IL NAZISMO
Sconfitta nella Prima guerra
mondiale, la Germania era diventata una Repubblica nel 1918, in seguito
all’abdicazione del kaiser Guglielmo II e a una rivoluzione socialista: fu la
cosiddetta Repubblica di Weimar. Il Paese, costretto a pagare una somma enorme
come riparazioni di guerra, si trovò colpito da una crisi economica
difficilissima, che portò a un’inflazione galoppante: il marco tedesco perse
completamente di valore, come rivelano le cifre seguenti sul valore di un
dollaro rispetto al marco:
L’inflazione portò alla miseria
tutti i salariati tedeschi e gran parte della classe media. Ovunque in Germania
vi erano ex combattenti, disoccupati ed esaltati da quattro anni di violenza,
pronti ad ogni colpo di mano, pur di vendicare l’offesa subita dal loro Paese.
In questa foto del periodo della grande inflazione in Germania il
cartello dice: “Si vende e si ripara in cambio di cibo”
Uno di essi era un ex caporale,
ferito tre volte durante la Grande Guerra: Adolf Hitler.
Nato a Braunau, in Austria, il 20
aprile 1889, Hitler era figlio di un doganiere austriaco, un uomo volgare e
violento, che voleva fare del figlio un modesto funzionario. Adolf, invece,
aveva ambizioni artistiche: respinto due volte all’Accademia di belle arti di
Vienna, quando morirono i genitori si trovò solo e senza denaro. Andò a vivere
a Vienna, dove esercitò diversi mestieri, dormendo negli ospizi la notte. Nel
1913, per non fare il servizio militare per gli Asburgo (che detestava,
ritenendoli l’ostacolo principale all’unione dell’Austria e della Germania) si
trasferì a Monaco di Baviera, dove condusse lo stesso tipo di vita che aveva
seguito a Vienna. In questo periodo elaborò le teorie che lo caratterizzarono
in seguito: odio per i socialisti, la democrazia e gli ebrei, razzismo contro
tutti coloro che non fossero tedeschi, che egli considerava una razza
superiore.
Si arruolò in un reggimento
bavarese e combatté coraggiosamente durante la guerra. Sfuggito alla morte (nel
1918 venne colpito dai gas e rimase per un po’ di tempo accecato), fu
profondamente sconvolto dalla sconfitta della Germania: l’armistizio non era
per lui la conseguenza del successo degli alleati, bensì il frutto di un
tradimento politico perpetrato dalla stessa Germania, in particolare dagli
ebrei.
Hitler nel 1914
Dopo la guerra tornò a Monaco,
dove trovò un piccolo impiego che gli permise di sbarcare il lunario. Nella
capitale bavarese pullulavano i gruppi ultranazionalisti, tra cui uno fondato
nel 1918 dal fabbro Anton Drexler, a una cui riunione Hitler partecipò nel
1919. Nell’ottobre di quell’anno parlò in pubblico per la prima volta: si
dimostrò un oratore straordinario, capace di scuotere le folle. Parlava
dapprima a voce bassa e quasi monotona, poi s’infiammava progressivamente,
trascinando l’uditorio fino a creare una sorta di isterismo collettivo.
Hitler prese in mano il piccolo
partito di Drexler e ne cambiò il nome in Partito nazionalsocialista tedesco
dei lavoratori, abbreviato in Partito nazista. Eliminato Drexler, Hitler
assunse i pieni poteri all’interno del partito. Cominciò a girare per la
Germania per reclutare aderenti, i quali si diedero un’uniforme (una camicia
bruna) e si armarono, per scontrarsi con i comunisti. Nel 1923 tentò un colpo
di stato (il putsch di Monaco), che fallì: Hitler venne condannato a cinque
anni di carcere, ma ne scontò meno di uno. In prigione Hitler scrisse gran
parte del suo libro, che divenne il vangelo del nazismo: Mein Kampf (La mia battaglia).
