martedì 19 agosto 2014

14 L'inizio del Medioevo: un periodo di grandi trasformazioni



L’INIZIO DEL MEDIOEVO: UN PERIODO DI GRANDI TRASFORMAZIONI

Il termine Medioevo venne inventato tra il XV e il XVI secolo con un senso negativo: stava ad indicare quel periodo lungo ormai 10 secoli, che era stato come una parentesi di decadenza tra lo splendore dell’età classica (quella della Grecia e di Roma) e il rinnovamento che stava avvenendo appunto nel XV secolo.
Oggi gli storici non considerano più “l’età di mezzo” come un’epoca completamente negativa: fu sicuramente un’epoca percorsa da gravi tensioni sociali, economiche e politiche, ma fu anche il periodo in cui avvennero quelle trasformazioni, che diedero un volto nuovo all’Europa occidentale.
Il termine Medioevo è comunque comunemente accettato, per indicare quel periodo che inizia con il 476 d.C. (deposizione di Romolo Augustolo) e termina con il 1.492 (anno dell’inconsapevole scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo). Anzi, gli storici dividono quest’epoca in due parti, divise dall’anno 1.000: la prima parte viene chiamata Alto Medioevo, la seconda Basso Medioevo.


Torniamo a osservare cosa accadde negli anni attorno al 476 d.C.
Ancor prima della caduta dell’Impero Romano vaste aree in mano ai Romani erano diventate di dominio dei vari popoli germanici che vi si erano insediate; costoro le avevano occupate e le governavano secondo i loro metodi, che erano quelli propri di genti che avevano un’organizzazione di tipo tribale. Cosa significa?
Ogni popolo germanico, pur riconoscendosi unito per lingua, religione ed usi comuni, era in realtà diviso in clan, ossia in gruppi familiari composti da nonni, genitori, fratelli e cugini e guidati dall’anziano più autorevole.

Una tribù germanica in un disegno di fantasia. Ogni clan era composto da molte persone, di tutte 
le generazioni, e comprendeva anche i parenti acquisiti mediante matrimoni.

Quando una tribù germanica conquistava un territorio, ogni clan si ritagliava il suo pezzo e su quello il capo del clan governava in totale autonomia, cercando di mantenere – e se possibile di migliorare – il prestigio e la prosperità della famiglia. Per questo non era affatto raro che tra i vari clan si scatenassero lotte di conquista, che potevano trasformarsi in faide, ossia in una serie di vendette private tra famiglie rivali, giustificate da qualche torto subito, magari in tempi lontani.
Poteva accadere anche che tra due clan sorgesse un’amicizia, magari cementata con il matrimonio tra due membri del clan; in questo caso le due famiglie si alleavano nelle guerre e nelle razzie contro gli altri clan.
Solo in caso di attacco da parte di un nemico esterno (cioè di un’altra tribù) i clan ritrovavano momentaneamente l’unità e accettavano provvisoriamente di sottomettersi al potere di un uomo di valore, che operasse per difendersi dal pericolo; seguendo l’esempio dei Romani, quest’uomo veniva chiamato re.
Superato il pericolo – magari con una grande vittoria e un grande bottino – il re tornava ad essere solo il capo del suo clan; però, con il tempo, alcuni di questi re cercarono di affermare la propria autorità anche in tempo di pace. Il prestigio accumulato durante la guerra contro il nemico, oppure l’essere riusciti ad accumulare più bottino di altri, o ancora l’astuzia o la brama di potere, portarono questi personaggi ad assumere veramente il potere regale presso quasi tutti i popoli germanici (anche se era un potere sempre in pericolo, poiché molti erano i pretendenti a ricoprire il ruolo).
Quando l’Impero Romano si dissolse, al suo posto si formarono degli organismi politici a capo dei quali c’era quasi ovunque un re; gli storici li chiamano infatti regni romano-barbarici, perché erano abitati sia da Romani che da Germani, i primi discendenti delle famiglie romane un tempo dominanti, i secondi discendenti dei popoli invasori. In linea di massima i Romani costituivano il 90% della popolazione e i Germani solo il 10%, però questi ultimi erano i vincitori.
Osserva la cartina seguente:


