L’INIZIO DEL MEDIOEVO: UN PERIODO DI GRANDI TRASFORMAZIONI
Il termine Medioevo venne
inventato tra il XV e il XVI secolo con un senso negativo: stava ad indicare
quel periodo lungo ormai 10 secoli, che era stato come una parentesi di
decadenza tra lo splendore dell’età classica (quella della Grecia e di Roma) e
il rinnovamento che stava avvenendo appunto nel XV secolo.
Oggi gli storici non considerano
più “l’età di mezzo” come un’epoca completamente negativa: fu sicuramente
un’epoca percorsa da gravi tensioni sociali, economiche e politiche, ma fu
anche il periodo in cui avvennero quelle trasformazioni, che diedero un volto
nuovo all’Europa occidentale.
Il termine Medioevo è comunque
comunemente accettato, per indicare quel periodo che inizia con il 476 d.C.
(deposizione di Romolo Augustolo) e termina con il 1.492 (anno
dell’inconsapevole scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo). Anzi,
gli storici dividono quest’epoca in due parti, divise dall’anno 1.000: la prima
parte viene chiamata Alto Medioevo, la seconda Basso Medioevo.
Torniamo a osservare cosa accadde
negli anni attorno al 476 d.C.
Ancor prima della caduta
dell’Impero Romano vaste aree in mano ai Romani erano diventate di dominio dei
vari popoli germanici che vi si erano insediate; costoro le avevano occupate e
le governavano secondo i loro metodi, che erano quelli propri di genti che
avevano un’organizzazione di tipo tribale. Cosa significa?
Ogni popolo germanico, pur
riconoscendosi unito per lingua, religione ed usi comuni, era in realtà diviso
in clan, ossia in gruppi familiari composti da nonni, genitori, fratelli e
cugini e guidati dall’anziano più autorevole.
Una tribù germanica in un disegno di fantasia. Ogni clan era composto da molte persone, di tutte
le
generazioni, e comprendeva anche i parenti acquisiti mediante matrimoni.
Quando una tribù germanica
conquistava un territorio, ogni clan si ritagliava il suo pezzo e su quello il
capo del clan governava in totale autonomia, cercando di mantenere – e se
possibile di migliorare – il prestigio e la prosperità della famiglia. Per
questo non era affatto raro che tra i vari clan si scatenassero lotte di
conquista, che potevano trasformarsi in faide, ossia in una serie di vendette
private tra famiglie rivali, giustificate da qualche torto subito, magari in
tempi lontani.
Poteva accadere anche che tra due
clan sorgesse un’amicizia, magari cementata con il matrimonio tra due membri
del clan; in questo caso le due famiglie si alleavano nelle guerre e nelle
razzie contro gli altri clan.
Solo in caso di attacco da parte
di un nemico esterno (cioè di un’altra tribù) i clan ritrovavano
momentaneamente l’unità e accettavano provvisoriamente di sottomettersi al
potere di un uomo di valore, che operasse per difendersi dal pericolo; seguendo
l’esempio dei Romani, quest’uomo veniva chiamato re.
Superato il pericolo – magari con
una grande vittoria e un grande bottino – il re tornava ad essere solo il capo
del suo clan; però, con il tempo, alcuni di questi re cercarono di affermare la
propria autorità anche in tempo di pace. Il prestigio accumulato durante la
guerra contro il nemico, oppure l’essere riusciti ad accumulare più bottino di
altri, o ancora l’astuzia o la brama di potere, portarono questi personaggi ad
assumere veramente il potere regale presso quasi tutti i popoli germanici
(anche se era un potere sempre in pericolo, poiché molti erano i pretendenti a
ricoprire il ruolo).
Quando l’Impero Romano si
dissolse, al suo posto si formarono degli organismi politici a capo dei quali
c’era quasi ovunque un re; gli storici li chiamano infatti regni
romano-barbarici, perché erano abitati sia da Romani che da Germani, i primi
discendenti delle famiglie romane un tempo dominanti, i secondi discendenti dei
popoli invasori. In linea di massima i Romani costituivano il 90% della
popolazione e i Germani solo il 10%, però questi ultimi erano i vincitori.