Hitler nel 1924 dopo il putsch di Monaco, assieme ad altri nazisti (il
secondo da destra è Rudolf Hess)
L’espansione economica che si
registrò tra il 1924 e il 1929 in molti Stati, e che migliorò anche le
condizioni della Germania, mise in secondo piano il partito nazista: nel 1929
esso aveva solo 120.000 iscritti, che venivano generalmente considerati come un
gruppo di esaltati e le cui sfilate in camicia bruna facevano ormai soltanto
sorridere.
Invece, la depressione seguita al
crollo della Borsa di New York, favorì il partito nazista. Nella difficile
situazione economica e politica provocata dalla crisi, i nazisti si
presentarono come i salvatori della patria, in grado di risollevare il Paese
dalla miseria. Essi accusavano gli ebrei di essere i responsabili delle
difficoltà della Germania: per quanto questa accusa fosse priva di fondamento,
essa veniva creduta facilmente perché l’antisemitismo era molto diffuso. La
presenza di ebrei nella finanza e in particolare in alcune banche fu usata come
pretesto per presentare gli Ebrei come individui spregevoli che si arricchivano
rubando al popolo tedesco. I nazisti, inoltre, continuarono i loro attacchi ai
socialisti e ai comunisti, accusati di dividere il Paese. In questo modo la
propaganda nazista riuscì ad assicurare a Hitler il voto della borghesia, dei
ceti medi e degli agricoltori.
Migliaia di giovani sostennero Hitler negli anni della sua ascesa al
potere
Grazie al successo elettorale,
Hitler divenne cancelliere, cioè primo ministro, nel 1933: fin da subito fece
emanare una legge che gli dava ogni autorità. Eliminò ad uno ad uno gli altri
partiti e stabilì che l’unico partito della Germania fosse quello
nazionalsocialista. Soppresse i sindacati e numerosi militanti furono inviati
nei campi di concentramento (lager), affinché fossero “rieducati” attraverso il
lavoro. Costituì una polizia di stato speciale – la Gestapo – affidata ad
Heinrich Himmler, capo delle SS (Schutz Staffeln, squadre di protezione), un
gruppo paramilitare che costituiva una sorta di corpo scelto nazista. Un altro
gruppo paramilitare, le SA (Sturm Abteilungen, reparti d’assalto), si abbandonò
frequentemente alla violenza e al saccheggio con la sicurezza dell’impunità. I
parlamenti locali (cioè dei vari stati che formavano la Germania) furono
affidati a uomini di fiducia di Hitler e all’inizio del 1934 del tutto
soppressi.
Hitler nel 1933 con il presidente Paul von Hindenburg
Nello stesso anno, alla morte del
presidente della repubblica, Paul von Hindenburg, Hitler ne prese il posto;
venne eletto con un plebiscito di voti (l’89,93%), nonostante il voto contrario
di 4 milioni e mezzo di tedeschi. Rimasto il solo padrone della Germania,
Hitler prese il titolo di Führer
(= condottiero) ed eliminò ogni libertà, dando vita a un regime totalitario: la
stampa venne messa sotto controllo e migliaia di libri vennero bruciati
pubblicamente, gli oppositori vennero assassinati o incarcerati. Socialisti e
comunisti furono le prime vittime della repressione, ma anche all’interno del
partito nazista vennero eliminati coloro sulla cui lealtà Hitler aveva dei
dubbi: i capi delle SA, che chiedevano alcune riforme, vennero fatti
assassinare dalle SS (30 giugno 1934, notte dei lunghi coltelli).
Cartolina del 1935 con i simboli delle SS: il motto dice “Unità tedesca
– Potere tedesco”
Molti oppositori vennero inviati,
come i delinquenti comuni, nei campi di concentramento, assieme ai testimoni di
Geova, che rifiutavano la violenza, gli ebrei, gli zingari e gli omosessuali:
nel 1939 nei lager erano rinchiusi oltre 20.000 prigionieri.
