UMANESIMO E RINASCIMENTO
La presenza di molte corti, in Italia e in
Europa, favorì lo sviluppo culturale e artistico. Molti studiosi infatti
trovavano impieghi a corte, ad esempio nelle cancellerie (gli uffici che si
occupano della stesura dei documenti ufficiali di uno Stato), dove erano
ricercati perché scrivessero nel latino più elegante le lettere del principe o
perché istruissero gli impiegati nell’uso del latino e nella composizione dei
testi. Altri furono bibliotecari, astrologi, astronomi e precettori. Nelle
corti gli studiosi potevano dedicarsi con tranquillità ai loro studi, avendo a
disposizione biblioteche ben fornite, quali solo il signore, oltre alle
università, poteva permettersi.
A partire dal XIV secolo in Italia e poi
in tutta Europa gli studiosi ripresero a occuparsi dell’antichità greca e
romana: essi cercarono e ritrovarono, soprattutto nelle biblioteche dei
monasteri, i codici con opere degli scrittori greci e latini, ne ricostruirono
il testo originale confrontando versioni diverse e lo fecero conoscere a un
pubblico più ampio. Molti si dedicarono allo studio dei filosofi greci,
cercando nelle loro opere risposte ai problemi del tempo in cui vivevano.
Donato
Bramante, Eraclito e Democrito (1480 circa, Milano, Pinacoteca di Brera): i
personaggi sono due filosofi greci di epoche diverse, ma dal Quattrocento
spesso raffigurati insieme
L’interesse per l’antichità contribuì
anche allo sviluppo degli studi storici, soprattutto della storia politica: le
vicende delle città greche e di Roma e dei loro uomini politici divennero
oggetto di studio e furono confrontate con la realtà contemporanea, per
ricavarne norme di comportamento.
L’imperatore
romano Decio, il condottiero Scipione l’Africano e lo scrittore e filosofo
Cicerone, affrescati nel 1480 circa da Domenico Ghirlandaio (Firenze, Palazzo
Vecchio): i tre personaggi appartengono a tre momenti diversi della storia
romana
Coloro che studiavano l’antichità latina e
greca furono chiamati umanisti e il movimento culturale a cui diedero vita fu
detto Umanesimo: benché gli umanisti fossero di solito credenti, al centro dei
loro interessi era l’uomo, non la religione.
Gli umanisti preferirono non usare il
volgare, ma il latino, che permetteva loro di comunicare con gli studiosi di
tutta l’Europa. In questo modo lo studio e l’insegnamento del latino si
diffusero anche al di fuori della Chiesa, che da sempre lo utilizzava come
lingua ufficiale. Il latino della Chiesa però si era molto modificato nel
tempo, mentre gli umanisti cercarono di ritornare al latino usato dagli
scrittori romani, cioè il latino classico. La grande importanza data al latino
e all’antichità portò a disprezzare le opere scritte nelle diverse lingue
parlate in quel tempo: ad esempio, il poeta toscano Francesco Petrarca pensava
di diventare celebre per le sue opere latine e non per le poesie scritte in
volgare italiano e raccolte nel Canzoniere.
Invece oggi la fama di questo autore è legata proprio a queste sue poesie.
Francesco
Petrarca nel suo studium (affresco del XIV secolo nella Sala dei Giganti a
Padova)
Presso le corti il signore affidava agli
artisti l’esecuzione di opere (dipinti, musiche, testi letterari) che dovevano
essere destinate a renderlo famoso e a conservare il suo ricordo nel tempo. Per
i signori italiani, come per i nobili e i re, era infatti importante ottenere
la gloria, cioè la fama che l’uomo può acquistare in vita con le sue opere e
per cui sarà ricordato anche dopo la sua morte.
Federico
da Montefeltro con il figlio Guidubaldo, dipinto del 1476-1477 dello spagnolo
Pedro Berruguete; il duca di Urbino è attorniato da numerosi oggetti militari,
che rimandano al suo valore come capitano di ventura, e con un codice in mano,
simbolo della sua ricchezza e delle sue doti intellettuali
La presenza di numerose corti che
rivaleggiavano nell’attirare artisti favorì in Italia, tra il XV e il XVI
secolo, un grande sviluppo culturale e artistico, che venne chiamato
Rinascimento: per gli uomini di quel periodo infatti esso costituiva una rinascita
delle arti e delle scienze, che erano fiorite nell’antichità in Grecia e a Roma
e che poi erano decadute; essi consideravano il periodo tra la fine dell’Impero
Romano d’Occidente e il Rinascimento solo un’età di mezzo (da cui il nome Medio
Evo), caratterizzata da ignoranza e superstizione.
Il Rinascimento ebbe inizio in Italia e
dalle città italiane le innovazioni artistiche, le scoperte e le invenzioni si
diffusero a tutta l’Europa, dove nacquero altri grandi centri culturali e
artistici, come nelle Fiandre, gli attuali Paesi Bassi e Belgio, in Francia, in
Inghilterra, in Germania, a Vienna: il Rinascimento infatti fu un fenomeno
europeo e non solo italiano.
A
sinistra San
Sebastiano di Andrea Mantegna (1481), a
destra Le tre Grazie di Hans Baldung
(1539 circa): due esempi di Rinascimento italiano e tedesco, ma anche di
interesse per i santi cristiani e le divinità pagane
Le corti furono grandi centri di
produzione artistica perché i signori erano i principali committenti, cioè
quelle persone che richiedono a un artista un’opera d’arte. Per loro artisti
diversi realizzavano molti tipi di opere: canzoni e musiche da ballo, per
allietare le feste e i banchetti; testi teatrali per gli spettacoli da
allestire davanti alla corte; quadri con ritratti del signore e della sua
famiglia; decorazioni di pareti e soffitti per abbellire il palazzo del
signore; poemi per cantare le imprese eroiche del principe; statue del signore
per le piazze o per il monumento funebre.
