni li videro crescere,
le stagioni che passavano li cambiarono
con il passare, il passare, il passare degli anni -
I compagni di Accrington.

Alla fine della scuola tutti i ragazzi
andavano a lavorare, qualcuno a filare, altri a tessere,
nei campi o in miniera,
a lavorare duro per guadagnarsi il pane quotidiano.
Camminavano tutti su per la vecchia Pendle Hill,
le domeniche, le allodole cantavano su, nelle valli.
Il piccolo Willie Riley suonava il mandolino e cantava,
e ridevano, e ridevano, allora -
I compagni di Accrington.

Nel 1916 arrivò il richiamo,
"Abbiamo bisogno di più ragazzi per combattere i crucchi.
Ragazzi del Lancashire, rispondete al richiamo,
con Dio dalla nostra parte la battaglia sarà presto vinta."
E arrivano marciando al rullo dei tamburi,
arrivarono dai campi e dalle officine,
sorridendo alle ragazze, che
venivano a guardarli per la strada.
E marciavano, marciavano, marciavano -
I compagni di Accrington.

Un cielo azzurro splendente in una bellissima giornata,
e un'allodola cantava lassù, sopra la Somme.
Fratelli, amici e padri stavano lì
a guardare quel soave uccello cantare nella quiete dell'alba.
E tutti si avviarono verso i cannoni rombanti,
parlando e ridendo, camminando tranquilli,
credendo alle menzogne
che li lasciarono morenti nel fango,
E ora sono distesi, stesi, stesi immobili -
I compagni di Accrington.

Città fumosa che apprendesti la notizia,
giù nella valle, vicoli fumosi.
Case in silenzio e tendine tirate,
per la città un muto sudario di dolore.
E le allodole cantavan ancora su per la vecchia Pendle Hill,
Il vento nel felceto, e il sole splendeva immobile.
Un'allodola cantava dolcemente mentre
la sera cadeva sulla Somme.

(parlato) Per Edward Parkinson,
Bobby Henderson, Willie Clegg,
Johnny Molloy, Norman Jones,
Albert Berry, Willie Riley -
(cantato) I compagni di Accrington.

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Mike Harding

MAXIME LE FORESTIER: LES LETTRES (1975)
Testo e musica di Maxime Le Forestier

Avril 1912, ma femme, mon amour,
Un an s'est écoulé depuis ce mauvais jour
Où j'ai quitté ma terre.
Je suis parti soldat comme on dit maintenant.
Je reviendrai te voir, d'abord de temps en temps,
Puis pour la vie entière.
Je ne pourrai venir sans doute avant l'été.
Les voyages sont longs quand on les fait à pied.
As-tu sarclé la vigne ?
Ne va pas la laisser manger par les chardons.
Le voisin prêtera son cheval aux moissons.
Écris-moi quelques lignes.

Hiver 1913, mon mari, mon amour,
Tu ne viens pas souvent, sans doute sont trop courts
Les congés qu'on te donne
Mais je sais que c'est dur, cinquante lieues marchant
Pour passer la semaine à travailler aux champs,
Alors, je te pardonne.
Les vieux disent qu'ici, cet hiver sera froid.
Je ne sens pas la force de couper du bois
J'ai demandé au père.
Il en a fait assez pour aller en avril
Mais penses-tu vraiment, toi qui es à la ville,
Que nous aurons la guerre ?

Août 1914, ma femme, mon amour,
En automne au plus tard, je serai de retour
Pour fêter la victoire.
Nous sommes les plus forts, coupez le blé sans moi.
La vache a fait le veau, attends que je sois là
Pour le vendre à la foire.
Le père se fait vieux, le père est fatigué.
Je couperai le bois, prends soin de sa santé.
Je vais changer d'adresse.
N'écris plus, attends-moi, ma femme, mon amour,
En automne au plus tard je serai de retour
Pour fêter la tendresse.

