LE CIVILTÀ
ANTICHE
Diffusasi
ampiamente sulla Terra, l'umanità divenuta in gran parte sedentaria
sviluppò una propria cultura, diversa a seconda del luogo in cui
viveva.
È
bene riflettere sul significato di cultura (che, per quanto riguarda
i popoli che si erano urbanizzati, viene chiamata anche civiltà).
Cultura
significa
-
lingua
-
religione
-
organizzazione socio-politica
-
tradizioni e usanze della vita quotidiana (cioè nel modo di vestire,
di mangiare, di vivere i rapporti famigliari e interpersonali, di
lavorare, di festeggiare un avvenimento importante, eccetera)
-
manifestazioni del pensiero (filosofia, morale) e dell'arte (pittura,
scultura, architettura, musica, letteratura).
Ognuno
dei popoli che visse nell'Età Antica aveva una propria cultura e
quindi una propria lingua, religione, eccetera.
A
scuola è impossibile studiare tutte le caratteristiche della cultura
dei popoli antichi. Senza tener conto che noi europei abbiamo spesso
una visione eurocentrica della storia, per cui tendiamo a mettere in
secondo piano le civiltà che si sono sviluppate in Asia, in Africa,
in America e in Oceania, con le quali – in realtà – non siamo
venuti in contatto per molto tempo.
Ciò
che si può fare a scuola è trovare alcune caratteristiche comuni
nelle civiltà che sono alla base della nostra storia più diretta,
che formano le radici del nostro modo di essere di oggi; queste
civiltà sono quelle che sono nate nel Medio Oriente e si sono
diffuse – con significative variazioni – nel continente europeo.
Vediamone
gli aspetti più significativi.
LE
LINGUE
Più
che le lingue in sé (che sono oggetto di studi particolari assai
specialistici – a parte il greco e il latino, ancora oggi presenti
nei programmi scolastici di alcune scuole italiane) è interessante
vedere come dai diversi linguaggi orali siano nate differenti
scritture.
Il
bisogno di scrivere era eminentemente pratico: i funzionari che
raccoglievano i tributi e pagavano i salari ai lavoratori impiegati
nelle opere pubbliche, dovevano tener conto di tutto quanto entrava
ed usciva dai magazzini del palazzo reale o del tempio. Per far
questo usavano dei disegni che raffiguravano in modo essenziale le
quantità dei tributi.
Da
questi primi disegni i funzionari svilupparono col tempo dei veri e
propri sistemi di scrittura fondati su simboli; i primi furono
probabilmente i Sumeri verso il 3.200 a. C., che trasformarono i loro
disegni iniziali in segni fatti di linee e triangoli o cunei; per
questo la scrittura sumerica è detta cuneiforme. Essa servì da
modello per tutte le civiltà che abitarono la Mesopotamia, infatti
anche gli Assiri e i Babilonesi usavano scritture cuneiformi.
Altri
popoli (gli Egizi, gli Indiani, i Cinesi e – in tempi più recenti
– i Maya in America) inventarono altri sistemi di scrittura, tutti
piuttosto complicati; infatti, per saper scrivere ci volevano anni di
studio e spesso solo i funzionari erano in grado di farlo (nemmeno i
re erano sempre capaci di scrivere!).
Le
cose divennero più facili, quando nel II millennio a. C. alcuni
popoli della costa siriana inventarono la scrittura alfabetica, in
cui ad ogni segno corrisponde un suono; si riuscì, in questo modo,
con meno di 30 segni, a scrivere tutte le parole di una lingua.
Tavoletta
sumerica con scrittura pittografica, da Gemdet Nasr (fine del IV
millennio a. C.)
Tavoletta
cuneiforme di epoca assira (XXIV secolo a. C.) il cui testo si
riferisce alle conquiste
e
all'impero del re Sargon di Akkad; nella parte inferiore è incisa
una mappa geografica
con
al centro la città di Babilonia
Tavoletta
cuneiforme da Ebla (metà del III millennio a. C.)
Sigillo
a stampo con figura maschile in lotta con due tigri e iscrizione in
una forma di scrittura usata nella valle dell'Indo non ancora
decifrata (III millennio a. C.)
Iscrizione
geroglifica dal sarcofago di Petosiris (300 a. C. circa)
La stele di Nora, una
delle più antiche epigrafi fenicie (fine dell'VIII - inizio del VII
secolo a. C.)
