La Seconda guerra mondiale, al
prezzo di tremende distruzioni umane e materiali, diede origine a un nuovo
“ordine mondiale”, che durò per circa mezzo secolo, fino al 1989-1991. Questo
nuovo ordine si caratterizza per 3 aspetti fondamentali:
1- il venir meno della
plurisecolare centralità europea negli equilibri mondiali;
2- l’emergere di due nuovi centri
di potenza e di egemonia planetaria, gli USA e l’URSS, che furono alleati solo
finché fu necessario combattere contro il comune nemico nazifascista;
Due manifesti della Coca Cola degli anni Quaranta-Cinquanta; l’Europa
occidentale, legata agli USA, conobbe dopo la guerra un grande sviluppo
economico e si americanizzò
3- la crisi e poi la dissoluzione
dei grandi imperi coloniali europei (il fenomeno viene chiamato
“decolonizzazione”), che fece emergere la complessa realtà di quello che venne
chiamato “Terzo mondo” (la definizione venne coniata nel 1952 dall’economista
francese Alfred Sauvy, per indicare tutti quei Paesi, soprattutto dell’America
latina, dell’Africa, di parte dell’Asia e dell’Oceania, che erano accomunati da
un passato di dipendenza coloniale, dall’arretratezza e dalla soggezione
economica agli Stati industrializzati).
La definizione delle nuove
frontiere fu faticosa: furono necessari lunghi negoziati (a Londra nel
settembre 1945, a Mosca nel dicembre dello stesso anno, a Parigi nel luglio
1946), che avvennero in un clima di reciproci sospetti. Soltanto il 10 febbraio
1947 furono firmati i trattati che riguardavano gli Stati satelliti dell’Asse
(Italia, Bulgaria, Romania, Finlandia), mentre per la Germania non si riuscì a
trovare una soluzione diversa da quella dell’occupazione militare già sancita
alla fine della guerra.
Mentre la Seconda guerra mondiale
era ancora in corso (26 giugno 1945), i Paesi alleati (USA, Gran Bretagna, URSS
e Cina) decisero di creare una Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che
avrebbe dovuto mantenere la pace nel mondo, evitando lo scoppio di altre
guerre; inizialmente vi aderirono 49 Paesi.
La conferenza per la fondazione dell’ONU a San Francisco (26 giugno
1945)
All’interno dell’ONU le decisioni
spettavano a due organismi: l’Assemblea generale, in cui ogni stato aveva un
rappresentante con diritto di voto, e il Consiglio di sicurezza, che
comprendeva quindici membri, dieci eletti a rotazione e cinque permanenti. I
cinque membri permanenti erano i rappresentanti delle potenze vincitrici della
guerra (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia, Cina), che si attribuirono un
diritto di veto: con il loro voto contrario potevano bloccare ogni decisione.
Il compito di mantenere la pace
si rivelò molto difficile, perché ai diversi motivi di conflitto già presenti
nel mondo, si aggiunse il contrasto tra le due grandi potenze: gli USA e
l’URSS, i due Stati militarmente più forti, in grado di intervenire in tutti i
continenti.
Nella Piazza Rossa di Mosca si festeggia la fine della guerra (maggio
1945)
I due Paesi non erano in realtà
potenze di pari livello: l’Unione Sovietica aveva perso, oltre a 20 milioni di
cittadini, il 40% delle proprie risorse industriali. Pressata dalla necessità
di ricostruzione interna, le sue entrate nazionali erano meno del 30% di quelle
statunitensi. Al contrario, gli USA erano usciti dal conflitto con tutte le proprie
risorse economiche non solo intatte, ma anzi notevolmente cresciute: la loro
produzione nel 1945 era il doppio di quella del 1939, il reddito nazionale
complessivo era aumentato del 75%, i salari erano raddoppiati, gli impianti
industriali erano stati rinnovati, la disoccupazione era pressoché scomparsa.
La preoccupazione maggiore per gli Stati Uniti era quella di smerciare le
eccedenze produttive accumulate durante la guerra: a chi venderle in un mondo
impoverito ed estenuato dal conflitto?
I rapporti tra USA e URSS
divennero ben presto pessimi, perché oltre alle profonde differenze economiche
esistenti tra i due Stati, c’erano anche quelle politiche: l’URSS era uno Stato
comunista, in cui l’iniziativa privata era proibita e ogni dissenso interno
represso (ad esempio con la detenzione nei gulag siberiani); gli USA erano uno
Stato democratico a economia mista, in cui l’iniziativa privata aveva
pochissimi limiti.
