mercoledì 6 agosto 2014

10 Roma antica



ROMA ANTICA

LE ORIGINI E LA MONARCHIA

Tra i popoli presenti in Italia nel I millennio a.C. vi erano i Latini, che vivevano nell’attuale Lazio. Furono essi probabilmente che fondarono Roma, dapprima un villaggio sulle rive del Tevere, in una posizione che permetteva di controllare il commercio di sale nella regione; grazie a questo, Roma si sviluppò fino a diventare nel VII secolo una città.

La lupa che allatta Romolo e Remo in un rilievo proveniente da Klagenfurt: secondo la leggenda i 2 gemelli vennero abbandonati alla corrente del Tevere, ma il fiume li depositò ai piedi del colle Palatino e una lupa li allattò; crebbero e il 21 aprile 753 a.C. Romolo fondò Roma

Nei primi secoli della sua storia (ossia, secondo la tradizione, dal 753 al 509 a.C.) Roma fu una monarchia, in cui il re, scelto tra le maggiori famiglie proprietarie di terre, governava la città assieme a un’assemblea (detta Senato) formata dagli uomini delle famiglie più importanti. Nel periodo monarchico il territorio controllato da Roma rimase sempre circoscritto a una piccola area attorno al Tevere.

Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma;
secondo la leggenda Tarquinio, che era etrusco, venne cacciato dalla città, allorché uno dei suoi 
figli ebbe recato violenza a Lucrezia, una nobildonna romana

Nella società romana vi erano due classi sociali: la nobiltà, costituita dai proprietari terrieri che erano chiamati patrizi, e il popolo, formato da contadini, artigiani e commercianti, che erano chiamati plebei. Solo i patrizi potevano far parte del Senato, mentre ai plebei era escluso ogni potere politico.

Ritratto in bronzo dell’inizio del III secolo a.C., detto “Bruto Capitolino”, rappresentante sicuramente un patrizio
Rilievo raffigurante la bottega di uno scalpellino: gli artigiani facevano parte della plebe romana e le loro botteghe erano sparse per tutta la città, animandola di rumori e di voci

LA REPUBBLICA

Verso la fine del VI secolo a.C. la monarchia venne sostituita da una nuova forma di governo, chiamata repubblica (da res publica = cosa pubblica), in cui il governo della città spettava a una serie di magistrati, eletti dai cittadini a ricoprire le cariche pubbliche (o magistrature).
I magistrati erano diversi e numerosi: ognuno si occupava di compiti specifici (la costruzione di opere pubbliche, i processi contro chi aveva infranto la legge, e così via) e restava in carica solo per un anno; i magistrati più importanti erano i consoli, che venivano eletti in nome di due, guidavano l’esercito, ma avevano ampi poteri anche in tempo di pace.

Lastra di marmo che i Romani chiamavano “fasti consolari”, 
su cui venivano incisi anno per anno i nomi dei consoli

Nel governo della città i consoli erano affiancati dal Senato, di cui potevano far parte solo coloro che avevano rivestito una carica pubblica (per molti decenni si trattò solo di patrizi).
Vi erano anche altre assemblee di cittadini (chiamate comizi), composte sia da patrizi sia da plebei, ma, poiché il voto dei nobili contava più di quello del popolo, i plebei avevano scarsa influenza nelle decisioni che venivano prese e la repubblica romana rimase a lungo rigorosamente aristocratica.
Tra il V e il IV secolo i plebei riuscirono a ottenere gradualmente alcuni poteri politici, mediante proteste e minacce che mettevano in pericolo l’intera città:
-         all’inizio del V secolo ottennero che venisse creata una nuova magistratura, quella dei tribuni della plebe, i quali avevano il compito di difendere gli interessi dei plebei;
-         verso il 450 fecero in modo che le leggi fossero scritte (e non più orali e quindi “interpretabili” dai giudici, che erano tutti patrizi);

Ricostruzione di una delle XII Tavole (originariamente in legno) su cui vennero scritte
 le prime leggi romane

-         verso il 400 ottennero di accedere ad alcune magistrature e quindi anche al senato;
-         nel 367 ottennero anche di poter diventare consoli.
Insomma, nel corso di molti anni i plebei riuscirono a limitare il potere dei patrizi, ma non fecero mai di Roma una città democratica: infatti si formò una nuova nobiltà, formata dai patrizi e da quei plebei che erano riusciti ad arricchirsi e ad acquistare terre; la massa del popolo rimase sempre esclusa dalla gestione del potere.

Tiberio Sempronio e Gaio Sempronio Gracco furono due famosi fratelli, 
entrambi eletti tribuni della plebe verso la fine del II secolo a.C.