Disegno
in un papiro egizio
Rotoli
di pergamena rinvenuti presso il Mar Morto con testo redatto in
ebraico (II-I secolo a. C.)
LE
RELIGIONI
La
maggior parte delle religioni praticate nell'Età Antica erano
politeiste, ossia i credenti veneravano tanti dèi, maschili e
femminili, alcuni dei quali potevano avere l'aspetto di un animale.
Ogni città aveva un suo dio protettore, ma con il passare del tempo
alcuni dèi divennero più importanti di altri e il loro culto si
diffuse in varie regioni.
Verso
la metà del I millennio gli Ebrei abbandonarono la loro primitiva
religione politeista e adottarono una religione rigorosamente
monoteista.
In un
periodo compreso tra la metà del II millennio e quella del I
millennio a. C. in Asia si svilupparono alcune religioni con
caratteristiche particolari:
- in
Persia un profeta di nome Zoroastro fondò una religione dualista,
cioè basata su 2 divinità opposte: un dio del bene e un dio del
male;
- in
India il monaco asceta Siddhārtha
Gautama diede vita al Buddhismo, un tipo di spiritualità in cui gli
dèi hanno poca importanza:
-
in Cina Confucio predicò una nuova morale (cioè un modo di
intendere i rapporti tra le persone) non basata sulla religione.
Tutte
le religioni introdussero nel pensiero umano l'idea che la morte
corporea non pone fine alla parte spirituale così essenziale negli
esseri umani e che chiamiamo generalmente anima. Per alcune religioni
l'anima continua a vivere in un aldilà misterioso, buono o cattivo a
seconda del comportamento tenuto in vita. Per altre religioni dopo la
morte l'anima ritorna a vivere in un altro corpo (questo fenomeno
viene chiamato reincarnazione), migliore se ci si è comportati bene,
peggiore se ci si è comportati male.
La
pratica religiosa aveva bisogno di sacerdoti (cioè di persone capaci
di comunicare con gli dèi e di interpretarne la volontà) e di
templi (cioè di palazzi – spesso sontuosi – costruiti in onore
delle divinità e in cui i fedeli potevano recarsi per pregare e
rendere loro omaggio). I sacerdoti furono sempre persone di
particolare prestigio sociale e i templi erano edifici importanti
tanto quanto i palazzi reali.
Il
dio Horo dipinto nella tomba di Horemheb a Tede (1319-1307 a- C.)
rappresentato
in forma di falco
Statua
di Buddha del I-II secolo d. C.
Il
dio Anubi, l'imbalsamatore divino degli Egizi, raffigurato mentre
imbalsama il corpo del defunto e ne prepara la mummia
L'ORGANIZZAZIONE
SOCIO-POLITICA
L'esperienza
quotidiana ci insegna che, quando una persona viene scelta come guida
e capo di un gruppo, essa finisce per forza di cose con il
differenziarsi dagli altri. Nell'Età Antica colui che venne scelto
come capo della comunità (come abbiamo visto nella lezione
precedente) si differenziò per il potere di cui godeva, ma anche per
la ricchezza di cui disponeva.
La
nascita degli stati (fenomeno politico fondamentale nella storia
dell'umanità) provocò così una serie di differenze sociali
profonde, che normalmente chiamiamo “nascita delle diverse classi
sociali”. Un po' semplificando, possiamo dire che nell'Età Antica
le classi sociali erano 3:
1-
la classe superiore (o nobiltà), che aveva un ruolo importante
all'interno della società e possedeva molte ricchezze; comprendeva
naturalmente il re e i suoi parenti, ma anche altre categorie di
persone, per esempio i proprietari di ampie terre, o gli alti
funzionari al servizio del re (in particolare gli scribi, cioè
coloro che sapevano leggere e scrivere), o i sacerdoti degli dèi più
importanti, o a volte anche i generali che avessero vinto qualche
guerra (anche se spesso la guida dell'esercito spettava al re
stesso);
2-
la massa del popolo, formata soprattutto dai contadini, dai piccoli
commercianti e dagli artigiani che producevano oggetti di uso comune.
Un po' al di sopra per condizioni di vita – ma senza appartenere
alla classe superiore – possiamo collocare i commercianti che si
procuravano merci ricercate in paesi lontani e gli artigiani che
lavoravano i materiali più preziosi;
3-
gli schiavi, uomini e donne privi di libertà, tant'è che erano di
proprietà dei loro padroni, i quali potevano farne l'uso che
volevano, anche ucciderli. Gli schiavi erano soprattutto prigionieri
di guerra, ma potevano essere anche persone del popolo cadute in
miseria e che, per sopravvivere, si vendevano a qualcuno.
