LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA
Durante la Prima guerra mondiale
la Spagna si era mantenuta al di fuori del conflitto e ciò le aveva permesso
grandi vantaggi commerciali; però il Paese si trovava in una condizione di
gravissima arretratezza economica, che provocava forti tensioni sociali. I grandi
latifondisti sostenuti dalla Chiesa e dagli ambienti militari si
contrapponevano a un proletariato poverissimo, profondamente influenzato dai
partiti di sinistra; due milioni di braccianti erano senza terra, mentre appena
50.000 grandi e medi proprietari possedevano metà dell’intero suolo spagnolo e
la Chiesa curava circa 11.000 aziende e aveva solidi interessi nel mondo della
finanza.
All’inizio degli anni ’20 la
situazione interna era dunque molto difficile: se da una parte le forze
progressiste spingevano verso il rinnovamento, dall’altra il re Alfonso XIII
appoggiò invece il regime dittatoriale del generale Miguel Primo de Rivera.
Alfonso XIII (a sinistra) e Primo de Rivera nel 1930
Con la grande crisi del 1929 il
malcontento popolare esplose e nel gennaio del 1930 de Rivera fu costretto a
dimettersi. Nell’aprile del 1931 la coalizione antimonarchica vinse le
elezioni. Alfonso XIII lasciò la Spagna e venne proclamata la repubblica.
Il nuovo governo repubblicano introdusse
il suffragio universale, la separazione tra stato e Chiesa e la concessione
dell’autonomia alla Catalogna; inoltre promosse una riforma agraria, che
frazionava il latifondo e ridistribuiva le terre fra piccoli proprietari, a
adottò atteggiamenti anticlericali, quali l’istituzione del matrimonio civile e
il divorzio e l’incameramento dei beni ecclesiastici.
La proclamazione della Repubblica a Barcellona il 14 aprile 1931
Però la situazione era molto
difficile e gli anni tra il 1931 e il 1935 passarono fra rotture di alleanze,
tentativi di colpo di stato, ripresa delle forze conservatrici; nel 1933 le
elezioni assegnarono la vittoria ad una coalizione di centro-destra, che abrogò
le leggi anticlericali e annullò l’autonomia dei Catalani. Intanto la
situazione economica peggiorava ulteriormente, aumentando la tensione sociale.
Alle elezioni del febbraio 1936
le forze di sinistra (comunisti, socialisti, repubblicani ed anarchici), unite
nella coalizione del Fronte Popolare, tornarono al potere: l’odio contro gli
sfruttatori e contro la Chiesa che li appoggiava esplose con inaudita violenza
e spinse i contadini a trucidare proprietari terrieri, sacerdoti, funzionari,
poliziotti. L’assassinio di un capo dei monarchici fu la scintilla che portò la
destra, sostenuta dai quadri dell’esercito, alla ribellione: squadre di
falangisti (come si chiamavano i fascisti spagnoli) cominciarono ad assalire i
contadini e gli esponenti della sinistra.
Il 17 luglio 1936 il generale
Francisco Franco (detto il caudillo, titolo corrispondente all’italiano “duce”),
comandante delle truppe del Marocco spagnolo, organizzò la rivolta armata
contro il governo legittimo. Con questo colpo di stato la Spagna si trovò
divisa in due: a ovest le regioni guidate da un governo provvisorio insediato a
Burgos, che affidò il potere al generale Franco; a est e al centro il governo
legale repubblicano, che controllava anche le province basche, isolate dal
resto della repubblica. Iniziò allora una sanguinosa guerra civile, che sarebbe
durata tre anni.
