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lunedì 6 ottobre 2014

40 La via per le Indie e la scoperta dell'America


LA VIA PER LE INDIE E LA SCOPERTA DELL’AMERICA

Nel Basso Medioevo l’Europa importava dalle Indie (come veniva chiamata l’Asia orientale) numerose merci pregiate, in particolare spezie (pepe indiano, cannella di Ceylon, noce moscata e chiodi di garofano), sete e prodotti per tingere i tessuti, come l’indaco (una pianta dalle cui foglie si ricava un colore azzurro).
Per raggiungere le Indie, però, bisognava attraversare territori (come l’Asia centrale) o mari (come il Mediterraneo orientale e l’oceano Indiano) che erano sotto il controllo di diversi regni musulmani, i quali obbligavano i mercanti europei a pagare un tributo. Inoltre a fare affari con i musulmani, in particolare con i Turchi, erano soprattutto i Veneziani, che spadroneggiavano su tutte le merci provenienti dalle Indie e imponevano agli altri mercanti europei le loro condizioni.
Per questo i mercanti degli altri Paesi europei si lanciarono alla ricerca di nuove vie commerciali, che permettessero loro di raggiungere direttamente le Indie; nelle loro spedizioni essi vennero finanziati da molti re europei.
Del resto tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento erano avvenuti progressi nel campo della navigazione oceanica e della geografia, che avevano reso i viaggi per mare più sicuri e più lunghi.
Innanzitutto per la navigazione oceanica occorrevano navi a vela, essendo quelle a remi usate nel Mediterraneo poco adatte, sebbene meglio manovrabili; le navi a vela, inoltre, necessitavano di profonde conoscenze dei venti e delle tele. Queste esigenze e queste difficoltà portarono allo sviluppo della caravella, un tre alberi dotato sia di vele quadrate che lo rendevano veloce in presenza di forte vento di poppa, sia di vele triangolari (o latine) che rendevano più facile la manovra in caso di venti contrari; la caravella prende forma agli inizi del Quattrocento e attorno al 1440-1450 è ormai perfezionata, divenendo il mezzo nautico per eccellenza dei Portoghesi, ben presto imitati dagli Spagnoli. Per tenere meglio il mare la caravella è più rotonda delle galere mediterranee e più piena, ossia capace di un maggior carico; inoltre necessita di un minor equipaggio, poiché non ha bisogno di tanti rematori.


Caravella portoghese
Fondamentale fu poi la diffusione della bussola, inventata dai Cinesi alcuni secoli prima: essa serviva a indicare il nord magnetico e quindi era utilissima per navigare di notte, sebbene proprio il fatto che essa indichi il nord magnetico, anziché quello geografico, era in certi casi causa di errori anche vistosi.
Importante fu anche l’astrolabio, conosciuto fin dall’antichità ma perfezionato nei secoli XIV-XV, serviva per calcolare la latitudine ed aveva bisogno di tavole di misurazione che implicavano complessi calcoli trigonometrici.

Un astrolabio portoghese del 1608

Infine fu decisivo il miglioramento nella costruzione delle carte geografiche, in particolare i portolani (ossia la rappresentazione su carte del mare, delle coste e delle rotte) che avevano cominciato a diffondersi a metà del Duecento e che nel XIV secolo diventano sempre più precisi (essi erano realizzati soprattutto a Maiorca e in Catalogna; nell’isola delle Baleari erano il frutto del lavoro congiunto di cristiani, musulmani ed ebrei, questi ultimi sicuramente i maggiori conoscitori delle coste atlantiche africane e dell’interno del continente, grazie agli ebrei che vivevano in Marocco).

Portolano del 1492

Questi progressi avevano permesso ai navigatori (in particolare a quelli portoghesi) di spingersi lungo le coste africane dell’oceano Atlantico, imparando a riconoscerne i venti, le correnti e le maree.
Nella ricerca di una nuova via per le Indie il contributo dei Portoghesi fu fondamentale. Il Regno del Portogallo (che si era formato nel XII secolo) non era particolarmente ricco, per mancanza di suoli fertili e perché in posizione marginale rispetto al Mediterraneo, dove si svolgeva quasi tutto il commercio con l’Oriente; per il Portogallo una nuova rotta commerciale era quindi di primaria necessità e la possibilità di trovarla divenne più concreta nel XV secolo, in seguito al diffondersi delle novità illustrate più sopra.

