mercoledì 12 agosto 2015

61 La prima rivoluzione industriale: cause e modalità



LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: CAUSE E MODALITÀ

Tutto ciò che noi oggi utilizziamo, dalle stoviglie ai vestiti, dai libri alle scarpe, dai computer alle automobili, viene prodotto dalle industrie; fino alla prima metà del Settecento, invece, tutti i beni esistenti erano prodotti da artigiani, che eseguivano a mano il lavoro necessario alla realizzazione di questi beni, al massimo servendosi di alcune macchine relativamente semplici, mosse dalla forza umana o animale, o da elementi quali l’acqua e il vento.
Il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale, che è ormai quella più usata nel mondo, avvenne in Inghilterra in un lungo periodo compreso tra il 1760 e il 1830; a questo fenomeno, che sostanzialmente consiste nella nascita delle industrie, si dà il nome di rivoluzione industriale.

Alcuni artigiani producono a mano delle scarpe: dopo la rivoluzione industriale essi scompariranno

Essa avvenne in Inghilterra, perché qui si verificarono le condizioni necessarie per la sua nascita.
Innanzitutto in Inghilterra si attuò quella che viene chiamata terza rivoluzione agricola, una trasformazione nel modo di coltivare i campi provocata dall’introduzione di nuovi prodotti (la patata, il mais, la rapa) e di nuove tecniche, tra cui soprattutto la rotazione quadriennale, che permetteva di coltivare il terreno ogni anno, alternando prodotti alimentari per l’uomo con altri (come il trifoglio) che diventavano foraggio per gli animali. Questo provocò un aumento della produzione agricola e dell’allevamento. A sua volta l’incremento della produzione agricola favorì l’aumento della popolazione, che però non sempre trovava lavoro nei campi, dato che le nuove tecniche agricole non richiedevano un particolare sovrappiù di manodopera.

Due pagine dell’Encyclopédie illuminista dedicate all’agricoltura

Contemporaneamente il commercio inglese aveva conosciuto uno sviluppo enorme, grazie alla formazione delle colonie in America e agli scambi che erano ormai di tipo intercontinentale. Questi successi commerciali portavano nel paese grandi ricchezze, a disposizione di una popolazione borghese che, a differenza degli Spagnoli nei secoli precedenti, non si accontentò del benessere conseguente a tali ricchezze, ma pensò di investirle in nuove attività produttive e quindi in nuove fonti di guadagno.

Fu proprio nel Settecento che la flotta inglese divenne la più potente al mondo

Tra queste nuove attività produttive ci furono quelle appunto che riguardavano l’agricoltura, ma anche altre inerenti all’artigianato, un settore che in Inghilterra aveva una lunga tradizione e che conobbe nel Settecento un ulteriore incremento: le competenze tecniche qui erano apprezzate e diffuse, tanto che vi erano artigiani e meccanici in grado di costruire macchine in modo preciso, ma anche di perfezionarle, o di inventarne di nuove. In Gran Bretagna, del resto, le invenzioni erano protette da brevetti, che garantivano agli inventori una parte dei guadagni che era possibile ricavarne.
Dunque, lo sviluppo agricolo prima, quella artigianale poi, accompagnati allo sviluppo commerciale, avevano fatto sì che in Inghilterra esistessero capitali (cioè somme di denaro) e manodopera in abbondanza: condizioni favorevoli alla nascita e allo sviluppo delle industrie.
A queste condizioni generali vanno aggiunti altri tre elementi particolari. Il primo fu l’invenzione della macchina a vapore, un motore che utilizzava l’energia del vapore per produrre movimento e quindi svolgere un lavoro. Il modello di macchina a vapore realizzato dall’inventore scozzese James Watt (1736-1819) si rivelò particolarmente efficace, in quanto in grado di sfruttare l’energia del vapore molto meglio dei modelli precedenti, ed ebbe un’ampia diffusione: nel corso del Settecento furono costruiti circa 2.500 motori di questo tipo. Esso venne anche applicato ai battelli (navi a vapore, 1783), ma in questo campo divenne di uso comune solo nel corso dell’Ottocento.

Un modello perfezionato di macchina a vapore di James Watt

Il secondo elemento essenziale fu l’uso del metallo, in particolare del ferro, per la costruzione di macchine: esso permetteva di realizzare ingranaggi più solidi di quelli in legno, meno soggetti all’usura e utilizzabili anche ad alte temperature senza rischi di incendio. Motori come la macchina a vapore non avrebbero potuto essere realizzati in legno, perché sarebbero bruciati.
Il terzo elemento fondamentale fu l’impiego del carbone coke, un carbone purificato che si ottiene attraverso un processo particolare. Dall’inizio del Settecento l’uso del legno come combustibile si ridusse e il carbone venne utilizzato negli altiforni. Nella seconda metà del secolo i progressi tecnici realizzati nel processo di produzione ne resero l’uso molto comune: era il carbone ad alimentare la macchina a vapore, riscaldando l’acqua fino a che questa non si trasformava in vapore. La grande richiesta di carbone da parte dell’industria portò a un grande sviluppo dell’attività estrattiva in Inghilterra, una regione ricca di questo elemento.

Il lavoro in miniera in una stampa italiana del Settecento

Le nuove macchine e il nuovo sistema di produzione vennero utilizzati all’inizio per produrre tessuti: la prima a svilupparsi fu infatti l’industria tessile, nei suoi vari settori. Le invenzioni nel campo tessile e i loro perfezionamenti si succedettero per decenni nel corso del Settecento; fondamentali furono i vari tipi di filatoi, ossia di macchine che trasformavano il cotone in fili con cui fare i tessuti. Basti pensare che, se all’inizio del Settecento erano necessarie oltre 1.100 ore di lavoro per filare un chilo di cotone con il filatoio a mano, con il filatoio meccanico inventato nel 1779 erano sufficienti tre ore.

Il filatoio inventato nel 1779 da Samuel Crompton

Altre invenzioni permisero di rendere più veloci e meno costose tutte le fasi di lavorazione del cotone: dalla sgranatura (la separazione dei semi dalle fibre di cotone) alla cardatura (la trasformazione della fibra di cotone in un velo continuo), dalla sbiancatura (mediante cloro) alla stampa sui tessuti. Infine una serie di invenzioni relative ai telai migliorarono anche la tessitura del cotone.
Lo sviluppo dell’industria cotoniera incoraggiò le nuove invenzioni negli altri settori tessili, quello della lana, della seta e del lino.
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento in Inghilterra nacque anche un’industria meccanica, in grado cioè di produrre macchine utensili ad alta precisione; fu essa che realizzò le macchine necessarie all’industria tessile. In questo modo industria tessile e industria meccanica si sostenevano a vicenda: lo sviluppo di una determinava quello dell’altra.
Grazie a questi successi la rivoluzione industriale divenne un po’ alla volta un fenomeno consolidato: si capì che lo sviluppo dell’Inghilterra passava attraverso lo sviluppo industriale, il quale stava trasformando completamente non solo l’economia del Paese, ma anche la società.

Un’industria tessile




Nessun commento:

Posta un commento