martedì 30 settembre 2014

28 La situazione politica in Italia nel Basso Medioevo

LA SITUAZIONE POLITICA IN ITALIA NEL BASSO MEDIOEVO

L’Italia centro-settentrionale faceva parte dell’Impero Germanico e costituiva il Regno d’Italia. Esso non era indipendente, perché dall’inizio dell’XI secolo in poi fu sempre controllato dai re di Germania, che erano anche imperatori.

Sovrano in trono con i simboli del potere (la corona, lo scettro e il globo), miniatura da un rotolo di pergamena del XIII secolo: secondo alcuni il sovrano sarebbe Federico II di Svevia

Il regno d’Italia non era però uno Stato unitario, perché era diviso in tanti feudi, e dall’XI secolo la formazione dei Comuni aggravò questa divisione, tanto che di fatto il regno smise di esistere. L’autorità imperiale in Italia rimase sempre debole: anche prima di essere sconfitto dai Comuni, l’imperatore riusciva a controllare il regno solo quando era presente nel territorio italiano.
A partire dall’XI secolo, alcune città marittime, in particolare Venezia, Amalfi, Gaeta, Napoli, Genova, Pisa, conobbero un periodo di grande ricchezza grazie alla ripresa del commercio nel Mediterraneo. Queste città vengono chiamate repubbliche marinare, perché non erano governate da un re, ma dall’aristocrazia mercantile, cioè dalla classe sociale superiore che si dedicava al commercio, e che controllava il potere escludendone tutti gli altri cittadini.

Il duomo di Amalfi, testimonianza dei successi dell’antica repubblica marinara

Il commercio, in particolare quello con l’Oriente, permise ai mercanti di arricchirsi e alle repubbliche marinare di creare grandi flotte, con cui estesero i loro domini: alla fine del XIII secolo Genova controllava quasi tutto il territorio dell’attuale Liguria, la Corsica e una parte della Sardegna; il territorio di Venezia, ancora limitato in Italia a quello dell’attuale provincia, comprendeva gran parte dell’Istria, la regione di zara e diverse isole della Dalmazia; Pisa dominava sull’arcipelago toscano e sulla Sardegna orientale. Ogni repubblica aveva inoltre fondachi (basi mercantili in cui vi erano magazzini e soggiornavano i mercanti) in diverse città del Mediterraneo.

Anche Pisa testimonia il suo glorioso passato nell’architettura urbana, in particolare nel Battistero, il Duomo e la celebre Torre pendente

Le repubbliche marinare erano in concorrenza per il dominio sul Mediterraneo e questo portò a vere e proprie guerre con grandi battaglie navali. Inoltre le navi di una repubblica assalivano e depredavano le navi mercantili delle altre città: è questa la guerra di corsa, da cui deriva la parola corsaro.

Nel Palazzo Ducale di Venezia è conservato questo dipinto di Vittore Carpaccio, con il leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica; sullo sfondo le navi della flotta veneziana

Nell’Italia centro-settentrionale molti Comuni di fatto si governavano da sé e non riconoscevano più la dipendenza dall’imperatore. Tra l’XI e il XII secolo gli imperatori tedeschi intrapresero spedizioni in Italia per sottomettere le città ribelli: nel 1154, per esempio, Federico I Barbarossa scese in Italia per stroncare la resistenza di Milano. Dopo essersi fatto incoronare imperatore dal papa Adriano IV, nel 1157 riuscì a sconfiggere Milano, costringendola alla rinuncia di ogni libertà ed autonomia comunale: la città venne saccheggiata, le mura furono distrutte, i milanesi costretti all’esilio. La punizione severissima doveva fungere da monito per gli altri Comuni.

In un bassorilievo del XII secolo conservato nel Castello Sforzesco di Milano è rappresentato il rientro dei Milanesi dopo la distruzione della città

Ma dopo la sconfitta subita da Milano i Comuni lombardi e quelli veneti cominciarono a organizzare la resistenza nei confronti dell’imperatore: nel 1167 formarono una lega (un’associazione), detta Lega Lombarda, che riuniva tutti i Comuni ostili al Barbarossa e cercarono, inoltre, appoggi tra gli avversari dell’imperatore, quali il papa, Venezia e i normanni che regnavano in Sicilia.
Costretto a rimanere in Germania a soffocare le ribellioni dei feudatari tedeschi, Federico I riuscì a scendere di nuovo in Italia solo nel 1176: a Legnano, però, subì una durissima sconfitta da parte della Lega Lombarda e fu costretto a concedere ai Comuni la loro piena autonomia in cambio di un formale atto di sottomissione all’imperatore (Pace di Costanza, 1183).

La battaglia di Legnano secondo il Tintoretto

Successivamente l’imperatore Federico II, nipote del Barbarossa, riprese le armi contro i Comuni, i quali stretti nuovamente in una lega, dopo un’iniziale sconfitta a Cortenuova sull’Oglio (Bergamo) nel 1237, riuscirono a vincere e a ottenere definitivamente la loro autonomia.

