La diffusione del nazionalismo e
del liberalismo portò a diverse rivolte, guidate di solito dalla borghesia e
chiamate complessivamente "moti rivoluzionari".
In America tra il 1810 e il 1824
le colonie spagnole si ribellarono al dominio della madrepatria, sconfiggendo
l'esercito spagnolo e dando vita a molti nuovi Stati: solo Cuba rimase sotto il
controllo della Spagna.
Gli Stati che si formarono nell’America Centro-meridionale all’inizio
del XIX secolo
In Europa vi furono rivolte tra
il 1820 e il 1848 in
numerosi Paesi: Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Russia, Francia, Belgio,
Polonia, Svizzera.
Le prime rivolte, ispirate alle
idee liberali, scoppiarono nel biennio 1820-21 e inizialmente ottennero alcuni
successi, ma alla fine furono soffocate, soprattutto per l'intervento della
Francia (in Spagna) e della Santa Alleanza (in Italia), i cui eserciti
aiutarono i sovrani a riprendere il potere. I re ritirarono le costituzioni che
avevano dovuto concedere e fecero arrestare e spesso giustiziare i capi delle
rivolte.
I Greci si ribellarono al dominio
turco (1822) e con una lunga guerra d'indipendenza, grazie anche al sostegno
delle potenze europee, liberarono parte del loro territorio: nacque così il
Regno di Grecia (1830).
Eugène Delacroix, Il massacro di Scio:
in questo dipinto del 1824 è
rappresentato uno degli eventi repressivi dei Turchi contro la Grecia
Nel dicembre 1825 in Russia alcuni
patrioti cercarono di indurre alla ribellione la guarnigione di Pietroburgo,
che doveva prestare giuramento al nuovo zar Nicola I. il movimento decabrista,
così chiamato dal mese in cui esplose la rivolta, fallì e i congiurati furono
condannati a morte o esiliati in Siberia.
Alcune delle rivoluzioni del 1830
ebbero successo. In Francia il re Carlo X, che aveva cercato di eliminare le
libertà esistenti, fu costretto a fuggire (1830); venne perciò scelto un nuovo
sovrano, Luigi Filippo d'Orléans, e le libertà dei cittadini vennero ampliate da
una nuova carta costituzionale, che aumentò il numero degli elettori (passati a
oltre 200.000).
Quando si diffuse la notizia
della rivoluzione parigina, anche i polacchi si sollevarono. La rivolta partì
da Varsavia e dilagò in tutta la Polonia; i liberali polacchi speravano
nell'appoggio della Francia, che non intervenne e la rivolta fu soffocata
dall'esercito russo.
Il Belgio si staccò dai Paesi
Bassi, dando vita a un nuovo Stato. Altre rivolte, come quelle italiane e
quella polacca, furono invece soffocate.
Jean-Victor Schnetz, Combattimenti all’Hotel de Ville di Parigi del 28
luglio 1830
Nuove rivoluzioni, che
coinvolsero gran parte dei Paesi europei, si verificarono nel 1848: furono così
numerose e violente da far nascere nella lingua italiana l'espressione
"fare un quarantotto", nel significato di "provocare un grande
disordine". Esse si manifestarono in un periodo in cui era in corso una
grave crisi agricola (malattia delle patate dal 1845 e cattivo raccolto del
grano del 1846): l'aumento dei prezzi dei generi alimentari aveva provocato un
peggioramento delle condizioni di vita della popolazione e la situazione si era
aggravata a causa di una delle frequenti crisi industriali, che si verificavano
periodicamente negli Stati industrializzati. Vi era perciò un forte malcontento
popolare, che spinse molti operai e contadini a partecipare a queste
rivoluzioni.
La rivoluzione ebbe inizio a febbraio in Francia, dove fu scatenata dalla decisione del re Luigi Filippo di proibire una riunione politica. Tra il 22 e il 24 febbraio imponenti manifestazioni popolari costrinsero il re a fuggire e il parlamento a proclamare la repubblica (la seconda dopo quella del 1792).
