martedì 27 giugno 2017

95 Il mondo dopo la Seconda guerra mondiale


La Seconda guerra mondiale, al prezzo di tremende distruzioni umane e materiali, diede origine a un nuovo “ordine mondiale”, che durò per circa mezzo secolo, fino al 1989-1991. Questo nuovo ordine si caratterizza per 3 aspetti fondamentali:
1- il venir meno della plurisecolare centralità europea negli equilibri mondiali;
2- l’emergere di due nuovi centri di potenza e di egemonia planetaria, gli USA e l’URSS, che furono alleati solo finché fu necessario combattere contro il comune nemico nazifascista;

Due manifesti della Coca Cola degli anni Quaranta-Cinquanta; l’Europa occidentale, legata agli USA, conobbe dopo la guerra un grande sviluppo economico e si americanizzò

3- la crisi e poi la dissoluzione dei grandi imperi coloniali europei (il fenomeno viene chiamato “decolonizzazione”), che fece emergere la complessa realtà di quello che venne chiamato “Terzo mondo” (la definizione venne coniata nel 1952 dall’economista francese Alfred Sauvy, per indicare tutti quei Paesi, soprattutto dell’America latina, dell’Africa, di parte dell’Asia e dell’Oceania, che erano accomunati da un passato di dipendenza coloniale, dall’arretratezza e dalla soggezione economica agli Stati industrializzati).
La definizione delle nuove frontiere fu faticosa: furono necessari lunghi negoziati (a Londra nel settembre 1945, a Mosca nel dicembre dello stesso anno, a Parigi nel luglio 1946), che avvennero in un clima di reciproci sospetti. Soltanto il 10 febbraio 1947 furono firmati i trattati che riguardavano gli Stati satelliti dell’Asse (Italia, Bulgaria, Romania, Finlandia), mentre per la Germania non si riuscì a trovare una soluzione diversa da quella dell’occupazione militare già sancita alla fine della guerra.
Mentre la Seconda guerra mondiale era ancora in corso (26 giugno 1945), i Paesi alleati (USA, Gran Bretagna, URSS e Cina) decisero di creare una Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che avrebbe dovuto mantenere la pace nel mondo, evitando lo scoppio di altre guerre; inizialmente vi aderirono 49 Paesi.

La conferenza per la fondazione dell’ONU a San Francisco (26 giugno 1945)

All’interno dell’ONU le decisioni spettavano a due organismi: l’Assemblea generale, in cui ogni stato aveva un rappresentante con diritto di voto, e il Consiglio di sicurezza, che comprendeva quindici membri, dieci eletti a rotazione e cinque permanenti. I cinque membri permanenti erano i rappresentanti delle potenze vincitrici della guerra (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia, Cina), che si attribuirono un diritto di veto: con il loro voto contrario potevano bloccare ogni decisione.
Il compito di mantenere la pace si rivelò molto difficile, perché ai diversi motivi di conflitto già presenti nel mondo, si aggiunse il contrasto tra le due grandi potenze: gli USA e l’URSS, i due Stati militarmente più forti, in grado di intervenire in tutti i continenti.

Nella Piazza Rossa di Mosca si festeggia la fine della guerra (maggio 1945)

I due Paesi non erano in realtà potenze di pari livello: l’Unione Sovietica aveva perso, oltre a 20 milioni di cittadini, il 40% delle proprie risorse industriali. Pressata dalla necessità di ricostruzione interna, le sue entrate nazionali erano meno del 30% di quelle statunitensi. Al contrario, gli USA erano usciti dal conflitto con tutte le proprie risorse economiche non solo intatte, ma anzi notevolmente cresciute: la loro produzione nel 1945 era il doppio di quella del 1939, il reddito nazionale complessivo era aumentato del 75%, i salari erano raddoppiati, gli impianti industriali erano stati rinnovati, la disoccupazione era pressoché scomparsa. La preoccupazione maggiore per gli Stati Uniti era quella di smerciare le eccedenze produttive accumulate durante la guerra: a chi venderle in un mondo impoverito ed estenuato dal conflitto?
I rapporti tra USA e URSS divennero ben presto pessimi, perché oltre alle profonde differenze economiche esistenti tra i due Stati, c’erano anche quelle politiche: l’URSS era uno Stato comunista, in cui l’iniziativa privata era proibita e ogni dissenso interno represso (ad esempio con la detenzione nei gulag siberiani); gli USA erano uno Stato democratico a economia mista, in cui l’iniziativa privata aveva pochissimi limiti.

