L’ECONOMIA EUROPEA TRA '500 E '600
I primi due secoli dell’Età
Moderna sono caratterizzati da una notevole crescita economica in alcune
particolari aree dell’Europa.
IL COMMERCIO
Al periodo della scoperta e della
conquista dei nuovi territori americani e dell’esplorazione africana e
asiatica, fa seguito un periodo in cui il commercio intercontinentale vede le
merci extraeuropee arrivare in gran quantità in Europa e i manufatti europei
giungere ugualmente in gran quantità soprattutto in America. Fino alla fine del
Cinquecento questo commercio è quasi tutto nelle mani di Spagna e Portogallo,
che riescono a mantenere il controllo sui territori extraeuropei, malgrado le
ricchezze ivi presenti suscitino l’invidia e la cupidigia di altre nazioni.
Navi in una stampa del 1566
La Spagna, in particolare,
controlla l’arrivo dall’America prima dell’oro, poi dell’argento, merci
talmente preziose da consentire da sole il mantenimento di regolari
collegamenti tra il Nuovo Mondo e l’Europa. Il Portogallo, invece, è più
interessato allo zucchero da canna (la cui coltura è diffusa da Madera alle
Antille e a Cuba e da qui al Brasile) e al pepe e alle spezie che giungono
dall’Asia.
Lavorazione della canna da zucchero in una piantagione brasiliana
Si tratta di merci che forniscono
un’immensa ricchezza e che, attraverso il regolare commercio e la
intermediazione finanziaria, ma anche attraverso il contrabbando e la
pirateria, vengono distribuite in tutta Europa. In questo modo si sviluppa non
solo il commercio intercontinentale, ma anche quello interno all’Europa. La
crescita della domanda interna (cioè la richiesta di prodotti all’interno di
uno Stato) dipende principalmente da due cause:
1- l’aumento della popolazione
(se ne parlerà nella prossima lezione)
2- l’abbondanza di ricchezze, le
quali permisero a molti nobili e mercanti di acquistare prodotti di lusso, o di
diversificare gli acquisti.
Per esempio se per tutto il
Cinquecento la spezia più richiesta è sicuramente il pepe, nel corso del secolo
i gusti degli europei si affinano e aumenta la richiesta di nuove spezie: noce
moscata da Ceylon (l’odierna Sri Lanka), chiodi di garofano dalle Molucche (in
Indonesia), macis (con cui si può preparare, tra le altre cose, il curry) dalle
isole Banda (anch’esse in Indonesia).
Illustrazione dell’atlante Köhler's
Medizinal-Pflanzen del 1887
per la noce moscata (a sinistra) e i chiodi di
garofano
Per favorire il commercio, i
governi si sforzarono di migliorare i trasporti, sviluppando la rete stradale e
facendo costruire canali artificiali nelle pianure europee, dove il terreno
pianeggiante lo permettesse; è proprio in questo periodo che l’Europa vede
moltiplicarsi quei canali navigabili che ancora oggi la caratterizzano: il più
importante di questi canali fu quello francese (Canal du Midi, cioè Canale del
Mezzogiorno), costruito tra il 1666 e il 1680.
Un tratto del Canal du Midi
L’ARTIGIANATO
L’aumento della richiesta di
prodotti contribuì allo sviluppo delle attività artigianali.
Esse in parte continuarono ad
essere realizzate secondo metodi tradizionali: ad esempio la produzione di
tessuti e quella di alimenti (due prodotti a larghissimo uso) si svolgevano in
gran parte in casa o in laboratori situati all’interno delle case, secondo
usanze vecchie di secoli.
Famiglia di contadini in un dipinto del 1661 del pittore olandese
Adriaen van Ostade;
in tutte le case contadine durante il periodo invernale
uomini e donne provvedevano alla autonoma fabbricazione di ciò che serviva alla
vita di tutti i giorni
Altri prodotti, invece, trassero
profitto da innovazioni tecnologiche, che avvennero soprattutto nelle zone
centro-settentrionali dell’Europa, dove l’aumento della ricchezza si accompagnò
a uno spirito imprenditoriale nuovo; così, tra la fine del Cinquecento e
l’inizio del Seicento cominciarono a diffondersi alcune macchine meccaniche,
azionate dall’uomo, come il telaio per la produzione di calze (brevettato
dall’inglese William Lee nel 1598), il telaio per nastri (1604) e il mulino
azionato dal vento per segare assi (1596).
I famosi mulini a vento di Kinderdijk;
in Olanda i mulini a vento sono
stati utilizzati per secoli per i lavori più vari
LA FINANZA
Grande sviluppo ebbero anche le
attività finanziarie, però, come era già avvenuto nel medioevo, molte banche
private fallirono per il rifiuto dei re di Francia, Spagna e Portogallo, di
pagare i propri debiti. Così, per garantire una maggiore sicurezza a chi
depositava denaro e avere una maggiore disponibilità di fondi, diversi Stati
crearono delle banche pubbliche: dapprima in Italia (Banco di San Giorgio a
Genova, nel 1586; di Rialto a Venezia, nel 1587; di Sant’Ambrogio a Milano, nel
1593), poi in altri Paesi europei (Banca dei cambi di Amsterdam, 1609; banca di
Amburgo, 1619).
