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martedì 29 settembre 2015

65 Napoleone Bonaparte



NAPOLEONE BONAPARTE

Dall’autunno del 1793 la situazione internazionale migliorò per la Francia, che ottenne una serie di vittorie nelle guerre in corso contro gli altri Stati europei: tra il 1792 e il 1796 vennero conquistati il Belgio, le Province Unite (ossia l’Olanda) e l’Italia settentrionale. In queste due ultime regioni si formarono delle Repubbliche (Repubblica Batava e Repubblica Cisalpina) sul modello francese, che però dipendevano completamente dalla Francia.
La campagna militare condotta in Italia a partire dal 1796 fu l’occasione giusta per un generale francese di mettersi in mostra: si chiamava Napoleone Bonaparte, aveva 27 anni ed era nato ad Ajaccio, in Corsica, pochi mesi dopo il passaggio dell’isola dal dominio genovese a quello francese.

Statua a Napoleone Bonaparte ad Ajaccio

Nel corso della campagna d’Italia Napoleone sbaragliò prima l’esercito piemontese, quindi quello austriaco e infine la Repubblica di Venezia. Le conquiste diedero a Napoleone un grande prestigio militare e anche una notevole autorità politica, accresciuta dal fatto che dall’Italia partì, diretto alla Francia, un enorme flusso di denaro e di opere d’arte. Napoleone approfittò di ciò per far nascere la Repubblica Cisalpina, presentata come il coronamento del sogno dei patrioti italiani di liberarsi dei prìncipi assoluti, ma in realtà punto di partenza delle ambizioni del generale.
Fu per volontà di Napoleone che nacque prima la Repubblica ligure e che nell’ottobre 1797 venne firmato l’armistizio con l’Austria (trattato di Campoformio), in base al quale Venezia veniva ceduta all’impero asburgico assieme a gran parte della terraferma, l’Istria e la Dalmazia. Il comportamento di Napoleone, che, venuto in Italia come portatore di libertà, si dimostrava mercante di popoli a suo piacimento, deluse molti patrioti italiani.

Napoleone durante la campagna d’Italia, in un dipinto di Antoine-Jean Gros del 1801

Rientrato in Francia circondato dall’aureola del vincitore, Bonaparte preoccupava il Direttorio, che decise di liberarsene affidandogli il compito di conquistare l’Inghilterra; il generale, in grado ormai di fare di testa sua, preferì una spedizione in Egitto, destinata a colpire l’Inghilterra nei suoi traffici con l’Oriente.
A una prima vittoria seguì una clamorosa sconfitta della flotta francese ad opera dell’ammiraglio Horatio Nelson.

Napoleone durante la campagna in Egitto (dipinto di Antoine-Jean Gros del 1807)

Intanto in Francia il governo si trovava in difficoltà, per una serie di sconfitte militari e di contrasti interni. Napoleone intuì che l’occasione era unica, lasciò l’Egitto, riuscendo a sfuggire al blocco navale inglese, e il 9 novembre 1799 attuò un colpo di stato: pose fine al governo del Direttorio e formò un triumvirato (di cui era uno dei membri) che si attribuì l’incarico di dare alla Francia una nuova Costituzione.
Questa (detta la Costituzione dell’anno VIII) venne approvata da un plebiscito popolare l’anno successivo: affidava poteri quasi dittatoriali a un primo console (Napoleone stesso), coadiuvato da altri due consoli subalterni. Non contento di imporre la propria volontà in tutti i campi, nel 1804 Napoleone si fece nominare imperatore dei Francesi, anche se la Francia rimase teoricamente una repubblica, e si incoronò da se stesso alla presenza di papa Pio VII.

