Approfondimenti

lunedì 6 ottobre 2014

38 Umanesimo e Rinascimento


UMANESIMO E RINASCIMENTO

La presenza di molte corti, in Italia e in Europa, favorì lo sviluppo culturale e artistico. Molti studiosi infatti trovavano impieghi a corte, ad esempio nelle cancellerie (gli uffici che si occupano della stesura dei documenti ufficiali di uno Stato), dove erano ricercati perché scrivessero nel latino più elegante le lettere del principe o perché istruissero gli impiegati nell’uso del latino e nella composizione dei testi. Altri furono bibliotecari, astrologi, astronomi e precettori. Nelle corti gli studiosi potevano dedicarsi con tranquillità ai loro studi, avendo a disposizione biblioteche ben fornite, quali solo il signore, oltre alle università, poteva permettersi.
A partire dal XIV secolo in Italia e poi in tutta Europa gli studiosi ripresero a occuparsi dell’antichità greca e romana: essi cercarono e ritrovarono, soprattutto nelle biblioteche dei monasteri, i codici con opere degli scrittori greci e latini, ne ricostruirono il testo originale confrontando versioni diverse e lo fecero conoscere a un pubblico più ampio. Molti si dedicarono allo studio dei filosofi greci, cercando nelle loro opere risposte ai problemi del tempo in cui vivevano.

Donato Bramante, Eraclito e Democrito (1480 circa, Milano, Pinacoteca di Brera): i personaggi sono due filosofi greci di epoche diverse, ma dal Quattrocento spesso raffigurati insieme

L’interesse per l’antichità contribuì anche allo sviluppo degli studi storici, soprattutto della storia politica: le vicende delle città greche e di Roma e dei loro uomini politici divennero oggetto di studio e furono confrontate con la realtà contemporanea, per ricavarne norme di comportamento.

L’imperatore romano Decio, il condottiero Scipione l’Africano e lo scrittore e filosofo Cicerone, affrescati nel 1480 circa da Domenico Ghirlandaio (Firenze, Palazzo Vecchio): i tre personaggi appartengono a tre momenti diversi della storia romana

Coloro che studiavano l’antichità latina e greca furono chiamati umanisti e il movimento culturale a cui diedero vita fu detto Umanesimo: benché gli umanisti fossero di solito credenti, al centro dei loro interessi era l’uomo, non la religione.
Gli umanisti preferirono non usare il volgare, ma il latino, che permetteva loro di comunicare con gli studiosi di tutta l’Europa. In questo modo lo studio e l’insegnamento del latino si diffusero anche al di fuori della Chiesa, che da sempre lo utilizzava come lingua ufficiale. Il latino della Chiesa però si era molto modificato nel tempo, mentre gli umanisti cercarono di ritornare al latino usato dagli scrittori romani, cioè il latino classico. La grande importanza data al latino e all’antichità portò a disprezzare le opere scritte nelle diverse lingue parlate in quel tempo: ad esempio, il poeta toscano Francesco Petrarca pensava di diventare celebre per le sue opere latine e non per le poesie scritte in volgare italiano e raccolte nel Canzoniere. Invece oggi la fama di questo autore è legata proprio a queste sue poesie.

Francesco Petrarca nel suo studium (affresco del XIV secolo nella Sala dei Giganti a Padova)

Presso le corti il signore affidava agli artisti l’esecuzione di opere (dipinti, musiche, testi letterari) che dovevano essere destinate a renderlo famoso e a conservare il suo ricordo nel tempo. Per i signori italiani, come per i nobili e i re, era infatti importante ottenere la gloria, cioè la fama che l’uomo può acquistare in vita con le sue opere e per cui sarà ricordato anche dopo la sua morte.

Federico da Montefeltro con il figlio Guidubaldo, dipinto del 1476-1477 dello spagnolo Pedro Berruguete; il duca di Urbino è attorniato da numerosi oggetti militari, che rimandano al suo valore come capitano di ventura, e con un codice in mano, simbolo della sua ricchezza e delle sue doti intellettuali

La presenza di numerose corti che rivaleggiavano nell’attirare artisti favorì in Italia, tra il XV e il XVI secolo, un grande sviluppo culturale e artistico, che venne chiamato Rinascimento: per gli uomini di quel periodo infatti esso costituiva una rinascita delle arti e delle scienze, che erano fiorite nell’antichità in Grecia e a Roma e che poi erano decadute; essi consideravano il periodo tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente e il Rinascimento solo un’età di mezzo (da cui il nome Medio Evo), caratterizzata da ignoranza e superstizione.
Il Rinascimento ebbe inizio in Italia e dalle città italiane le innovazioni artistiche, le scoperte e le invenzioni si diffusero a tutta l’Europa, dove nacquero altri grandi centri culturali e artistici, come nelle Fiandre, gli attuali Paesi Bassi e Belgio, in Francia, in Inghilterra, in Germania, a Vienna: il Rinascimento infatti fu un fenomeno europeo e non solo italiano.

A sinistra San Sebastiano di Andrea Mantegna (1481), a destra Le tre Grazie di Hans Baldung (1539 circa): due esempi di Rinascimento italiano e tedesco, ma anche di interesse per i santi cristiani e le divinità pagane

Le corti furono grandi centri di produzione artistica perché i signori erano i principali committenti, cioè quelle persone che richiedono a un artista un’opera d’arte. Per loro artisti diversi realizzavano molti tipi di opere: canzoni e musiche da ballo, per allietare le feste e i banchetti; testi teatrali per gli spettacoli da allestire davanti alla corte; quadri con ritratti del signore e della sua famiglia; decorazioni di pareti e soffitti per abbellire il palazzo del signore; poemi per cantare le imprese eroiche del principe; statue del signore per le piazze o per il monumento funebre.