Il gulag di Vorkuta: negli anni Quaranta e Cinquanta i gulag staliniani non furono soltanto luoghi di detenzione, ma fornirono manodopera coatta per la ricostruzione dell’URSS

Gli USA temevano un’espansione del comunismo nel mondo, che avrebbe minacciato gli interessi economici degli USA e rafforzato la posizione dell’URSS. L’URSS invece cercava di favorire la creazione di governi comunisti in altri Stati, per mettere fine al suo isolamento e indebolire gli USA. La profonda ostilità tra i due Stati, chiamata guerra fredda, non portò mai a una guerra mondiale, che avrebbe probabilmente distrutto gran parte dell’umanità, ma ad una serie di interventi economici e militari da parte delle due grandi potenze in tutti i continenti e a guerre locali, come quella di Corea.
La guerra fredda ebbe profonde conseguenze in Europa: tra il 1945 e il 1947 le scelte politiche dell’URSS e degli USA imposero una netta separazione tra l’Europa orientale, sotto controllo sovietico, e quella occidentale, legata agli USA. A causa di questa divisione, che il primo ministro britannico, Winston Churchill, chiamò “cortina di ferro” (1946), si formarono in Europa due blocchi contrapposti.
Nell’Europa orientale l’Unione Sovietica favorì la conquista del potere da parte dei partiti comunisti: si formarono così governi che non lasciavano nessuna libertà ai cittadini. Di fatto i Paesi dell’Europa orientale si trovarono a dipendere completamente dall’URSS.

Membri della Gioventù Comunista portano una gigantografia di Stalin nella sfilata del 1 maggio 1950 nel settore russo di Berlino

Anche nell’Europa occidentale vi era stata una forte espansione dei partiti comunisti, che erano spesso stati i più attivi nella Resistenza, ed essi entrarono nel governo di molti Paesi (Francia, Italia, Belgio, ecc.). Gli USA però esercitarono una forte pressione sui governi dell’Europa occidentale, affinché i comunisti venissero esclusi dal governo e questo avvenne in diversi Stati europei nella primavera del 1947.

La ricostruzione di Berlino Ovest nella seconda metà degli anni Quaranta avvenne con l’aiuto americano del Piano Marshall (foto del 1949)

Gli Stati Uniti trovarono un alleato prezioso in questa operazione politica nel Piano Marshall. In un’Europa che doveva affrontare il problema della ripresa economica e della ricostruzione materiale (cosa che fece in modi diversi – per esempio con il «cambio della moneta», che comportò la consegna obbligatoria di tutte le banconote di vecchio tipo in cambio di una somma massima, come avvenne in Belgio; oppure, per fare un altro esempio, con le nazionalizzazioni avvenute in Gran Bretagna riguardanti la Banca d’Inghilterra, l’aviazione civile, le società minerarie, la siderurgia, l’elettricità, il gas, i trasporti, le comunicazioni), gli USA avevano deciso già alla fine del 1943 di distribuire aiuti alla popolazione civile degli Stati alleati, con la costituzione dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration). Questi aiuti vennero poi estesi alle popolazioni degli Stati ex-nemici e nel giugno 1947 l’UNRRA venne sostituita dal Piano Marshall, così chiamato dal nome del generale George C. Marshall che in quell’anno era stato nominato Segretario di Stato americano. Attraverso tutta una serie di Atti e di Organismi gli USA misero a disposizione dell’Europa 6 miliardi di dollari per quattro anni: tra il 1948 e il 1952 i Paesi europei ottennero oltre 13 miliardi di dollari, che permisero la ricostruzione in Europa ed estesero l’influenza politica degli USA.

Il logo del Piano Marshall e una foto del generale George C. Marshall

La guerra fredda portò alla formazione di due alleanze (o blocchi) militari contrapposte: gli Stati Uniti e molti Stati dell’Europa occidentale (tra cui Italia, Francia, Regno Unito) costituirono la NATO (North Atlantic Treaty Organization: Organizzazione del patto del Nord Atlantico, 1949); qualche anno dopo l’URSS e i Paesi comunisti dell’Europa orientale, Jugoslavia e Albania escluse, diedero vita a un’organizzazione opposta, il Patto di Varsavia (1955).

Il presidente statunitense Harry Truman firma il patto nordatlantico creando la NATO (4 aprile 1949)

In questo periodo le due grandi potenze investirono moltissimo nella ricerca di nuove armi: circa il 25% della spesa mondiale in ricerca e sviluppo venne assorbito dal settore militare. Vennero realizzate armi sempre più distruttive: ad esempio le bombe all’idrogeno, inventate nel 1952, erano circa mille volte più potenti della bomba di Hiroshima, che aveva provocato 100.000 morti.

Il fungo causato dall’esplosione della prima bomba all’idrogeno (1 novembre 1952) nell’atollo Enewetak (Isole Marshall)



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