Essa ti illustra in maniera semplificata la situazione dell’Europa all’inizio del VI secolo; tieni presente, però, che la situazione era molto mutevole, i regni cambiavano in fretta, i popoli si spostavano ancora da un territorio all’altro.
Vediamo quali erano i popoli più importanti, in particolare quelli che avranno una storia più duratura.
I FRANCHI: stabilitesi nel nord della Gallia, furono il popolo che riuscì a creare il regno più solido tra tutti quelli chiamati romano-barbarici (e che darà il nome all’attuale Francia). Già nel 486 il loro re Clodoveo ampliò i domini franchi a tutta la Gallia, escluse le aree meridionali. La forza del regno dei Franchi derivò da una serie di scelte vincenti: la conversione al Cristianesimo, l’assimilazione dell’esperienza amministrativa dei Romani, l’integrazione con i proprietari terrieri gallo-romani, la trasformazione dei capi militari in aristocrazie fondiarie. Ciò che fecero in seguito i Franchi, lo vedremo tra qualche lezione.

Battesimo di Clodoveo (rilievo in avorio dell’ultimo quarto del IX secolo, 
custodito al Musée de Picardie di Amiens)

I VISIGOTI: furono il primo popolo germanico a stabilirsi dentro i confini dell’Impero. Dopo aver saccheggiato Roma nel 410, si spostarono in Spagna, poi nella Gallia sudoccidentale, quindi nuovamente in Spagna, dove sconfissero altre tribù e fondarono il regno di Toledo, che durò fino a quando gli Arabi conquistarono la penisola Iberica (711).

Guerrieri visigoti in un disegno di fantasia

I VANDALI: già insediati nella Pannonia (una regione compresa tra Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria attuali) ai tempi di Costantino, si erano convertiti al Cristianesimo. Spinti dagli Unni di Attila invasero la Gallia e poi la Spagna, ma vennero più volte sconfitti dai Romani e dai Visigoti. Occuparono quindi la parte meridionale della penisola Iberica, fondandovi un proprio regno, la Vandalusia (termine rimasto nell’attuale Andalusia). L’arrivo dei Visigoti in Spagna ne causò il trasferimento in Africa (nel 429), che conquistarono fino a Cartagine. Furono i primi popoli germanici a dotarsi di una flotta navale, con la quale occuparono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari. In guerra con l’Impero Romano d’Oriente dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, il loro regno ebbe fine alla metà del VI secolo.

Papa Leone cerca di convincere Genserico re dei Vandali a non saccheggiare Roma, 
mentre alcuni soldati sottopongono un uomo alla tortura dell’acqua

GLI SVEVI (o SUEBI): il nome indica una serie di tribù germaniche, tra le quali una che nel 409 occupò l’attuale Galizia (nord-ovest della penisola Iberica) e conquistò alcune città fino a Tolosa, dove creò un regno di cui si ha notizia fino al 585, quando venne annesso al regno dei Visigoti.
I BURGUNDI: originari forse della Scandinavia, i Burgundi entrarono nei confini dell’Impero all’inizio del V secolo, stabilendosi in una zona tra la Francia orientale e la Germania occidentale. Poi alcune tribù si spostarono in Spagna e altre presso il lago di Ginevra, dove crearono uno stato che si estese lungo la valle del Rodano. I Burgundi si romanizzarono e diventarono cristiani, ma nel 534 il loro regno venne assorbito da quello dei Franchi.
GLI ANGLI e I SASSONI: erano due popoli germanici che, assieme ad altre tribù, nel V secolo si spostarono in Inghilterra (che significa appunto “terra degli Angli”); non avevano un re vero e proprio, però proprio in Inghilterra si formerà una delle monarchie più importanti nella storia dell’umanità.
GLI OSTROGOTI: si stabilirono in Italia dal 488 e vi rimasero fino a quando l’imperatore d’Oriente Giustiniano non scatenò contro di loro la cosiddetta guerra gotica (dal 535 al 553), che li vide sconfitti. Tra i re ostrogoti in Italia va ricordato Teodorico, che cercò di attenuare i contrasti con i Romani, scegliendone alcuni come suoi collaboratori.

Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna

I LONGOBARDI: originari della Scandinavia, nel 568 varcarono le Alpi, sconfissero le truppe bizantine (cioè dell’Impero Romano d’Oriente) e s’impadronirono dell’Italia settentrionale e della Toscana, mentre una parte di essi proseguì verso sud, fino alla Calabria. Non riuscirono a conquistare tutta la penisola per l’intervento di Bisanzio. Nel 603 Longobardi e Bizantini stipularono un trattato di pace, che divise l’Italia in due parti: una bizantina e una longobarda. Dopo secoli di unità sotto le insegne di Roma la nostra penisola si trovò politicamente divisa e lo rimarrà da allora per più di 1.200 anni.

Il re longobardo Ratchis in una pagina del Codex Legum Langobardorum 
(Cava dei Tirreni, Abbazia della Trinità)

I rapporti tra Germani (meno numerosi ma vincitori) e i Romani (in maggioranza ma vinti) erano segnati da contrasti profondi, perché profonde erano le differenze tra i due popoli. Possiamo riassumerle in una tabella:

ROMANI
GERMANI
Praticavano un’agricoltura e un allevamento progrediti e avevano nell’artigianato e nel commercio le attività più redditizie.
Praticavano un’agricoltura primitiva e si dedicavano prevalentemente alla caccia, alla pesca e all’allevamento. L’artigianato e il commercio (spesso in forma di baratto) erano poco praticati.
Vivevano in città, o comunque le città costituivano il cuore dell’Impero.
Vivevano in villaggi e spesso spostavano le loro abitazioni trasferendosi altrove.
Consideravano l’istruzione un segno di superiorità e – a parte i poveri che erano analfabeti – i giovani frequentavano le scuole o avevano maestri privati.
Disprezzavano l’istruzione e ritenevano necessario per i giovani che sapessero affrontare il pericolo e la lotta, combattere e cacciare; perciò erano analfabeti.
Avevano leggi scritte, basate sulla responsabilità personale: chi commetteva un reato veniva punito secondo la legge e solo lo Stato poteva condannare e punire.
Non avevano leggi scritte, ma solo tramandate per tradizione; spesso la responsabilità di un reato non era solo di chi l’aveva commesso, ma di tutta la sua famiglia e la punizione poteva essere inflitta anche privatamente da chi aveva subito un torto (da questo derivavano le faide).
Erano cristiani.
Erano pagani, o, se si convertivano al Cristianesimo, seguivano per lo più la dottrina ariana, che la Chiesa condannava come eretica.
Parlavano in latino e conoscevano, se erano istruiti, il greco.
Usavano lingue diverse tra di loro e molto differenti rispetto al latino.

Un signore in costume germanico parte per la caccia
(mosaico da Cartagine del secolo V o VI, conservato al Museo del Bardo di Tunisi)

Queste diversità portavano spesso ad un reciproco disprezzo: i Germani consideravano i Romani deboli e poco coraggiosi, i Romani consideravano i Germani ignoranti e brutali. Entrambi si consideravano superiori.
Ciò nonostante, l’incontro tra i due popoli – come sempre accade – provocò uno scambio culturale, più o meno pacifico e più o meno equilibrato, che portò alla trasmissione di esperienze, tecniche e usanze dai Romani ai Germani e viceversa.
Un esempio curioso: i Germani non usavano come i Romani le vesti o le toghe, bensì le brache, le antenate dei nostri pantaloni. Inizialmente i Romani sorridevano di quelle stoffe o pelli che fasciavano le gambe e venivano legate alle caviglie mediante dei lacci, ma ben presto ne compresero la praticità e l’utilità, soprattutto nella stagione fredda, e finirono con l’usarle anche loro.