Hiver 1915, mon mari, mon amour,
Le temps était trop long, je suis allée au bourg
Dans la vieille charrette.
Le veau était trop vieux, alors je l'ai vendu
Et j'ai vu le vieux Jacques, et je lui ai rendu
Le reste de nos dettes.
Nous n'avons plus un sou, le père ne marche plus.
Je me débrouillerai, et je saurai de plus
En plus être econome
Mais quand tu rentreras diriger ta maison,
Si nous n'avons plus rien, du moins nous ne devrons
Plus d'argent à personne.

Avril 1916, ma femme, mon amour,
Tu es trop généreuse et tu voles au secours
D'un voleur de misères
Bien plus riche que nous. Donne-lui la moitié.
Rendre ce que l'on doit, aujourd'hui, c'est jeter
L'argent au cimetière.
On dit que tout cela pourrait durer longtemps.
La guerre se ferait encore pour deux ans,
Peut-être trois ans même.
Il faut nous préparer à passer tout ce temps.
Tu ne fais rien pour ça, je ne suis pas content,
Ça ne fait rien, je t'aime.

Ainsi s'est terminée cette tranche de vie,
Ainsi s'est terminé sur du papier jauni
Cet échange de lettres
Que j'avais découvert au détour d'un été
Sous les tuiles enfuies d'une maison fanée
Au coin d'une fenêtre.
Dites-moi donc pourquoi ça s'est fini si tôt.
Dites-moi donc pourquoi, au village d'en haut,
Repassant en voiture,
Je n'ai pas regardé le monument aux Morts
De peur d'y retrouver, d'un ami jeune encore,
Comme la signature.

TRADUZIONE:
Aprile 1912, moglie mia, amore mio,
già un anno è passato da quel brutto giorno
in cui ho lasciato la mia terra.
Sono partito soldato, come si dice adesso.
Tornerò per vederti, dapprima di tanto in tanto,
poi per tutta la vita.
Senz’altro non potrò venire prima dell’estate.
I viaggi sono lunghi, quando si fanno a piedi.
Hai sarchiato la vigna ?
Non farla invadere tutta dai cardi.
Il vicino presterà il cavallo per il raccolto.
Scrivimi qualche riga.

Inverno 1913, marito mio, amore mio,
Non è che vieni spesso, e senz’altro sono troppo brevi
le licenze che ti danno.
Ma so che è duro farsi cinquanta leghe a piedi
per passar la settimana a lavorare nei campi,
e allora ti perdono.
I vecchi dicono che l’inverno sarà freddo, qui.
Non mi sento la forza di tagliar la legna,
l’ho chiesto a mio padre.
Ne ha fatta abbastanza per arrivare a aprile,
ma tu, che stai in città, pensi davvero
che ci sarà la guerra ?

Agosto 1914, moglie mia, amore mio,
al più tardi in autunno sarò di ritorno
per festeggiare la vittoria.
Noi siamo i più forti, mietete il grano senza di me.
La vacca ha fatto il vitellino, aspetta che io sia là
per venderla alla fiera.
Papà diventa vecchio, papà è affaticato.
Taglierò la legna, tu abbi cura della sua salute.
Sto per cambiare indirizzo.
Non scrivere più, aspettami, moglie mia, amor mio,
al più tardi in autunno sarò di ritorno
per festeggiare la tenerezza.

Inverno 1915, marito mio, amore mio,
il tempo non passava mai, sono andata in paese
con la vecchia carretta.
Il vitello era già troppo vecchio e allora l’ho venduto
e ho visto il vecchio Jacques, e gli ho restituito
il resto dei nostri debiti.
Non abbiamo più un soldo, papà non cammina più.
Ma me la caverò, e guarderò
di risparmiare e risparmiare sempre di più.
Ma quando tornerai a comandare la casa,
anche se non abbiamo più niente, almeno
non dovremo più denaro a nessuno.

Aprile 1916, moglie mia, amore mio,
sei troppo generosa, e corri ad aiutare
un ladro svergognato
ben più ricco di noi. Dagli la metà.
Rendere quel che si deve, oggi,
è come buttare il denaro in una fossa.
Si dice che tutto questo potrebbe durare a lungo.
La guerra si farà ancora per due anni,
forse addirittura tre.
Bisogna prepararci a passare tutto questo tempo.
E tu non c’entri nulla, e io non sono contento;
ma non fa niente, ti amo.

