lunedì 6 ottobre 2014

36 La situazione politica in Europa nel Tardo Medioevo

LA SITUAZIONE POLITICA IN EUROPA NEL TARDO MEDIOEVO

L’ultimo periodo del Basso Medioevo, dalla grande crisi del trecento alla scoperta dell’America nel 1492, è chiamato comunemente Tardo Medioevo; esso segna il passaggio ad un nuovo periodo storico, l’Età Moderna.


Nei secoli del Tardo Medioevo gli Stati europei, le monarchie nazionali di cui si è parlato nella lezione 25, non erano in grado di controllare direttamente tutto il territorio da cui erano formati: i vari monarchi dovevano tener conto, infatti, di moltissimi poteri locali che si opponevano al potere centrale. Ad esempio i vari signori feudali, che talvolta erano tanto potenti da entrare in guerra contro il re, come fecero i duchi di Borgogna contro i re di Francia; oppure le città libere, come i Comuni italiani, che si amministravano da sé; o ancora le comunità di villaggio, i Comuni rurali, che avevano ottenuto alcune autonomie. Nei centri urbani, inoltre, alcune corporazioni avevano un grande potere, economico e politico, oppure in alcuni Stati si erano formate delle assemblee feudali, che si affiancavano ai sovrani nel governo delle monarchie, come accadde in Francia con gli Stati Generali, che riunivano i rappresentanti della popolazione e furono convocati per la prima volta nel 1302 da Filippo IV il Bello.

Cartina dell’Europa alla metà del XV secolo

Anche se il potere del re andò aumentando nei secoli XIV e XV, esso era tanto più forte quanto maggiori erano le capacità del monarca di trovare un accordo con i poteri locali e di ottenere quindi l’appoggio delle persone più autorevoli e potenti (i notabili); più che sulla forza, il potere regale si basava sul consenso, sulla possibilità di fornire protezione in cambio di fedeltà.

Miniatura del XIV secolo raffigurante la battaglia di Courtrai del 1302, tra le truppe francesi di Filippo IV il Bello alle milizie di città fiamminghe che si opponevano al dominio francese

All’interno dell’Europa gli Stati più potenti erano proprio quelli che avevano ottenuto il maggiore consenso dai poteri locali; ma erano anche quelli più popolosi, più sviluppati economicamente e maggiormente dotati di un esercito numeroso e ben armato. Nel XV secolo le potenze europee erano quattro: la Spagna, la Francia, l’Inghilterra e l’Austria.
Nella penisola Iberica il matrimonio tra la regina Isabella di Castiglia e il re Ferdinando di Aragona, nel 1469, portò all’unione dei loro rispettivi regni, che formarono il Regno di Spagna. I re di Spagna completarono la conquista della penisola, sottraendo agli arabi l’ultimo territorio rimasto in loro possesso, il Regno di Granada (1492). Sotto dominio spagnolo erano anche la Sardegna (dal XII-XIII secolo), la Sicilia (dal 1282) e il Regno di Napoli (dal 1442).

Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia in un ritratto dell’epoca del loro matrimonio

La Francia era nel Trecento il più popoloso Stato europeo e uno di quelli in cui il potere del re era più forte. Quando però si estinse la dinastia dei Capetingi (1328), i re d’Inghilterra cercarono di ottenere il trono di Francia: vi fu perciò una lunga guerra, detta dei Cent’anni (1339-1453), tra la Francia, sotto la nuova dinastia dei Valois, e l’Inghilterra. La guerra si concluse con la cacciata degli Inglesi dal continente e un notevole aumento del potere dei re di Francia, sotto il cui controllo passarono nuovi territori.

L’arresto di Giovanna d’arco a Compiègne da parte dell’esercito inglese (miniatura del XV secolo): Giovanna d’Arco, eroina nazionale francese, contribuì alla sconfitta inglese nella guerra dei Cent’anni e fu catturata e bruciata viva come eretica dagli Inglesi

In Inghilterra ci fu una lunga guerra tra i duchi di York e i duchi di Lancaster, per la conquista del trono (Guerra delle Due Rose, 1455-1485). In questa guerra la nobiltà venne decimata e i re della dinastia dei Tudor ne approfittarono per prendere il potere (che mantennero dal 1485 al 1603) e per rafforzare il proprio dominio: riuscirono, infatti, a convocare molto raramente il Parlamento.

