LA SITUAZIONE POLITICA IN EUROPA NEL TARDO
MEDIOEVO
L’ultimo periodo del Basso Medioevo, dalla
grande crisi del trecento alla scoperta dell’America nel 1492, è chiamato
comunemente Tardo Medioevo; esso segna il passaggio ad un nuovo periodo
storico, l’Età Moderna.
Nei secoli del Tardo Medioevo gli Stati
europei, le monarchie nazionali di cui si è parlato nella lezione 25, non erano
in grado di controllare direttamente tutto il territorio da cui erano formati:
i vari monarchi dovevano tener conto, infatti, di moltissimi poteri locali che
si opponevano al potere centrale. Ad esempio i vari signori feudali, che
talvolta erano tanto potenti da entrare in guerra contro il re, come fecero i
duchi di Borgogna contro i re di Francia; oppure le città libere, come i Comuni
italiani, che si amministravano da sé; o ancora le comunità di villaggio, i
Comuni rurali, che avevano ottenuto alcune autonomie. Nei centri urbani,
inoltre, alcune corporazioni avevano un grande potere, economico e politico,
oppure in alcuni Stati si erano formate delle assemblee feudali, che si
affiancavano ai sovrani nel governo delle monarchie, come accadde in Francia
con gli Stati Generali, che riunivano i rappresentanti della popolazione e
furono convocati per la prima volta nel 1302 da Filippo IV il Bello.
Cartina
dell’Europa alla metà del XV secolo
Anche se il potere del re andò aumentando
nei secoli XIV e XV, esso era tanto più forte quanto maggiori erano le capacità
del monarca di trovare un accordo con i poteri locali e di ottenere quindi
l’appoggio delle persone più autorevoli e potenti (i notabili); più che sulla
forza, il potere regale si basava sul consenso, sulla possibilità di fornire
protezione in cambio di fedeltà.
Miniatura
del XIV secolo raffigurante la battaglia di Courtrai del 1302, tra le truppe
francesi di Filippo IV il Bello alle milizie di città fiamminghe che si
opponevano al dominio francese
All’interno dell’Europa gli Stati più
potenti erano proprio quelli che avevano ottenuto il maggiore consenso dai
poteri locali; ma erano anche quelli più popolosi, più sviluppati
economicamente e maggiormente dotati di un esercito numeroso e ben armato. Nel
XV secolo le potenze europee erano quattro: la Spagna, la Francia,
l’Inghilterra e l’Austria.
Nella penisola Iberica il matrimonio tra
la regina Isabella di Castiglia e il re Ferdinando di Aragona, nel 1469, portò
all’unione dei loro rispettivi regni, che formarono il Regno di Spagna. I re di
Spagna completarono la conquista della penisola, sottraendo agli arabi l’ultimo
territorio rimasto in loro possesso, il Regno di Granada (1492). Sotto dominio
spagnolo erano anche la Sardegna (dal XII-XIII secolo), la Sicilia (dal 1282) e
il Regno di Napoli (dal 1442).
Ferdinando
d’Aragona e Isabella di Castiglia in un ritratto dell’epoca del loro matrimonio
La Francia era nel Trecento il più
popoloso Stato europeo e uno di quelli in cui il potere del re era più forte.
Quando però si estinse la dinastia dei Capetingi (1328), i re d’Inghilterra
cercarono di ottenere il trono di Francia: vi fu perciò una lunga guerra, detta
dei Cent’anni (1339-1453), tra la Francia, sotto la nuova dinastia dei Valois,
e l’Inghilterra. La guerra si concluse con la cacciata degli Inglesi dal
continente e un notevole aumento del potere dei re di Francia, sotto il cui
controllo passarono nuovi territori.
L’arresto
di Giovanna d’arco a Compiègne da parte dell’esercito inglese (miniatura del XV
secolo): Giovanna d’Arco, eroina nazionale francese, contribuì alla sconfitta
inglese nella guerra dei Cent’anni e fu catturata e bruciata viva come eretica
dagli Inglesi
In Inghilterra ci fu una lunga guerra tra
i duchi di York e i duchi di Lancaster, per la conquista del trono (Guerra
delle Due Rose, 1455-1485). In questa guerra la nobiltà venne decimata e i re
della dinastia dei Tudor ne approfittarono per prendere il potere (che
mantennero dal 1485 al 1603) e per rafforzare il proprio dominio: riuscirono,
infatti, a convocare molto raramente il Parlamento.