Federico II concede privilegi alla città di Asti (miniatura dal Codex Astensis della seconda metà del XIV secolo)

Per rafforzare la propria posizione, molti Comuni parteciparono alle lotte che opposero l’imperatore al papa, appoggiando l’uno o l’altro dei due rivali, a seconda dei loro interessi. I Comuni che si schierarono con l’imperatore furono detti ghibellini, quelli fedeli al papa guelfi. All’interno di molte città vi era un partito guelfo e uno ghibellino e poteva perciò succedere che un Comune, in seguito alla vittoria di un partito sull’altro, cambiasse schieramento.


Scena di battaglia tra Comuni avversari (miniatura dalla Cronica di Giovanni Villani del XIV secolo)

Vi erano spesso forti rivalità tra i Comuni. I Comuni più ricchi erano in grado di arruolare ed equipaggiare eserciti più forti, con i quali sottomettere le città vicine: vi fu perciò un’espansione dei principali Comuni italiani, il cui territorio si ampliò fino a comprendere parecchie città. Verso il 1300 citta come Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Mantova, Modena e Firenze controllavano un’area pari a una provincia attuale. Altri cambiamenti avvennero all’interno dei Comuni, in cui a partire dal XIII secolo alcune famiglie si impadronirono del potere, iniziando così il periodo che viene detto delle Signorie.

Giusto de’ Menabuoi, Veduta di Padova nel XIV secolo (Basilica di Sant'Antonio)

Non tutta l’Italia centro-settentrionale era sotto il controllo dei Comuni e delle repubbliche marinare: alcune regioni rimasero almeno in parte sotto il dominio dei feudatari. È il caso del Piemonte, in cui i principali signori feudali erano i conti di Savoia, del Friuli, che dipendeva dal patriarca di Aquileia, e del Trentino, dominio del vescovo di Trento. Qui i liberi Comuni, come quello di Chieri in Piemonte, controllavano solo una piccola parte del territorio.
Nell’Italia centrale si estendeva il dominio dei papi, chiamato Stato pontificio (o anche Stato della Chiesa, o ancora Patrimonio di San Pietro). Solo il Lazio era effettivamente sotto il controllo del papa, che però rivendicava un vasto territorio dalla Campania all’Emilia. In queste regioni il potere era in mano ai feudatari o alle città autonome, come i comuni di Bologna, Ancona, Perugia e Orvieto. Anche a Roma si costituì un Comune, che in più di un’occasione fu in violento contrasto con il papa.
Per tutto il Basso Medioevo i papi dovettero combattere contro feudatari e Comuni per riuscire a rafforzare il loro dominio sullo Stato della Chiesa.

Papa Alessandro III lascia Roma occupata da Federico Barbarossa (affresco di Spinello Aretino nel Palazzo Pubblico di Siena)

Nell’Italia meridionale all’inizio dell’XI secolo vi erano alcuni principati longobardi (di Benevento, Salerno e Capua) e diversi territori, come la Puglia e la Calabria, che dipendevano ancora dall’Impero Bizantino. Altri domini bizantini (Sardegna, ducati di Gaeta, Napoli e Amalfi, oltre a Venezia nell’Italia settentrionale) erano invece di fatto completamente indipendenti. La Sicilia era sotto dominio arabo.
Nell’XI secolo gruppi di Normanni, provenienti dalla regione della Francia chiamata Normandia in quanto sotto dominio normanno, si stabilirono nella regione e occuparono diversi territori. Sotto la guida dei fratelli Roberto, detto il Guiscardo, e Ruggero di Altavilla, i Normanni completarono la conquista dell’Italia meridionale, dall’Abruzzo alla Sicilia, e ottennero dal papa il riconoscimento delle loro conquiste, appoggiandolo contro gli imperatori nella lotta per le investiture.
Quando Ruggero II d’Altavilla ereditò tutti i possedimenti normanni in Italia e ottenne dal papa il titolo di re, nacque il regno di Sicilia e Puglia (1130).

Ruggero II d’Altavilla incoronato direttamente da Cristo (mosaico nella Chiesa della Martorana di Palermo)

Il regno era uno Stato unitario, in cui i poteri dei nobili vennero limitati. Grazie a un’amministrazione efficiente, le regioni meridionali conobbero un periodo di grande sviluppo e Palermo, in quanto capitale del regno, divenne una delle più ricche città d’Italia, centro di un’intensa vita economica e culturale.
La situazione non cambiò quando l’ultima erede della casa d’Altavilla, Costanza, sposò nel 1186 l’imperatore tedesco Enrico VI di Svevia, figlio di Federico I Barbarossa: il regno passò così alla dinastia sveva e Federico II, figlio di Enrico VI, lo dotò di uno degli ordinamenti più avanzati d’Europa, con le Costituzioni melfitane del 1231.