La battaglia di Barnet, uno degli episodi della guerra delle Due Rose, così detta in quanto le due dinastie contendenti avevano entrambe come simbolo una rosa, bianca gli York, rossa i Lancaster

Nell’Europa centrale l’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico veniva eletto da sette feudatari (tre arcivescovi e quattro laici), ma aveva poteri molto limitati. Perciò i diversi feudi, come i ducati di Baviera e di Lorena o il Regno di Boemia, erano di fatto Stati indipendenti. Dal 1438 la corona imperiale fu sempre assegnata dai sette grandi elettori ai membri della dinastia degli Asburgo, arciduchi d’Austria. Gli Asburgo riuscirono ad ampliare i propri domini e a rafforzare la potenza austriaca grazie a una serie di matrimoni: ad esempio il matrimonio di Massimiliano d’Asburgo con Maria di Borgogna (1477) portò agli Asburgo un vasto territorio ai confini della Francia.

Massimiliano I d’Asburgo ritratto da Albrecht Dürer (1519)

Tra i diversi Stati esisteva un certo equilibrio e nessuno era in grado di imporre il suo dominio sugli altri: i tentativi di modificare questa situazione, come quello dei re d’Inghilterra di diventare anche re di Francia, fallirono.
L’Impero Bizantino (o Romano d’Oriente) perse i suoi territori in Asia e poi anche in Europa per l’espansione dei Turchi Ottomani, che si erano insediati nella penisola Anatolica. Di religione musulmana, i Turchi, dopo aver conquistato la penisola Balcanica, guidati da Maometto II il Conquistatore, assediarono Costantinopoli, la capitale dell’Impero Bizantino e nel 1453 la conquistarono: l’Impero Romano d’Oriente ebbe fine e la sua capitale divenne la sede dei sultani turchi (sultano è il nome con cui si designano i sovrani dell’Impero Ottomano).

Maometto II ritratto da Gentile Bellini nel 1480 circa

L’espansione turca in Europa continuò sotto i successori di Maometto II, che conquistarono la Serbia (1459) e poi occuparono Belgrado (1521), Rodi (1522) e l’Ungheria (1521-1529), giungendo a porre sotto assedio Vienna (1529). Da allora i Turchi costituirono una continua minaccia per tutta l’Europa centro-orientale: in alcuni paesi e momenti l’intolleranza nei confronti dei Turchi sfociò in guerre, in altri portò alla convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. Questo spiega come ancora oggi la presenza di popolazioni di religione islamica sia molto forte negli Stati della penisola Balcanica: in Bosnia ed Erzegovina, in Serbia, in Kosovo, in Montenegro, in Bulgaria, in Macedonia, in Moldavia e soprattutto in Albania.

Illustrazione che raffigura le armate turche in vista di Vienna nel 1529

Come si è detto nelle righe precedenti, tra il Trecento e il Quattrocento in tutta Europa furono combattute moltissime guerre. Le cause erano diverse: alcune guerre furono combattute per il dominio su un territorio e ad esse parteciparono Stati, feudatari e città libere. Alcune di queste guerre, come quelle contro i Turchi, si ammantarono anche di motivazioni religiose, sebbene il vero motivo fosse sempre quello della conquista territoriale. Altre nacquero dal tentativo di conquistare il potere all’interno di uno Stato e videro schierate l’una contro l’altra due fazioni (come i duchi di York e di Lancaster in Inghilterra). Diverse guerre furono combattute dai re per sottomettere città o feudatari ribelli e affermare il proprio potere nello Stato.
Le guerre costituivano una minaccia continua: nessuno Stato, nessun feudatario, nessuna città indipendente poteva continuare a esistere, se non era in grado di difendersi e doveva quindi contare su un esercito numeroso, ben armato e ben addestrato.

Miniatura raffigurante la battaglia di Crécy nel 1346, all’inizio della guerra dei Cent’anni

Il modo di combattere cambiò nel tempo. Un primo mutamento importante fu la migliore organizzazione della fanteria, che, armata di archi o di picche (armi simili alle lance, costituite da un lungo bastone di legno con alla sommità una punta di ferro aguzza), era in grado di affrontare la cavalleria, fino ad allora la parte principale dell’esercito. Le battaglie del XV secolo dimostrarono che fanti ben armati e ben addestrati, come gli arcieri inglesi ad Azincourt (1415) o i picchieri svizzeri, costituivano una forza temibile.

La battaglia di Azincourt in una miniatura del XV secolo

Un altro cambiamento importante fu la comparsa nel XIII secolo e la diffusione in seguito delle armi da fuoco: esse erano di diverso tipo, come gli schioppi, gli archibugi e poi i moschetti, armi simili ai moderni fucili, che erano dotati di canna lunga e si potevano portare a mano dal singolo soldato (solo l’archibugio, essendo piuttosto pesante, doveva essere trasportato da due uomini); o come le bombarde, che, essendo di grandi dimensioni (simili ai moderni cannoni) ed avendo l’ingombro dell’affusto e delle munizioni (che pesavano moltissimo), non erano portabili singolarmente, ma andavano trasportate mediante carri e animali, il che rallentava gli spostamenti degli eserciti; o come le pistole, che comparvero nel Cinquecento.
Tutte queste armi utilizzavano la polvere da sparo, una miscela di salnitro, zolfo e carbone, che era stata scoperta probabilmente in Cina intorno al IX secolo d.C.