Osserva la cartina seguente:
Essa ti illustra in maniera
semplificata la situazione dell’Europa all’inizio del VI secolo; tieni
presente, però, che la situazione era molto mutevole, i regni cambiavano in
fretta, i popoli si spostavano ancora da un territorio all’altro.
Vediamo quali erano i popoli più
importanti, in particolare quelli che avranno una storia più duratura.
I FRANCHI: stabilitesi nel nord della
Gallia, furono il popolo che riuscì a creare il regno più solido tra tutti
quelli chiamati romano-barbarici (e che darà il nome all’attuale Francia). Già
nel 486 il loro re Clodoveo ampliò i domini franchi a tutta la Gallia, escluse
le aree meridionali. La forza del regno dei Franchi derivò da una serie di
scelte vincenti: la conversione al Cristianesimo, l’assimilazione
dell’esperienza amministrativa dei Romani, l’integrazione con i proprietari
terrieri gallo-romani, la trasformazione dei capi militari in aristocrazie
fondiarie. Ciò che fecero in seguito i Franchi, lo vedremo tra qualche lezione.
Battesimo di Clodoveo (rilievo in avorio dell’ultimo quarto del IX
secolo,
custodito al Musée de Picardie di Amiens)
I VISIGOTI: furono il primo
popolo germanico a stabilirsi dentro i confini dell’Impero. Dopo aver
saccheggiato Roma nel 410, si spostarono in Spagna, poi nella Gallia
sudoccidentale, quindi nuovamente in Spagna, dove sconfissero altre tribù e
fondarono il regno di Toledo, che durò fino a quando gli Arabi conquistarono la
penisola Iberica (711).
Guerrieri visigoti in un disegno di fantasia
I VANDALI: già insediati nella
Pannonia (una regione compresa tra Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria
attuali) ai tempi di Costantino, si erano convertiti al Cristianesimo. Spinti
dagli Unni di Attila invasero la Gallia e poi la Spagna, ma vennero più volte
sconfitti dai Romani e dai Visigoti. Occuparono quindi la parte meridionale
della penisola Iberica, fondandovi un proprio regno, la Vandalusia (termine
rimasto nell’attuale Andalusia). L’arrivo dei Visigoti in Spagna ne causò il
trasferimento in Africa (nel 429), che conquistarono fino a Cartagine. Furono i
primi popoli germanici a dotarsi di una flotta navale, con la quale occuparono
la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari. In guerra con l’Impero
Romano d’Oriente dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, il loro regno ebbe
fine alla metà del VI secolo.
Papa Leone cerca di convincere Genserico re dei Vandali a non
saccheggiare Roma,
mentre alcuni soldati sottopongono un uomo alla tortura
dell’acqua
GLI SVEVI (o SUEBI): il nome
indica una serie di tribù germaniche, tra le quali una che nel 409 occupò
l’attuale Galizia (nord-ovest della penisola Iberica) e conquistò alcune città
fino a Tolosa, dove creò un regno di cui si ha notizia fino al 585, quando
venne annesso al regno dei Visigoti.
I BURGUNDI: originari forse della
Scandinavia, i Burgundi entrarono nei confini dell’Impero all’inizio del V
secolo, stabilendosi in una zona tra la Francia orientale e la Germania
occidentale. Poi alcune tribù si spostarono in Spagna e altre presso il lago di
Ginevra, dove crearono uno stato che si estese lungo la valle del Rodano. I
Burgundi si romanizzarono e diventarono cristiani, ma nel 534 il loro regno
venne assorbito da quello dei Franchi.
GLI ANGLI e I SASSONI: erano due
popoli germanici che, assieme ad altre tribù, nel V secolo si spostarono in
Inghilterra (che significa appunto “terra degli Angli”); non avevano un re vero
e proprio, però proprio in Inghilterra si formerà una delle monarchie più
importanti nella storia dell’umanità.
