LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Alla fine del XIX secolo vi erano numerosi
contrasti tra gli Stati europei.
La rivalità per il possesso delle colonie
era molto forte, sia per gli interessi economici che ne derivavano, sia per
motivi di prestigio. In particolare la Germania, che aveva poche colonie da
sfruttare, era in contrasto con Francia e Inghilterra, che possedevano invece
un vasto impero coloniale.
Un’altra rivalità importante esisteva tra
Russia e Austria-Ungheria, per il dominio sulla penisola Balcanica, dove ormai
l’Impero Ottomano era in piena crisi: la Russia mirava a controllare gli
stretti all’ingresso del Mar Nero (Bosforo e Dardanelli), mentre
l’Austria-Ungheria avrebbe voluto impedirlo. In questo contrasto erano
coinvolte anche l’Inghilterra, la Francia e l’Italia, perché il controllo sulla
penisola era importante per il dominio sul Mediterraneo.
Altre tensioni dipendevano dalle richieste
di autonomia o di indipendenza delle popolazioni che facevano parte dei grandi
imperi, come i Polacchi (in prevalenza sotto il dominio della Russia), i Cechi,
i Croati e i Bosniaci (sotto dominio austriaco) o gli Italiani del Trentino, di
Trieste e di Zara (anch’essi sotto dominio austriaco).
Tutte queste tensioni erano esasperate dal
forte nazionalismo: in ogni Stato i nazionalisti premevano sul governo perché
realizzasse una politica di potenza e molti invocavano la guerra, convinti che
il loro Stato avrebbe sconfitto i nemici e ottenuto quanto gli spettava.
Manifesti
nazionalisti francesi e tedeschi, in cui il nemico viene presentato come un
avvoltoio o una donna che si abbuffa, mentre se stessi si è visti come
lavoratori indefessi o come soldati valorosi
Ne seguì una militarizzazione della
società: gli ufficiali dell’esercito acquistarono un’influenza sempre maggiore
nella vita politica e in molti Paesi una parte crescente del bilancio dello
Stato fu destinata alle spese militari.
In questa situazione l’assassinio
dell’erede al trono austriaco, l’arciduca Francesco Ferdinando, e della moglie,
a Sarajevo (in Bosnia), ad opera di uno studente serbo, Gavrilo Princip, il 28
giugno 1914, fu il pretesto per una guerra che oppose gli Imperi centrali
(Austria-Ungheria e Germania) e l’Impero Ottomano alle potenze della Triplice
Intesa (Francia, Inghilterra e Russia).
Nella
sequenza di immagini (foto e illustrazioni): l’arciduca Francesco Ferdinando e
la moglie Sofia a Sarajevo, l’attentato, le salme delle vittime e l’arresto di
Gavrilo Princip
La guerra, combattuta soprattutto in
Europa, fu chiamata Prima guerra mondiale perché si combatté anche nelle
colonie tedesche d’Africa, Asia e Oceania e perché vi parteciparono gli Stati
Uniti d’America. L’impatto che essa ebbe sulla società di inizio Novecento ha fatto
sì che sia chiamata anche Grande Guerra.
Nei due schieramenti contrapposti molti
contavano su una rapida conclusione della guerra, cioè sulla cosiddetta
guerra-lampo che avrebbe dovuto finire in poche settimane, o al massimo in
pochi mesi. Ma questa guerra di movimento, basata sui veloci spostamenti degli
eserciti, si trasformò presto in una guerra di logoramento, in cui gli
avversari cercavano di distruggersi a vicenda. Buona parte della guerra si
combatté in trincee, cioè lunghi fossati, protetti da un parapetto e da
reticolati di filo spinato, in cui i soldati si riparavano dai bombardamenti;
dalle trincee essi partivano, secondo i piani strategici degli alti ufficiali,
alla conquista delle trincee nemiche, attraversando la cosiddetta “terra di nessuno”,
ossia lo spazio esistente tra le opposte trincee.
Nella Prima guerra mondiale vennero
utilizzate le armi inventate nell’Ottocento: cannoni e fucili più precisi (a
canna rigata) e più facilmente ricaricabili (a retrocarica), mitragliatrici e
diversi tipi di bombe. Ma fecero la loro comparsa anche nuove armi, in
particolare i primi carri armati, i sottomarini e gli aeroplani. Si fece uso di
gas velenosi, i cui effetti furono talmente devastanti che alcuni anni dopo
(nel 1925) si arrivò a un accordo per proibirne l’uso.
L’utilizzo di questi mezzi senza nessun
limite provocò grandi stragi: nel corso del conflitto ci furono quasi dieci
milioni di morti e 21 milioni di feriti, molti dei quali segnati per tutta la
vita da menomazioni o traumi psicologici. Questa situazione era aggravata dal
comportamento degli alti comandi, che non di rado mandavano i soldati ad
assalire frontalmente i reticolati nemici (e quindi a morte certa).
Questi comportamenti provocarono più volte
ammutinamenti, ossia il rifiuto di obbedire agli ordini superiori da parte dei
soldati; gli ammutinamenti vennero repressi con processi e fucilazioni.
La
fucilazione di 3 soldati accusati di essersi comportati da codardi;
non
si tratta di una foto dell’epoca, bensì di un fotogramma da “Orizzonti di
gloria” di Stanley Kubrick”, il più bel film sulla Grande Guerra che sia mai
stato realizzato
Allo scoppio della guerra si ebbe in tutti
gli Stati europei un forte entusiasmo patriottico.