La Spagna nel luglio 1936
Dal novembre 1936 la Germania e l’Italia
riconobbero il governo del generale Franco e lo sostennero con grossi aiuti
militari. La Germania non solo fornì armi e personale specializzato alle truppe
di Franco, ma partecipò direttamente al conflitto, soprattutto con l’aviazione:
per la prima volta nella storia furono utilizzati gli aerei per bombardare le
popolazioni civili delle città, inaugurando così una pratica che sarebbe stata
abbondantemente usata nel corso della Seconda guerra mondiale. Particolarmente feroce
fu il bombardamento della città di Guernica (nella regione basca), che venne
rasa al suolo dagli aerei tedeschi nell’aprile 1937; l’episodio ispirò la
celebre tela del pittore spagnolo Pablo Picasso, divenuta il simbolo della
guerra civile spagnola, ma anche del rifiuto di ogni guerra.
L’opera di Picasso “Guernica”
All’abbondanza di mezzi bellici e
di aiuti di cui potevano disporre i ribelli nazionalisti (l’Italia fascista
inviò in Spagna più di 80.000 uomini dell’esercito e della milizia), il governo
legale repubblicano poté contrapporre solo i soldati rimasti fedeli alla
repubblica, la polizia e i volontari che si riconoscevano nei valori della
repubblica.
Mentre Francia e Inghilterra
scelsero la via della non ingerenza, a controbilanciare l’aiuto fascista e
nazista ai nazionalisti, intervenne a favore dei repubblicani l’URSS, con un
aiuto più di materiali che di uomini. Inoltre volontari antifascisti
provenienti da diverse nazioni si raccolsero in Spagna e diedero vita alle
Brigate Internazionali: circa 40.000 uomini e donne, tra cui militanti
comunisti e socialisti (come gli italiani Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio e
Pietro Nenni), attivisti dei partiti democratici e repubblicani, ma anche
scrittori di fama mondiale, come Ernest Hemigway e George Orwell, che
contribuirono a suscitare in tutta Europa un sentimento di solidarietà popolare
nei confronti dei repubblicani spagnoli.
Il Battaglione Garibaldi che riuniva i volontari italiani che
combatterono nelle Brigate Internazionali
A partire dal 1938 i
repubblicani, indeboliti dalle divisioni interne, cominciarono a perdere
terreno. Le divergenze politiche tra comunisti e anarchici (i primi convinti
dell’unità antifascista, i secondi contrari alla disciplina militarista e
desiderosi di abbattere lo stato borghese) si trasformarono in scontri armati e
reciproche accuse di tradimento. A questo si aggiunse la totale mancanza di
aiuti da parte delle democrazie europee e un progressivo allentamento del
sostegno dell’Unione Sovietica. Ben presto la disparità delle forze in campo
permise alle truppe di Franco (detto anche “il generalissimo”) di avere la
meglio: Valenza, poi Barcellona e infine Madrid caddero nelle mani dei
franchisti.
Soldato repubblicano nel momento dell’uccisione; questa famosissima
fotografia di Robert Capa venne scattata il 5 settembre 1936
Nella primavera del 1939 Franco
assunse la guida dello stato e il suo governo fu riconosciuto dalla Francia,
dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti: era la fine della guerra, costata la
morte a circa 300 mila persone (altre stime arrivano fino al milione di morti,
ma sono infondate). Cominciava l’esodo dei repubblicani e la repressione: più
di 100 mila furono i fucilati negli anni successivi al conflitto, vittime della
feroz matanza (feroce massacro) con
cui Franco si liberò dei nemici del regime.
Francisco Franco e Benito Mussolini in uniforme militare nel 1941
Nel 1947 fu ripristinata la
monarchia con la reggenza a vita di Franco, che morì nel 1975: per tutti gli
anni della sua dittatura la Spagna fu uno stato ricondotto ai valori
tradizionali della religione, dell’autoritarismo, del militarismo. Juan Carlos
I di Borbone, nipote di Alfonso XIII, fu il successore di Franco, designato dallo
stesso dittatore; con lui la Spagna è rientrata nel novero dei Paesi
democratici.
Parata in onore di Franco a San Sebastián nel 1939
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