Negli anni successivi si ebbe in
Germania, come in altri Paesi europei, una ripresa economica, grazie anche a una
serie di grandi lavori pubblici e allo sviluppo dell’industria bellica, voluto
dal governo. La ripresa economica avrebbe potuto essere ottenuta anche puntando
su altri tipi di industrie, ma Hitler voleva ad ogni costo che la Germania
sviluppasse le proprie industrie belliche e quindi il riarmo, violando gli
accordi di pace del 1919. Le spese militari aumentarono vertiginosamente, venne
creata un’aviazione e fu reso obbligatorio il servizio militare. La ripresa
permise di ridurre il numero dei disoccupati dai 6 milioni del 1933 ai 200.000
del 1939 e allargò il consenso al nazismo.
Apparecchio radio del 1935: il regime nazista utilizzò efficacemente la
radio come strumento di propaganda
Secondo i nazisti i tedeschi
costituivano una razza superiore, che era destinata al dominio sul mondo e
doveva mantenere la sua purezza: ogni elemento estraneo alla razza tedesca,
come gli ebrei e gli zingari tedeschi, avrebbe dovuto essere eliminato e non
dovevano essere permesse mescolanze tra la razza superiore e le razze
inferiori.
Le leggi razziali (leggi di
Norimberga del 1935) vietarono i matrimoni tra tedeschi ed ebrei e diedero
inizio alla discriminazione contro gli ebrei, che cominciarono ad essere
inviati nei lager. Essi furono oggetto di attacchi da parte delle squadre
paramilitari naziste, di persecuzioni e di veri e propri pogrom, come successe
il 9 novembre 1938, in quella che viene definita notte dei cristalli, durante
la quale vennero distrutti o incendiati negozi, case private, sinagoghe e
cimiteri ebraici. Molti furono espulsi o costretti a partire.
Un negozio ebraico distrutto durante la Notte dei Cristalli a Berlino
Per mantenere la purezza della
razza, a partire dal 1934 il governo attuò la sterilizzazione di circa 360.000
persone con disturbi mentali.
Nel 1939 infine il governo
nazista decise di eliminare tutti i portatori di handicap gravi, fisici e
mentali, che non erano in grado di lavorare e quindi di produrre (operazione
T4): eseguendo un ordine emanato da Hitler, i medici eliminarono almeno 100.000
persone, di cui circa la metà erano bambini.
L’ideale del nuovo tedesco secondo il nazismo, in un dipinto di Gerhard
Keil del 1939
Il nazismo mirava alla creazione
della Grande Germania, riunendo i territori abitati da tedeschi in un unico
grande Stato (pangermanesimo), che avrebbe dominato l’Europa e cancellato
l’umiliazione della sconfitta nella Prima guerra mondiale. La Germania
hitleriana era il Terzo Reich, il terzo impero tedesco, dopo il Sacro Romano
Impero Germanico (nato nel 962) e l’Impero Tedesco del 1871.
Per realizzare questo obiettivo
il governo nazista cercò alleati in Europa, dove strinse rapporti con l’Italia
fascista (1936, Asse Roma-Berlino), e in Asia, dove stabilì accordi con il
Giappone. Italia e Germania sostennero la ribellione di Franco in Spagna, dando
così vita a un altro governo fascista loro alleato. Nel 1939 l’accordo tra
Italia e Germania divenne un’alleanza politico-militare (Patto d’acciaio).
Hitler e Mussolini alla conferenza di Monaco del 1938
La politica di espansione
cominciò nel 1938 con l’annessione dell’Austria (Anschluss). Poi Hitler
rivendicò il territorio dei monti Sudeti, in Cecoslovacchia, dove vivevano
molti tedeschi: Gran Bretagna, Francia e Italia accettarono che la Germania se
ne impossessasse (Patto di Monaco, 1938), nell’illusione di impedire la guerra,
e non reagirono neppure quando Hitler si impadronì della Boemia e della Moravia
(1939).
L’esercito tedesco entra a Salisburgo dopo l’annessione dell’Austria da
parte della Germania
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