NAPOLEONE BONAPARTE
Dall’autunno del 1793 la
situazione internazionale migliorò per la Francia, che ottenne una serie di
vittorie nelle guerre in corso contro gli altri Stati europei: tra il 1792 e il
1796 vennero conquistati il Belgio, le Province Unite (ossia l’Olanda) e
l’Italia settentrionale. In queste due ultime regioni si formarono delle
Repubbliche (Repubblica Batava e Repubblica Cisalpina) sul modello francese,
che però dipendevano completamente dalla Francia.
La campagna militare condotta in
Italia a partire dal 1796 fu l’occasione giusta per un generale francese di
mettersi in mostra: si chiamava Napoleone Bonaparte, aveva 27 anni ed era nato
ad Ajaccio, in Corsica, pochi mesi dopo il passaggio dell’isola dal dominio
genovese a quello francese.
Statua a Napoleone Bonaparte ad Ajaccio
Nel corso della campagna d’Italia
Napoleone sbaragliò prima l’esercito piemontese, quindi quello austriaco e
infine la Repubblica di Venezia. Le conquiste diedero a Napoleone un grande
prestigio militare e anche una notevole autorità politica, accresciuta dal
fatto che dall’Italia partì, diretto alla Francia, un enorme flusso di denaro e
di opere d’arte. Napoleone approfittò di ciò per far nascere la Repubblica
Cisalpina, presentata come il coronamento del sogno dei patrioti italiani di
liberarsi dei prìncipi assoluti, ma in realtà punto di partenza delle ambizioni
del generale.
Fu per volontà di Napoleone che
nacque prima la Repubblica ligure e che nell’ottobre 1797 venne firmato
l’armistizio con l’Austria (trattato di Campoformio), in base al quale Venezia
veniva ceduta all’impero asburgico assieme a gran parte della terraferma,
l’Istria e la Dalmazia. Il comportamento di Napoleone, che, venuto in Italia
come portatore di libertà, si dimostrava mercante di popoli a suo piacimento,
deluse molti patrioti italiani.
Napoleone durante la campagna d’Italia, in un dipinto di Antoine-Jean
Gros del 1801
Rientrato in Francia circondato
dall’aureola del vincitore, Bonaparte preoccupava il Direttorio, che decise di
liberarsene affidandogli il compito di conquistare l’Inghilterra; il generale,
in grado ormai di fare di testa sua, preferì una spedizione in Egitto,
destinata a colpire l’Inghilterra nei suoi traffici con l’Oriente.
A una prima vittoria seguì una
clamorosa sconfitta della flotta francese ad opera dell’ammiraglio Horatio
Nelson.
Napoleone durante la campagna in Egitto (dipinto di Antoine-Jean Gros
del 1807)
Intanto in Francia il governo si
trovava in difficoltà, per una serie di sconfitte militari e di contrasti
interni. Napoleone intuì che l’occasione era unica, lasciò l’Egitto, riuscendo
a sfuggire al blocco navale inglese, e il 9 novembre 1799 attuò un colpo di
stato: pose fine al governo del Direttorio e formò un triumvirato (di cui era
uno dei membri) che si attribuì l’incarico di dare alla Francia una nuova
Costituzione.
Questa (detta la Costituzione
dell’anno VIII) venne approvata da un plebiscito popolare l’anno successivo:
affidava poteri quasi dittatoriali a un primo console (Napoleone stesso),
coadiuvato da altri due consoli subalterni. Non contento di imporre la propria
volontà in tutti i campi, nel 1804 Napoleone si fece nominare imperatore dei
Francesi, anche se la Francia rimase teoricamente una repubblica, e si incoronò
da se stesso alla presenza di papa Pio VII.
Napoleone alla presenza del papa incorona la moglie Joséphine
imperatrice, dopo essersi messo da sé la corona imperiale (dipinto di
Jacques-Louis David del 1805-1807)
Il nuovo imperatore ebbe
l’appoggio della borghesia, che conservò il potere ottenuto durante la
rivoluzione, e di gran parte del popolo, che vedeva in lui il salvatore della
Francia. Solo la nobiltà, che rimpiangeva l’Ancien Régime, e alcuni gruppi, che
volevano una maggiore uguaglianza tra i cittadini e un governo repubblicano,
gli furono sempre ostili.