La notizia del successo della rivoluzione in Francia provocò rivolte in moltissime città europee (tra cui Milano, Palermo, Napoli, Berlino, Vienna, Budapest, Praga): ovunque si innalzarono barricate (ossia dei ripari costruiti con materiali diversi con cui si bloccava il passaggio, solitamente in una via cittadina, dell'esercito) e ci furono scontri armati tra cittadini e truppe regolari.
La rivoluzione ebbe inizio a febbraio in Francia, dove fu scatenata dalla decisione del re Luigi Filippo di proibire una riunione politica. Tra il 22 e il 24 febbraio imponenti manifestazioni popolari costrinsero il re a fuggire e il parlamento a proclamare la repubblica (la seconda dopo quella del 1792).
La notizia del successo della rivoluzione in Francia provocò rivolte in moltissime città europee (tra cui Milano, Palermo, Napoli, Berlino, Vienna, Budapest, Praga): ovunque si innalzarono barricate (ossia dei ripari costruiti con materiali diversi con cui si bloccava il passaggio, solitamente in una via cittadina, dell'esercito) e ci furono scontri armati tra cittadini e truppe regolari.
Barricate a Vienna nel 1848
In molti Stati i sovrani furono
costretti a concedere una costituzione che accoglieva alcuni dei principi
liberali. Nelle rivoluzioni del 1848 furono molto forti anche le rivendicazioni
nazionaliste: in Italia, in Germania, in Ungheria e in Boemia (l'attuale
Repubblica Ceca) molti rivoluzionari richiedevano l'indipendenza e l'unità
della loro patria.
In Francia gli operai delle
industrie che partecipavano ai moti rivoluzionari reclamavano una riduzione
dell'orario in fabbrica e il riconoscimento del diritto ad avere un lavoro. In
un primo tempo le loro richieste vennero accolte: vennero creati dei centri di
lavoro (detti Ateliers Nationaux) per gli operai disoccupati e la
giornata lavorativa fu ridotta a dieci ore. Inoltre la nuova costituzione
allargò il diritto di voto, introducendo il suffragio universale maschile a
voto segreto: si passò quindi da 246.000 elettori a 10 milioni.
Le nuove leggi spaventarono la
borghesia, che vedeva danneggiati i propri interessi e temeva di perdere il
potere conquistato, ma poiché la rivoluzione coinvolgeva il proletariato solo a
Parigi, le prime elezioni a suffragio universale portarono a un Parlamento
controllato dalla borghesia e a un governo conservatore, cioè contrario alle
innovazioni. I centri di lavoro vennero eliminati e le libertà dei cittadini
limitate e questo provocò una nuova rivolta popolare (giugno 1848), che venne
stroncata con una feroce repressione.
Barricate a Parigi nel 1848
Le elezioni del 1849 portarono al
potere Luigi Napoleone Bonaparte, un nipote di Napoleone; egli attuò un colpo
di stato, impadronendosi del potere nel 1851, e nel 1852 si proclamò imperatore
con il nome di Napoleone III (secondo impero, dopo quello di Napoleone).
Alfred De Dreux, Ritratto di Napoleone III
Anche negli altri Stati europei le rivoluzioni vennero soffocate, ma esse portarono comunque a cambiamenti importanti: in Prussia e nell'Impero Austriaco vennero eliminati i residui del feudalesimo; venne concessa una costituzione in Prussia, nel Regno di Sardegna, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Austria (revocata nel 1851, ma rimessa in vigore con poche modifiche nel 1867). Nella seconda parte del secolo gran parte di queste trasformazioni politiche vennero estese anche ad altri Stati europei.
Le aspirazioni nazionaliste non
furono soddisfatte: l'Italia e la Germania rimasero divise in tanti Stati,
l'Ungheria e la Boemia non ottennero l'indipendenza.
Un rivoluzionario
sottoposto a tortura in seguito ai moti indipendentisti siciliani del 1820
(dipinto del secolo XIX)
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