Ludovico Gonzaga, signore di Mantova, rappresentato con la sua corte in una serie di affreschi di Palazzo Ducale, opera di Andrea Mantegna (1465-1474)

Perciò i soggetti di dipinti, sculture, canzoni, poesie e testi teatrali non furono più esclusivamente di tipo religioso e si ebbe un notevole sviluppo dell’arta profana (di argomento non sacro). La religione continuò a essere molto importante, perciò furono realizzate diverse opere di soggetto religioso, dalle grandi chiese ai quadri e alle sculture che le abbellivano, dalla musica sacra al teatro religioso, dalle vite dei santi ai libri di preghiere. Accanto ai testi religiosi ebbero però grande diffusione opere del tutto diverse: poesie d’amore, come quelle del Petrarca (1304-1374), che cantò Laura, la donna amata; racconti, come le cento novelle che Giovanni Boccaccio (1313-1375) raccolse nel Decameron; poemi epici, come l’Orlando furioso, in cui Ludovico Ariosto (1474-1533) narrò le gesta del paladino Orlando alla corte di Carlo Magno; quadri e affreschi con scene mitologiche greche e romane e con scene di vita di corte.

L’interesse non solo per la religiosità, ma anche per altri aspetti dell’umanità può essere ben spiegato dalle opere pittoriche di Leonardo da Vinci: a sinistra Ritratto di Ginevra Benci (una donna che Leonardo conosceva), a destra la seconda versione della cosiddetta Vergine delle rocce

Poiché vi era un grande interesse per l’arte greco-romana, molti pittori e scultori raffiguravano eroi e figure storiche del mondo greco e romano e i testi letterari riprendevano personaggi e vicende della letteratura greca e latina.
Oltre ai cambiamenti nei soggetti, il Rinascimento vide anche un rinnovamento degli stili e un perfezionamento delle tecniche: ad esempio venne inventata la matita, o si diffuse l’uso del gesso per disegnare o delle tele su cui dipingere con i colori a olio, o ancora divennero di più facile utilizzo le opere su smalto, su vetro o su ceramica. Con l’invenzione della stampa (1434) si passò alle prime incisioni con la xilografia, prima in bianco e nero, poi a colori.

Due pagine illustrate di un libro di Francesco Colonna, stampate nel 1499 da Aldo Manuzio, uno dei più celebri editori italiani, che operò a Venezia, pubblicando tra il 1495 e il 1515 un centinaio di libri

Nelle arti figurative il cambiamento più importante fu l’applicazione nella pittura della prospettiva, ossia quella tecnica che permette di raffigurare un corpo solido e tridimensionale su una superficie piana, in modo che esso venga dipinto esattamente come appare all’occhio umano, che distingue i soggetti in primo piano da quelli sullo sfondo e percepisce la profondità spaziale.

Piero della Francesca, Annunciazione, opera del 1465 circa conservata a Perugia alla Galleria Nazionale dell’Umbria

In architettura vi fu una ripresa di alcuni elementi tipici dell’arte greco-romana, in particolare le colonne e i capitelli, e vennero costruiti edifici regolari e simmetrici.
La musica fu rinnovata dall’invenzione di nuovi strumenti (come il clavicembalo) e dal perfezionamento di quelli esistenti (ad esempio il liuto e la tromba), mentre si diffondevano nuovi tipi di composizione.
Nel Rinascimento vi fu uno sviluppo dell’urbanistica, cioè la progettazione di nuove città o di interi quartieri nelle città anche antiche: è il caso, ad esempio, di Ferrara, che venne ampliata con la cosiddetta Addizione Erculea, voluta dal duca Ercole I d’Este e ideata da Biagio Rossetti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Un tratto dell’addizione Erculea di Ferrara, con le sue ampie strade rettilinee fiancheggiate da splendidi palazzi

Inoltre le città rinascimentali si arricchirono di edifici che prima non esistevano: ad esempio il palazzo del Signore, che era il centro della vita politica e culturale della città (come il Castello Sforzesco di Milano); il teatro, in cui la corte poteva assistere a spettacoli di vario genere (come il Teatro Olimpico di Vicenza, ideato dall’architetto veneto Andrea Palladio); gli edifici destinati ad accogliere e curare i bambini abbandonati o le persone bisognose (come lo Spedale degli Innocenti a Firenze, costruito su progetto dell’architetto Filippo Brunelleschi); i monumenti che celebravano il signore in vita e in morte (come le Arche scaligere, ossia le tombe monumentali dei signori di Verona).

Interno del Teatro Olimpico di Vicenza

Chiese e conventi continuarono ad essere i centri della vita religiosa, ma si abbellirono con nuovi elementi anche tecnicamente complessi, come la cupola della basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze, capolavoro di Filippo Brunelleschi. Nelle chiese rinascimentali le famiglie più importanti facevano costruire le cappelle di famiglia, luoghi in cui ospitare le tombe di famiglia, ma anche opere pittoriche e scultoree (come la Cappella dei Pazzi nel chiostro della basilica di Santa Croce a Firenze).
Infine molte città rinascimentali si dotarono di mura e fortezze molto diverse da quelle medievali, perché dovevano essere in grado di resistere all’artiglieria (vedi lezione n° 36).

Veduta di Firenze con il duomo di Santa Maria del Fiore e la celebre cupola del Brunelleschi







Nessun commento:

Posta un commento