Dettaglio sul Monumento alle Scoperte di Lisbona: il personaggio con una caravella in mano
è Enrico il Navigatore, figlio del re Giovanni I del Portogallo, figura fondamentale
delle esplorazioni portoghesi

Nel 1527 i Portoghesi si insediarono nelle Azzorre, da cui poterono ricavare un prodotto molto ambito come la canna da zucchero.

Due francobolli portoghesi moderni ricordano la coltivazione della canna da zucchero
nell’isola di Madera, la terra più prossima alle Azzorre

Negli anni successivi compresero la minaccia costituita dai venti alisei, i quali soffiano costantemente sulle coste africane e provocavano allora numerosi naufragi: l’invenzione della volta, una manovra che utilizzava la sola vela triangolare posta a poppa delle caravelle, permise alle navi di non essere spinte in pieno oceano e di continuare a navigare lungo le coste dell’Africa. Arrivarono così fino alle isole di Capo Verde e poi oltre e fondarono numerose basi commerciali, come quella di Elmina (nell’attuale Ghana), che nel 1482 era un castello (chiamato San Giorgio della Miniera), da cui si procurarono oro. Dall’Africa i Portoghesi ricavarono anche zucchero, pepe e schiavi.
Nel 1488 l’ammiraglio Bartolomeu Dias (italianizzato in Bartolomeo Diaz) raggiunse l’estremità meridionale dell’Africa, in quello che fu dapprima denominato Capo Tormentoso, poi Capo di Buona Speranza, in segno benaugurale. Un ammutinamento dei marinai di Dias, sfiniti ed esasperati da un viaggio durato mesi, impedirono all’ammiraglio di procedere oltre.

Statua a Bartolomeu Dias a Città del Capo (Sudafrica)


La circumnavigazione dell’Africa (ossia la navigazione completa attorno all’Africa) avvenne nel 1497-1498 ad opera di Vasco da Gama: egli giunse fino al Capo di Buona Speranza, lo oltrepassò, attraversò l’Oceano Indiano e arrivò a Calicut, nell’India sud-occidentale.

Ritratto di Vasco da Gama



I Portoghesi avevano così trovato una nuova rotta commerciale con l’Oriente, che fece arrivare in Europa gli stessi prodotti che prima si avevano pagando un tributo ai Turchi ottomani, o assoggettandosi a Venezia, la quale cominciò ad aver paura dei successi del Portogallo.
Senza contare che, ancor prima di Vasca da Gama, una nuova scoperta aveva stupito il mondo e aperto nuove vie commerciali: la scoperta dell’America.
Infatti, mentre i Portoghesi esploravano le coste africane, un navigatore genovese, Cristoforo Colombo, decise di raggiungere le Indie attraversando l’Oceano Atlantico: essendo ormai assodato, in seguito agli studi dello scienziato fiorentino Paolo Toscanelli, che la Terra è rotonda, anche navigando verso ovest si doveva per forza giungere nelle Indie, le terre che si trovano all’estremo est rispetto all’Europa.

Ritratto di Cristoforo Colombo di Sebastiano del Piombo (1519)


Secondo i calcoli (che però erano errati) di Colombo la distanza tra Europa e Asia orientale attraverso l’oceano era di 4.000 chilometri, navigabili in circa 40 giorni; in realtà era di 16.000 chilometri, per percorrere i quali sarebbero occorsi 160 giorni, troppi all’epoca per tenere in vita l’equipaggio di una caravella, che non poteva caricare gli alimenti necessari ad un viaggio di più di 5 mesi.
Colombo faticò notevolmente per ottenere il finanziamento necessario alla sua impresa: increduli nella sua realizzazione o impegnati ad affrontare altre prove, i Portoghesi a cui per primo il navigatore si rivolse rifiutarono e gli Spagnoli, a cui egli si rivolse in seguito, accettarono solo quando fu portata a compimento la cosiddetta Reconquista, ossia la liberazione delle terre iberiche ancora in mano agli Arabi. Ciò avvenne il 2 gennaio 1492, con la caduta dell’Emirato arabo di Granada, l’ultimo Stato islamico rimasto nella Penisola Iberica. Quel giorno l’intera Spagna festeggiò l’avvenimento con messe per il re Ferdinando (che fu insignito dal papa del titolo di “Re cattolico”) e processioni per Santiago Matamoros (san Giacomo di Compostela “Ammazzamori”) protettore della Spagna.
L’avvenimento suscitò un’ondata di entusiasmo religioso, che contribuì ad appoggiare l’impresa di Colombo: sia il re Ferdinando, sia sua moglie Isabella di Castiglia pensavano che entrare in diretto contatto con gli abitanti delle Indie avrebbe permesso di diffondere il cristianesimo in quelle terre, strappando migliaia di pagani alle fiamme dell’inferno.