Così finisce questo spezzone di vita,
così finisce su un po’ di carta ingiallita
questo scambio di lettere
che avevo scoperto alla fine di un’estate
sotto le tegole volate via da una casa crollata
all’angolo di una finestra.
E su, ditemi perché tutto è finito così presto.
Su, ditemi perché, quando passo
in macchina per il paese, lassù,
non ho guardato il monumento ai Caduti
per paura di trovarci come la firma
di un amico ancora giovane.

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Maxime Le Forestier

TRI YANN: LES PAILLES D’OR BRISÉES (1990)
Testo e musica di Jean-Louis Jossic. La canzone è basata sulla corrispondenza autentica, scritta da una giovane operaia del famoso biscottificio Lefèvre-Utile di Nantes al marito in guerra sul fronte delle Ardenne, durante la prima guerra mondiale; l'operaia si chiamava Marie Dalvic e suo marito Pierre tornò fortunatamente dalla guerra ferito, ma vivo.

Un mois à peine que le train t'a enlevé
Septembre ramène les premiers blessés
J'ai lu ta lettre de dimanche ce matin
Elle me rassure à peine, mais c'est déjà bien.

Demain te porte dans une boîte à souliers
Fermée d'un raphia et d'un papier ciré
Des rigolettes, des Gauloises et mes pensées
Une écharpe de laine et des pailles d'or brisées.

Dans les Ardennes quel temps fait-il?
On ne sent pas la guerre en ville
Ta mère passe nous voir souvent
Mélanie va percer ses dents...

Trente-deux semaines que la guerre est déclarée
Tu dis que la relève va bientôt arriver
Trouve ici même un bon de poste à deux cents sous
Pardonne-moi, mon Pierre, je n'ai pas beaucoup.

J'ai lu dans le Phare hier matin
Que la paix n'est plus très loin
Prends garde à toi, reste bien prudent
Mélanie marche maintenant...

Mille neuf cent seize, mardi quinze février
Et je suis sans nouvelles depuis le vingt janvier
Le temps me pèse et ta mère est alitée
Ton cousin Charles-Emile est à Nantes blessé.

Le vent t'emporte dans une boîte à biscuits
Du savon-dentifrice et un gâteau de riz
Des cigarettes et un peu de vrai café
Mes pensées mes je t'aime et des pailles d'or brisées.

Le beurre nous manque et depuis jeudi
L'usine est au ralenti
Le fils de Gwenn aurait déserté
On dit qu'ils l'auraient fusillé...

Mes larmes coulent dans le fond de l'encrier
Mes lèvres s'arrachent sur le papier gommé
Trouve en ces mots ma tendresse et mes pensées
Mes baisers, mes je t'aime et des pailles d'or brisées.

TRADUZIONE :
Appena un mese che la tradotta t'ha portato via
Settembre riporta i primi feriti
Stamani ho letto la tua lettera di domenica
Mi rassicura appena, ma va già bene.

Domani, spero, ti arriveranno in una scatola da scarpe
Chiusa con un filo di raffia e della carta incerata
Dei dolcetti, delle Gauloises e i miei pensieri
Una sciarpa di lana e delle pailles d'or in briciole *.

Dimmi, che tempo fa nelle Ardenne?
La guerra non si sente in città
Tua madre viene spesso a farci visita
Mélanie sta per mettere i dentini...

Trentadue settimane che la guerra è dichiarata,
Dici che la licenza arriverà presto
Ti mando un assegno postale di cinquanta franchi
Scusami, Pierre mio, ma non ho molto.

Ho letto nel Phare ** di ieri mattina
Che la pace non e' più tanto lontana...
Abbiti cura, sii prudente
Mélanie cammina già...

Martedì quindici febbraio millenovecentosedici
E sono senza tue notizie dal venti gennaio
Il tempo mi pesa e tua madre è a letto ammalata
Tuo cugino Charles-Emile è a Nantes, ferito.

