lunedì 19 gennaio 2015

47 L'economia europea tra '500 e '600



L’ECONOMIA EUROPEA TRA '500 E '600

I primi due secoli dell’Età Moderna sono caratterizzati da una notevole crescita economica in alcune particolari aree dell’Europa.

IL COMMERCIO

Al periodo della scoperta e della conquista dei nuovi territori americani e dell’esplorazione africana e asiatica, fa seguito un periodo in cui il commercio intercontinentale vede le merci extraeuropee arrivare in gran quantità in Europa e i manufatti europei giungere ugualmente in gran quantità soprattutto in America. Fino alla fine del Cinquecento questo commercio è quasi tutto nelle mani di Spagna e Portogallo, che riescono a mantenere il controllo sui territori extraeuropei, malgrado le ricchezze ivi presenti suscitino l’invidia e la cupidigia di altre nazioni.

Navi in una stampa del 1566

La Spagna, in particolare, controlla l’arrivo dall’America prima dell’oro, poi dell’argento, merci talmente preziose da consentire da sole il mantenimento di regolari collegamenti tra il Nuovo Mondo e l’Europa. Il Portogallo, invece, è più interessato allo zucchero da canna (la cui coltura è diffusa da Madera alle Antille e a Cuba e da qui al Brasile) e al pepe e alle spezie che giungono dall’Asia.

Lavorazione della canna da zucchero in una piantagione brasiliana

Si tratta di merci che forniscono un’immensa ricchezza e che, attraverso il regolare commercio e la intermediazione finanziaria, ma anche attraverso il contrabbando e la pirateria, vengono distribuite in tutta Europa. In questo modo si sviluppa non solo il commercio intercontinentale, ma anche quello interno all’Europa. La crescita della domanda interna (cioè la richiesta di prodotti all’interno di uno Stato) dipende principalmente da due cause:
1- l’aumento della popolazione (se ne parlerà nella prossima lezione)
2- l’abbondanza di ricchezze, le quali permisero a molti nobili e mercanti di acquistare prodotti di lusso, o di diversificare gli acquisti.
Per esempio se per tutto il Cinquecento la spezia più richiesta è sicuramente il pepe, nel corso del secolo i gusti degli europei si affinano e aumenta la richiesta di nuove spezie: noce moscata da Ceylon (l’odierna Sri Lanka), chiodi di garofano dalle Molucche (in Indonesia), macis (con cui si può preparare, tra le altre cose, il curry) dalle isole Banda (anch’esse in Indonesia).

Illustrazione dell’atlante Köhler's Medizinal-Pflanzen del 1887
per la noce moscata (a sinistra) e i chiodi di garofano

Per favorire il commercio, i governi si sforzarono di migliorare i trasporti, sviluppando la rete stradale e facendo costruire canali artificiali nelle pianure europee, dove il terreno pianeggiante lo permettesse; è proprio in questo periodo che l’Europa vede moltiplicarsi quei canali navigabili che ancora oggi la caratterizzano: il più importante di questi canali fu quello francese (Canal du Midi, cioè Canale del Mezzogiorno), costruito tra il 1666 e il 1680.

Un tratto del Canal du Midi

L’ARTIGIANATO

L’aumento della richiesta di prodotti contribuì allo sviluppo delle attività artigianali.
Esse in parte continuarono ad essere realizzate secondo metodi tradizionali: ad esempio la produzione di tessuti e quella di alimenti (due prodotti a larghissimo uso) si svolgevano in gran parte in casa o in laboratori situati all’interno delle case, secondo usanze vecchie di secoli.

Famiglia di contadini in un dipinto del 1661 del pittore olandese Adriaen van Ostade;
in tutte le case contadine durante il periodo invernale uomini e donne provvedevano alla autonoma fabbricazione di ciò che serviva alla vita di tutti i giorni

Altri prodotti, invece, trassero profitto da innovazioni tecnologiche, che avvennero soprattutto nelle zone centro-settentrionali dell’Europa, dove l’aumento della ricchezza si accompagnò a uno spirito imprenditoriale nuovo; così, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento cominciarono a diffondersi alcune macchine meccaniche, azionate dall’uomo, come il telaio per la produzione di calze (brevettato dall’inglese William Lee nel 1598), il telaio per nastri (1604) e il mulino azionato dal vento per segare assi (1596).

I famosi mulini a vento di Kinderdijk;
in Olanda i mulini a vento sono stati utilizzati per secoli per i lavori più vari

LA FINANZA

Grande sviluppo ebbero anche le attività finanziarie, però, come era già avvenuto nel medioevo, molte banche private fallirono per il rifiuto dei re di Francia, Spagna e Portogallo, di pagare i propri debiti. Così, per garantire una maggiore sicurezza a chi depositava denaro e avere una maggiore disponibilità di fondi, diversi Stati crearono delle banche pubbliche: dapprima in Italia (Banco di San Giorgio a Genova, nel 1586; di Rialto a Venezia, nel 1587; di Sant’Ambrogio a Milano, nel 1593), poi in altri Paesi europei (Banca dei cambi di Amsterdam, 1609; banca di Amburgo, 1619).