La Vergine dei re cattolici, dipinto di anonimo (secondo alcuni di Fernando Gallego) conservato al Museo del Prado di Madrid: i due personaggi inginocchiati davanti alla Madonna 
sono Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia


Ma le motivazioni religiose erano secondarie a quelle economiche, che Colombo prospettava in continuazione, ricordando a tutti che Marco Polo aveva scritto nel Milione di aver visto in Cina oro a tonnellate!
Così Colombo ricevette dalla regina Isabella (che aveva preso in simpatia quel navigatore italiano che sognava un’impresa audace e mai tentata prima) tre caravelle e con esse e 90 uomini a bordo salpò il 3 agosto 1492 dal porto di Palos, in Castiglia.
Dopo una navigazione di più di 70 giorni, piena di difficoltà e timori, il 12 ottobre 1492 Colombo sbarcò in un’isola chiamata dagli indigeni Guanahaní e nei giorni successivi esplorò altre isole, di cui prese possesso in nome del re di Spagna. In una di queste isole, cui diede il nome di Hispaniola (l’odierna Haiti), fece costruire un forte dove sistemare i suoi uomini. Colombo credeva di aver raggiunto le Indie, poiché, come tutti in Europa, ignorava l’esistenza dell’America, e chiamò indios (cioè indiani) gli abitanti di quelle terre; ancora oggi noi li chiamiamo indiani d’America o Amerindi.

Uno dei tanti disegni di fantasia che nei secoli hanno rappresentato l’arrivo di Colombo in America


Noi oggi sappiamo che Colombo aveva scoperto un nuovo continente, che in seguito venne chiamato America, dal nome di un altro navigatore, il fiorentino Amerigo Vespucci, che esplorò quelle terre per conto dei re di Spagna e di Portogallo e che per primo capì essere parte di un mondo mai conosciuto prima, da lui stesso denominato Nuovo Mondo, espressione ancora in uso ai giorni nostri.
Rientrato in patria Colombo venne accolto in maniera trionfale; dopo quel primo viaggio ne fece altri tre verso l’America, ma essi furono accolti con minore entusiasmo dai contemporanei. Più importanti furono i viaggi di altri navigatori, come gli italiani Giovanni e Sebastiano Caboto (padre e figlio) e Giovanni da Verrazzano, i quali rispettivamente nel 1497 e nel 1524, per conto del re d’Inghilterra e di quello di Francia, aprirono nuove rotte per l’America del nord.
E nel 1519, per conto del re di Spagna Carlo V, partì il viaggio del portoghese Ferdinando Magellano verso l’America meridionale, con lo scopo di trovare un passaggio che permettesse di entrare nell’oceano a ovest dell’America e quindi di tracciare una rotta per giungere finalmente in Asia. Il passaggio fu trovato nell’estremità meridionale del continente (ancora oggi lo Stretto di Magellano), ma solo dopo settimane di tentativi, a causa dei venti impetuosi, Magellano riuscì a superarlo e a entrare in un mare che gli apparve così tranquillo da meritare il nome di Oceano Pacifico.
La spedizione continuò tra altre difficoltà, tra cui il fatto che l’oceano era molto più vasto di quanto si pensasse; nel 1521 Magellano morì in uno scontro con le popolazioni delle isole che più tardi vennero chiamate Filippine, in onore di Filippo di Spagna. L’italiano Antonio Pigafetta (il secondo ufficiale della spedizione) proseguì il viaggio fino a ritornare in Spagna nel 1522, con una sola nave, ma carica di spezie: era la prima nave che aveva compiuto il giro del mondo.

Da sinistra: Sebastiano Caboto, Giovanni da Verrazzano, Amerigo Vespucci


La data della scoperta dell’America è stata scelta come la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna. In effetti fu un avvenimento che cambiò la storia del mondo: da una parte si scoprì l’esistenza di un nuovo grandissimo continente, dall’altra le esplorazioni di questo periodo misero Europa, Asia, Africa e appunto America sempre più a contatto tra di loro: persone, prodotti, invenzioni, scoperte e anche malattie cominciarono da allora a spostarsi da un continente all’altro con sempre maggiore facilità.

APPROFONDIMENTI:
- Vita di Cristoforo Colombo
- Storia della cartografia medievale

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