sabato 3 ottobre 2015

67 I moti rivoluzionari in Europa e in America nella prima metà dell'Ottocento



La diffusione del nazionalismo e del liberalismo portò a diverse rivolte, guidate di solito dalla borghesia e chiamate complessivamente "moti rivoluzionari".
In America tra il 1810 e il 1824 le colonie spagnole si ribellarono al dominio della madrepatria, sconfiggendo l'esercito spagnolo e dando vita a molti nuovi Stati: solo Cuba rimase sotto il controllo della Spagna.

Gli Stati che si formarono nell’America Centro-meridionale all’inizio del XIX secolo

In Europa vi furono rivolte tra il 1820 e il 1848 in numerosi Paesi: Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Russia, Francia, Belgio, Polonia, Svizzera.
Le prime rivolte, ispirate alle idee liberali, scoppiarono nel biennio 1820-21 e inizialmente ottennero alcuni successi, ma alla fine furono soffocate, soprattutto per l'intervento della Francia (in Spagna) e della Santa Alleanza (in Italia), i cui eserciti aiutarono i sovrani a riprendere il potere. I re ritirarono le costituzioni che avevano dovuto concedere e fecero arrestare e spesso giustiziare i capi delle rivolte.
I Greci si ribellarono al dominio turco (1822) e con una lunga guerra d'indipendenza, grazie anche al sostegno delle potenze europee, liberarono parte del loro territorio: nacque così il Regno di Grecia (1830).

Eugène Delacroix, Il massacro di Scio:
in questo dipinto del 1824 è rappresentato uno degli eventi repressivi dei Turchi contro la Grecia

Nel dicembre 1825 in Russia alcuni patrioti cercarono di indurre alla ribellione la guarnigione di Pietroburgo, che doveva prestare giuramento al nuovo zar Nicola I. il movimento decabrista, così chiamato dal mese in cui esplose la rivolta, fallì e i congiurati furono condannati a morte o esiliati in Siberia.
Alcune delle rivoluzioni del 1830 ebbero successo. In Francia il re Carlo X, che aveva cercato di eliminare le libertà esistenti, fu costretto a fuggire (1830); venne perciò scelto un nuovo sovrano, Luigi Filippo d'Orléans, e le libertà dei cittadini vennero ampliate da una nuova carta costituzionale, che aumentò il numero degli elettori (passati a oltre 200.000).
Quando si diffuse la notizia della rivoluzione parigina, anche i polacchi si sollevarono. La rivolta partì da Varsavia e dilagò in tutta la Polonia; i liberali polacchi speravano nell'appoggio della Francia, che non intervenne e la rivolta fu soffocata dall'esercito russo.
Il Belgio si staccò dai Paesi Bassi, dando vita a un nuovo Stato. Altre rivolte, come quelle italiane e quella polacca, furono invece soffocate.

Jean-Victor Schnetz, Combattimenti all’Hotel de Ville di Parigi del 28 luglio 1830

Nuove rivoluzioni, che coinvolsero gran parte dei Paesi europei, si verificarono nel 1848: furono così numerose e violente da far nascere nella lingua italiana l'espressione "fare un quarantotto", nel significato di "provocare un grande disordine". Esse si manifestarono in un periodo in cui era in corso una grave crisi agricola (malattia delle patate dal 1845 e cattivo raccolto del grano del 1846): l'aumento dei prezzi dei generi alimentari aveva provocato un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione e la situazione si era aggravata a causa di una delle frequenti crisi industriali, che si verificavano periodicamente negli Stati industrializzati. Vi era perciò un forte malcontento popolare, che spinse molti operai e contadini a partecipare a queste rivoluzioni.
La rivoluzione ebbe inizio a febbraio in Francia, dove fu scatenata dalla decisione del re Luigi Filippo di proibire una riunione politica. Tra il 22 e il 24 febbraio imponenti manifestazioni popolari costrinsero il re a fuggire e il parlamento a proclamare la repubblica (la seconda dopo quella del 1792).
La notizia del successo della rivoluzione in Francia provocò rivolte in moltissime città europee (tra cui Milano, Palermo, Napoli, Berlino, Vienna, Budapest, Praga): ovunque si innalzarono barricate (ossia dei ripari costruiti con materiali diversi con cui si bloccava il passaggio, solitamente in una via cittadina, dell'esercito) e ci furono scontri armati tra cittadini e truppe regolari.

Barricate a Vienna nel 1848

In molti Stati i sovrani furono costretti a concedere una costituzione che accoglieva alcuni dei principi liberali. Nelle rivoluzioni del 1848 furono molto forti anche le rivendicazioni nazionaliste: in Italia, in Germania, in Ungheria e in Boemia (l'attuale Repubblica Ceca) molti rivoluzionari richiedevano l'indipendenza e l'unità della loro patria.
In Francia gli operai delle industrie che partecipavano ai moti rivoluzionari reclamavano una riduzione dell'orario in fabbrica e il riconoscimento del diritto ad avere un lavoro. In un primo tempo le loro richieste vennero accolte: vennero creati dei centri di lavoro (detti Ateliers Nationaux) per gli operai disoccupati e la giornata lavorativa fu ridotta a dieci ore. Inoltre la nuova costituzione allargò il diritto di voto, introducendo il suffragio universale maschile a voto segreto: si passò quindi da 246.000 elettori a 10 milioni.
Le nuove leggi spaventarono la borghesia, che vedeva danneggiati i propri interessi e temeva di perdere il potere conquistato, ma poiché la rivoluzione coinvolgeva il proletariato solo a Parigi, le prime elezioni a suffragio universale portarono a un Parlamento controllato dalla borghesia e a un governo conservatore, cioè contrario alle innovazioni. I centri di lavoro vennero eliminati e le libertà dei cittadini limitate e questo provocò una nuova rivolta popolare (giugno 1848), che venne stroncata con una feroce repressione.

Barricate a Parigi nel 1848

Le elezioni del 1849 portarono al potere Luigi Napoleone Bonaparte, un nipote di Napoleone; egli attuò un colpo di stato, impadronendosi del potere nel 1851, e nel 1852 si proclamò imperatore con il nome di Napoleone III (secondo impero, dopo quello di Napoleone).

Alfred De Dreux, Ritratto di Napoleone III

Anche negli altri Stati europei le rivoluzioni vennero soffocate, ma esse portarono comunque a cambiamenti importanti: in Prussia e nell'Impero Austriaco vennero eliminati i residui del feudalesimo; venne concessa una costituzione in Prussia, nel Regno di Sardegna, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Austria (revocata nel 1851, ma rimessa in vigore con poche modifiche nel 1867). Nella seconda parte del secolo gran parte di queste trasformazioni politiche vennero estese anche ad altri Stati europei.
Le aspirazioni nazionaliste non furono soddisfatte: l'Italia e la Germania rimasero divise in tanti Stati, l'Ungheria e la Boemia non ottennero l'indipendenza.

Un rivoluzionario sottoposto a tortura in seguito ai moti indipendentisti siciliani del 1820 (dipinto del secolo XIX)

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