(qui sono rappresentati in un’opera del 1853 di Jean-Baptiste-Claude-Eugène Guillaume)

Nei 5 secoli di storia repubblicana Roma conobbe un forte sviluppo, determinato dal suo desiderio di espandersi e di conquistare nuove terre, il che poteva avvenire solo mediante delle guerre.

Stele funeraria del centurione Tito Calidio Severo, raffigurante l’equipaggiamento militare 
proprio dei centurioni, cioè gli ufficiali preposti al comando delle centurie, i reparti militari composti da 100 soldati che costituivano l’ossatura dell’esercito romano

La prima fase dell’espansione fu diretta contro la penisola italica: combattendo prima contro gli Etruschi, poi contro gli Italici (in particolare i Sanniti), infine contro i Greci dell’Italia meridionale, Roma verso il 270 a.C. dominava su tutta la penisola, dagli Appennini allo Stretto di Messina.

Testa elmata di guerriero italico del IV secolo a.C.
Guerrieri Sanniti in un affresco del IV secolo a.C. proveniente da Paestum

La seconda fase vide Roma contro la colonia fenicia di Cartagine; mediante 3 guerre vittoriose (le guerre puniche), Roma si trovò ad avere il controllo di tutto il Mediterraneo occidentale (Sicilia, Sardegna, Corsica, coste della Spagna e dell’Africa nord-occidentale).

Battaglia di Annibale e Scipione a Zama (stampa del 1567 di Cornelis Cort su disegno di Raffaello Sanzio): la battaglia di Zama avvenuta nel 202 a.C. segnò la definitiva disfatta del generale cartaginese Annibale. Questi e il suo avversario romano Scipione sono comunemente considerati tra i più geniali capi militari della storia

Con la terza fase (tra il II e il I secolo a.C.) la città estese i suoi domini sia nel Mediterraneo orientale (dalla Macedonia al Ponto – nella penisola Anatolica - e all’Egitto), sia verso nord (dall’Italia settentrionale alla Gallia, cioè gli attuali Francia e Belgio).

Bassorilievo del Mausoleo dei Giulii a Saint-Rémy-de-Provence (I secolo a.C.) 
raffigurante una battaglia tra Galli e Romani

La quarta ed ultima fase (tra il I e il II secolo d.C.) portò a nuove conquiste (la Britannia, la Mauritania nel nord Africa e alcune aree del Vicino Oriente e dell’Europa dell’est), ma fu soprattutto dettata da esigenze di consolidamento e di difesa contro i popoli che minacciavano i confini di quello che era ormai un vasto impero.



Particolare della Colonna Traiana (monumento dell’inizio del II secolo d.C., innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia – tra Romania e Moldavia attuali - da parte dell’imperatore Traiano): mentre Traiano, seduto, discute con i suoi ufficiali, i legionari romani ( a destra) iniziano la loro marcia, indossando la corazza, l’elmo, lo scudo e il gladio

L’IMPERO

La nascita dell’Impero Romano fu preceduta da una serie di guerre civili, combattute dai due partiti che si erano formati nella Roma repubblicana tutta tesa all’espansionismo:
- da una parte il partito aristocratico, composto dalla nobiltà senatoria, che voleva difendere i propri privilegi ed era contraria ad ogni mutamento politico
- dall’altra il partito popolare, formato da cavalieri e sostenuto dalla plebe, che chiedeva un maggiore potere politico ed una serie di trasformazioni economiche.
Le tensioni esistenti tra i due partiti avevano già causato scontri violenti; nel I secolo a.C. alcuni generali ambiziosi approfittarono della situazione per imporre il proprio potere personale, appoggiandosi o al partito aristocratico o a quello popolare. Così durante questo secolo si succedettero le guerre tra il plebeo Mario e il nobile Silla, poi tra Pompeo – appoggiato dal Senato – e Cesare, infine tra Ottaviano e Marco Antonio.


Da sinistra: busti di Gaio Mario, Lucio Cornelio Silla, Gaio Giulio Cesare e Gneo Pompeo

La sconfitta di Marco Antonio (alleato con la regina d’Egitto, Cleopatra) nella battaglia di Azio del 31 a.C., lasciò Ottaviano unico padrone di Roma; nel 27 a.C. il Senato gli conferì il titolo di Augusto e questa data segna tradizionalmente la nascita dell’Impero. Da allora e fino al V secolo d.C. Roma tornò quindi ad essere una monarchia, stavolta di tipo imperiale, in quanto dominava su un territorio vastissimo.