Napoleone raggiunse un accordo
con la Chiesa (Concordato, 1801), per cui mantenne un certo controllo sulla
Chiesa francese, ma il Cristianesimo cattolico fu riconosciuto come religione
della maggioranza dei Francesi, vennero abolite le norme che imponevano
l’elezione dei vescovi da parte del popolo e l’istruzione tornò a essere in
prevalenza religiosa. Grazie a questo accordo Napoleone ebbe l’appoggio della
Chiesa.
L’opera più importante di
Napoleone fu il Codice civile (1804), cioè la raccolta di leggi che regolavano
i rapporti tra i cittadini. Il Codice civile di Napoleone si ispirava ai
principi della rivoluzione francese, affermando l’uguaglianza dei cittadini,
cancellando tutti i privilegi (degli stati, in particolare della nobiltà e del
clero; delle regioni e delle città) e dando ai cittadini francesi un
ordinamento unico, valido per tutto il territorio nazionale; questo ordinamento
venne imposto anche nei territori in seguito conquistati dalla Francia.
Il Codice civile affermò anche
l’inviolabilità della proprietà privata, cioè il fatto che essa doveva essere
rispettata e protetta dallo Stato, e diede spazio all’iniziativa economica
privata: soprattutto quest’ultimo provvedimento andava a vantaggio della
borghesia, le cui attività economiche potevano ora svilupparsi molto più
liberamente.
All’interno della famiglia il
Codice affermò il principio della superiorità maschile, eliminando alcune delle
limitate conquiste delle donne nel periodo rivoluzionario.
Un’edizione del Codice civile del 1804
Anche se imperatore, Napoleone
fino al 1815 guidò l’esercito francese in moltissime guerre contro gli Stati
europei: Austria, Prussia, Russia e Inghilterra furono i suoi principali nemici
e si unirono in numerose coalizioni, insieme ad alcuni Stati minori, per
cercare di sconfiggerlo.
Fino al 1812 Napoleone riportò
una lunga serie di vittorie, costringendo gli altri Stati alla resa o a un
accordo: la Prussia e la Russia vennero sconfitte e persero territori, Vienna
fu occupata (1809) e Napoleone ottenne in moglie Maria Luisa d’Asburgo, figlia
dell’imperatore (1810).
Il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria, in un dipinto di
Georges Rouget del 1810
Solo nei confronti
dell’Inghilterra Napoleone non riuscì mai a ottenere una vittoria decisiva: la
flotta inglese controllava i mari e rendeva impossibile effettuare uno sbarco
sull’isola. Napoleone perciò impose un blocco continentale (1806), con cui
vietava alle navi inglesi di sbarcare in qualsiasi porto del continente: poiché
Napoleone controllava gran parte dell’Europa, il blocco danneggiò fortemente
l’economia inglese, senza però costringere l’Inghilterra alla resa.
Gli Stati conquistati dal
Bonaparte subirono sorti diverse: alcuni furono uniti alla Francia, come
avvenne nel 1812 agli attuali Belgio e Olanda, altri divennero Stati autonomi,
a capo dei quali Napoleone mise i suoi parenti: ad esempio il fratello Giuseppe
fu prima re di Napoli (1806), poi di Spagna (1808).
Anche l’Italia subì la stessa
sorte: alcune regioni (il Piemonte, la Liguria, il territorio di Parma, poi
anche la Toscana, l’Umbria e il Lazio) vennero unite alla Francia, mentre
venivano creati il Regno d’Italia (nel centro-nord della penisola) e quello di
Napoli, di fatto sotto il controllo di Napoleone.
Il dominio francese mirava allo
sfruttamento delle terre occupate a vantaggio della Francia e ovunque vennero
imposte forti tasse, mentre ricchezze e opere d’arte venivano prese per essere
portate a Parigi. L’avidità dei Francesi suscitò in molti Paesi una forte
opposizione, ispirata a quegli ideali di libertà dei popoli che gli stessi
Francesi avevano diffuso. Si ebbero perciò rivolte, in particolare in Spagna e
nel Tirolo, sotto la guida dell’oste Andreas Hofer (1809).
