LA VIA
PER LE INDIE E LA SCOPERTA DELL’AMERICA
Nel Basso Medioevo l’Europa
importava dalle Indie (come veniva chiamata l’Asia orientale) numerose merci
pregiate, in particolare spezie (pepe indiano, cannella di Ceylon, noce moscata
e chiodi di garofano), sete e prodotti per tingere i tessuti, come l’indaco
(una pianta dalle cui foglie si ricava un colore azzurro).
Per raggiungere le Indie, però,
bisognava attraversare territori (come l’Asia centrale) o mari (come il
Mediterraneo orientale e l’oceano Indiano) che erano sotto il controllo di
diversi regni musulmani, i quali obbligavano i mercanti europei a pagare un
tributo. Inoltre a fare affari con i musulmani, in particolare con i Turchi,
erano soprattutto i Veneziani, che spadroneggiavano su tutte le merci
provenienti dalle Indie e imponevano agli altri mercanti europei le loro
condizioni.
Per questo i mercanti degli altri
Paesi europei si lanciarono alla ricerca di nuove vie commerciali, che
permettessero loro di raggiungere direttamente le Indie; nelle loro spedizioni
essi vennero finanziati da molti re europei.
Del resto tra la fine del
Trecento e l’inizio del Quattrocento erano avvenuti progressi nel campo della
navigazione oceanica e della geografia, che avevano reso i viaggi per mare più
sicuri e più lunghi.
Innanzitutto per la navigazione
oceanica occorrevano navi a vela, essendo quelle a remi usate nel Mediterraneo
poco adatte, sebbene meglio manovrabili; le navi a vela, inoltre, necessitavano
di profonde conoscenze dei venti e delle tele. Queste esigenze e queste
difficoltà portarono allo sviluppo della caravella, un tre alberi dotato sia di
vele quadrate che lo rendevano veloce in presenza di forte vento di poppa, sia
di vele triangolari (o latine) che rendevano più facile la manovra in caso di
venti contrari; la caravella prende forma agli inizi del Quattrocento e attorno
al 1440-1450 è ormai perfezionata, divenendo il mezzo nautico per eccellenza
dei Portoghesi, ben presto imitati dagli Spagnoli. Per tenere meglio il mare la
caravella è più rotonda delle galere mediterranee e più piena, ossia capace di
un maggior carico; inoltre necessita di un minor equipaggio, poiché non ha
bisogno di tanti rematori.
Caravella
portoghese
Fondamentale fu poi la diffusione
della bussola, inventata dai Cinesi alcuni secoli prima: essa serviva a
indicare il nord magnetico e quindi era utilissima per navigare di notte,
sebbene proprio il fatto che essa indichi il nord magnetico, anziché quello
geografico, era in certi casi causa di errori anche vistosi.
Importante fu anche l’astrolabio,
conosciuto fin dall’antichità ma perfezionato nei secoli XIV-XV, serviva per
calcolare la latitudine ed aveva bisogno di tavole di misurazione che
implicavano complessi calcoli trigonometrici.
Un
astrolabio portoghese del 1608
Infine fu decisivo il
miglioramento nella costruzione delle carte geografiche, in particolare i
portolani (ossia la rappresentazione su carte del mare, delle coste e delle
rotte) che avevano cominciato a diffondersi a metà del Duecento e che nel XIV
secolo diventano sempre più precisi (essi erano realizzati soprattutto a
Maiorca e in Catalogna; nell’isola delle Baleari erano il frutto del lavoro
congiunto di cristiani, musulmani ed ebrei, questi ultimi sicuramente i
maggiori conoscitori delle coste atlantiche africane e dell’interno del
continente, grazie agli ebrei che vivevano in Marocco).
Portolano
del 1492
Questi progressi avevano permesso
ai navigatori (in particolare a quelli portoghesi) di spingersi lungo le coste
africane dell’oceano Atlantico, imparando a riconoscerne i venti, le correnti e
le maree.
Nella ricerca di una nuova via
per le Indie il contributo dei Portoghesi fu fondamentale. Il Regno del
Portogallo (che si era formato nel XII secolo) non era particolarmente ricco,
per mancanza di suoli fertili e perché in posizione marginale rispetto al
Mediterraneo, dove si svolgeva quasi tutto il commercio con l’Oriente; per il
Portogallo una nuova rotta commerciale era quindi di primaria necessità e la
possibilità di trovarla divenne più concreta nel XV secolo, in seguito al
diffondersi delle novità illustrate più sopra.