Le nozze di Enrico VI e Costanza d’Altavilla in una miniatura del Codice Chigi (fine XV- inizio XVI secolo)

Federico II fu uno degli imperatori più importanti di questi primi secoli del Basso Medioevo, tanto da essere chiamato stupor mundi (stupore del mondo), per la sua grande cultura e per le capacità che dimostrò nell’organizzazione dell’impero.
La sua vita è molto interessante: nato nel 1194, perse il padre (Enrico VI) a tre anni e la madre (Costanza d’Altavilla) a quattro. Poiché era troppo giovane per regnare sui possedimenti ereditati (l’Impero Germanico e il regno di Sicilia) rimase a lungo sotto la tutela di nobili tedeschi e poi del papa. Durante la minore età di Federico, il regno di Sicilia fu agitato da violente lotte e il papa Innocenzo III, approfittando della tutela che aveva sul giovane sovrano, cercò di rafforzare il proprio potere.
Quando Federico, a soli quattrodici anni, si proclamò maggiorenne e sposò Costanza d’Aragona, la sua situazione era molto difficile, perché la Germania era sotto il controllo di Ottone di Baviera, che mirava alla conquista dello stesso regno di Sicilia. Solo la sconfitta di Ottone ad opera del re di Francia nel 1214, permise a Federico di mantenere il regno e di diventare imperatore.
Venne incoronato imperatore, infatti, nel 1220, col nome di Federico II, da papa Onorio III, il successore di Innocenzo III, e decise di vivere principalmente in Italia, nei domini che formavano il regno di Sicilia e Puglia.

Federico II incoronato da papa Onorio III (miniatura del XV secolo)

Le sue azioni politiche furono improntate alla sua forte personalità e autonomia di pensiero: si staccò dal papa, annullò molte concessioni feudali, riorganizzò l’amministrazione della giustizia, fece demolire fortezze erette abusivamente, eliminò i feudatari più potenti, fece coniare una nuova moneta imperiale, creò un’università a Napoli (1224) e con le Costituzioni melfitane diede un forte sviluppo economico all’Italia meridionale.

Miniatura da una traduzione francese del trattato De arte venandi cum avibus (l’arte di cacciare con gli uccelli), che Federico II scrisse sulla falconeria, di cui era un grande appassionato

Federico II cercò, senza successo, di portare i Comuni dell’Italia settentrionale sotto il controllo imperiale e dovette affrontare l’ostilità del papa, che non accettava la sua indipendenza; mentre infuriava la lotta, morì di malattia (infezione intestinale) il 13 dicembre 1250 (secondo una tradizione leggendaria venne soffocato dal figlio Manfredi).

Miniatura con la morte di Federico II per mano di Manfredi (dalla Cronica di Giovanni Villani, seconda metà del XIV secolo)

Il papa, i cui domini si trovavano circondati da territori controllati dall’imperatore, alla morte di Federico II non riconobbe i suoi eredi e assegnò il regno di Sicilia e Puglia, che egli considerava un suo feudo, alla dinastia di origine francese degli Angiò (o Angioini). Costoro occuparono il regno di Sicilia, sconfiggendo gli eredi di Federico II nel 1266 e poi nel 1268, e portarono la capitale a Napoli.
In Sicilia, però, scoppiò una rivolta, detta dei Vespri siciliani (1282) e l’isola si staccò dal regno: la nobiltà siciliana scelse come sovrani i re d’Aragona e da allora fino al 1442 la Sicilia fu separata dal regno dell’Italia meridionale.
Sia in Sicilia, sia nell’Italia meridionale la nobiltà ottenne nuovamente un grande potere: Angioini e Aragonesi distribuirono feudi ai nobili francesi o aragonesi che li avevano aiutati nella conquista e nella difesa del regno, oltre a ricompensare la nobiltà normanna o sveva che li aveva appoggiati. Perciò nei due Stati il potere centrale si indebolì, i due regni furono spesso dilaniati da contrasti interni alla nobiltà ed il periodo di grande sviluppo economico e culturale ebbe fine.

Pietro III d’Aragona arriva in Sicilia (miniatura dalla Cronica di Giovanni Villani)

La Sardegna, che era stata dominio bizantino, all’inizio del Basso Medioevo era divisa in quattro regni, chiamati giudicati (di Cagliari, di Gallura, di Arborea e di Torres o Logudoro). Nel XIII secolo le repubbliche marinare di Genova e Pisa estesero il loro dominio su gran parte dell’isola e solo il giudicato di Arborea conservò la propria indipendenza. Nel 1297 il papa assegnò l’isola al re d’Aragona, che nel 1323 ne avviò la conquista.

I quattro giudicati della Sardegna






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