lunedì 6 ottobre 2014

37 L'Italia delle Signorie

L’ITALIA DELLE SIGNORIE

Tra la fine del Duecento e il Quattrocento negli Stati italiani si verificarono due cambiamenti politici importanti: il passaggio del potere nelle mani di un signore e la formazione di Stati regionali.
Già a partire dalla fine del Duecento in molte città i contrasti tra le classi sociali avevano permesso ad alcune famiglie, talvolta nobili (come gli Este a Ferrara, dal XIII secolo), talvolta borghesi (come i Medici a Firenze, dal XV secolo), di impadronirsi dello Stato, appoggiandosi a una delle fazioni in lotta. In questi casi il capo della famiglia, dopo aver eliminato i rivali, diveniva signore dello Stato.
Gli Stati governati da un signore furono detti Signorie (o Principati, quando il signore riceveva un titolo nobiliare), come quella degli Scaligeri a Verona, degli Estensi a Ferrara, dei Caminesi a Treviso, dei Gonzaga a Mantova.

Statua di Cangrande della Scala conservata a Castelvecchio a Verona. I Della Scala (o famiglia Scaligera) furono signori di Verona dal 1262 al 1387, quando Gian Galeazzo Visconti conquistò la città

Non tutti gli Stati italiani divennero signorie: Venezia, Genova, Firenze (fino a metà del Quattrocento, quando ne divennero signori i Medici), Siena, Lucca rimasero repubbliche, ma al loro interno il potere fu sempre più nelle mani di un ristretto gruppo di famiglie, che ne escludevano tutti gli altri cittadini. Si trattava perciò di repubbliche oligarchiche, cioè di Stati in cui il governo era in mano a poche persone (spesso le più ricche), che governavano nel proprio esclusivo interesse.

Il doge Sebastiano Venier ritratto da Jacopo Tintoretto: sullo sfondo a destra è dipinta la battaglia di Lepanto (1571), che fu una cocente sconfitta per i Turchi e permise al Venier di diventare doge di Venezia

Tra il Trecento e il Quattrocento in tutta l’Italia centro-settentrionale gli Stati più potenti, Signorie o repubbliche, riuscirono a estendere il loro territorio a danno degli Stati meno forti, che scomparvero, come avvenne a Verona, conquistata da Venezia (1405) o a Pisa, conquistata da Firenze (1406): si formarono così Stati regionali, che in maggioranza si conservarono fino alla del Settecento.
I più importanti Stati italiani erano la repubblica di Venezia, il ducato di Milano, il ducato di Savoia, la repubblica di Genova, la repubblica di Firenze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli.

La cartina mostra la divisione politica dell’Italia dopo la pace di Lodi (1454), di cui si parlerà più avanti

La repubblica di Venezia era al centro del più vasto impero commerciale mediterraneo e Venezia era una delle più popolose città europee, con oltre 100.000 abitanti. Nel corso del Quattrocento Venezia estese il suo dominio nell’entroterra, conquistando Vicenza, Padova, Verona, Brescia, Bergamo e l’attuale Friuli, ma il suo dominio marittimo fu minacciato dall’espansione dei Turchi Ottomani. La repubblica di Venezia fu l’unico Stato italiano che seppe sostenere gli interessi generali e sviluppare le economie locali (cioè delle città che entrarono a far parte dei suoi domini), anche se il governo rimase strettamente in mano alla classe più ricca, che però non ne approfittò per depredare le ricchezze delle città conquistate, come avveniva generalmente nelle altre Signorie.

Gentile Bellini, Processione in Piazza san Marco (1496)

Milano, un altro dei grandi centri economici europei, dominava su un territorio che comprendeva Novara, Alessandria, Parma e Piacenza, oltre a molte città lombarde: Milano passò sotto la signoria dei Visconti (dal 1277 al 1447), che ottennero il titolo di duchi, e poi sotto quella degli Sforza.
Il ducato di Savoia, che aveva il suo centro in Francia, comprendeva Torino e nel 1338 ottenne uno sbocco al mare con la città di Nizza.
La repubblica di Genova comprendeva quasi tutta la Liguria attuale e Genova era un grande centro commerciale e finanziario.
Firenze, grande centro artigianale, commerciale e finanziario, estese il suo dominio su gran parte della Toscana, ma rimase a lungo una repubblica, fino a che i Medici non ottennero il potere.