Il vento ti porti, in una scatola di biscotti
Del dentifricio e un dolce di riso,
Delle sigarette e un po' di caffè vero,
I miei pensieri i miei ti amo e delle pailles d'or in briciole.

Il burro ci manca, e da giovedì
La fabbrica va a rilento
Si dice che il figlio di Gwenn abbia disertato
E che lo abbiano già fucilato...

Le mie lacrime colano sul fondo del calamaio,
Le mie labbra si spezzano sulla carta gommata,
Ricevi con queste parole la mia tenerezza e i miei pensieri
I miei baci, i miei ti amo e delle pailles d'or in briciole.

* Le "Pailles d'or" (pagliuzze d'oro) sono dei dolci al burro molto friabili, ancora in commercio, prodotti dal biscottificio "LU" (Lefèvre-Utile)
** Quotidiano di Nantes ancora esistente.

Il logo e una foto del gruppo bretone dei Tri Yann

MOTÖRHEAD: 1916 (1991)

Sixteen years old when I went to the war,
To fight for a land fit for heroes,
God on my side and a gun in my hand,
Chasing my days down to zero
And I marched and I fought and I bled
And I died and I never did get any older,
But I knew at the time,
that a year in the line,
Was a long enough life for a soldier.

We all volunteered,
And we wrote down our names,
And we added two years to our ages,
Eager for life and ahead of the game,
Ready for history's pages.
And we brawled and we fought
And we whored 'til we stood,
Ten thousand shoulder to shoulder,
A thirst for the Hun,
We were food for the gun and that's
what you are when you're soldiers.

I heard my friend cry,
And he sank to his knees, coughing blood
As he screamed for his mother
And I fell by his side,
And that's how we died,
Clinging like kids to each other.
And I laid in the mud
And the guts and the blood,
And I wept as his body grew colder,
And I called for my mother
And she never came,
Though it wasn't my fault
And I wasn't to blame,
The day not half over
And ten thousand slain, and now
there's nobody remembers our names
And that's how it is for a soldier

TRADUZIONE:
Avevo 16 anni quando andai alla guerra,
A combattere per una terra adatta agli eroi,
Con Dio dalla mia parte e un fucile in mano,
cercando di arrivare fino all’ultimo giorno
E ho marciato e combattuto e sanguinato
E sono morto e non sono più cresciuto
Ma ho saputo allora
Che un anno al fronte
Era una vita lunga quanto basta per un soldato.

Eravamo tutti volontari,
E ci siamo arruolati coi nostri nomi,
E abbiamo aumentato di due anni la nostra età,
Ansiosi di vivere e in vantaggio nel gioco,
Pronti per le pagine di storia.
E abbiamo riso e abbiamo combattuto
E siamo andati a donne finché ci siamo riusciti,
In diecimila fianco a fianco,
Assetati di crucchi,
eravamo cibo per i fucili ed è questo
che eravate quando eravate soldati.

Ho sentito l’amico gridare,
E lui è caduto in ginocchio, sputando sangue
Mentre strillava il nome di sua madre
E io sono crollato al suo fianco,
E questo è il modo in cui siamo morti,
Stretti come bimbi l’un l’altro.
E mi sono steso nel fango
Nelle budella e nel sangue,
Ho pianto mentre il suo corpo diventava freddo,
Ho supplicato l’aiuto di mia madre
Ma lei non è venuta,
Sebbene non fosse colpa mia
E io non fossi colpevole,
il giorno non è arrivato neanche a metà
e diecimila ne ammazzarono e ora
non c’è nessuno che ricordi i loro nomi
Questa è la vita per un soldato.

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LINDA RONSTADT & EMMYLOU HARRIS: 1917 (1999)
Scritta da David Olney, la canzone racconta della notte che un giovane soldato in licenza trascorre assieme a una prostituta a Parigi nel 1917.

The strange young man who comes to me
A soldier on a three day spree
Who needs one night's cheap ecstasy
And a woman's arms to hide him

He greets me with a courtly bow
And hides his pain by acting proud
He drinks too much and he laughs too loud
How can I deny him?