La
battaglia di Barnet, uno degli episodi della guerra delle Due Rose, così detta
in quanto le due dinastie contendenti avevano entrambe come simbolo una rosa,
bianca gli York, rossa i Lancaster
Nell’Europa centrale l’imperatore del
Sacro Romano Impero Germanico veniva eletto da sette feudatari (tre arcivescovi
e quattro laici), ma aveva poteri molto limitati. Perciò i diversi feudi, come
i ducati di Baviera e di Lorena o il Regno di Boemia, erano di fatto Stati
indipendenti. Dal 1438 la corona imperiale fu sempre assegnata dai sette grandi
elettori ai membri della dinastia degli Asburgo, arciduchi d’Austria. Gli
Asburgo riuscirono ad ampliare i propri domini e a rafforzare la potenza
austriaca grazie a una serie di matrimoni: ad esempio il matrimonio di
Massimiliano d’Asburgo con Maria di Borgogna (1477) portò agli Asburgo un vasto
territorio ai confini della Francia.
Massimiliano
I d’Asburgo ritratto da Albrecht Dürer (1519)
Tra i diversi Stati esisteva un certo
equilibrio e nessuno era in grado di imporre il suo dominio sugli altri: i
tentativi di modificare questa situazione, come quello dei re d’Inghilterra di
diventare anche re di Francia, fallirono.
L’Impero Bizantino (o Romano d’Oriente)
perse i suoi territori in Asia e poi anche in Europa per l’espansione dei
Turchi Ottomani, che si erano insediati nella penisola Anatolica. Di religione
musulmana, i Turchi, dopo aver conquistato la penisola Balcanica, guidati da
Maometto II il Conquistatore, assediarono Costantinopoli, la capitale
dell’Impero Bizantino e nel 1453 la conquistarono: l’Impero Romano d’Oriente
ebbe fine e la sua capitale divenne la sede dei sultani turchi (sultano è il
nome con cui si designano i sovrani dell’Impero Ottomano).
Maometto
II ritratto da Gentile Bellini nel 1480 circa
L’espansione turca in Europa continuò
sotto i successori di Maometto II, che conquistarono la Serbia (1459) e poi
occuparono Belgrado (1521), Rodi (1522) e l’Ungheria (1521-1529), giungendo a
porre sotto assedio Vienna (1529). Da allora i Turchi costituirono una continua
minaccia per tutta l’Europa centro-orientale: in alcuni paesi e momenti
l’intolleranza nei confronti dei Turchi sfociò in guerre, in altri portò alla
convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. Questo spiega come ancora oggi
la presenza di popolazioni di religione islamica sia molto forte negli Stati
della penisola Balcanica: in Bosnia ed Erzegovina, in Serbia, in Kosovo, in
Montenegro, in Bulgaria, in Macedonia, in Moldavia e soprattutto in Albania.
Illustrazione
che raffigura le armate turche in vista di Vienna nel 1529
Come si è detto nelle righe precedenti,
tra il Trecento e il Quattrocento in tutta Europa furono combattute moltissime
guerre. Le cause erano diverse: alcune guerre furono combattute per il dominio
su un territorio e ad esse parteciparono Stati, feudatari e città libere.
Alcune di queste guerre, come quelle contro i Turchi, si ammantarono anche di
motivazioni religiose, sebbene il vero motivo fosse sempre quello della
conquista territoriale. Altre nacquero dal tentativo di conquistare il potere
all’interno di uno Stato e videro schierate l’una contro l’altra due fazioni
(come i duchi di York e di Lancaster in Inghilterra). Diverse guerre furono
combattute dai re per sottomettere città o feudatari ribelli e affermare il
proprio potere nello Stato.
Le guerre costituivano una minaccia
continua: nessuno Stato, nessun feudatario, nessuna città indipendente poteva
continuare a esistere, se non era in grado di difendersi e doveva quindi
contare su un esercito numeroso, ben armato e ben addestrato.
Miniatura
raffigurante la battaglia di Crécy nel 1346, all’inizio della guerra dei
Cent’anni
Il modo di combattere cambiò nel tempo. Un
primo mutamento importante fu la migliore organizzazione della fanteria, che,
armata di archi o di picche (armi simili alle lance, costituite da un lungo
bastone di legno con alla sommità una punta di ferro aguzza), era in grado di
affrontare la cavalleria, fino ad allora la parte principale dell’esercito. Le
battaglie del XV secolo dimostrarono che fanti ben armati e ben addestrati,
come gli arcieri inglesi ad Azincourt (1415) o i picchieri svizzeri,
costituivano una forza temibile.
La
battaglia di Azincourt in una miniatura del XV secolo
Un altro cambiamento importante fu la
comparsa nel XIII secolo e la diffusione in seguito delle armi da fuoco: esse
erano di diverso tipo, come gli schioppi, gli archibugi e poi i moschetti, armi
simili ai moderni fucili, che erano dotati di canna lunga e si potevano portare
a mano dal singolo soldato (solo l’archibugio, essendo piuttosto pesante,
doveva essere trasportato da due uomini); o come le bombarde, che, essendo di
grandi dimensioni (simili ai moderni cannoni) ed avendo l’ingombro dell’affusto
e delle munizioni (che pesavano moltissimo), non erano portabili singolarmente,
ma andavano trasportate mediante carri e animali, il che rallentava gli
spostamenti degli eserciti; o come le pistole, che comparvero nel Cinquecento.
