Approfondimenti

mercoledì 3 settembre 2014

16 L'Impero Bizantino e Giustiniano



L’IMPERO BIZANTINO

Mentre l’Impero Romano d’Occidente crollava e subiva le trasformazioni descritte nelle lezioni precedenti, l’Impero Romano d’Oriente continuò a rimanere forte e ricco. Nel Medioevo esso veniva chiamato semplicemente Impero Romano, mentre gli storici moderni preferiscono chiamarlo Impero Bizantino dal nome greco della capitale che Costantino aveva ingrandito e rinominato Costantinopoli.

Anche l’imperatore Giustiniano – di cui si parlerà tra poco – abbellì Costantinopoli: per esempio con la Chiesa di Santa Sofia che è un po’ il simbolo della città (oggi si chiama Istanbul) e che venne trasformata in moschea con l’aggiunta dei minareti quando i Turchi conquistarono Bisanzio

Nell’Impero agricoltura, artigianato e commercio continuarono ad essere attività molto praticate: alcune città, come Bisanzio, Alessandria (in Egitto) ed Antiochia erano centri economici e culturali importanti.
Inoltre, poiché le province ad esso assoggettate erano ricche e pagavano forti tasse, l’Impero poté mantenere un eserciti e una flotta potenti, in grado di difendere i confini sempre minacciati e di respingere gli attacchi dei popoli germanici.
Questo permise al potere centrale di continuare ad essere forte: assistito da amministratori organizzati ed efficienti, l’imperatore riusciva a controllare il vasto territorio di cui era a capo.

GIUSTINIANO
Tra il 527 e il 565 fu imperatore Giustiniano: con lui l’Impero visse un periodo di grande splendore, malgrado le numerose e lunghe guerre intraprese per riconquistare i territori dell’ex Impero d’Occidente.

Giustiniano raffigurato vittorioso a cavallo al centro del cosiddetto “avorio Barberini” 
(del 527 circa) conservato al Museo del Louvre di Parigi

Giustiniano, che aveva una solida cultura classica e si sentiva erede del grande Impero Romano, impiegò molte delle sue risorse per riunificare i territori perduti in seguito alle invasioni germaniche.
Nel 533 l’esercito bizantino attaccò i Vandali, riuscendo a sconfiggerli: il Nord Africa, la Sardegna, la Corsica, le isole Baleari e la piazzaforte di Septem (sullo Stretto di Gibilterra) entrarono a far parte dell’Impero di Giustiniano. In questa grande provincia riconquistata furono reintrodotte le antiche istituzioni romane e, con una serie di duri provvedimenti, i Vandali vennero cancellati dall’Africa: i guerrieri superstiti furono obbligati ad arruolarsi nell’esercito imperiale e spediti sul fronte orientale.
Dopo la riconquista dell’Africa Giustiniano si sentì incoraggiato alla riconquista della parte simbolicamente più importante dell’ex Impero, cioè l’Italia, che dal 493 era governata dal re ostrogoto Teodorico.

Mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna (secolo VI): Giustiniano è raffigurato  al centro, 
alla sua sinistra c’è il diacono di Pola, Massimiano, che venne poi nominato vescovo di Ravenna dallo stesso imperatore e alla sua destra il generale Belisario, vincitore nella guerra contro i Goti