La sede del Banco di San Giorgio di Genova
CENTRO E PERIFIERIA DELL’ECONOMIA
EUROPEA
Se nel Cinquecento Spagna e
Portogallo dominavano il commercio intercontinentale e le città italiane (in
particolare Venezia, Milano e Genova) assieme ad Anversa quello interno
all’Europa e le attività finanziarie, nel Seicento le cose cambiarono.
Per quanto riguarda il commercio
extraeuropeo stime effettuate nel 1690 dicono che i prodotti americani inviati
in Europa sono di proprietà olandese per il 30%, francese per il 25%, inglese e
tedesca per il 18% e spagnola per il 5%. Segno della evidente perdita del
primato da parte delle nazioni iberiche.
Per quanto riguarda l’Europa si
assiste al declino dell’Italia centro-settentrionale e al forte sviluppo prima
delle Province Unite (ossia l’Olanda) con i centri di Rotterdam e di Amsterdam
(nel XVII secolo), poi di Londra e dell’Inghilterra (nel XVIII secolo).
Piazza Dam a Amsterdam, in un dipinto del tardo secolo XVII di Gerrit
Adriaenszoon Berckheyde
I motivi di questi cambiamenti sono molteplici e
complessi, però per capirli almeno in parte può essere significativo quanto
accadde al commercio del grano: da lungo tempo l’Europa
occidentale importava grano attraverso il mar Baltico dai Paesi dell’Europa
orientale. Le navi che percorrevano il Baltico si limitavano generalmente a
percorsi brevi e a carichi ridotti e consentivano di conseguenza dei guadagni
limitati. La ricerca di nuove fonti di rifornimento e l’intraprendenza dei
mercanti, unite al desiderio di maggiori guadagni, spinsero armatori e marinai
olandesi a effettuare una serie di fondamentali innovazioni nella costruzione
delle navi, causa prima del successo dei Fiamminghi. È stato calcolato che gli
Olandesi realizzarono annualmente dei guadagni con il trasporto del grano
paragonabili alla produzione annua delle miniere d’argento del Potosì,
controllate dalla Spagna.
Fluyt (navi mercantili) olandesi in una stampa del 1677; in queste navi
lo spazio per l’armamento venne ridotto al minimo, aumentando così la capacità
di carico
Ma altrettanto importanti furono
anche le novità nella gestione dei traffici: il 20 marzo 1602 è la data
ufficiale della costituzione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali,
una compagnia commerciale che, dotata di un’ampia copertura finanziaria, di
ampi poteri nella gestione economica e di forti legami tra mercanti e detentori
del potere politico, procurò enormi successi ai suoi membri. Tra le sue
caratteristiche ce n’è una sulla quale vale la pena soffermarsi: la Compagnia
volle in alcune zone controllare direttamente la produzione agricola nei
territori asiatici da cui importava le merci, impostandola sulle esigenze dei
mercati europei. Così vennero regolate le superfici coltivate, venne represso
duramente il contrabbando, vennero massacrate o deportate le popolazioni che tentavano
di sottrarsi a queste regole; in alcune aree soggette agli Olandesi si ebbe una
specializzazione colturale, che durò a lungo: caffè e pepe a Giava, noce
moscata nelle isole Banda, chiodi di garofano nelle Molucche, e così via.
Allegorica illustrazione del 1646 della Compagnia Olandese delle Indie
Orientali
I cambiamenti che avvennero nel
passaggio dal ‘500 al ‘600 portarono alla divisione tra un’Europa
economicamente centrale, capace di controllare le ricchezze dell’artigianato e
del commercio e di investirle in attività produttive fonti di ulteriore
ricchezza, e un’Europa periferica e destinata al declino, in cui agricoltura,
allevamento e attività estrattive costituivano il motore dell’economia. Il
ruolo marginale spettò a tutta l’Europa dell’Est, ma anche ai Paesi
mediterranei, in particolare alla Spagna: qui l’enorme quantità di oro e di
argento che arrivava dall’America venne spesa per acquistare prodotti forniti
da altri stati o per la guerra e non fu investita in attività produttive,
perché i nobili spagnoli le consideravano indegne di loro. Proprio da questa
situazione nacque la figura letteraria dell’hidalgo spagnolo, che di solito è
un nobile che ha quasi completamente perso la ricchezza ereditata dalla
famiglia, ma ha conservato i privilegi e gli onori concessi alla nobiltà
(prototipo dell’hidalgo è il famoso Don
Chiosciotte di Miguel de Cervantes).
Un hidalgo nelle colonie spagnole (illustrazione del XVI secolo)
Se vuoi ascoltare / vedere questa lezione, questo è il video:
Cibi dell'economia mondo tra il 500 e 600
RispondiElimina