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giovedì 10 marzo 2016

79 La Prima guerra mondiale

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Alla fine del XIX secolo vi erano numerosi contrasti tra gli Stati europei.
La rivalità per il possesso delle colonie era molto forte, sia per gli interessi economici che ne derivavano, sia per motivi di prestigio. In particolare la Germania, che aveva poche colonie da sfruttare, era in contrasto con Francia e Inghilterra, che possedevano invece un vasto impero coloniale.
Un’altra rivalità importante esisteva tra Russia e Austria-Ungheria, per il dominio sulla penisola Balcanica, dove ormai l’Impero Ottomano era in piena crisi: la Russia mirava a controllare gli stretti all’ingresso del Mar Nero (Bosforo e Dardanelli), mentre l’Austria-Ungheria avrebbe voluto impedirlo. In questo contrasto erano coinvolte anche l’Inghilterra, la Francia e l’Italia, perché il controllo sulla penisola era importante per il dominio sul Mediterraneo.
Altre tensioni dipendevano dalle richieste di autonomia o di indipendenza delle popolazioni che facevano parte dei grandi imperi, come i Polacchi (in prevalenza sotto il dominio della Russia), i Cechi, i Croati e i Bosniaci (sotto dominio austriaco) o gli Italiani del Trentino, di Trieste e di Zara (anch’essi sotto dominio austriaco).
Tutte queste tensioni erano esasperate dal forte nazionalismo: in ogni Stato i nazionalisti premevano sul governo perché realizzasse una politica di potenza e molti invocavano la guerra, convinti che il loro Stato avrebbe sconfitto i nemici e ottenuto quanto gli spettava.

Manifesti nazionalisti francesi e tedeschi, in cui il nemico viene presentato come un avvoltoio o una donna che si abbuffa, mentre se stessi si è visti come lavoratori indefessi o come soldati valorosi

Ne seguì una militarizzazione della società: gli ufficiali dell’esercito acquistarono un’influenza sempre maggiore nella vita politica e in molti Paesi una parte crescente del bilancio dello Stato fu destinata alle spese militari.
In questa situazione l’assassinio dell’erede al trono austriaco, l’arciduca Francesco Ferdinando, e della moglie, a Sarajevo (in Bosnia), ad opera di uno studente serbo, Gavrilo Princip, il 28 giugno 1914, fu il pretesto per una guerra che oppose gli Imperi centrali (Austria-Ungheria e Germania) e l’Impero Ottomano alle potenze della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia).

Nella sequenza di immagini (foto e illustrazioni): l’arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia a Sarajevo, l’attentato, le salme delle vittime e l’arresto di Gavrilo Princip

La guerra, combattuta soprattutto in Europa, fu chiamata Prima guerra mondiale perché si combatté anche nelle colonie tedesche d’Africa, Asia e Oceania e perché vi parteciparono gli Stati Uniti d’America. L’impatto che essa ebbe sulla società di inizio Novecento ha fatto sì che sia chiamata anche Grande Guerra.


Nei due schieramenti contrapposti molti contavano su una rapida conclusione della guerra, cioè sulla cosiddetta guerra-lampo che avrebbe dovuto finire in poche settimane, o al massimo in pochi mesi. Ma questa guerra di movimento, basata sui veloci spostamenti degli eserciti, si trasformò presto in una guerra di logoramento, in cui gli avversari cercavano di distruggersi a vicenda. Buona parte della guerra si combatté in trincee, cioè lunghi fossati, protetti da un parapetto e da reticolati di filo spinato, in cui i soldati si riparavano dai bombardamenti; dalle trincee essi partivano, secondo i piani strategici degli alti ufficiali, alla conquista delle trincee nemiche, attraversando la cosiddetta “terra di nessuno”, ossia lo spazio esistente tra le opposte trincee.

Una trincea della Prima guerra mondiale

Nella Prima guerra mondiale vennero utilizzate le armi inventate nell’Ottocento: cannoni e fucili più precisi (a canna rigata) e più facilmente ricaricabili (a retrocarica), mitragliatrici e diversi tipi di bombe. Ma fecero la loro comparsa anche nuove armi, in particolare i primi carri armati, i sottomarini e gli aeroplani. Si fece uso di gas velenosi, i cui effetti furono talmente devastanti che alcuni anni dopo (nel 1925) si arrivò a un accordo per proibirne l’uso.

Soldati tedeschi prigionieri indossano una maschera antigas a Ypres (Belgio) nel 1915

L’utilizzo di questi mezzi senza nessun limite provocò grandi stragi: nel corso del conflitto ci furono quasi dieci milioni di morti e 21 milioni di feriti, molti dei quali segnati per tutta la vita da menomazioni o traumi psicologici. Questa situazione era aggravata dal comportamento degli alti comandi, che non di rado mandavano i soldati ad assalire frontalmente i reticolati nemici (e quindi a morte certa).
Questi comportamenti provocarono più volte ammutinamenti, ossia il rifiuto di obbedire agli ordini superiori da parte dei soldati; gli ammutinamenti vennero repressi con processi e fucilazioni.