La guerra che ne seguì (detta greco-gotica: greca perché il greco era la lingua ufficiale dell’Impero, gotica perché gli Ostrogoti erano parte di una più ampia popolazione chiamata dei Goti) durò 20 anni (dal 535 al 554) e fu segnata da un’interminabile serie di battaglie e vittorie bizantine, ma anche da numerose riprese e contraccolpi degli Ostrogoti. Per la popolazione che viveva nella penisola fu un’esperienza terribile: il passaggio delle armate imperiali (composte da barbari d’ogni etnia, ben più rozzi e feroci degli Ostrogoti) causò ovunque enormi distruzioni e il prolungarsi della guerra determinò condizioni di estrema povertà, soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord Italia, dove migliaia di persone morirono in seguito alle carestie e alle pesanti malattie che ne seguirono. I Tusci (gli abitanti dell’odierna Toscana) si adattarono a vivere mangiando pane ottenuto dalla macinazione delle ghiande, mentre gli abitanti dell’Emilia si spostarono nel Piceno (tra Marche e Abruzzo), pensando che lì, più vicino al mare, ci fossero maggiori possibilità di approvvigionarsi di viveri.
La definitiva vittoria bizantina sui Goti si ebbe presso il Vesuvio, con una battaglia che durò due giorni e che lo storico contemporaneo Procopio di Cesarea definì “un combattimento di giganti”.
A capo dell’Italia riconquistata Giustiniano pose un funzionario che aveva poteri sia civili che militari e che si chiamava esarca. L’esarca stabilì la propria sede a Ravenna, città che fu arricchita di nuove splendide chiese. Per la popolazione la situazione non migliorò: i Bizantini imposero tributi, un’organizzazione burocratica e sistemi militari che erano troppi pesanti per un’Italia stremata e impoverita.

La Chiesa di Sant’Apollinare nuovo a Ravenna, consacrata nel VI secolo

Nel 552 Giustiniano diede il via alla riconquista della Spagna occupata dai Visigoti. Anche in questa occasione Bisanzio ebbe la meglio e dunque, alla metà del VI secolo, Giustiniano aveva realizzato il suo sogno di riunificare quasi tutte le terre occidentali che in passato erano appartenute all’Impero Romano. Ciò non avvenne con i territori della Gallia, che rimasero sotto dominio dei Franchi, ma con essi l’imperatore strinse un’alleanza, la quale riconosceva all’imperatore la supremazia ideale sull’Europa e a Costantinopoli il ruolo di “capitale del mondo intero”.


Le conquiste di Giustiniano furono però di breve durata: l’Italia venne invasa dai Longobardi già nel 569 e le terre africane un secolo dopo entravano a far parte di un nuovo impero, quello islamico.
L’importanza di Giustiniano va maggiormente ricercata in un’altra impresa da lui voluta: sotto il suo regno i migliori esperti di diritto (cioè di leggi) del tempo prepararono una grande raccolta di tutte le leggi romane elaborate nei secoli e delle loro interpretazioni. Questa raccolta, chiamata Corpus Iuris Civilis (Raccolta di diritto civile), ha trasmesso fino a noi la conoscenza sulle leggi romane, che altrimenti sarebbe andata perduta; inoltre essa divenne il simbolo che distingueva la civiltà latina da quella barbarica e costituisce ancora oggi il fondamento del nostro diritto.

Miniatura di scuola bolognese del secolo XIV del Corpus iuris civilis

Dopo Giustiniano l’Impero rimase per secoli uno Stato molto forte, anche se la sua esistenza fu minacciata dagli attacchi degli Slavi (dal VI secolo) e degli Arabi (dal VII secolo) e la stessa Bisanzio venne più volte assediata.
Nell’Impero Bizantino l’imperatore controllava le diverse Chiese cristiane: egli era a capo dei vescovi e dei patriarchi (i 5 principali capi religiosi, uno dei quali era quello di Roma, cioè il papa) e interveniva personalmente nelle controversie che sorgevano all’interno delle Chiese, stabilendo chi avesse ragione.
Poiché le Chiese d’Oriente riconoscevano l’autorità dell’imperatore e non quella del papa, che esse consideravano un vescovo come gli altri, spesso vi furono contrasti con le Chiese dell’Europa occidentale, le quali lottavano per affermare sia la loro autorità in materia di fede, sia la supremazia del papa. Gli imperatori non volevano riconoscere né l’una né l’altra e contrapponevano alle Chiese d’Occidente la loro ortodossia, una parola greca che significa “fede vera”, da cui nascerà qualche secolo dopo la divisione tra Cristianesimo cattolico e Cristianesimo ortodosso: il primo prevalente nell’Europa occidentale, il secondo nell’Europa orientale.

Mosaico della porta sud di Santa Sofia, con la Vergine tra Costantino (che offre la città) e 
Giustiniano (che mostra il modello della chiesa): la volontà di Giustiniano di creare
 un Impero universalmente cristiano lo portò a perseguitare i non cristiani e a difendere l’ortodossia con un atteggiamento violentemente intransigente

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