Dettaglio
sul Monumento alle Scoperte di Lisbona: il personaggio con una caravella in
mano
è Enrico il Navigatore, figlio del re Giovanni I del Portogallo, figura
fondamentale
delle esplorazioni portoghesi
Nel 1527 i Portoghesi si
insediarono nelle Azzorre, da cui poterono ricavare un prodotto molto ambito
come la canna da zucchero.
Due
francobolli portoghesi moderni ricordano la coltivazione della canna da
zucchero
nell’isola di Madera, la terra più prossima alle Azzorre
Negli anni successivi compresero
la minaccia costituita dai venti alisei, i quali soffiano costantemente sulle
coste africane e provocavano allora numerosi naufragi: l’invenzione della volta, una manovra che utilizzava la
sola vela triangolare posta a poppa delle caravelle, permise alle navi di non
essere spinte in pieno oceano e di continuare a navigare lungo le coste
dell’Africa. Arrivarono così fino alle isole di Capo Verde e poi oltre e
fondarono numerose basi commerciali, come quella di Elmina (nell’attuale
Ghana), che nel 1482 era un castello (chiamato San Giorgio della Miniera), da
cui si procurarono oro. Dall’Africa i Portoghesi ricavarono anche zucchero,
pepe e schiavi.
Nel 1488 l’ammiraglio Bartolomeu
Dias (italianizzato in Bartolomeo Diaz) raggiunse l’estremità meridionale
dell’Africa, in quello che fu dapprima denominato Capo Tormentoso, poi Capo di
Buona Speranza, in segno benaugurale. Un ammutinamento dei marinai di Dias,
sfiniti ed esasperati da un viaggio durato mesi, impedirono all’ammiraglio di
procedere oltre.
Statua
a Bartolomeu Dias a Città del Capo (Sudafrica)
La circumnavigazione dell’Africa
(ossia la navigazione completa attorno all’Africa) avvenne nel 1497-1498 ad
opera di Vasco da Gama: egli giunse fino al Capo di Buona Speranza, lo
oltrepassò, attraversò l’Oceano Indiano e arrivò a Calicut, nell’India
sud-occidentale.
Ritratto
di Vasco da Gama
I Portoghesi avevano così trovato
una nuova rotta commerciale con l’Oriente, che fece arrivare in Europa gli
stessi prodotti che prima si avevano pagando un tributo ai Turchi ottomani, o
assoggettandosi a Venezia, la quale cominciò ad aver paura dei successi del
Portogallo.
Senza contare che, ancor prima di
Vasca da Gama, una nuova scoperta aveva stupito il mondo e aperto nuove vie
commerciali: la scoperta dell’America.
Infatti, mentre i Portoghesi
esploravano le coste africane, un navigatore genovese, Cristoforo Colombo,
decise di raggiungere le Indie attraversando l’Oceano Atlantico: essendo ormai
assodato, in seguito agli studi dello scienziato fiorentino Paolo Toscanelli,
che la Terra è rotonda, anche navigando verso ovest si doveva per forza
giungere nelle Indie, le terre che si trovano all’estremo est rispetto
all’Europa.
Ritratto
di Cristoforo Colombo di Sebastiano del Piombo (1519)
Secondo i calcoli (che però erano
errati) di Colombo la distanza tra Europa e Asia orientale attraverso l’oceano
era di 4.000 chilometri, navigabili in circa 40 giorni; in realtà era di 16.000
chilometri, per percorrere i quali sarebbero occorsi 160 giorni, troppi
all’epoca per tenere in vita l’equipaggio di una caravella, che non poteva
caricare gli alimenti necessari ad un viaggio di più di 5 mesi.
Colombo faticò notevolmente per
ottenere il finanziamento necessario alla sua impresa: increduli nella sua
realizzazione o impegnati ad affrontare altre prove, i Portoghesi a cui per
primo il navigatore si rivolse rifiutarono e gli Spagnoli, a cui egli si
rivolse in seguito, accettarono solo quando fu portata a compimento la
cosiddetta Reconquista, ossia la
liberazione delle terre iberiche ancora in mano agli Arabi. Ciò avvenne il 2
gennaio 1492, con la caduta dell’Emirato arabo di Granada, l’ultimo Stato
islamico rimasto nella Penisola Iberica. Quel giorno l’intera Spagna festeggiò
l’avvenimento con messe per il re Ferdinando (che fu insignito dal papa del
titolo di “Re cattolico”) e processioni per Santiago Matamoros (san Giacomo di
Compostela “Ammazzamori”) protettore della Spagna.