L’impero romano nella sua massima espansione

Augusto con indosso la lorica, la caratteristica corazza dei comandanti militari
Augusto nelle vesti di pontefice massimo, la massima carica religiosa romana

L’organizzazione di un tale impero non era certo facile; semplificando possiamo dire che il territorio venne diviso in province, ognuna delle quali dipendeva da un governatore. Gli abitanti delle province pagavano un tributo a Roma: alcune popolazioni furono sottomesse alla legge romana, altre – specialmente a oriente – conservarono una certa autonomia amministrativa, purché non fosse in contrasto con gli interessi dell’Impero.

Rilievo raffigurante un funzionario addetto alla riscossione dei tributi che conta le monete,
 mentre un altro controlla le liste dei paganti su dei registri in oergamena

Tutto il potere, senza alcun limite, era nelle mani dell’imperatore; solo una congiura o una rivolta militare poteva mettere fine al dominio di imperatori particolarmente spietati e mal visti, come avvenne per Caligola (41 d.C.), Nerone (68 d.C.) e Domiziano (96 d.C.).

Da sinistra: Caligola, Nerone, Domiziano

Il potere imperiale era trasmesso a volte per via ereditaria, cioè alla morte di un imperatore gli succedeva il figlio o il parente più prossimo; a volte gli imperatori sceglievano come loro erede non un parente, ma una persona che ritenevano adatta a ricoprire quell’incarico di così tanto potere; altre volte ancora gli imperatori e i loro eredi furono assassinati e il nuovo imperatore veniva scelto o dal Senato (assemblea che continuò ad esistere anche dopo la creazione dell’Impero), o dai pretoriani (la guardia del corpo dell’imperatore), o dall’esercito. Dal III secolo d.C. la violenza divenne il mezzo abituale con cui conquistare il trono imperiale.

 Due pretoriani

Proprio nel III secolo cominciò per l’impero un periodo di crisi, dovuto sia a motivi esterni che interni.
Tra le cause esterne la principale era quella degli attacchi di altri popoli, che vivevano ai confini dell’impero: ciò avvenne in Mesopotamia, in Anatolia, in Gallia e nella stessa Italia.
Tra le cause interne vi furono i contrasti e le rivolte di intere regioni, che provocarono guerre civili o portarono in alcuni casi all’indipendenza di alcune regioni.
Un altro elemento di crisi era la situazione dell’esercito: in minima parte, ormai, esso era formato da cittadini romani (come era successo durante il periodo repubblicano), la maggioranza essendo composta da truppe mercenarie, soprattutto germaniche, che si arruolavano per denaro ed erano sempre pronte a mettersi al servizio di chi prometteva loro di più.

Due legionari romani in battaglia

Guerre e distruzioni favorirono le carestie e le epidemie, da cui derivò un calo di popolazione, il che provocò a sua volta una crisi economica, cioè una minore produzione di prodotti alimentari o artigianali.
La crisi segnò la storia dell’Impero Romano sostanzialmente per due secoli, sia pure con momenti di ripresa alternati ad altri di maggior gravità. Per reprimere gli attacchi esterni, che avvenivano su più fronti e rendevano necessaria la presenza dell’imperatore (che era capo supremo dell’esercito) o di un suo rappresentante in regioni diverse e spesso molto lontane, nel 286 l’imperatore Diocleziano stabilì la divisione dell’impero in due parti (Impero d’Oriente e d’Occidente) assegnate a due imperatori (che portavano il titolo di Augusto), ognuno dei quali era affiancato da un principe (che portava il titolo di Cesare), destinato a diventarne il successore.

Questo gruppo statuario in porfido del IV secolo d.C., presente in un angolo della Basilica di San Marco a Venezia, viene comunemente interpretato come i primi 4 tetrarchi romani, ossia gli Augusti Diocleziano e Massimiano che abbracciano i Cesari Galerio e Costanzo Cloro

Quando nel 306 divenne imperatore Costantino, la divisione dell’impero in due parti venne abolita, ma nel 395, alla morte dell’imperatore Teodosio, venne definitivamente ristabilita. Da allora ci furono due imperi:
1- quello d’Occidente, che era il meno ricco per la presenza di immensi latifondi che ostacolavano lo sviluppo dell’agricoltura e anche il più debole a causa dei numerosi contrasti interni tra Cristiani e Pagani;
2- quello d’Oriente (che viene chiamato anche Bizantino, dal nome Bisanzio, che indicava un antico emporio greco, su cui l’imperatore aveva fondato la città di Costantinopoli scegliendola come nuova capitale dell’impero), in cui il potere imperiale era molto più saldo e le attività economiche più sviluppate.
I due imperi ebbero sorte diversa, come vedremo in una prossima lezione.

L’Arco di Costantino a Roma venne costruito per onorare la vittoria dell’imperatore Costantino contro Massenzio che si era autoproclamato imperatore

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