LE GRANDI POTENZE
EUROPEE NEL CINQUECENTO
All’inizio del Cinquecento in
Europa c’erano 4 grandi potenze: la Spagna, la Francia, l’Inghilterra e
l’Austria. Nell’estremità sud-orientale del continente si estendeva l’Impero
Ottomano, che costituiva un pericolo costante per l’Europa e, a causa della sua
diversità religiosa, era vissuto come un elemento estraneo.
L’Europa nel Cinquecento
Già all’inizio del secolo la
situazione sembrava però destinata a cambiare.
L’IMPERO DEGLI ASBURGO
Grazie a una giusta serie di
matrimoni, la famiglia austriaca degli Asburgo sembrava avviata al dominio di
gran parte dell’Europa. Il personaggio centrale di tutto questo fu Carlo V
d’Asburgo, che ereditò dai suoi vari antenati vastissimi possedimenti, tanto
che – come egli amava ripetere – nel suo «impero non tramontava mai il sole».
Dal nonno materno, Ferdinando
d’Aragona, Carlo V ereditò il regno di Aragona (1516) con le sue dipendenze in
Italia (regni di Napoli, Sicilia e Sardegna).
Dalla madre Giovanna, figlia di
Isabella di Castiglia, ereditò il regno di Castiglia (1506) con i suoi
possedimenti in America, che durante il suo regno si ampliarono e si
organizzarono nei vicereami della Nuova Spagna e della Nuova Castiglia.
Dalla nonna paterna, Maria di
Borgogna, Carlo V ereditò i Paesi Bassi e la Franca Contea (1506) e dal nonno
paterno, Massimiliano d’Asburgo, l’Austria (1519), che egli però cedette al
fratello Ferdinando, re d’Ungheria e di Boemia.
In questo modo Carlo V si trovò
ad essere il più forte sovrano europeo e nel 1519 si fece eleggere imperatore
del Sacro Romano Impero Germanico, carica che dal 1438 era sempre stata
assegnata alla dinastia degli Asburgo dai sette elettori cui spettava questo
compito. Carlo V, in realtà, comprò i voti necessari per essere eletto
imperatore, sborsando la bella cifra di 850.000 fiorini, di cui oltre 500.000
prestati dal banchiere Jakob Fugger.
Jacob Fugger in un ritratto di Albrecht Dürer
Il potere di Carlo V (che egli
cercò per giunta di estendere ulteriormente) suscitò l’opposizione di tutti
coloro che se ne vedevano minacciati, in particolare
-
i principi tedeschi, che volevano mantenere la propria
autonomia
-
il papa, a cui Carlo V avrebbe voluto imporre una
riforma della Chiesa
-
il re di Francia, Francesco I, i cui territori erano
quasi completamente circondati dai domini asburgici.
Carlo V fu costretto per questo a
intraprendere numerose guerre, come quella contro Francesco I, che culminò
nella battaglia di Pavia del 1525, con la quale il re francese venne sconfitto
e finì per un anno prigioniero dell’imperatore, il quale intanto si impadroniva
del Ducato di Milano.
La cattura di Francesco I alla battaglia di Pavia
O come quella contro una Lega di
Stati italiani che si era formata per opporglisi e che portò un esercito di lanzichenecchi
(soldati mercenari tedeschi) a scendere in Italia e, poiché non venivano pagati
regolarmente, a puntare nel 1527 su Roma e a sottoporla a un violentissimo
saccheggio durato 9 mesi.
Il sacco di Roma del 1527
in un dipinto ottocentesco di Francisco Javier Amérigo y Aparici
Ciò nonostante Carlo V non riuscì
nel suo sogno di unificare l’Europa in un unico grande impero e verso la fine
della sua vita (nel 1556) abdicò, deluso dalle fatiche e dai compromessi, e si
ritirò in un convento spagnolo, lasciando i suoi domini al figlio Filippo II,
ma la corona imperiale al fratello Ferdinando d’Asburgo.
Il monastero di San Jeronimo de Yuste dove si ritirò Carlo V
Questa divisione dei possedimenti
di Carlo V determinò due percorsi differenti per l’Austria asburgica e per la
Spagna di Filippo II. Quest’ultima rimase ancora per la seconda metà del ‘500
uno degli Stati più importanti in Europa, ma le numerose guerre che Filippo II
dovette combattere (per sostenere la grandezza della Spagna, per esempio contro
l’Inghilterra) e la mancanza di investimenti nelle attività produttive la
impoverirono progressivamente. Alla fine del secolo cominciò per il regno
iberico un lungo periodo di crisi politica ed economica, che escluse la Spagna
dal novero delle grandi potenze.
Filippo II ritratto da Tiziano
I PAESI BASSI
In più Filippo II perse anche il
possesso della ricca regione dei Paesi Bassi; qui egli aveva cercato di imporre
la religione cristiano-cattolica, provocando una rivolta (1566), che la Spagna
represse ferocemente. La repressione e il malgoverno spagnolo spinsero i
protestanti delle province settentrionali dei Paesi Bassi a una nuova rivolta e
alla dichiarazione di indipendenza (1581): nacquero così le Province Unite,
chiamate spesso Olanda, dal nome della provincia più ricca.
Guglielmo I d’Orange, il capo degli Olandesi nella guerra di
indipendenza
LA FRANCIA
La storia della Francia
nell’Europa del ‘500 può essere fatta cominciare dalla spedizione del 1494-1498
di Carlo VIII in Italia. Carlo VIII di Valois era cugino degli Angiò, che
avevano dominato il sud d’Italia nella prima metà del Quattrocento, ma ne erano
stati scacciati nel 1442 dagli Aragona di Spagna. Il tentativo di Carlo VIII di
riprendersi Napoli fallì, ma la sua spedizione è per noi importante, perché fu
il primo episodio di una serie di guerre che insanguinarono l’Italia.