La sede del Banco di San Giorgio di Genova

CENTRO E PERIFIERIA DELL’ECONOMIA EUROPEA

Se nel Cinquecento Spagna e Portogallo dominavano il commercio intercontinentale e le città italiane (in particolare Venezia, Milano e Genova) assieme ad Anversa quello interno all’Europa e le attività finanziarie, nel Seicento le cose cambiarono.
Per quanto riguarda il commercio extraeuropeo stime effettuate nel 1690 dicono che i prodotti americani inviati in Europa sono di proprietà olandese per il 30%, francese per il 25%, inglese e tedesca per il 18% e spagnola per il 5%. Segno della evidente perdita del primato da parte delle nazioni iberiche.
Per quanto riguarda l’Europa si assiste al declino dell’Italia centro-settentrionale e al forte sviluppo prima delle Province Unite (ossia l’Olanda) con i centri di Rotterdam e di Amsterdam (nel XVII secolo), poi di Londra e dell’Inghilterra (nel XVIII secolo).

Piazza Dam a Amsterdam, in un dipinto del tardo secolo XVII di Gerrit Adriaenszoon Berckheyde

I motivi di questi cambiamenti sono molteplici e complessi, però per capirli almeno in parte può essere significativo quanto accadde al commercio del grano: da lungo tempo l’Europa occidentale importava grano attraverso il mar Baltico dai Paesi dell’Europa orientale. Le navi che percorrevano il Baltico si limitavano generalmente a percorsi brevi e a carichi ridotti e consentivano di conseguenza dei guadagni limitati. La ricerca di nuove fonti di rifornimento e l’intraprendenza dei mercanti, unite al desiderio di maggiori guadagni, spinsero armatori e marinai olandesi a effettuare una serie di fondamentali innovazioni nella costruzione delle navi, causa prima del successo dei Fiamminghi. È stato calcolato che gli Olandesi realizzarono annualmente dei guadagni con il trasporto del grano paragonabili alla produzione annua delle miniere d’argento del Potosì, controllate dalla Spagna.

Fluyt (navi mercantili) olandesi in una stampa del 1677; in queste navi lo spazio per l’armamento venne ridotto al minimo, aumentando così la capacità di carico

Ma altrettanto importanti furono anche le novità nella gestione dei traffici: il 20 marzo 1602 è la data ufficiale della costituzione della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, una compagnia commerciale che, dotata di un’ampia copertura finanziaria, di ampi poteri nella gestione economica e di forti legami tra mercanti e detentori del potere politico, procurò enormi successi ai suoi membri. Tra le sue caratteristiche ce n’è una sulla quale vale la pena soffermarsi: la Compagnia volle in alcune zone controllare direttamente la produzione agricola nei territori asiatici da cui importava le merci, impostandola sulle esigenze dei mercati europei. Così vennero regolate le superfici coltivate, venne represso duramente il contrabbando, vennero massacrate o deportate le popolazioni che tentavano di sottrarsi a queste regole; in alcune aree soggette agli Olandesi si ebbe una specializzazione colturale, che durò a lungo: caffè e pepe a Giava, noce moscata nelle isole Banda, chiodi di garofano nelle Molucche, e così via.

Allegorica illustrazione del 1646 della Compagnia Olandese delle Indie Orientali

I cambiamenti che avvennero nel passaggio dal ‘500 al ‘600 portarono alla divisione tra un’Europa economicamente centrale, capace di controllare le ricchezze dell’artigianato e del commercio e di investirle in attività produttive fonti di ulteriore ricchezza, e un’Europa periferica e destinata al declino, in cui agricoltura, allevamento e attività estrattive costituivano il motore dell’economia. Il ruolo marginale spettò a tutta l’Europa dell’Est, ma anche ai Paesi mediterranei, in particolare alla Spagna: qui l’enorme quantità di oro e di argento che arrivava dall’America venne spesa per acquistare prodotti forniti da altri stati o per la guerra e non fu investita in attività produttive, perché i nobili spagnoli le consideravano indegne di loro. Proprio da questa situazione nacque la figura letteraria dell’hidalgo spagnolo, che di solito è un nobile che ha quasi completamente perso la ricchezza ereditata dalla famiglia, ma ha conservato i privilegi e gli onori concessi alla nobiltà (prototipo dell’hidalgo è il famoso Don Chiosciotte di Miguel de Cervantes).

Un hidalgo nelle colonie spagnole (illustrazione del XVI secolo)

Se vuoi ascoltare / vedere questa lezione, questo è il video:







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