Il
re assiro Sargon II raffigurato in un rilievo da Khorsabad (VIII
secolo a. C.)
Contadini
egizi raccolgono il grano, nella decorazione della mastaba di
Mereruka a Saqqara (seconda metà del III millennio a. C.)
Lastra
di terracotta degli inizi del II millennio con la figura di un
falegname al lavoro,
da
Eshnunna (Mesopotamia)
Mercanti
trasportano legname, da un rilievo dell'VIII secolo a. C. dal palazzo
di Sargon a Khorsabad (Mesopotamia); il maggior volume dei traffici
commerciali era costituito proprio da metalli e legname, necessario
per le grandi opere edilizie
Schiavi
al lavoro in un rilievo neoassiro del VII secolo a. C.
LE
ATTIVITÀ
LAVORATIVE
La
divisione in classi sociali ci ha già fatto capire quali lavori
venivano praticati nell'Età Antica.
Accanto
alla massa dei contadini e al gran numero di schiavi impiegati come
servi o nella costruzione dei grandi lavori pubblici (come le
piramidi in Egitto), l'Età Antica vede l'affermarsi di due
importanti categorie lavorative: quella dei mercanti (o, con termine
più moderno, commercianti) e quella degli artigiani.
L'attività
dei mercanti era resa necessaria dal grande bisogno di materiali che
servivano per costruire argini e canali e per edificare i palazzi
reali e i templi; spesso erano materiali che bisognava far arrivare
da lontano. Inoltre materiali rari erano ricercati dai re e dai
ricchi per le loro case e i loro abiti, e gli artigiani avevano
sempre bisogno di materie prime da lavorare.
I
mercanti usavano per i loro viaggi soprattutto le imbarcazioni:
zattere, barche o navi in grado di affrontare il mare aperto. Dove
non era possibile spostarsi sull'acqua, bisognava ricorrere ad asini
e buoi. L'invenzione della ruota e del carro, avvenuta già alla fine
del Neolitico, migliorò decisamente i trasporti terrestri.
L'attività
degli artigiani si diffuse notevolmente, anzi, divenne proprio
un'attività specialistica, che permetteva a chi la praticava di
vivere del proprio lavoro e di non essere più (come accadeva prima)
anche un contadino o un allevatore, che costruiva da sé gli
strumenti di cui necessitava.
Gli
artigiani producevano di tutto, dagli oggetti più semplici per la
vita quotidiana agli ornamenti e alle abitazioni per il re.
Con
il passaggio dal Neolitico all'Età Antica va ricordato, inoltre, che
si passò anche dall'uso di strumenti in pietra a quello di strumenti
di metallo (prima il bronzo, poi il ferro), i quali erano più
precisi e resistenti di quelli in pietra.
Doppia
scena in una decorazione dalla tomba di Nefer e Kakay a Saqqara (metà
III millennio
a.
C.): in alto schiavi nudi raccolgono il papiro, in basso un contadino
con mandria di buoi
Modello
di imbarcazione egizia in legno dipinto del 2.050 a. C. circa
Stele
con rappresentazione di un mercante con bilancia e pesi, da Marash
(Turchia)
VIII
secolo a. C.
Stele
assira con personaggi su un carro (I millennio a. C.)
Orefici
egizi al lavoro, pittura dalla tomba di Nebamon e Ipuki (dipinta tra
il 1552 e il 1297 a. C.)
Un
falcetto e una zappa in bronzo del III millennio a. C., rinvenuti
nell'Oman settentrionale
LA
DONNA E LA FAMIGLIA
Nell'Età
antica tra uomini e donne vi erano forti differenze: le donne erano
spesso in una posizione di inferiorità, infatti, per esempio, le
attività economiche che offrivano maggiori possibilità di guadagno
erano riservate agli uomini e solo in alcune regioni, tra cui la
Mesopotamia, le donne potevano lavorare per conto proprio e alcune
riuscivano a diventare scriba o medico.
In
famiglia la moglie era generalmente sottomessa al marito. Il
matrimonio era di solito combinato dalle famiglie degli sposi, spesso
quando questi erano ancora bambini. Quando il matrimonio veniva
celebrato, si organizzava un banchetto, quindi la sposa andava a
vivere nella casa del marito.