Il gulag di Vorkuta: negli anni
Quaranta e Cinquanta i gulag staliniani non furono soltanto luoghi di
detenzione, ma fornirono manodopera coatta per la ricostruzione dell’URSS
Gli USA temevano un’espansione
del comunismo nel mondo, che avrebbe minacciato gli interessi economici degli
USA e rafforzato la posizione dell’URSS. L’URSS invece cercava di favorire la
creazione di governi comunisti in altri Stati, per mettere fine al suo
isolamento e indebolire gli USA. La profonda ostilità tra i due Stati, chiamata
guerra fredda, non portò mai a una guerra mondiale, che avrebbe probabilmente
distrutto gran parte dell’umanità, ma ad una serie di interventi economici e
militari da parte delle due grandi potenze in tutti i continenti e a guerre
locali, come quella di Corea.
La guerra fredda ebbe profonde
conseguenze in Europa: tra il 1945 e il 1947 le scelte politiche dell’URSS e
degli USA imposero una netta separazione tra l’Europa orientale, sotto
controllo sovietico, e quella occidentale, legata agli USA. A causa di questa
divisione, che il primo ministro britannico, Winston Churchill, chiamò “cortina
di ferro” (1946), si formarono in Europa due blocchi contrapposti.
Nell’Europa orientale l’Unione
Sovietica favorì la conquista del potere da parte dei partiti comunisti: si
formarono così governi che non lasciavano nessuna libertà ai cittadini. Di
fatto i Paesi dell’Europa orientale si trovarono a dipendere completamente
dall’URSS.
Membri della Gioventù Comunista portano una gigantografia di Stalin
nella sfilata del 1 maggio 1950 nel settore russo di Berlino
Anche nell’Europa occidentale vi
era stata una forte espansione dei partiti comunisti, che erano spesso stati i
più attivi nella Resistenza, ed essi entrarono nel governo di molti Paesi
(Francia, Italia, Belgio, ecc.). Gli USA però esercitarono una forte pressione
sui governi dell’Europa occidentale, affinché i comunisti venissero esclusi dal
governo e questo avvenne in diversi Stati europei nella primavera del 1947.
La ricostruzione di Berlino Ovest
nella seconda metà degli anni Quaranta avvenne con l’aiuto americano del Piano
Marshall (foto del 1949)
Gli Stati Uniti trovarono un
alleato prezioso in questa operazione politica nel Piano Marshall. In un’Europa
che doveva affrontare il problema della ripresa economica e della ricostruzione
materiale (cosa che fece in modi diversi – per esempio con il «cambio della
moneta», che comportò la consegna obbligatoria di tutte le banconote di vecchio
tipo in cambio di una somma massima, come avvenne in Belgio; oppure, per fare
un altro esempio, con le nazionalizzazioni avvenute in Gran Bretagna riguardanti
la Banca d’Inghilterra, l’aviazione civile, le società minerarie, la
siderurgia, l’elettricità, il gas, i trasporti, le comunicazioni), gli USA
avevano deciso già alla fine del 1943 di distribuire aiuti alla popolazione
civile degli Stati alleati, con la costituzione dell’UNRRA (United Nations
Relief and Rehabilitation Administration). Questi aiuti vennero poi estesi alle
popolazioni degli Stati ex-nemici e nel giugno 1947 l’UNRRA venne sostituita
dal Piano Marshall, così chiamato dal nome del generale George C. Marshall che
in quell’anno era stato nominato Segretario di Stato americano. Attraverso
tutta una serie di Atti e di Organismi gli USA misero a disposizione
dell’Europa 6 miliardi di dollari per quattro anni: tra il 1948 e il 1952 i
Paesi europei ottennero oltre 13 miliardi di dollari, che permisero la
ricostruzione in Europa ed estesero l’influenza politica degli USA.
Il logo del Piano Marshall e una foto del generale George C. Marshall
La guerra fredda portò alla
formazione di due alleanze (o blocchi) militari contrapposte: gli Stati Uniti e
molti Stati dell’Europa occidentale (tra cui Italia, Francia, Regno Unito)
costituirono la NATO (North Atlantic Treaty Organization: Organizzazione del
patto del Nord Atlantico, 1949); qualche anno dopo l’URSS e i Paesi comunisti
dell’Europa orientale, Jugoslavia e Albania escluse, diedero vita a
un’organizzazione opposta, il Patto di Varsavia (1955).
Il presidente statunitense Harry Truman firma il patto nordatlantico
creando la NATO (4 aprile 1949)
In questo periodo le due grandi
potenze investirono moltissimo nella ricerca di nuove armi: circa il 25% della
spesa mondiale in ricerca e sviluppo venne assorbito dal settore militare.
Vennero realizzate armi sempre più distruttive: ad esempio le bombe
all’idrogeno, inventate nel 1952, erano circa mille volte più potenti della
bomba di Hiroshima, che aveva provocato 100.000 morti.
Il fungo causato dall’esplosione della prima bomba all’idrogeno (1
novembre 1952) nell’atollo Enewetak (Isole Marshall)
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