Napoleone alla presenza del papa incorona la moglie Joséphine imperatrice, dopo essersi messo da sé la corona imperiale (dipinto di Jacques-Louis David del 1805-1807)

Il nuovo imperatore ebbe l’appoggio della borghesia, che conservò il potere ottenuto durante la rivoluzione, e di gran parte del popolo, che vedeva in lui il salvatore della Francia. Solo la nobiltà, che rimpiangeva l’Ancien Régime, e alcuni gruppi, che volevano una maggiore uguaglianza tra i cittadini e un governo repubblicano, gli furono sempre ostili.
Napoleone raggiunse un accordo con la Chiesa (Concordato, 1801), per cui mantenne un certo controllo sulla Chiesa francese, ma il Cristianesimo cattolico fu riconosciuto come religione della maggioranza dei Francesi, vennero abolite le norme che imponevano l’elezione dei vescovi da parte del popolo e l’istruzione tornò a essere in prevalenza religiosa. Grazie a questo accordo Napoleone ebbe l’appoggio della Chiesa.
L’opera più importante di Napoleone fu il Codice civile (1804), cioè la raccolta di leggi che regolavano i rapporti tra i cittadini. Il Codice civile di Napoleone si ispirava ai principi della rivoluzione francese, affermando l’uguaglianza dei cittadini, cancellando tutti i privilegi (degli stati, in particolare della nobiltà e del clero; delle regioni e delle città) e dando ai cittadini francesi un ordinamento unico, valido per tutto il territorio nazionale; questo ordinamento venne imposto anche nei territori in seguito conquistati dalla Francia.
Il Codice civile affermò anche l’inviolabilità della proprietà privata, cioè il fatto che essa doveva essere rispettata e protetta dallo Stato, e diede spazio all’iniziativa economica privata: soprattutto quest’ultimo provvedimento andava a vantaggio della borghesia, le cui attività economiche potevano ora svilupparsi molto più liberamente.
All’interno della famiglia il Codice affermò il principio della superiorità maschile, eliminando alcune delle limitate conquiste delle donne nel periodo rivoluzionario.

Un’edizione del Codice civile del 1804

Anche se imperatore, Napoleone fino al 1815 guidò l’esercito francese in moltissime guerre contro gli Stati europei: Austria, Prussia, Russia e Inghilterra furono i suoi principali nemici e si unirono in numerose coalizioni, insieme ad alcuni Stati minori, per cercare di sconfiggerlo.
Fino al 1812 Napoleone riportò una lunga serie di vittorie, costringendo gli altri Stati alla resa o a un accordo: la Prussia e la Russia vennero sconfitte e persero territori, Vienna fu occupata (1809) e Napoleone ottenne in moglie Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore (1810).

Il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria, in un dipinto di Georges Rouget del 1810

Solo nei confronti dell’Inghilterra Napoleone non riuscì mai a ottenere una vittoria decisiva: la flotta inglese controllava i mari e rendeva impossibile effettuare uno sbarco sull’isola. Napoleone perciò impose un blocco continentale (1806), con cui vietava alle navi inglesi di sbarcare in qualsiasi porto del continente: poiché Napoleone controllava gran parte dell’Europa, il blocco danneggiò fortemente l’economia inglese, senza però costringere l’Inghilterra alla resa.
Gli Stati conquistati dal Bonaparte subirono sorti diverse: alcuni furono uniti alla Francia, come avvenne nel 1812 agli attuali Belgio e Olanda, altri divennero Stati autonomi, a capo dei quali Napoleone mise i suoi parenti: ad esempio il fratello Giuseppe fu prima re di Napoli (1806), poi di Spagna (1808).
Anche l’Italia subì la stessa sorte: alcune regioni (il Piemonte, la Liguria, il territorio di Parma, poi anche la Toscana, l’Umbria e il Lazio) vennero unite alla Francia, mentre venivano creati il Regno d’Italia (nel centro-nord della penisola) e quello di Napoli, di fatto sotto il controllo di Napoleone.
Il dominio francese mirava allo sfruttamento delle terre occupate a vantaggio della Francia e ovunque vennero imposte forti tasse, mentre ricchezze e opere d’arte venivano prese per essere portate a Parigi. L’avidità dei Francesi suscitò in molti Paesi una forte opposizione, ispirata a quegli ideali di libertà dei popoli che gli stessi Francesi avevano diffuso. Si ebbero perciò rivolte, in particolare in Spagna e nel Tirolo, sotto la guida dell’oste Andreas Hofer (1809).