GLI OSTROGOTI: si stabilirono in
Italia dal 488 e vi rimasero fino a quando l’imperatore d’Oriente Giustiniano
non scatenò contro di loro la cosiddetta guerra gotica (dal 535 al 553), che li
vide sconfitti. Tra i re ostrogoti in Italia va ricordato Teodorico, che cercò
di attenuare i contrasti con i Romani, scegliendone alcuni come suoi
collaboratori.
Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna
I LONGOBARDI: originari della Scandinavia,
nel 568 varcarono le Alpi, sconfissero le truppe bizantine (cioè dell’Impero
Romano d’Oriente) e s’impadronirono dell’Italia settentrionale e della Toscana,
mentre una parte di essi proseguì verso sud, fino alla Calabria. Non riuscirono
a conquistare tutta la penisola per l’intervento di Bisanzio. Nel 603
Longobardi e Bizantini stipularono un trattato di pace, che divise l’Italia in
due parti: una bizantina e una longobarda. Dopo secoli di unità sotto le
insegne di Roma la nostra penisola si trovò politicamente divisa e lo rimarrà
da allora per più di 1.200 anni.
Il re longobardo Ratchis in una pagina del
Codex Legum Langobardorum
(Cava dei Tirreni, Abbazia della Trinità)
I rapporti tra Germani (meno
numerosi ma vincitori) e i Romani (in maggioranza ma vinti) erano segnati da
contrasti profondi, perché profonde erano le differenze tra i due popoli.
Possiamo riassumerle in una tabella:
ROMANI
|
GERMANI
|
Praticavano un’agricoltura e un
allevamento progrediti e avevano nell’artigianato e nel commercio le attività
più redditizie.
|
Praticavano un’agricoltura
primitiva e si dedicavano prevalentemente alla caccia, alla pesca e
all’allevamento. L’artigianato e il commercio (spesso in forma di baratto)
erano poco praticati.
|
Vivevano in città, o comunque
le città costituivano il cuore dell’Impero.
|
Vivevano in villaggi e spesso
spostavano le loro abitazioni trasferendosi altrove.
|
Consideravano l’istruzione un
segno di superiorità e – a parte i poveri che erano analfabeti – i giovani
frequentavano le scuole o avevano maestri privati.
|
Disprezzavano l’istruzione e
ritenevano necessario per i giovani che sapessero affrontare il pericolo e la
lotta, combattere e cacciare; perciò erano analfabeti.
|
Avevano leggi scritte, basate
sulla responsabilità personale: chi commetteva un reato veniva punito secondo
la legge e solo lo Stato poteva condannare e punire.
|
Non avevano leggi scritte, ma
solo tramandate per tradizione; spesso la responsabilità di un reato non era
solo di chi l’aveva commesso, ma di tutta la sua famiglia e la punizione
poteva essere inflitta anche privatamente da chi aveva subito un torto (da
questo derivavano le faide).
|
Erano cristiani.
|
Erano pagani, o, se si
convertivano al Cristianesimo, seguivano per lo più la dottrina ariana, che
la Chiesa condannava come eretica.
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Parlavano in latino e
conoscevano, se erano istruiti, il greco.
|
Usavano lingue diverse tra di
loro e molto differenti rispetto al latino.
|
Un signore in costume germanico parte per la caccia
(mosaico da
Cartagine del secolo V o VI, conservato al Museo del Bardo di Tunisi)
Queste diversità portavano spesso
ad un reciproco disprezzo: i Germani consideravano i Romani deboli e poco
coraggiosi, i Romani consideravano i Germani ignoranti e brutali. Entrambi si
consideravano superiori.
Ciò nonostante, l’incontro tra i
due popoli – come sempre accade – provocò uno scambio culturale, più o meno
pacifico e più o meno equilibrato, che portò alla trasmissione di esperienze,
tecniche e usanze dai Romani ai Germani e viceversa.
Un esempio curioso: i Germani non
usavano come i Romani le vesti o le toghe, bensì le brache, le antenate dei
nostri pantaloni. Inizialmente i Romani sorridevano di quelle stoffe o pelli
che fasciavano le gambe e venivano legate alle caviglie mediante dei lacci, ma
ben presto ne compresero la praticità e l’utilità, soprattutto nella stagione
fredda, e finirono con l’usarle anche loro.
