IL SETTECENTO TRA INCREMENTO DEMOGRAFICO E INNOVAZIONI
Tra il 1700 e il 1800 la
popolazione europea passa da 118
a 193 milioni di abitanti; a parte l’Africa, che è
stazionaria intorno ai 100 milioni, l’incremento demografico è comune a tutto
il pianeta: nel 1650 vi sono sulla Terra 470 milioni di abitanti, divenuti 510
nel 1700, 694 nel 1750, 919 nel 1800. L’incremento maggiore si registra nel
Nord America: negli Stati Uniti (concentrati ancora quasi esclusivamente sulla
costa atlantica) vivono 300.000 persone all’inizio del Settecento, ma nel 1800
sono già 5 milioni, con una crescita del 1.233%, seguita dalla crescita
canadese che fu del 1.025%.
Queste cifre vanno prese con
cautela, poiché solo nel corso del XIX secolo verranno usate forme di
censimento della popolazione accurate e attendibili; nel Settecento si hanno le
prime registrazioni in Svezia (1749), in Austria (1762), a Napoli (1764). Ciò
nonostante noi oggi disponiamo di dati sufficienti per sostenete che
l’incremento demografico ci fu, sebbene in forma diversa da Paese a Paese, e
malgrado molti contemporanei avvertissero invece un fenomeno di spopolamento in
atto in tutta l’Europa.
È interessante notare che il
maggiore incremento demografico non si ebbe nelle zone economicamente più
progredite, bensì nei grandi spazi aperti dell’Europa nord-orientale: in
Prussia, in Pomerania, in Slesia, in Ungheria, ancor più in Russia e in
Ucraina.
Scena domestica in una famiglia del secolo XVIII (incisione coeva): nel
Settecento le regioni dell’Europa settentrionale e orientale furono quelle dal
maggiore incremento demografico
Ma perché si ebbe questo
incremento? Quali novità lo determinarono? Ci fu perché nascevano più bambini,
o perché diminuì la mortalità? La risposta non è facile e andrebbe valutata
area per area e caso per caso; gli storici si trovano in disaccordo su numerosi
punti.
Per esempio fino agli anni
Quaranta del Settecento in Inghilterra e in Galles si registrò un aumento della
mortalità, favorito dal dilagante alcolismo dovuto all’espansione della
produzione del gin (vedi approfondimento “Alimenti e bevande nei primi secoli dell’Età
Moderna"); poi la mortalità calò.
Nei primi due decenni del
Settecento varie aree europee furono colpite da nuove epidemie di peste, che
provocarono migliaia di morti, come a Marsiglia, che vide quasi dimezzata la
sua popolazione; però il caso marsigliese (se si esclude Messina vent’anni più
tardi), fu l’ultimo episodio di epidemia che si verificò nell’Europa
occidentale (nell’Europa orientale, invece, ce ne furono altri) e non esiste
alcuna spiegazione certa sul perché ciò sia avvenuto.
La peste a Marsiglia in un dipinto di Michel Serre del 1721
La scomparsa della peste non
spiega da sola il calo della mortalità, anche perché altre malattie endemiche
continuarono a mietere vittime, in particolare il vaiolo, una malattia che
provocava vesciche alla pelle, cecità, deformità agli arti e altro. Tra le
cause va ricordata la diminuzione delle carestie, sostituite da crisi
alimentari meno tragiche. Oppure i progressi medici e igienici del Settecento.
In questo campo l’Inghilterra era all’avanguardia: per esempio nella fondazione
di ospedali, che passarono nel XVIII secolo da 5 a circa 50, tra cui la prima
clinica ostetrica, che portò un po’ alla volta alla scomparsa dell’abitudine di
partorire in casa. Non tutti gli storici però vedono nella creazione degli
ospedali una causa del calo della mortalità; anzi – dicono – i ricoveri in
questi ospedali era pericolosissimo, per carenza di attrezzature e pessime
condizioni igieniche, nonché per il numero esiguo di operazioni che si potevano
eseguire prima che venissero scoperti gli anestetici.
Un ospedale londinese, incisione del 1755
Progressi furono fatti nella
lotta contro il vaiolo, che faceva strage tra la popolazione (è stato calcolato
che nella sola Francia morissero da 50.000 a 80.000 persone ogni anno); già a metà
del secolo si era scoperto che, iniettando pus vaioloso nella pelle di un
soggetto sano, si provocava una reazione per cui il soggetto non si sarebbe più
ammalato di vaiolo. Questa tecnica, però, comportava molti rischi, perché
alcuni pazienti morivano: secondo alcuni, anzi, anziché prevenire la malattia,
la diffuse. Nel 1798 un medico inglese, Edward Jenner, venne a conoscenza di
una credenza popolare, secondo la quale chi si era infettato con il vaiolo bovino
(che non era mortale), diventava immune a quello umano; i suoi studi lo
portarono a scoprire l’efficacia di tale metodo, che, proprio perché derivava
da vacche infette, prese il nome di vaccinazione. La vaccinazione permise di
ridurre, e in seguito di eliminare del tutto, la mortalità del vaiolo; qualcuno
dice che a sconfiggere la malattia non fu la vaccinazione di massa, bensì
l’isolamento dei suoi focolai.