L’avvenimento suscitò un’ondata
di entusiasmo religioso, che contribuì ad appoggiare l’impresa di Colombo: sia
il re Ferdinando, sia sua moglie Isabella di Castiglia pensavano che entrare in
diretto contatto con gli abitanti delle Indie avrebbe permesso di diffondere il
cristianesimo in quelle terre, strappando migliaia di pagani alle fiamme
dell’inferno.
La Vergine dei re cattolici, dipinto di anonimo (secondo alcuni di
Fernando Gallego) conservato al Museo del Prado di Madrid: i due personaggi
inginocchiati davanti alla Madonna
sono Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia
Ma le motivazioni religiose erano
secondarie a quelle economiche, che Colombo prospettava in continuazione,
ricordando a tutti che Marco Polo aveva scritto nel Milione di aver visto in Cina oro a tonnellate!
Così Colombo ricevette dalla
regina Isabella (che aveva preso in simpatia quel navigatore italiano che
sognava un’impresa audace e mai tentata prima) tre caravelle e con esse e 90
uomini a bordo salpò il 3 agosto 1492 dal porto di Palos, in Castiglia.
Dopo una navigazione di più di 70
giorni, piena di difficoltà e timori, il 12 ottobre 1492 Colombo sbarcò in
un’isola chiamata dagli indigeni Guanahaní
e nei giorni successivi esplorò altre isole, di cui prese possesso in nome del
re di Spagna. In una di queste isole, cui diede il nome di Hispaniola (l’odierna Haiti), fece costruire un forte dove
sistemare i suoi uomini. Colombo credeva di aver raggiunto le Indie, poiché,
come tutti in Europa, ignorava l’esistenza dell’America, e chiamò indios (cioè indiani) gli abitanti di
quelle terre; ancora oggi noi li chiamiamo indiani d’America o Amerindi.
Uno
dei tanti disegni di fantasia che nei secoli hanno rappresentato l’arrivo di
Colombo in America
Noi oggi sappiamo che Colombo
aveva scoperto un nuovo continente, che in seguito venne chiamato America, dal
nome di un altro navigatore, il fiorentino Amerigo Vespucci, che esplorò quelle
terre per conto dei re di Spagna e di Portogallo e che per primo capì essere
parte di un mondo mai conosciuto prima, da lui stesso denominato Nuovo Mondo, espressione ancora in uso
ai giorni nostri.
Rientrato in patria Colombo venne
accolto in maniera trionfale; dopo quel primo viaggio ne fece altri tre verso
l’America, ma essi furono accolti con minore entusiasmo dai contemporanei. Più
importanti furono i viaggi di altri navigatori, come gli italiani Giovanni e
Sebastiano Caboto (padre e figlio) e Giovanni da Verrazzano, i quali
rispettivamente nel 1497 e nel 1524, per conto del re d’Inghilterra e di quello
di Francia, aprirono nuove rotte per l’America del nord.
E nel 1519, per conto del re di
Spagna Carlo V, partì il viaggio del portoghese Ferdinando Magellano verso
l’America meridionale, con lo scopo di trovare un passaggio che permettesse di
entrare nell’oceano a ovest dell’America e quindi di tracciare una rotta per
giungere finalmente in Asia. Il passaggio fu trovato nell’estremità meridionale
del continente (ancora oggi lo Stretto di Magellano), ma solo dopo settimane di
tentativi, a causa dei venti impetuosi, Magellano riuscì a superarlo e a
entrare in un mare che gli apparve così tranquillo da meritare il nome di
Oceano Pacifico.
La spedizione continuò tra altre
difficoltà, tra cui il fatto che l’oceano era molto più vasto di quanto si
pensasse; nel 1521 Magellano morì in uno scontro con le popolazioni delle isole
che più tardi vennero chiamate Filippine, in onore di Filippo di Spagna.
L’italiano Antonio Pigafetta (il secondo ufficiale della spedizione) proseguì
il viaggio fino a ritornare in Spagna nel 1522, con una sola nave, ma carica di
spezie: era la prima nave che aveva compiuto il giro del mondo.
Da
sinistra: Sebastiano Caboto, Giovanni da Verrazzano, Amerigo Vespucci
La data della scoperta
dell’America è stata scelta come la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età
Moderna. In effetti fu un avvenimento che cambiò la storia del mondo: da una
parte si scoprì l’esistenza di un nuovo grandissimo continente, dall’altra le esplorazioni
di questo periodo misero Europa, Asia, Africa e appunto America sempre più a
contatto tra di loro: persone, prodotti, invenzioni, scoperte e anche malattie
cominciarono da allora a spostarsi da un continente all’altro con sempre
maggiore facilità.
APPROFONDIMENTI:
- Vita di Cristoforo Colombo
- Storia della cartografia medievale