Con il passare del tempo però, la
situazione cambiò, perché in tutta Europa la guerra provocò un drastico
peggioramento delle condizioni di vita. Gli uomini validi partivano per il
fronte, dove molti morivano o rimanevano mutilati; l’aumento vertiginoso delle
spese militari assorbiva le risorse dello Stato; il cibo venne razionato (cioè
ne venne limitata la quantità disponibile per ogni persona) e si ebbero
carestie in Russia, Austria e Germania. Si moltiplicarono perciò agitazioni,
proteste e poi rivolte in diversi Paesi europei, in cui una parte della
popolazione richiedeva la fine della guerra. A capo dell’opposizione alla
guerra fu spesso la sinistra socialista, che non aveva voluto la guerra.
A sinistra
distribuzione di pane in una strada di Vienna nel 1917: a destra due ragazzi
viennesi con chiari sintomi di malnutrizione
L’Italia era alleata con la Germania e
l’Austria (Triplice Alleanza), ma non essendo stata consultata prima della
dichiarazione di guerra, non era tenuta a intervenire e il governo dichiarò la
neutralità dell’Italia (agosto 1914).
In Italia la larga maggioranza della
popolazione era contraria alla guerra, ma vi era una minoranza interventista
(cioè favorevole all’intervento in guerra): i nazionalisti speravano in una
vittoria che avrebbe accresciuto l’importanza politica dell’Italia; gli
irredentisti, coloro che volevano la liberazione delle terre abitate da
italiani ancora sotto dominio austriaco, contavano che l’Italia le conquistasse
mediante la guerra; i grandi gruppi industriali erano interessati alle
possibilità di guadagno offerte dalle commesse militari, ossia le ordinazioni
di merci che servivano al conflitto (dalle armi alle divise dei soldati, dai
mezzi di trasporto bellici ai cibi per le truppe).
Cartolina
del 1915 che mostra l’Italia, ancora neutrale, corteggiata dalle cinque potenze
belligeranti: Germania e Austria-Ungheria a sinistra, Gran Bretagna, Francia e
Russia a destra
Il 23 maggio 1915 il governo dichiarò
guerra agli imperi centrali, dopo che le potenze dell’Intesa assicurarono
durante un incontro segreto con il nostro governo (patto di Londra) che
l’Italia avrebbe avuto in caso di vittoria Trento, il Tirolo meridionale (cioè
l’Alto Adige), Trieste, l’Istria e parte della Dalmazia.
Vi fu una rapida avanzata iniziale, che
venne fermata sull’Isonzo, e da allora per due anni le truppe italiane e quelle
austriache si affrontarono nelle trincee. L’esercito italiano, formato in larga
maggioranza da contadini male addestrati e male equipaggiati e guidato da
ufficiali spesso incapaci, venne decimato nelle azioni di guerra e dai
bombardamenti: la Prima guerra mondiale costò all’Italia la perdita di circa
600.000 soldati.
Sul fronte italo-austriaco vi furono pochi
grandi movimenti, fino a che un attacco austro-tedesco a Caporetto (oggi
Kobarid, in Slovenia), nell’ottobre 1917, riuscì a sfondare il fronte: il
Friuli e il Veneto settentrionale furono conquistati, l’esercito italiano
costretto al ritiro, assieme a masse ingenti di profughi civili, e l’avanzata
austro-tedesca venne fermata solo sul fiume Piave (dicembre 1917).
Nel 1917 però gli attacchi dei sottomarini
tedeschi contro tutte le navi mercantili che si avvicinavano alla Gran Bretagna
(è famoso il caso del transatlantico Lusitania, il cui affondamento costò la
vita a 1201 persone) provocarono l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, le cui
navi venivano colpite. Gli USA dichiararono guerra alla Germania nell’aprile
1917 e il loro contributo alla guerra fu determinante, per la potenza degli
armamenti e dell’esercito, non logorato da anni di guerra.
Nel marzo 1918 cessò di esistere il fronte
orientale (quello russo-tedesco), in seguito alla rivoluzione russa e alla
decisione dei rivoluzionari di ritirarsi dal conflitto.
Di fronte agli attacchi francesi, inglesi
e statunitensi sul fronte occidentale, l’esercito tedesco fu costretto a
ritirarsi.
Sul fronte meridionale (italo-austriaco)
nell’ottobre 1918 l’esercito italiano ottenne un’importante vittoria a Vittorio
Veneto e avanzò fino a occupare Trento e Trieste.
Nel 1918 perciò la guerra si concluse con
la vittoria di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia e dei loro alleati, su
Austria, Germania e Impero Ottomano.
Soldati
americani nella battaglia delle Argonne (settembre-novembre 1918)
APPROFONDIMENTI (li trovi nella sidebar a destra):
- Canti e canzoni della Grande Guerra:
parte 1: Cori alpini italiani
parte 2: Canti reinterpretati
parte 3: Canzoni degli altri Paesi belligeranti
parte 4: Canzoni ispirate alla Prima guerra mondiale
- Le armi della Prima guerra mondiale
- La Grande Guerra anno per anno
parte 1: Cori alpini italiani
parte 2: Canti reinterpretati
parte 3: Canzoni degli altri Paesi belligeranti
parte 4: Canzoni ispirate alla Prima guerra mondiale
- Le armi della Prima guerra mondiale
- La Grande Guerra anno per anno