Non
esisteva il divorzio, ma il marito poteva ripudiare la moglie, cioè
allontanarla rompendo il matrimonio, soprattutto se non aveva figli o
se si comportava in modo contrario alle regole.
Tra
le classi superiori non era rara la poligamia, ossia la possibilità
per l'uomo di sposare più donne.
I
figli venivano educati in casa e imparavano a svolgere il lavoro dei
genitori. Solo i figli destinati a diventare scribi andavano a
scuola.
Gruppo in
calcare raffigurante il faraone Micerino e la moglie
Khamerernebti, risalente alla metà circa del III millennio a. C.
|
Gruppo
statuario dell'artigiano-scultore Mainekhet con la sua famiglia
(verso la metà del II millennio a. C.)
|
ASPETTI
DELLA VITA QUOTIDIANA
La
classe sociale a cui si apparteneva determinava tutti gli aspetti
della vita quotidiana, dall'alimentazione all'abbigliamento,
dall'abitazione ai divertimenti.
Per
quanto riguarda l'alimentazione, i ricchi mangiavano non solo di più,
ma anche in maniera più variata rispetto ai poveri; in caso di
carestia (frequente quando vi erano guerre, siccità o inondazioni)
era concreta la possibilità per i più poveri di morire
letteralmente di fame.
I
cibi erano diversi a seconda dei prodotti coltivati: i principali
erano i cereali (grano e orzo in Medio Oriente, riso nell'Asia
orientale, granoturco in America), che venivano consumati cotti,
sotto forma di pane e focacce. La dieta era completata da ciò che la
regione offriva: ortaggi, legumi, frutta, latte, uova, miele e, dove
c'era un fiume o in riva al mare, pesce. La carne era consumata quasi
soltanto dagli appartenenti alle classi superiori.
Semi
bruciati di orzo (come quelli nell'immagine) sono spesso presenti nei
siti archeologici mesopotamici, poiché a partire dal III millennio
l'orzo copriva il 90 per cento della
produzione cerealicola
Forme
di pane, dal Museo dell'Agricoltura de Il Cairo
Aztechi
che coltivano il mais e ne conservano il raccolto
(illustrazione
del Codex Florentinus,
redazione bilingue della seconda metà del XVI secolo
della
Historia universal de las cosas
de Nueva España
del missionario Bernardino de Sahagún)
Scena
di pesca dalla mastaba di Mereruka a Saqqara (seconda metà del III
millennio a. C.)
La
bevanda principale era l'acqua, ma erano apprezzati anche il latte e
le bevande alcoliche (vino e birra), di cui si faceva largo uso
durante i banchetti, organizzati anche dalla gente del popolo per
festeggiare un matrimonio o una nascita.
Banchetto
con i convitati che alzano i bicchieri in un brindisi, mentre un
arpista allieta l'incontro (dallo stendardo di Ur, reperto sumero del
2.500 a. C. circa)
Scena
egizia di vendemmia con 4 anfore vinarie
(dalla
tomba di Nakht, prima metà del XIV secolo a. C.)
Donna
egiziana che impasta i pani d'orzo dalla cui fermentazione si
otteneva la birra
(verso
la metà del III millennio a. C.)
Per
quanto riguarda l'abbigliamento i membri della classe superiore
indossavano abiti tessuti con materiali più pregiati (a volte anche
importati da paesi lontani), colorati e decorati; inoltre i ricchi
portavano collane, braccialetti, pettorali, cinture, anelli,
orecchini in oro, argento e pietre preziose.
I
poveri invece indossavano abiti molto semplici, di solito un
gonnellino per gli uomini e una tunica per le donne. Gli schiavi (ma
non solo) spesso lavoravano nudi o portavano solo una striscia di
tessuto legata in vita.
Il
re-sacerdote Lamgi-Mari di Mari, con l'abito tipico delle classi
più elevate
della
società mesopotamica (XXV-XXIV secolo a. C.)
|
Disegno di
M. E. Flandin, rappresentante un bassorilievo assiro con due
dignitari riccamente ingioiellati
|
Gioielli
provenienti da Ur (metà del III millennio a. C.)
Copricapo
femminile egizio in oro, turchese e corniola (seconda metà del II
millennio a. C.)
Pettorale
a forma di sacello, in oro e intarsi di cornalina e vetro di vari
colori, con scarabeo alato affiancato da Iside e Neftis, dalla tomba
di Tutankhamon (1341-1332 a. C.)
