SCAMBI TRA EUROPA, AFRICA E AMERICA
La scoperta dell’America, come
già sai, è stata scelta dagli storici come l’avvenimento che segna il passaggio
dal Medioevo all’Età Moderna. Nei primi due secoli dell’Età Moderna il
desiderio di ricchezza e la fuga da persecuzioni di vario tipo (per esempio
religioso – se ne parlerà in una prossima lezione) spinsero gli europei a
spostarsi sempre più negli altri continenti, sia quelli conosciuti da sempre,
almeno in parte, come l’Africa e l’Asia, sia quello appena scoperto.
Assieme alle persone si
spostarono le merci e il fenomeno – commerciale e sociale – fu molto esteso.
IL COMMERCIO TRIANGOLARE
La scoperta dell’America e la
tratta dei neri dall’Africa diedero vita a un commercio interamente controllato
dagli europei, che viene chiamato “commercio triangolare”, perché si svolgeva
tra 3 continenti: Europa, Africa, America.
Mercanti europei portavano
dall’Europa in Africa tessuti, ferramenta, armi da fuoco, acquavite e rhum, con
i quali comperavano gli schiavi neri (detti anche “legno d’ebano”, a
sottolineare il loro valore puramente mercantile). Essi poi portavano gli
schiavi dall’Africa in America, dove li vendevano; con il denaro ricavato
acquistavano prodotti americani, in particolare zucchero e caffè, da importare
in Europa.
In questo modo le navi
viaggiavano sempre cariche e ad ogni tappa il guadagno era assicurato: il
valore delle merci che partivano dall’Europa verso l’Africa era inferiore a
quello degli schiavi neri e dei prodotti importati dall’America, che erano
molto richiesti sul mercato europeo. La scoperta dell’America e la tratta dei
neri portarono perciò enormi ricchezze in Europa: oltre ai prodotti del
commercio triangolare dall’America giungevano anche grandi quantità di oro e d’argento,
nonché quei prodotti alimentari, di cui si è già parlato nella lezione LA
CONQUISTA DELL’AMERICA.
Una nave commerciale del XVII secolo vista in sezione
SCAMBI DI PRODOTTI ALIMENTARI
I prodotti che arrivarono dal
Nuovo Mondo modificarono notevolmente le abitudini culinarie degli europei
(basti pensare alla pizza e alla pasta italiane e all’importanza per esse del
pomodoro), ma, almeno inizialmente, erano di solito osteggiati.
Per esempio, quando i governi
cercarono di diffondere la coltivazione della patata, molti contadini gettarono
via le patate da seminare.
Robert Warthmüller, “Il re ovunque”: dipinto del 1886 raffigurante il
kaiser Federico II di Prussia che ispeziona personalmente la campagna, affinché
la patata venisse coltivata come richiesto
da una sua ordinanza del 1756
Oppure si descriveva la
cioccolata in questi termini:
L’uso principale del cacao è una bevanda
chiamata cioccolata, che qui è apprezzata moltissimo ma che disgusta coloro che
non vi sono abituati, poiché alla superficie si forma una schiuma e una sorta
di ribollimento, il che la rende difficile da inghiottire. È una bevanda così
desiderata, che gli Indiani e gli Spagnoli l’offrono ai loro amici che vengono
o che passano.
Gli Spagnoli di qui vanno matti per questo
nero cioccolato che viene preparato in modi diversi e che si beve a diverse
temperature: caldo, freddo o tiepido con spezie e molto pepe; ne fanno così una
pasta che dicono esser utile in caso di mal di stomaco o di infreddatura, ma,
quale che sia il risultato, quelli che non sono stati allevati in questa
credenza, la ricercano ben poco.
(da Storia naturale e morale delle Indie di
padre José de Acosta)
Frontespizio di un’opera seicentesca di
Philippe Sylvestre detto Dufour, intitolata “Trattati nuovi
e curiosi su caffè,
tè e cioccolato”: nell’immagine un arabo beve il caffè, un cinese beve il tè
e
un amerindo beve la cioccolata
Con il tempo però questi prodotti
si diffusero, tanto che oggi patata, pomodoro e granoturco sono tra i prodotti
più coltivati in Europa; alcune delle piante scoperte in America permisero un
miglioramento dell’alimentazione dei contadini, anche se in alcuni luoghi e in
alcuni momenti furono la premessa di nuovi problemi: per esempio l’uso
eccessivo, a volte quasi esclusivo, di polenta (fatta con farina di mais) portò
al diffondersi della pellagra, una malattia provocata dalla carenza di
vitamina.
Pietro Longhi, La
polenta (1740 circa).
Alla fine
dell’Ottocento risulta che lungo
il Terraglio, la
strada che collega Treviso a Mestre-Venezia, su 6.362 abitanti ci fossero 541
pellagrosi, cioè malati di pellagra, e che i morti a quell’epoca nel Veneto
fossero oltre 10 mila. L'ospedale di Mogliano accoglieva malati da tutto il
Veneto, per quella che era chiamata la malattia delle tre "d":
dermatiti, diarrea, demenza.
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I contatti con il Nuovo Mondo non
ebbero invece grandi conseguenze per l’allevamento europeo, perché in America
vi erano poche specie domestiche sconosciute in Europa e tra queste solo il
tacchino ebbe una certa diffusione. Maggiori furono i cambiamenti per
l’America, dove erano sconosciuti cavalli, bovini, pecore e capre, che vennero
introdotti dagli europei e modificarono profondamente le abitudini dei nativi
americani.
George Catlin, Caccia al bisonte (1844):
la possibilità di avere un
cavallo rese più facile la caccia al bisonte per i nativi americani
SCAMBI DI MALATTIE
Oltre ai prodotti agricoli e agli
animali, tra Europa e America viaggiarono anche le malattie. Si è già detto in
una lezione precedente dello sterminio provocato dalle malattie infettive
europee sulla popolazione amerinda; viceversa, dall’America al nostro
continente non vennero molte malattie, probabilmente perché l’America era stata
popolata da meno tempo e non vi erano molti animali domestici, perciò poche
malattie animali si erano trasmesse agli uomini e pochi organismi patogeni (=
portatori di malattie) si erano adattati a vivere nell’uomo. L’unica malattia
che si pensa sia arrivata dall’America in Europa è la sifilide, che si
trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali. Come tutte le malattie
nuove, per gli europei essa ebbe inizialmente una forma molto violenta, che
provocò un’alta mortalità e richiese la creazione di un gran numero di
ospedali, detti “degli Incurabili” perché si riteneva che i malati non potessero
guarire.
“Le truppe francesi di Carlo VIII entrano a Napoli il 22 febbraio 1495”, illustrazione da
un’opera della fine del ‘400 di Melchiorre Ferraiolo; poiché i primi casi di
sifilide si registrarono proprio a Napoli dopo l’arrivo delle truppe di Carlo
VIII, la sifilide veniva chiamata anche ‘mal francese’
Le navi negriere e i neri
africani, invece, introdussero in America due malattie africane, la febbre gialla e la
malaria, oggi presenti in tutta l’America equatoriale.
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