Tutte queste armi utilizzavano la polvere
da sparo, una miscela di salnitro, zolfo e carbone, che era stata scoperta
probabilmente in Cina intorno al IX secolo d.C.
La
presa della città di Moncontour (Francia) nel 1371 (miniatura del XIV secolo)
Le armi da fuoco divennero più efficaci
grazie ai perfezionamenti nella preparazione della polvere da sparo e nei
proiettili. Nel XV secolo i progressi della bombarda portarono allo sviluppo
dell’artiglieria (l’insieme delle armi da fuoco non portatili) e cambiarono le
tecniche di guerra. L’importanza della cavalleria si ridusse ulteriormente,
perché l’artiglieria era in grado di fare strage tra i cavalieri. La crisi
della cavalleria, composta dai nobili, indebolì la posizione dei feudatari,
sempre meno necessari in guerra.
L’uso dell’artiglieria pesante negli
assedi facilitava la distruzione delle mura e quindi la conquista delle città.
Per potersi difendere anche le città assediate dovettero dotarsi di artiglieria
pesante e costruire nuove fortificazioni: a partire dal Cinquecento vennero
costruite mura molto più spesse, perché le palle di cannone non le abbattessero,
spesso rinforzate da accumuli di terreno (i terrapieni) che frenavano la corsa
dei proiettili. Le fortezze furono progettate in modo da permettere agli
assediati di colpire con i propri cannoni il nemico in qualsiasi punto si
trovasse. Le mura costruite a partire dal Cinquecento sono quindi del tutto
diverse dalle mura delle città e dei castelli medievali.
Molte
città italiane si sono circondate nel Tardo Medioevo di mura e terrapieni come
quelli di Ferrara nella foto
Anche nella composizione degli eserciti vi
furono dei cambiamenti: l’esercito di tipo feudale era formato da truppe che
dovevano prestare un servizio militare di durata limitata, di scarsa coesione e
in maniera obbligatoria. Inoltre a comandare questi eserciti erano i cavalieri,
legati al signore da obblighi di dipendenza personale, che dovevano provvedere
con le proprie sostanze e per se stessi e il proprio seguito sia all’armamento,
sia al vettovagliamento (ossia l’approvvigionamento dei viveri). Per i limiti
che tutto ciò comportava, fin dai primi secoli del Basso Medioevo gli eserciti
avevano cominciato ad essere formati da un certo numero di truppe mercenarie,
ossia di soldati che combattevano dietro compenso.
Queste truppe erano spesso riunite in compagnie
di ventura, veri e propri eserciti di professione, che venivano assoldati dai
re o dalle città. Si trattava di soldati meglio addestrati dei comuni cittadini
e allenati a combattere sotto la guida di un comandante chiamato condottiero. I
condottieri erano spesso nobili, perché erano soprattutto i nobili ad avere
l’esperienza militare necessaria per guidare un esercito; di famiglia nobile
(quella dei Medici di Firenze) fu Giovanni de’ Medici, passato alla storia con
il nome di Giovanni dalle Bande Nere, poiché quando morì la sua compagnia di
ventura cambiò le proprie insegne da bianche a nere, in segno di lutto.
Statua
a Giovanni dalle Bande Nere e miniatura con Muzio Attendolo
Alcuni condottieri raggiunsero posizioni
di grande potere, come Muzio Attendolo, detto Sforza, il cui figlio, Francesco
Sforza, divenne signore di Milano. In Italia le compagnie di ventura erano
molto richieste, perché gli Stati italiani, ricchi, ma di dimensioni molto
ridotte e quindi meno popolosi dei grandi regni europei, non erano in grado di
arruolare eserciti sufficientemente numerosi.
Questi eserciti erano però poco
affidabili: non era raro che passassero da uno schieramento a quello opposto,
se veniva loro offerto un compenso superiore o se non venivano pagati.
Ricostruzione
moderna di una battaglia del 1387 tra compagnie di ventura dell'Italia
settentrionale
Infine vi furono cambiamenti anche nella
guerra marina, in particolare con l’uso sempre più frequente delle navi a vela,
che, grazie al timone unico, diventano più maneggevoli delle navi a remi, quali
la galera. Dalla galera derivò nel Cinquecento la galeazza, un connubio tra
nave a vela e nave a remi, che era di maggiori dimensioni e aveva tutti i
rematori sottocoperta, in modo da lasciare più spazio in coperta per le manovre
delle velature e l’uso dell’artiglieria, che veniva impiegata anche di lato.
Una galeazza
di Venezia
Nessun commento:
Posta un commento