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mercoledì 14 gennaio 2015

46 Pirati, corsari, bucanieri e filibustieri



PIRATI, CORSARI, BUCANIERI E FILIBUSTIERI

Chiunque oggi pensi alla pirateria, ha in mente – complici letteratura e cinematografia, soprattutto – uomini rozzi e violenti che bazzicano osterie malfamate ai Caraibi e percorrono l’oceano Atlantico in cerca d’avventure, velieri nemici e bottini. Il fenomeno, però, fu più esteso, sia nel tempo, sia nello spazio.

I protagonisti della famosa saga cinematografica “Pirati dei Caraibi”

Tralasciando qui la pirateria praticata nel Mediterraneo al tempo dei Romani e quella attuale, e concentrandosi sul periodo tra la fine del Medioevo e l’Età Moderna, va detto che il fenomeno della pirateria diventa una realtà veramente drammatica a partire dal tardo Quattrocento, sia per tutte le popolazioni che vivono sulle coste del mar Mediterraneo, sia per coloro che in esso praticano la navigazione mercantile; lo testimoniano le tante torri d’avvistamento e le fortezze costruite lungo le coste del Tirreno, dell’Adriatico, dell’Egeo, dello Ionio.

Torre delle Mandre (in provincia di Palermo), una delle tante torri d’avvistamento 
contro le incursioni dei pirati musulmani

Verso la fine del Quattrocento al termine pirata finisce per sostituirsi quello di corsaro, un appellativo originariamente legato solo a chi si dedicava alla cosiddetta “guerra di corsa”, che si può considerare una sorta di pirateria legittimata. Infatti in un trattato anglo-francese del 1495 era stata valutata la possibilità di permettere azioni di disturbo contro la parte avversa, concedendo anche a navi private, cioè non militari, di «correre contro navi non amiche». La “guerra di corsa” autorizzava, pertanto, le azioni criminali intraprese sul mare e sulle coste e le presentava, con giustificazioni di carattere politico e religioso (spesso infatti si trattava di cristiani contro musulmani, ma più tardi anche di cattolici contro protestanti), come atti di supporto alla guerra vera e propria. Essa finì ben presto con il costituire per molti avventurieri un vero lavoro e una sicura fonte di reddito.
Con il passare del tempo la “guerra di corsa” nel Mediterraneo divenne sempre più praticata e con essa si intensificarono anche gli atti di pirateria spicciola.

Attacco di pirati greci a una nave inglese

E quando l’oceano Atlantico cominciò ad essere attraversato da navi spagnole, provenienti dall’America cariche di oro e argento, ma anche dall’Africa cariche di schiavi, francesi, inglesi e olandesi ricevettero dai loro re l’autorizzazione ad impadronirsi dei prodotti che esse trasportavano. I corsari, ossia gli uomini che praticavano la “guerra di corsa”, si prefiggevano lo scopo di danneggiare un Paese nemico, contro cui fosse in atto una guerra, impedendone il commercio, e di arricchirsi con il bottino ottenuto. Una parte del bottino, infatti, andava al comandante e all’equipaggio della nave corsara, ma un’altra quota andava a coloro che avevano finanziato la spedizione e al re che l’aveva autorizzata o anche finanziata personalmente: ad esempio la regina Elisabetta I d’Inghilterra (che fu sovrana dal 1558 al 1603) aveva diritto a una quota dei guadagni realizzati dal celebre corsaro Francis Drake.

Elisabetta I nomina sir il corsaro Francis Drake

A differenza dei corsari, alcuni attaccavano le navi di ogni nazione anche in tempo di pace e senza alcuna autorizzazione di un monarca, tenendosi interamente il bottino: è a costoro che si dovrebbe dare correttamente il nome di pirati, ma anche – come fu in uso più tardi – quello di bucanieri o di filibustieri.

Il pirata Barbanera all’attacco di una nave in un dipinto di Jean Leon Gerome Ferris (1920)

I bucanieri erano coloni bianchi, inizialmente cacciatori e pastori, che si dedicarono al contrabbando e alla pirateria dopo la distruzione dei loro insediamenti da parte degli Spagnoli. Il loro nome deriva dall’uso di mangiare carne affumicata su una speciale grata, il boucan, in uso presso gli indigeni delle Antille.
I filibustieri, invece, devono il loro nome al termine olandese vrijbuiter, che significava «cacciatore di bottino»; erano avventurieri di varie nazionalità, che praticavano la pirateria nella regione caraibica ai danni delle navi spagnole e delle città costiere.

Attacco piratesco

In generale molti diventavano pirati per la possibilità di arricchirsi, grazie al bottino delle navi catturate e ai saccheggi delle città, ma altri sceglievano questa vita per il gusto dell’avventura, oppure erano disertori, o ancora vittime di persecuzione religiosa, o anche criminali costretti a fuggire e a vivere al di fuori della legge, perché in patria sarebbero stati incarcerati o giustiziati. Solo i corsari non avevano questo destino, anzi, potevano anche essere premiati dai re che se ne servivano. Poco noto è il fatto che ci furono anche delle piratesse.

Le piratesse Anne Bonny e Mary Read

Il fenomeno della pirateria, compresa quella autorizzata, si diffuse assai in America: per circa due secoli pirati e corsari razziarono, depredarono, torturarono e massacrarono popolazioni intere (ma il massacro fu prerogativa soprattutto dei pirati). Le loro gesta fecero la reputazione di personaggi come Jean David (o François) Nau, detto l’Olonese, che nel 1655 attaccò la città di Maracaibo lasciandola lastricata di cadaveri; o come Henry Morgan, che nel 1670 saccheggiò Panama alla testa di 2.500 uomini; o il guascone Montbars soprannominato “lo Sterminatore” per le sue stragi di Spagnoli; o Edward Teach, detto Barbanera, che depredò per diversi anni le coste della Carolina.

Puerto Principe (l’attuale Camagüey, Cuba) attaccata dal pirata Henry Morgan nel 1668

Secondo alcuni storici i pirati furono una specie di avanguardia della colonizzazione non iberica del Nuovo Mondo, cioè prima che arrivassero i coloni inglesi, francesi e olandesi, arrivarono i pirati dall’Inghilterra, dalla Francia, dall’Olanda. Solo quando divennero un ostacolo alla nuova colonizzazione europea, non più violenta bensì pacifica, i pirati furono cacciati e liquidati in breve tempo dagli stessi che prima li avevano sostenuti.

La testa del pirata Barbanera appesa al bompresso del vascello del tenente Robert Maynard

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