Quattro protagonisti della storia delle Signorie italiane: da sinistra, Ludovico Maria Sforza, Amedeo VIII di Savoia, Federico da Montefeltro duca di Urbino, Cosimo de’ Medici

Lo Stato della Chiesa, nell’Italia centrale, sotto il dominio del papa, non era molto diverso dagli altri Stati italiani. Ancora nel Trecento alcuni papi, come Bonifacio VIII (1294-1303) avevano cercato di proclamare la superiorità del papa sui re e sugli imperatori, ma ormai, dopo la cattività avignonese, i re europei si opponevano a ogni ingerenza del pontefice nei loro affari. Tra il XV e il XVI secolo i papi cercarono di rafforzare il loro potere temporale sull’Italia centrale, sottomettendo i signori locali.
Nell’Italia meridionale invece si estendeva l’unico grande Stato italiano, il Regno di Napoli, retto dalla dinastia francese degli Angiò. Esso passò poi agli Aragonesi (1442), che regnavano già sulla Sicilia e sulla Sardegna: tutta l’Italia meridionale si trovò così legata alla Spagna e lo sfruttamento spagnolo portò a un impoverimento di queste regioni, un tempo tra le più ricche d’Italia. È proprio sul finire del Medioevo che si verificò quella spaccatura sociale ed economica tra un’Italia centro-settentrionale più avanzata e un’Italia meridionale più regredita, perché più a lungo legata al sistema feudale di governare.

Veduta di Napoli nel XV secolo nella cosiddetta Tavola Strozzi di autore incerto

Tra i diversi Stati italiani si stabilì una situazione di equilibrio, grazie a un accordo tra i regni e i principati più importanti (Milano, Venezia, Firenze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli sotto Alfonso d’Aragona), per evitare che uno Stato diventasse più potente degli altri. Questo accordo (la pace di Lodi del 1454) consentì all’Italia di vivere un lungo periodo di pace (1454-1494), ma gli Stati italiani non si rafforzarono come i grandi regni dell’Europa occidentale.
Infatti, essendo militarmente meno forti, gli Stati italiani non erano in grado di opporsi ai grandi regni europei. A partire dalla fine del Quattrocento gli Stati italiani furono più volte invasi da eserciti francesi, spagnoli e poi austriaci: le guerre d’Italia, così chiamate perché combattute in Italia da eserciti stranieri, resero evidente la debolezza degli Stati italiani.
Si aprì così un periodo di dominio straniero su diverse città e di interventi degli altri Stati nella politica italiana: ad esempio il ducato di Milano passò alla Francia e poi alla Spagna, perdendo definitivamente la sua indipendenza, mentre Genova e Torino furono anch’esse sotto dominio straniero, per un breve periodo.

Le truppe francesi entrano a Firenze, dipinto di Francesco Granacci su un episodio della Prima guerra d’Italia (1494-1498) che portò il re Carlo VIII di Francia a scendere in Italia con un esercito di mercenari svizzeri

I signori italiani, come i re europei, si circondavano di una corte, termine che designa l’insieme di persone che vive presso un re, un principe o un personaggio della più eminente nobiltà. La corte era formata da nobili vari (detti gentiluomini) da pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, studiosi di diverse discipline e uomini di chiesa. Una corte poteva comprendere anche centinaia di persone: nel Cinquecento la corte di Urbino ne contava circa 350, quella di papa Leone X a Roma ben 2000. Coloro che vivevano a corto erano chiamati cortigiani.

Ritratto di papa Leone X con due cardinali, opera di Raffaello Sanzio

La vita a corte divenne sempre più raffinata e furono scritti anche veri e propri trattati sull’educazione e sul perfetto comportamento di un cortigiano: ad esempio Il libro del cortigiano (1513-1518) di Baldassarre Castiglione e Il galateo (1558) di Monsignor Giovanni Della Casa. Ancora oggi il termine galateo viene usato per indicare le regole della “buona educazione”, delle “buone maniere”, cioè di un comportamento accettabile in società. Fu attraverso le corti che si diffuse l’uso della forchetta (nel XVI secolo) e le pratiche igieniche, come l’uso del sapone e del dentifricio, già noti da secoli, ma poco usati.

Edizioni cinquecentesche de “Il Cortegiano” e “Il Galateo”

Molta importanza veniva data all’istruzione, che distingueva le persone delle classi sociali superiori: coloro che appartenevano a famiglie di rango inferiore non potevano permettersi di far studiare i figli.
Se l’Italia delle Signorie uscì sconfitta politicamente da quanto stava avvenendo in Europa, per molto tempo ancora essa primeggiò in ambito culturale: fu proprio nell’Italia del Quattrocento che nacque e si diffuse quel grande sviluppo artistico che chiamiamo Rinascimento.

Palazzo del Capitano, la parte più antica del Palazzo ducale di Mantova, dove vissero prima i Bonacolsi, quindi i Gonzaga, e vi lavorarono numerosi artisti rinascimentali




1 commento:

  1. Grazie Professore, ottimo post, sto lavorando con mio figlio in home schooling e domani dovrò spiegare l'Italia delle signorie e il suo lavoro mi è di grande aiuto!

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