Disegno di fantasia in cui sono stati raffigurati alcuni uomini
germanici che indossano le brache
Le invasioni barbariche – come
abbiamo visto – sconvolsero l’Europa dal punto di vista politico, dividendola
in tanti regni là dove con i Romani si era creato un unico impero.
Ma la conseguenza più importante
delle migrazioni germaniche fu la crisi economica e sociale che colpì le terre
dell’ex Impero d’Occidente.
Guerre e saccheggi favorirono la
diffusione di carestie e di epidemie, che causarono un calo demografico enorme:
secondo alcuni storici la popolazione europea passò da oltre 60 milioni a meno
di trenta.
Il commercio quasi scomparve,
perché, diminuita la popolazione, diminuì anche la richiesta di prodotti;
inoltre il trasporto delle merci divenne pericoloso, per le continue incursioni
di bande armate, e quindi molti commercianti rinunciarono a compiere viaggi
mercantili, soprattutto se su lunghe distanze.
Mancando il commercio, non si
sentì più il bisogno di mantenere in efficienza le strade (che divennero
impraticabili) e i ponti (che in molti casi crollarono), aumentando
l’isolamento tra i villaggi; fu una lunga caratteristica degli abitanti dei villaggi
medievali quella di vivere senza mai, o quasi mai, uscire dal villaggio natale,
spesso circondato da foreste abitate da bestie feroci e popolate da briganti.
Fiabe come “Cappuccetto Rosso” sono nate proprio da questa situazione.
Particolare dagli affreschi del mese di aprile nella Torre Aquila del
Castello del Buonconsiglio (Trento); pur essendo del 1400, questa scena ti può
dare l’idea di come un villaggio dell’Alto Medioevo fosse circondato da boschi
e paludi e isolato da tutti gli altri villaggi vicini
La crisi demografica provocò una
diminuzione dell’artigianato, che si ridusse alla produzione di oggetti
fondamentali per la vita quotidiana e a pochi beni di lusso richiesti solo dai
nobili germanici.
L’allevamento (soprattutto suino,
poiché quello bovino richiedeva maggiore cura) sostituì in molte zone
l’agricoltura: in caso di attacco gli animali potevano essere allontanati o
nascosti, mentre i campi venivano devastati e il raccolto andava perduto; molte
terre vennero perciò abbandonate e le foreste tornarono a occupare i campi.
Solo nelle ville di campagna alcuni ricchi romani riuscirono a mantenere una
efficiente produzione agricola e artigianale: fortificate per difendersi dagli
attacchi, queste ville (chiamate in latino curtes,
da cui deriva il nome di economia curtense) riuscivano a produrre tutto ciò che
poteva servire alla vita quotidiana. Il diffondersi del monachesimo – vedi una
prossima lezione – aggiunse i monasteri alle curtes nel salvare un minimo di economia organizzata.
La crisi dell’agricoltura,
dell’artigianato e del commercio (in una parola, la crisi economica) ebbe
ripercussioni sulle città, che si spopolarono, diventando dei grossi villaggi
in cui molti edifici e abitazioni andarono in rovina e interi quartieri si
trasformavano in prati e pascoli, con gli animali che vagavano indisturbati tra
i monumenti e le piazze che avevano abbellito le città romane.
Il decadimento delle città
provocò una crisi culturale, dato che l’istruzione diminuì e le città non erano
più centri in cui si faceva arte, si tenevano spettacoli, si progettavano nuove
idee. L’analfabetismo raggiunse punte altissime e il grande patrimonio
culturale greco e romano si perse.
La tenuta del dominus Julius (mosaico del IV secolo da Tabarka, Museo
del Bardo, Tunisi)
MAPPA CONCETTUALE:
Se vuoi ascoltare/vedere una mappa concettuale di questa lezione, clicca sul seguente video:
L'inizio del Medioevo: un periodo di grandi trasformazioni
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