LA RESTAURAZIONE
Dopo la sconfitta di Napoleone,
si cercò un po’ ovunque in Europa di cancellare i cambiamenti avvenuti con la
rivoluzione francese e con l’impero napoleonico e di riportare la situazione a
quella esistente prima del 1789. Per questo il periodo successivo al 1815 viene
chiamato Restaurazione: come si restaura un dipinto che abbia subito i danni
del tempo, così si dovevano cancellare i danni provocati in un quarto di secolo
(dal 1789 al 1815) dalla rivoluzione francese e da Napoleone.
Per ottenere questo scopo, i
rappresentanti dei diversi sovrani europei si riunirono a Vienna in un
congresso (detto appunto Congresso di Vienna) tra il 1814 e il 1815 e
stabilirono che i confini tra gli Stati dovevano ritornare a com’erano prima
delle conquiste napoleoniche.
I lavori del Congresso di Vienna (qui in un dipinto di Jean-Baptiste
Isabey) cominciarono il primo novembre 1814 e terminarono il 9 giugno 1815
Però questo ritorno ai confini
prenapoleonici riuscì solo in parte. Infatti, poiché le grandi potenze europee
che avevano sconfitto Napoleone miravano ognuna a rafforzare la propria
posizione, vi furono alcuni cambiamenti nei confini degli Stati, soprattutto a
spese degli Stati più deboli e delle repubbliche esistenti prima del periodo
napoleonico: l’Austria mantenne il territorio della repubblica di Venezia,
ottenuto con il trattato di Campoformio del 1797; l’Inghilterra conservò le
colonie olandesi che aveva conquistato durante le guerre napoleoniche (in
particolare Ceylon, l’attuale Sri Lanka, in Asia, e la colonia del Capo di
Buona Speranza, in Africa); la Russia mantenne il controllo della Finlandia e
della Polonia; la Prussia acquistò diversi territori in Germania, diventando il
più forte Stato tedesco, accanto all’Austria. La Francia mantenne i confini del
1792, ossia le furono lasciati i territori conquistati nei primi anni della
rivoluzione (nelle Fiandre, presso il Reno e in Savoia), grazie all’abilità del
rappresentante francese, il marchese di Talleyrand, che riuscì a fare in modo
che il nuove re francese non venisse umiliato e perdesse per questo l’appoggio
dei Francesi.
Due dei principali artefici del Congresso di Vienna: il marchese di
Talleyrand (francese, a sinistra) e il principe di Metternich (austriaco)
Vennero rafforzati gli Stati ai
confini della Francia, affinché fossero in grado di resistere meglio in caso di
eventuali nuovi attacchi francesi: il Regno di Sardegna ottenne il territorio
della repubblica di Genova; il Belgio (dominio austriaco fino alle guerre
napoleoniche) fu unito alle Province Unite, formando il Regno dei Paesi Bassi.
L’Impero Germanico fu sostituito
da una Confederazione Germanica (nel 1819) formata da 39 Stati, là dove prima
ve n’erano 350: i cambiamenti di confine furono numerosi. Gli Asburgo, inoltre,
non ebbero più il titolo di imperatori germanici, ma quello più modesto di
imperatori d’Austria.
L’Europa dopo il Congresso di Vienna (1815)
Allo stesso modo il Congresso di
Vienna cercò di cancellare i cambiamenti politici e sociali introdotti in
Europa nel periodo precedente: per esempio venne eliminato il Codice civile e
si restituirono alla nobiltà alcuni dei privilegi che le erano stati tolti; ma
anche in questo ambito il “restauro” non riuscì completamente.
Non era possibile, infatti,
restituire alla Chiesa le terre messe in vendita e comperate dalla borghesia,
perché questo avrebbe potuto provocare una rivolta. Alcune riforme che avevano
rafforzato il potere regale (come l’eliminazione delle autonomie regionali)
furono mantenute: questo accadde negli Stati che avevano subito il dominio
napoleonico e che mantennero perciò un ordinamento (un’organizzazione statale)
più moderno.
Molti Stati rimasero monarchie
assolute, ma in alcuni si ebbero delle riforme, a cominciare dalla Francia,
dove era salito al trono il re Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, essendo
Luigi XVII (il figlio del re ghigliottinato) morto a soli dieci anni quando
venne imprigionato dalla repubblica francese. Comprendendo che i Francesi non
avrebbero accettato un completo ritorno al passato, Luigi XVIII concesse una
costituzione ancora nel 1814, il che fece della Francia una monarchia
costituzionale, come era già l’Inghilterra. Il suffragio (cioè il diritto di
voto) era però limitato ai cittadini più ricchi: solo 72.000 cittadini maschi,
su una popolazione complessiva di venti milioni, eleggevano il parlamento.