La presa della città di Moncontour (Francia) nel 1371 (miniatura del XIV secolo)

Le armi da fuoco divennero più efficaci grazie ai perfezionamenti nella preparazione della polvere da sparo e nei proiettili. Nel XV secolo i progressi della bombarda portarono allo sviluppo dell’artiglieria (l’insieme delle armi da fuoco non portatili) e cambiarono le tecniche di guerra. L’importanza della cavalleria si ridusse ulteriormente, perché l’artiglieria era in grado di fare strage tra i cavalieri. La crisi della cavalleria, composta dai nobili, indebolì la posizione dei feudatari, sempre meno necessari in guerra.
L’uso dell’artiglieria pesante negli assedi facilitava la distruzione delle mura e quindi la conquista delle città. Per potersi difendere anche le città assediate dovettero dotarsi di artiglieria pesante e costruire nuove fortificazioni: a partire dal Cinquecento vennero costruite mura molto più spesse, perché le palle di cannone non le abbattessero, spesso rinforzate da accumuli di terreno (i terrapieni) che frenavano la corsa dei proiettili. Le fortezze furono progettate in modo da permettere agli assediati di colpire con i propri cannoni il nemico in qualsiasi punto si trovasse. Le mura costruite a partire dal Cinquecento sono quindi del tutto diverse dalle mura delle città e dei castelli medievali.

Molte città italiane si sono circondate nel Tardo Medioevo di mura e terrapieni come quelli di Ferrara nella foto

Anche nella composizione degli eserciti vi furono dei cambiamenti: l’esercito di tipo feudale era formato da truppe che dovevano prestare un servizio militare di durata limitata, di scarsa coesione e in maniera obbligatoria. Inoltre a comandare questi eserciti erano i cavalieri, legati al signore da obblighi di dipendenza personale, che dovevano provvedere con le proprie sostanze e per se stessi e il proprio seguito sia all’armamento, sia al vettovagliamento (ossia l’approvvigionamento dei viveri). Per i limiti che tutto ciò comportava, fin dai primi secoli del Basso Medioevo gli eserciti avevano cominciato ad essere formati da un certo numero di truppe mercenarie, ossia di soldati che combattevano dietro compenso.
Queste truppe erano spesso riunite in compagnie di ventura, veri e propri eserciti di professione, che venivano assoldati dai re o dalle città. Si trattava di soldati meglio addestrati dei comuni cittadini e allenati a combattere sotto la guida di un comandante chiamato condottiero. I condottieri erano spesso nobili, perché erano soprattutto i nobili ad avere l’esperienza militare necessaria per guidare un esercito; di famiglia nobile (quella dei Medici di Firenze) fu Giovanni de’ Medici, passato alla storia con il nome di Giovanni dalle Bande Nere, poiché quando morì la sua compagnia di ventura cambiò le proprie insegne da bianche a nere, in segno di lutto.

Statua a Giovanni dalle Bande Nere e miniatura con Muzio Attendolo

Alcuni condottieri raggiunsero posizioni di grande potere, come Muzio Attendolo, detto Sforza, il cui figlio, Francesco Sforza, divenne signore di Milano. In Italia le compagnie di ventura erano molto richieste, perché gli Stati italiani, ricchi, ma di dimensioni molto ridotte e quindi meno popolosi dei grandi regni europei, non erano in grado di arruolare eserciti sufficientemente numerosi.
Questi eserciti erano però poco affidabili: non era raro che passassero da uno schieramento a quello opposto, se veniva loro offerto un compenso superiore o se non venivano pagati.

Ricostruzione moderna di una battaglia del 1387 tra compagnie di ventura dell'Italia settentrionale

Infine vi furono cambiamenti anche nella guerra marina, in particolare con l’uso sempre più frequente delle navi a vela, che, grazie al timone unico, diventano più maneggevoli delle navi a remi, quali la galera. Dalla galera derivò nel Cinquecento la galeazza, un connubio tra nave a vela e nave a remi, che era di maggiori dimensioni e aveva tutti i rematori sottocoperta, in modo da lasciare più spazio in coperta per le manovre delle velature e l’uso dell’artiglieria, che veniva impiegata anche di lato.

Una galeazza di Venezia




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