Il patriota tirolese Andreas Hofer, ritratto da Georg Wachter attorno
al 1840
Dopo molte guerre vittoriose
Napoleone intraprese una spedizione per sconfiggere definitivamente la Russia,
l’avversario più temibile sul continente. Napoleone riuscì ad arrivare a Mosca,
abbandonata dallo zar, ma fu costretto a ritirarsi per l’avvicinarsi
dell’inverno (1812). Il gelo invernale e gli attacchi russi trasformarono la
ritirata in una disfatta e l’esercito francese fu decimato: dei 600.000 uomini
partiti per la Russia, solo 20.000 riuscirono a tornare.
La ritirata da Mosca (dipinto di Adolph Northen del 1851)
L’anno successivo (1813)
Napoleone subì una sconfitta (battaglia di Lipsia) che mise fine al suo dominio
sull’Europa. Egli venne esiliato nell’isola d’Elba, da cui riuscì a fuggire per
ritornare in Francia e riprendere il potere (questo periodo fu detto dei Cento
giorni, poiché durò dal marzo al giugno 1815). Il 18 giugno 1815 Napoleone
venne definitivamente sconfitto a Waterloo: fu esiliato nell’isoletta di
Sant’Elena, sperduta nell’oceano Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.
Napoleone a Sant’Elena (acquerello di François-Joseph Sandmann di data
ignota)
Le conquiste napoleoniche ebbero
breve durata, ma furono molto importanti per la storia dell’Europa, perché
portarono a un grande rinnovamento.
Napoleone introdusse in tutti i
territori conquistati il Codice civile, emanato in Francia nel 1804 e poi
diffuso in gran parte dell’Europa (Germania, Spagna, Polonia, Olanda, Stati
italiani). Esso si basava sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge:
la nobiltà perse perciò i suoi privilegi, pur mantenendo i propri titoli, e la borghesia poté partecipare al potere. Si
ebbe quindi un declino della nobiltà e la definitiva scomparsa del sistema
feudale.
Nel periodo napoleonico vi fu un
rafforzamento dello Stato prima in Francia, poi in diversi altri Paesi europei:
si passò infatti a uno Stato molto centralizzato (in cui tutte le decisioni
venivano prese dal centro, cioè dal governo nazionale) e venne creato un
apparato amministrativo (un insieme di dipendenti pubblici) moderno ed
efficiente.
L’Europa sotto Napoleone nel 1812
La Chiesa, che già aveva perso
molto del suo potere nel Settecento, venne sempre più esclusa dalla vita
politica e la libertà religiosa fu garantita a tutti i cittadini.
Sotto Napoleone furono introdotte
numerose leggi che tendevano a favorire lo sviluppo economico, come il codice
di commercio (1807) e la legge sulle concessioni minerarie (1810): vennero ad
esempio eliminati molti dazi che occorreva pagare per il trasporto delle merci
e vennero unificati i sistemi di pesi e misure (vedi lezione n° 64). Furono
inoltre messe in vendita le proprietà ecclesiastiche, che vennero acquistate
prevalentemente dalla borghesia.
Tutte queste norme favorirono la
borghesia, che poté sviluppare le proprie attività e ottenne perciò un maggiore
potere economico in gran parte dell’Europa.
Un altro cambiamento dipese dalle
frequenti guerre: i re di diversi Paesi, come la Prussia e la Russia,
chiamarono alle armi i cittadini contro le truppe francesi in nome della
libertà e della difesa della patria. Essi contribuirono quindi a sviluppare il
nazionalismo, che nel corso del XIX secolo si diffuse grandemente.
Tutti questi fenomeni
caratterizzarono l’intero Ottocento, nonostante gli sforzi compiuti da molti
sovrani per cancellare le innovazioni napoleoniche.
Un celebre ritratto di Napoleone di Jacques-Louis David del 1812
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