Luigi XVIII in un ritratto di Jean-Baptiste
Paulin Guérin dei primi decenni del secolo XIX
Anche altri Paesi (come la
Svezia, i Paesi Bassi e alcuni Stati tedeschi) divennero monarchie
costituzionali.
I sovrani di Russia (Alessandro
I), Prussia (Federico Guglielmo III) e Austria (Francesco II) stabilirono un
patto, con il quale si impegnarono ad appoggiarsi a vicenda per reprimere ogni
tentativo rivoluzionario in Europa. Questo accordo venne chiamato Santa
Alleanza, perché basato sulla fede cristiana comune alla Russia ortodossa, alla
Prussia protestante e all’Austria cattolica. Con essa collaborarono anche
l’Inghilterra e la Francia (1818).
I 3 sovrani della Santa Alleanza: da sinistra lo zar di Russia, il re
della Prussia e l’imperatore d’Austria
La Restaurazione, dunque, fece
recuperare alla nobiltà il prestigio perduto, riportandola a rivestire un ruolo
importante nel governo dello Stato; al contrario, la borghesia era stata
nuovamente esclusa dal potere. Dopo quanto era successo dalla presa della
Bastiglia in poi, la borghesia non poteva accettare questa situazione.
All’interno della borghesia si
sviluppò il liberalismo, un movimento che richiedeva maggiore libertà, in particolare
di riunione, di associazione e di stampa, in modo da poter far circolare le
proprie idee. La borghesia liberale sosteneva inoltre che lo Stato non doveva
controllare in nessun modo le attività economiche, lasciando agli imprenditori
la libertà di organizzarsi come volevano; questo modo di pensare prese il nome
di liberismo.
I liberali richiedevano un
maggiore potere per i cittadini e quindi volevano che il potere dei re fosse
limitato da un parlamento, come avveniva da secoli in Inghilterra e, dopo la
rivoluzione, anche in Francia. Essi perciò volevano che si tenessero elezioni,
in cui eleggere liberamente un parlamento.
All’interno dei liberali vi erano
però posizioni molto diverse. Alcuni, chiamati democratici, volevano il
suffragio universale, ossia il diritto di voto per tutti i cittadini (ma
considera che in Europa per tutto l’Ottocento solo i maschi erano considerati
cittadini). Altri, chiamati moderati, chiedevano che il voto fosse concesso in
base al censo, ossia il patrimonio posseduto, che veniva sottoposto a tasse:
solo i più ricchi, dunque, potevano votare secondo i moderati.
I sovrani cercarono di impedire
la circolazione delle idee liberali, che furono anche condannate dalla Chiesa
cattolica. Nonostante questo, esse ebbero una larga diffusione in tutta Europa,
attraverso giornali clandestini, cioè stampati e fatti circolare di nascosto. A
diffondere le idee liberali furono soprattutto delle associazioni segrete, come
la Carboneria, di origine francese, che si organizzavano per preparare anche lo
scoppio di rivolte, al fine di creare dei governi rispondenti ai bisogni dei
borghesi liberali.
I cosiddetti 4 sergenti de La Rochelle, 4 giovani soldati (di età
compresa tra 20 e 26 anni) che furono ghigliottinati nel 1822 in quanto carbonari che
volevano rovesciare la monarchia
Accanto al diffondersi del
liberalismo si assistette anche al diffondersi del nazionalismo, ossia di un
forte sentimento di appartenenza ad una nazione, soprattutto da parte di quei
popoli che erano o si sentivano oppressi da altri popoli: accadeva ai popoli
che vivevano nella penisola Balcanica ed erano dominati dai Turchi, oppure ai
polacchi, che erano divisi tra Austria, Russia e Prussia. Tutti costoro
cominciarono a manifestare il loro nazionalismo richiedendo la fine della
dominazione straniera e l’indipendenza del loro territorio nazionale.
Allo stesso modo i popoli che
vivevano divisi in tanti staterelli, come gli Italiani e i Tedeschi,
cominciarono a richiedere l’unificazione in un unico grande Stato; nel caso dell’Italia,
alcune regioni erano anche sottoposte a dominio straniero, per esempio
austriaco, perciò al desiderio di unificazione si univa quello
dell’indipendenza.
I movimenti liberali, le
associazioni segrete e il nazionalismo sono la testimonianza di quanto fosse
difficile, se non impossibile, cancellare un quarto di secolo di storia e
restaurare il passato. Nei decenni successivi avverrà proprio il fallimento
della Restaurazione.
Il secolo XIX venne segnato da un gran numero di rivolte dei popoli
oppressi contro i popoli oppressori, come quella di questa illustrazione che
vede i liberali italiani contro l’esercito austriaco