Ludovico
Gonzaga, signore di Mantova, rappresentato con la sua corte in una serie di
affreschi di Palazzo Ducale, opera di Andrea Mantegna (1465-1474)
Perciò i soggetti di dipinti, sculture,
canzoni, poesie e testi teatrali non furono più esclusivamente di tipo
religioso e si ebbe un notevole sviluppo dell’arta profana (di argomento non
sacro). La religione continuò a essere molto importante, perciò furono
realizzate diverse opere di soggetto religioso, dalle grandi chiese ai quadri e
alle sculture che le abbellivano, dalla musica sacra al teatro religioso, dalle
vite dei santi ai libri di preghiere. Accanto ai testi religiosi ebbero però
grande diffusione opere del tutto diverse: poesie d’amore, come quelle del
Petrarca (1304-1374), che cantò Laura, la donna amata; racconti, come le cento
novelle che Giovanni Boccaccio (1313-1375) raccolse nel Decameron; poemi epici,
come l’Orlando furioso, in cui Ludovico Ariosto (1474-1533) narrò le gesta del
paladino Orlando alla corte di Carlo Magno; quadri e affreschi con scene
mitologiche greche e romane e con scene di vita di corte.
L’interesse
non solo per la religiosità, ma anche per altri aspetti dell’umanità può essere
ben spiegato dalle opere pittoriche di Leonardo da Vinci: a sinistra Ritratto di
Ginevra Benci (una donna che Leonardo
conosceva), a destra la seconda versione della cosiddetta Vergine delle
rocce
Poiché vi era un grande interesse per
l’arte greco-romana, molti pittori e scultori raffiguravano eroi e figure
storiche del mondo greco e romano e i testi letterari riprendevano personaggi e
vicende della letteratura greca e latina.
Oltre ai cambiamenti nei soggetti, il
Rinascimento vide anche un rinnovamento degli stili e un perfezionamento delle
tecniche: ad esempio venne inventata la matita, o si diffuse l’uso del gesso
per disegnare o delle tele su cui dipingere con i colori a olio, o ancora
divennero di più facile utilizzo le opere su smalto, su vetro o su ceramica.
Con l’invenzione della stampa (1434) si passò alle prime incisioni con la
xilografia, prima in bianco e nero, poi a colori.
Due
pagine illustrate di un libro di Francesco Colonna, stampate nel 1499 da Aldo
Manuzio, uno dei più celebri editori italiani, che operò a Venezia, pubblicando
tra il 1495 e il 1515 un centinaio di libri
Nelle arti figurative il cambiamento più
importante fu l’applicazione nella pittura della prospettiva, ossia quella
tecnica che permette di raffigurare un corpo solido e tridimensionale su una
superficie piana, in modo che esso venga dipinto esattamente come appare
all’occhio umano, che distingue i soggetti in primo piano da quelli sullo
sfondo e percepisce la profondità spaziale.
Piero
della Francesca, Annunciazione, opera del 1465 circa conservata a Perugia
alla Galleria Nazionale dell’Umbria
In architettura vi fu una ripresa di
alcuni elementi tipici dell’arte greco-romana, in particolare le colonne e i
capitelli, e vennero costruiti edifici regolari e simmetrici.
La musica fu rinnovata dall’invenzione di
nuovi strumenti (come il clavicembalo) e dal perfezionamento di quelli
esistenti (ad esempio il liuto e la tromba), mentre si diffondevano nuovi tipi
di composizione.
Nel Rinascimento vi fu uno sviluppo
dell’urbanistica, cioè la progettazione di nuove città o di interi quartieri
nelle città anche antiche: è il caso, ad esempio, di Ferrara, che venne
ampliata con la cosiddetta Addizione Erculea, voluta dal duca Ercole I d’Este e
ideata da Biagio Rossetti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del
Cinquecento.
Un
tratto dell’addizione Erculea di Ferrara, con le sue ampie strade rettilinee
fiancheggiate da splendidi palazzi
Inoltre le città rinascimentali si
arricchirono di edifici che prima non esistevano: ad esempio il palazzo del
Signore, che era il centro della vita politica e culturale della città (come il
Castello Sforzesco di Milano); il teatro, in cui la corte poteva assistere a
spettacoli di vario genere (come il Teatro Olimpico di Vicenza, ideato
dall’architetto veneto Andrea Palladio); gli edifici destinati ad accogliere e
curare i bambini abbandonati o le persone bisognose (come lo Spedale degli
Innocenti a Firenze, costruito su progetto dell’architetto Filippo
Brunelleschi); i monumenti che celebravano il signore in vita e in morte (come
le Arche scaligere, ossia le tombe monumentali dei signori di Verona).
Interno
del Teatro Olimpico di Vicenza
Chiese e conventi continuarono ad essere i
centri della vita religiosa, ma si abbellirono con nuovi elementi anche
tecnicamente complessi, come la cupola della basilica di Santa Maria del Fiore
a Firenze, capolavoro di Filippo Brunelleschi. Nelle chiese rinascimentali le
famiglie più importanti facevano costruire le cappelle di famiglia, luoghi in
cui ospitare le tombe di famiglia, ma anche opere pittoriche e scultoree (come
la Cappella dei Pazzi nel chiostro della basilica di Santa Croce a Firenze).
Infine molte città rinascimentali si
dotarono di mura e fortezze molto diverse da quelle medievali, perché dovevano
essere in grado di resistere all’artiglieria (vedi lezione n° 36).
Veduta
di Firenze con il duomo di Santa Maria del Fiore e la celebre cupola del
Brunelleschi
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