Carlo VIII di Francia
Il successore Luigi XII ne
organizzò altre due e dopo di lui Francesco I mise in gioco la sua reputazione
ancora una volta in Italia, ma nel quadro più ampio dell’opposizione al
crescente potere di Carlo V.
Le guerre contro gli Asburgo
impegnarono Francesco I per un quarto di secolo, con esiti alterni. Cessarono
nel 1559 con la pace di Cateau-Cambrésis, firmata dal successore Enrico II. Ma se
per la Francia erano terminate le guerre esterne, con la seconda metà del
Cinquecento cominciavano quelle interne di religione (per le quali puoi vedere
la lezione precedente).
Enrico II di Francia
L’INGHILTERRA
Se la prima metà del secolo è
segnata dalla presenza di Enrico VIII e dal suo distacco dalla Chiesa di Roma,
con la fondazione della Chiesa Anglicana, la seconda metà è dominata dalla
figura della regina Elisabetta I. Nata nel 1533, era figlia di Enrico VIII e
della sua seconda moglie, Anna Bolena, sposata dopo il divorzio da Caterina
d’Aragona: divorzio rifiutato dal papa e che è all’origine proprio della
nascita della Chiesa Anglicana.
Elisabetta I d’Inghilterra
Elisabetta divenne regina
d’Inghilterra nel 1558, alla morte della sorellastra, Maria la Cattolica. La
sua incoronazione venne però avversata dai cattolici, poiché non davano valore
legale al secondo matrimonio di Enrico VIII; essi sostenevano piuttosto la
candidatura al trono d’Inghilterra della cugina di Elisabetta, la cattolica
Maria Stuart, regina di Scozia.
Nel 1570 il papa scomunicò
Elisabetta e ci furono diverse congiure per toglierle il trono, alcune delle
quali attribuite a Maria Stuart che finì decapitata nel 1587.
La decapitazione di Maria Stuart (spesso italianizzata Stuarda)
Elisabetta reagì alle congiure
rafforzando la Chiesa Anglicana e regnò comunque per più di quarant’anni, dal
1558 al 1603, durante i quali l’Inghilterra conobbe un grande sviluppo
economico, nel settore agricolo, navale, tessile e minerario.
Incentivò la fondazione di
colonie in Asia e in America: la prima colonia inglese nell’America
settentrionale venne chiamata Virginia, in onore di Elisabetta che era detta la
Regina vergine, in quanto non si sposò mai. Per il commercio con l’oriente
costituì la Compagnia delle Indie Orientali: lo sviluppo della flotta inglese
fu la base della potenza commerciale e militare dell’Inghilterra, che divenne
uno degli Stati più ricchi al mondo.
La protezione accordata da
Elisabetta ai corsari che operavano in America (vedi lezione sulla pirateria) e
la rivalità con la Spagna per il controllo degli oceani portarono a una guerra
tra Spagna e Inghilterra; essa culminò nel 1588 con la distruzione della flotta
spagnola (sebbene fosse chiamata Invincibile Armata), in uno scontro avvenuto
nel Canale della Manica e con il soccorso in favore degli inglesi di tre
violentissime tempeste; dopo di allora l’Inghilterra fu la prima potenza navale
nel mondo.
Dipinto di anonimo con navi inglesi e navi dell’Invincibile Armata spagnola
Durante il regno di Elisabetta I
vi fu anche un grande sviluppo culturale, testimoniato dall’opera del massimo
scrittore di teatro della storia, William Shakespeare, autore di “Romeo e
Giulietta”, "Amleto", “Otello”, “Re Lear”, “Macbeth”, “La bisbetica domata”, “Riccardo
III”, "Il mercante di Venezia" e molte altre opere famosissime in tutto il mondo.
Dipinto di anonimo e di epoca recente di William Shakespeare
L’AUSTRIA
All’interno dell’Impero Germanico
l’Austria rimase a lungo lo Stato più forte, ma per molto tempo dovette impegnare
le sue forze per difendersi dagli attacchi dei Turchi Ottomani, che giunsero ad
assediare la stessa capitale, Vienna (nel 1529 e nel 1683). Per quanto fossero
anche re d’Ungheria, gli Asburgo controllavano solo una minima parte del
territorio ungherese, che era sotto dominio turco.
L’assedio di Vienna del 1683 di anonimo
L’IMPERO OTTOMANO
L’Impero Ottomano continuò la sua
espansione fino alla fine del Seicento; un momento critico si ebbe nel 1571,
quando i Turchi furono sconfitti nella battaglia navale di Lepanto, ad opera di
una flotta cristiana costituita da Veneziani, Genovesi e Spagnoli. Il declino
turco cominciò verso la fine del Seicento: nel 1686 l’Ungheria tornò sotto il
dominio degli Asburgo.
La battaglia di Lepanto in un dipinto anonimo
LA RUSSIA
Un’altra nuova grande potenza si
affermò nell’Europa orientale: la Russia.
Il principe di Mosca Ivan IV il
Terribile (1533-1584) assunse il titolo di zar (imperatore) e la Russia divenne
un impero, che nel corso dell’Età Moderna si estese fino a raggiungere il mar
Baltico a ovest e l’Oceano Pacifico a est (1649). Nel Seicento la Russia
confermò la sua potenza, cominciando a partecipare alle guerre che si
combattevano in Europa.
Ivan IV il Terribile in un ritratto di Viktor
Michajlovič Vasnecov
(li trovi nella barra di destra nell'home page):
La disfatta dell'Invincibile Armata (1588)
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