Let us dance beneath the moon
I'll sing to you "Claire de Lune'
The morning always comes too soon
But tonight the war is over

He speaks to me in schoolboy French
Of a soldier's life inside a trench
Of the look of death and the ghastly stench
I do my best to please him

He puts two roses in a vase
Two roses sadly out of place
Like the gallant smile on his haggard face
Playfully I tease him

Hold me 'neath the Paris skies
Let's not talk of how or why
Tomorrow's soon enough to die
But tonight the war is over

We make love too hard too fast
He falls asleep, his face a mask
He wakes with the shakes and he drinks from his flask I put my arms around him

They die in the trenches and they die in the air
In Belgium and France the dead are everywhere
They die so fast there's no time to prepare
A decent grave to surround them

Old world glory, old world fame
The old world's gone, gone up in flames
Nothing will ever be the same
And nothing lasts forever

Oh I'd pray for him but I've forgotten how
And there's nothing, nothing that can save him now
There's always another with the same funny bow
And who am I to deny them

TRADUZIONE:
Lo strano ragazzo che viene da me,
un soldato in licenza di tre giorni,
gli ci vuole una notte di estasi a poco prezzo
e le braccia di una donna per nasconderlo

Mi saluta con un cortese inchino
e cela la sua pena facendo il duro
beve troppo e ride sguaiato,
come posso dirgli di no?

Balliamo sotto la luna,
ti canterò "Claire de Lune"
e il mattino arriva sempre troppo presto
ma stanotte la guerra è finita

Mi parla in francese scolastico
della vita di un soldato in trincea,
dello sguardo della morte e del puzzo orrendo
faccio del mio meglio per compiacerlo

Mette due rose in un vaso
due rose tristemente fuori posto
come il bel sorriso che ha sul viso in pena
e gioco a fargli i dispetti

Tienimi con te sotto il cielo di Parigi
non parliamo del come e del perché
domani è abbastanza presto per morire
ma stanotte la guerra è finita

Facciamo l'amore con troppa foga e troppo veloce
si addormenta, il suo viso è una maschera
si sveglia coi brividi e beve dalla fiaschetta
e io lo abbraccio

Muoiono nelle trincee e nei cieli
in Belgio e in Francia, i morti sono ovunque.
Muoiono troppo presto, non c'è il tempo
per preparare una tomba decente per accoglierli

Gloria del vecchio mondo, fama del vecchio mondo
il vecchio mondo è andato, andato in fiamme
niente sarà mai più lo stesso
e niente dura per sempre

Vorrei pregare per lui ma ho scordato come si fa
e non c'è niente, niente che possa salvarlo ora.
C'è sempre un altro con lo stesso buffo inchino
e chi sono io per dirgli di no.

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Linda Ronstadt e Emmylou Harris

ERIC BOGLE: NO MAN’S LAND (THE GREEN FIELDS OF FRANCE) (1971)
Dopo aver visitato i cimiteri di guerra francesi nei primi anni '70, Eric Bogle trasformò una canzone popolare scozzese in un drammatico colloquio fittizio con il soldato semplice William McBride. Forse Bogle fu ispirato da una pietra tombale che aveva visto: a lungo si è creduto che il soldato ed il nome fossero fittizi, finché Piet Chielens, coordinatore del Museo Bellico "In Flanders Fields" a Ypres, in Belgio, ed organizzatore dei concerti annuali per la pace nelle Fiandre, una volta ha controllato tutto il milione e settecentomila nomi di caduti registrati dalla Commissione di Guerra del Commonwealth, trovandovi dieci soldati semplici chiamati William McBride.
Tre di questi William McBride caddero nel 1916: due erano membri del Northern Irish Regiment tra i Royal Inniskilling Fusilliers, e morirono più o meno nello stesso posto durante la Battaglia della Somme (il primo aveva 21 anni, il secondo 19), mentre il terzo era un diciannovenne soldato semplice che venne sepolto nel Cimitero Britannico di Authuille, presso Albert e Beaumont-Hamel, dove gli Inniskilling Fusilliers furono scaglionati come parte della 29ª Divisione.