Disegno di fantasia in cui sono stati raffigurati alcuni uomini germanici che indossano le brache

Le invasioni barbariche – come abbiamo visto – sconvolsero l’Europa dal punto di vista politico, dividendola in tanti regni là dove con i Romani si era creato un unico impero.
Ma la conseguenza più importante delle migrazioni germaniche fu la crisi economica e sociale che colpì le terre dell’ex Impero d’Occidente.
Guerre e saccheggi favorirono la diffusione di carestie e di epidemie, che causarono un calo demografico enorme: secondo alcuni storici la popolazione europea passò da oltre 60 milioni a meno di trenta.
Il commercio quasi scomparve, perché, diminuita la popolazione, diminuì anche la richiesta di prodotti; inoltre il trasporto delle merci divenne pericoloso, per le continue incursioni di bande armate, e quindi molti commercianti rinunciarono a compiere viaggi mercantili, soprattutto se su lunghe distanze.
Mancando il commercio, non si sentì più il bisogno di mantenere in efficienza le strade (che divennero impraticabili) e i ponti (che in molti casi crollarono), aumentando l’isolamento tra i villaggi; fu una lunga caratteristica degli abitanti dei villaggi medievali quella di vivere senza mai, o quasi mai, uscire dal villaggio natale, spesso circondato da foreste abitate da bestie feroci e popolate da briganti. Fiabe come “Cappuccetto Rosso” sono nate proprio da questa situazione.

Particolare dagli affreschi del mese di aprile nella Torre Aquila del Castello del Buonconsiglio (Trento); pur essendo del 1400, questa scena ti può dare l’idea di come un villaggio dell’Alto Medioevo fosse circondato da boschi e paludi e isolato da tutti gli altri villaggi vicini

La crisi demografica provocò una diminuzione dell’artigianato, che si ridusse alla produzione di oggetti fondamentali per la vita quotidiana e a pochi beni di lusso richiesti solo dai nobili germanici.
L’allevamento (soprattutto suino, poiché quello bovino richiedeva maggiore cura) sostituì in molte zone l’agricoltura: in caso di attacco gli animali potevano essere allontanati o nascosti, mentre i campi venivano devastati e il raccolto andava perduto; molte terre vennero perciò abbandonate e le foreste tornarono a occupare i campi. Solo nelle ville di campagna alcuni ricchi romani riuscirono a mantenere una efficiente produzione agricola e artigianale: fortificate per difendersi dagli attacchi, queste ville (chiamate in latino curtes, da cui deriva il nome di economia curtense) riuscivano a produrre tutto ciò che poteva servire alla vita quotidiana. Il diffondersi del monachesimo – vedi una prossima lezione – aggiunse i monasteri alle curtes nel salvare un minimo di economia organizzata.
La crisi dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio (in una parola, la crisi economica) ebbe ripercussioni sulle città, che si spopolarono, diventando dei grossi villaggi in cui molti edifici e abitazioni andarono in rovina e interi quartieri si trasformavano in prati e pascoli, con gli animali che vagavano indisturbati tra i monumenti e le piazze che avevano abbellito le città romane.
Il decadimento delle città provocò una crisi culturale, dato che l’istruzione diminuì e le città non erano più centri in cui si faceva arte, si tenevano spettacoli, si progettavano nuove idee. L’analfabetismo raggiunse punte altissime e il grande patrimonio culturale greco e romano si perse.

La tenuta del dominus Julius (mosaico del IV secolo da Tabarka, Museo del Bardo, Tunisi)

MAPPA CONCETTUALE:


Se vuoi ascoltare/vedere una mappa concettuale di questa lezione, clicca sul seguente video:
L'inizio del Medioevo: un periodo di grandi trasformazioni

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