Scena agricola in una pittura egizia dell'XI secolo a. C.,
con
una coppia di contadini variamente abbigliati
Operai
vestiti solo di una striscia di stoffa dalla mastaba di Ti a Saqqara
(seconda
metà del III millennio a. C.)
Si
viveva soprattutto in piccoli villaggi, ma cominciavano ad esserci
anche grandi città, cinte da mura, con strade, piazze ed edifici
pubblici.
I
materiali usati per costruire gli edifici erano quelli presenti nel
luogo: mattoni crudi in fango o argilla, oppure legno dove c'erano
boschi. Gli edifici importanti venivano edificati con materiali
resistenti e pregiati, tipo la pietra o i mattoni cotti.
Le
case dei ricchi erano più grandi e meglio arredate rispetto a quelle dei
poveri, di solito provviste degli arredi essenziali.
Le
rovine del villaggio operaio di Deir el-Medina, dove viveva la
comunità del personale preposto alla costruzione e alla decorazione
delle tombe reali e di quelle dei dignitari; è stato calcolato che
in età ramesside vi vivessero almeno 400 persone
Disegno
ricostruttivo del villaggio di Deir el-Medina, che comprendeva una
settantina di abitazioni all'interno delle mura e circa 50
all'esterno
Resti
della cinta muraria interna di Babilonia. La città era protetta da
18 chilometri di mura, che racchiudevano un territorio quasi
disabitato; all'interno di quest'area si trovava una doppia cinta a
forma di quadrilatero lunga 8 chilometri, che proteggeva
l'agglomerato urbano
La
porta di Ishtar, la più famosa delle 8 porte d'ingresso a Babilonia.
Le pareti in mattoni sono decorate con rilievi di draghi e tori. La
porta è stata ricostruita al Pergamon Museum di Berlino, utilizzando
i mattoni smaltati trovati in loco
Se vuoi un breve approfondimento sulla Porta di Ishtar e la Strada delle Processioni di Babilonia, clicca sul link seguente:
La Porta di Ishtar al Pergamon Museum di Berlino
Se vuoi un breve approfondimento sulla Porta di Ishtar e la Strada delle Processioni di Babilonia, clicca sul link seguente:
La Porta di Ishtar al Pergamon Museum di Berlino
Pittura
egizia con arpista dalla tomba di Anherkha a Tebe (verso la fine del
II millennio a. C.): le sedie su cui sono sedute le due signore sono
di elegante fattura
Per
la gente del popolo non c'era tempo libero dal lavoro; solo in
occasione di particolari feste religiose le attività lavorative
potevano essere sospese anche per qualche giorno. Per le classi
superiori, invece, il tempo libero era molto: lo si passava
organizzando banchetti, durante i quali danze e musiche rallegravano
i convitati, oppure giocando (per esempio a scacchi) o andando a
caccia (ma questo solo per i maschi).
Rilievo
con il banchetto del re assiro Assurbanipal, che beve da una coppa
con la regina
(VII
secolo a. C.)
Rilievo
con musici che suonano un tamburo (da Karkemish, sul fiume Eufrate,
IX secolo a. C.)
Gioco
da tavola proveniente da Ur e risalente al III millennio a. C.
La
regina Nefertari, moglie del faraone Ramesse II, mentre gioca a senet
(una specie di scacchi o dama) in un tempio (dalla tomba di Nefertari presso
Tebe – XIII secolo a. C.)
Dadi
dalla Valle dell'Indo (III millennio a. C.)
Rilievo
egizio con scena di caccia all'ippopotamo, nella mastaba di Ti a
Saqqara
(metà
del III millennio a. C.)
L'ARTE
Le
diverse manifestazioni artistiche erano legate quasi esclusivamente
alla religione o alla politica; con esse infatti si esaltavano i re e
le loro gesta, oppure si onoravano gli dèi. I templi, dunque, e i
palazzi reali (ma anche le tombe reali) erano edifici grandiosi,
decorati con sculture e pitture.
Anche
le opere letterarie di solito servivano per esaltare un re o una
divinità e spesso contenevano un insegnamento morale.
Le
sfingi che accompagnano l'ingresso al tempio di Luxor (l'antica Tebe)
Il
tempio di Luxor era adorno di obelischi, colonne e statue
gigantesche,
come
questa del faraone Ramesse II
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