Well how do you do, Private William McBride
Do you mind if I sit here down by your grave side?
A rest for awhile in the warm summer sun,
I've been walking all day and I'm nearly done.
And I see by your gravestone that you were only 19
when you joined the glorious fallen in 1916.
Well I hope you died quick and I hope you died clean
Or, William McBride, was it slow and obscene?

Did they beat the drum slowly?
Did they sound the pipes lowly?
Did the rifles fire o'er ye as they lowered you down?
Did the bugle sing 'The Last Post' in chorus?
Did the pipes play 'The Flowers o' the Forest'?

And did you leave a wife or a sweetheart behind?
In some faithful heart is your memory enshrined
And though you died back in 1916
To that loyal heart are you always 19.
Or are you just a stranger without even a name
Forever enclosed behind some glass-pane
In an old photograph torn and tattered and stained
And fading to yellow in a brown leather frame?

Did they beat the drum slowly?….

Well the sun it shines down on these green fields of  France,
The warm wind blows gently and the red poppies dance.
The trenches are vanished now under the plough
No gas, no barbed wire, no guns firing now.
But here in this graveyard it is still No Man's Land
And the countless white crosses in mute witness stand.
To man's blind indifference to his fellow man
And a whole generation that was butchered and downed.

Did they beat the drum slowly?…

And I can't help but wonder now Willie McBride
Do all those who lie here know why they died?
Did you really believe them when they told you the cause?
Did you really believe them that this war would end war?
But the suffering, the sorrow, the glory, the shame -
The killing, the dying - it was all done in vain.
For Willie McBride, it's all happened again
And again, and again, and again, and again.

Did they beat the drum slowly?…

TRADUZIONE:
Come stai, soldato semplice William MacBride?
Ti dà fastidio se mi siedo un po' qui tra le vostre tombe
E mi riposo un po' nel caldo sole d'estate?
Ho camminato tutto il giorno e sono stanco morto.
Vedo dalla tua lapide che avevi solo diciannove anni
Quando hai raggiunto gli eroi caduti nel 1916.
Beh, spero che tu sia morto rapidamente e perbene
O, Willie MacBride, è stata una morte lenta e tremenda?

Battevano i tamburi lentamente?
Suonavano piano le cornamuse?
I fucili sparavano mentre ti calavano nella fossa?
I corni cantavano "The Last Post" in coro?
Le cornamuse suonavano "The Flowers o' the Forest"?

Hai lasciato una moglie o una fidanzata a aspettarti,
e in qualche cuore fedele sei custodito per sempre?
E anche se la tua morte risale al 1916
Per qualche cuore fedele hai per sempre diciannove anni?
Oppure sei solo uno straniero senza neanche un nome
per sempre racchiuso dietro a qualche lastra di vetro
in una vecchia foto strappata, spiegazzata e macchiata
che sta ingiallendo in una cornice di pelle marrone?

Battevano i tamburi lentamente?…

Il sole splende adesso su questi verdi campi di Francia,

Un vento caldo soffia piano e danzano i papaveri rossi.
I solchi delle trincee sono scomparsi sotto l'aratro,
Adesso niente più gas, né filo spinato, né fucili.
Ma qui in questo cimitero è sempre Terra di Nessuno,
Le infinite croci bianche stanno a muta testimonianza
Della cieca indifferenza umana verso il prossimo,
Per un'intera generazione massacrata e abbattuta.

Battevano i tamburi lentamente?…

E non posso far a meno di chiedermi ora Willie MacBride,
Tutti quelli che giacciono qui sanno perché sono morti?
Ci hai creduto davvero quando ti han detto perché?
Hai creduto davvero che sarebbe stata l'ultima guerra?
E la sofferenza, la pena, la gloria e la vergogna,
Uccidere e morire - tutto è stato invano.
Perché, Willie MacBride, tutto quanto è successo di nuovo
Di nuovo, di nuovo, di nuovo, di nuovo.

Battevano i tamburi lentamente?….

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