La fucilazione di 3 soldati accusati di essersi comportati da codardi;
non si tratta di una foto dell’epoca, bensì di un fotogramma da “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick”, il più bel film sulla Grande Guerra che sia mai stato realizzato

Allo scoppio della guerra si ebbe in tutti gli Stati europei un forte entusiasmo patriottico.
Con il passare del tempo però, la situazione cambiò, perché in tutta Europa la guerra provocò un drastico peggioramento delle condizioni di vita. Gli uomini validi partivano per il fronte, dove molti morivano o rimanevano mutilati; l’aumento vertiginoso delle spese militari assorbiva le risorse dello Stato; il cibo venne razionato (cioè ne venne limitata la quantità disponibile per ogni persona) e si ebbero carestie in Russia, Austria e Germania. Si moltiplicarono perciò agitazioni, proteste e poi rivolte in diversi Paesi europei, in cui una parte della popolazione richiedeva la fine della guerra. A capo dell’opposizione alla guerra fu spesso la sinistra socialista, che non aveva voluto la guerra.

A sinistra distribuzione di pane in una strada di Vienna nel 1917: a destra due ragazzi viennesi con chiari sintomi di malnutrizione

L’Italia era alleata con la Germania e l’Austria (Triplice Alleanza), ma non essendo stata consultata prima della dichiarazione di guerra, non era tenuta a intervenire e il governo dichiarò la neutralità dell’Italia (agosto 1914).
In Italia la larga maggioranza della popolazione era contraria alla guerra, ma vi era una minoranza interventista (cioè favorevole all’intervento in guerra): i nazionalisti speravano in una vittoria che avrebbe accresciuto l’importanza politica dell’Italia; gli irredentisti, coloro che volevano la liberazione delle terre abitate da italiani ancora sotto dominio austriaco, contavano che l’Italia le conquistasse mediante la guerra; i grandi gruppi industriali erano interessati alle possibilità di guadagno offerte dalle commesse militari, ossia le ordinazioni di merci che servivano al conflitto (dalle armi alle divise dei soldati, dai mezzi di trasporto bellici ai cibi per le truppe).

Cartolina del 1915 che mostra l’Italia, ancora neutrale, corteggiata dalle cinque potenze belligeranti: Germania e Austria-Ungheria a sinistra, Gran Bretagna, Francia e Russia a destra

Il 23 maggio 1915 il governo dichiarò guerra agli imperi centrali, dopo che le potenze dell’Intesa assicurarono durante un incontro segreto con il nostro governo (patto di Londra) che l’Italia avrebbe avuto in caso di vittoria Trento, il Tirolo meridionale (cioè l’Alto Adige), Trieste, l’Istria e parte della Dalmazia.
Vi fu una rapida avanzata iniziale, che venne fermata sull’Isonzo, e da allora per due anni le truppe italiane e quelle austriache si affrontarono nelle trincee. L’esercito italiano, formato in larga maggioranza da contadini male addestrati e male equipaggiati e guidato da ufficiali spesso incapaci, venne decimato nelle azioni di guerra e dai bombardamenti: la Prima guerra mondiale costò all’Italia la perdita di circa 600.000 soldati.

Soldati italiani sul Carso

Sul fronte italo-austriaco vi furono pochi grandi movimenti, fino a che un attacco austro-tedesco a Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia), nell’ottobre 1917, riuscì a sfondare il fronte: il Friuli e il Veneto settentrionale furono conquistati, l’esercito italiano costretto al ritiro, assieme a masse ingenti di profughi civili, e l’avanzata austro-tedesca venne fermata solo sul fiume Piave (dicembre 1917).

Operazioni di soccorso sull’argine del Piave nel giugno 1918

Nel 1917 però gli attacchi dei sottomarini tedeschi contro tutte le navi mercantili che si avvicinavano alla Gran Bretagna (è famoso il caso del transatlantico Lusitania, il cui affondamento costò la vita a 1201 persone) provocarono l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, le cui navi venivano colpite. Gli USA dichiararono guerra alla Germania nell’aprile 1917 e il loro contributo alla guerra fu determinante, per la potenza degli armamenti e dell’esercito, non logorato da anni di guerra.
Nel marzo 1918 cessò di esistere il fronte orientale (quello russo-tedesco), in seguito alla rivoluzione russa e alla decisione dei rivoluzionari di ritirarsi dal conflitto.
Di fronte agli attacchi francesi, inglesi e statunitensi sul fronte occidentale, l’esercito tedesco fu costretto a ritirarsi.
Sul fronte meridionale (italo-austriaco) nell’ottobre 1918 l’esercito italiano ottenne un’importante vittoria a Vittorio Veneto e avanzò fino a occupare Trento e Trieste.
Nel 1918 perciò la guerra si concluse con la vittoria di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia e dei loro alleati, su Austria, Germania e Impero Ottomano.

Soldati americani nella battaglia delle Argonne (settembre-novembre 1918)

APPROFONDIMENTI (li trovi nella sidebar a destra):
- Canti e canzoni della Grande Guerra: 
   parte 1: Cori alpini italiani
   parte 2: Canti reinterpretati
   parte 3: Canzoni degli altri Paesi belligeranti
   parte 4: Canzoni ispirate alla Prima guerra mondiale
- Le armi della Prima guerra mondiale  
- La Grande Guerra anno per anno

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