Il patriota tirolese Andreas Hofer, ritratto da Georg Wachter attorno al 1840

Dopo molte guerre vittoriose Napoleone intraprese una spedizione per sconfiggere definitivamente la Russia, l’avversario più temibile sul continente. Napoleone riuscì ad arrivare a Mosca, abbandonata dallo zar, ma fu costretto a ritirarsi per l’avvicinarsi dell’inverno (1812). Il gelo invernale e gli attacchi russi trasformarono la ritirata in una disfatta e l’esercito francese fu decimato: dei 600.000 uomini partiti per la Russia, solo 20.000 riuscirono a tornare.

La ritirata da Mosca (dipinto di Adolph Northen del 1851)

L’anno successivo (1813) Napoleone subì una sconfitta (battaglia di Lipsia) che mise fine al suo dominio sull’Europa. Egli venne esiliato nell’isola d’Elba, da cui riuscì a fuggire per ritornare in Francia e riprendere il potere (questo periodo fu detto dei Cento giorni, poiché durò dal marzo al giugno 1815). Il 18 giugno 1815 Napoleone venne definitivamente sconfitto a Waterloo: fu esiliato nell’isoletta di Sant’Elena, sperduta nell’oceano Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.

Napoleone a Sant’Elena (acquerello di François-Joseph Sandmann di data ignota)

Le conquiste napoleoniche ebbero breve durata, ma furono molto importanti per la storia dell’Europa, perché portarono a un grande rinnovamento.
Napoleone introdusse in tutti i territori conquistati il Codice civile, emanato in Francia nel 1804 e poi diffuso in gran parte dell’Europa (Germania, Spagna, Polonia, Olanda, Stati italiani). Esso si basava sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge: la nobiltà perse perciò i suoi privilegi, pur mantenendo i propri titoli,  e la borghesia poté partecipare al potere. Si ebbe quindi un declino della nobiltà e la definitiva scomparsa del sistema feudale.
Nel periodo napoleonico vi fu un rafforzamento dello Stato prima in Francia, poi in diversi altri Paesi europei: si passò infatti a uno Stato molto centralizzato (in cui tutte le decisioni venivano prese dal centro, cioè dal governo nazionale) e venne creato un apparato amministrativo (un insieme di dipendenti pubblici) moderno ed efficiente.

L’Europa sotto Napoleone nel 1812

La Chiesa, che già aveva perso molto del suo potere nel Settecento, venne sempre più esclusa dalla vita politica e la libertà religiosa fu garantita a tutti i cittadini.
Sotto Napoleone furono introdotte numerose leggi che tendevano a favorire lo sviluppo economico, come il codice di commercio (1807) e la legge sulle concessioni minerarie (1810): vennero ad esempio eliminati molti dazi che occorreva pagare per il trasporto delle merci e vennero unificati i sistemi di pesi e misure (vedi lezione n° 64). Furono inoltre messe in vendita le proprietà ecclesiastiche, che vennero acquistate prevalentemente dalla borghesia.
Tutte queste norme favorirono la borghesia, che poté sviluppare le proprie attività e ottenne perciò un maggiore potere economico in gran parte dell’Europa.
Un altro cambiamento dipese dalle frequenti guerre: i re di diversi Paesi, come la Prussia e la Russia, chiamarono alle armi i cittadini contro le truppe francesi in nome della libertà e della difesa della patria. Essi contribuirono quindi a sviluppare il nazionalismo, che nel corso del XIX secolo si diffuse grandemente.
Tutti questi fenomeni caratterizzarono l’intero Ottocento, nonostante gli sforzi compiuti da molti sovrani per cancellare le innovazioni napoleoniche.

Un celebre ritratto di Napoleone di Jacques-Louis David del 1812


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