Edward Jenner mentre vaccina un bambino contro il vaiolo, dipinto del
1796
Alcuni storici hanno messo in
discussione anche i miglioramenti igienici, che, secondo altri, avrebbero
invece contribuito al calo della mortalità. È vero che sia in città sia in
campagna le abitazioni, specialmente quelle dei poveri, erano poco aerate e
poco riscaldate; spesso si viveva in una sola stanza, assieme anche a chi era
affetto da malattie infettive; mancava un adeguato sistema di scarichi e di
fognature e ciò favoriva le malattie trasmesse da acque inquinate; altre
malattie erano causate da alimenti (in primo luogo il latte) provenienti da
animali infetti.
Che cosa, in conclusione, ha
provocato il calo della mortalità nel Settecento europeo? Gli storici non sanno
trovare una risposta totalizzante e parlano perciò di una pluralità di cause,
che spesso si sono casualmente manifestate tutte assieme; tra queste le
principali sono probabilmente la minore violenza devastatrice delle guerre, il
rarefarsi delle carestie, la scomparsa della peste dall’Europa occidentale,
un’alimentazione più abbondante ed equilibrata.
Una venditrice di latte e pane per le vie di Londra, dipinto di Francis
Wheatley del 1790
Tra le innovazioni che
caratterizzano il Settecento ve ne sono alcune che riguardano le vie di
comunicazione e i trasporti. Innanzitutto si cercò di migliorare le condizioni
della rete stradale, che come nel Medioevo era assai precaria: erano
proverbiali le vie di Parigi per cattivi odori e fango. Pare che i parigini
avessero acquisito una particolare abilità nell’evitare con scarti e salti
appropriati le pozzanghere e le immondizie disseminate sul loro cammino, ma se
il percorso era particolarmente lungo, era impossibile arrivare a destinazione
senza essere inzaccherati; per questo agli angoli delle vie erano appostati
numerosi lustrascarpe. Camminare per Parigi (o per altre città) comportava fare
una particolare attenzione a ciò che poteva cadere dall’alto: era normale,
infatti, gettare rifiuti organici dalle finestre, dato che nelle case i servizi
igienici non esistevano o erano primitivi. Del resto, qualunque luogo, compresi
il palazzo di giustizia e le chiese, era buono per fare i propri bisogni.
Una signora fa i suoi bisogni per strada, stampa del XVIII secolo
Solo a secolo inoltrato le cose
cominciarono lentamente a cambiare: furono costruiti nuovi ponti e strade e
quelli esistenti vennero migliorati, in modo da permettere trasporti più
rapidi. Nel 1762 a
Londra venne promulgata una legge per la pavimentazione delle strade, che erano
percorse, da chi se lo poteva permettere, da carrozze, dalle quali i pedoni
dovevano stare molto attenti a non farsi travolgere. I principali mezzi di
trasporto pubblico su strada divennero le diligenze, grandi carrozze pubbliche
trainate da cavalli e adibite al trasporto di viaggiatori e bagagli, che
effettuavano un servizio regolare di collegamento tra le città. Utilizzando le
diligenze vennero create le prime reti di servizi postali nazionali; prima fu
la Francia nel 1774.
Julius Caesar Ibbetson, La
diligenza (1792)
In Francia venne inventata anche
la mongolfiera, un pallone aerostatico (in grado di volare senza motore) così
chiamato dai fratelli Montgolfier che ne furono gli inventori. Essa non ebbe
alcuna importanza economica, ma costituisce ugualmente un momento significativo
nella storia dell’umanità: i due uomini che il 21 ottobre 1783 si sollevarono
in aria, sorvolarono Parigi e ritornarono a terra, dimostrarono a un pubblico
stupefatto ed entusiasta che era possibile realizzare l’antico sogno di volare.
Julius Caesar Ibbetson, Il volo della mongolfiera (1785)
Nel XVIII secolo ebbero un
notevole sviluppo i giornali. I primi erano apparsi all’inizio del Seicento
nell’Europa occidentale, ma contenevano poche notizie e uscivano non più di una
volta alla settimana. All’inizio del secolo apparvero i primi quotidiani: il primo
fu a Londra nel 1702, mentre il primo in Italia fu nel 1735 la “Gazzetta di
Parma” (che però uscì con regolarità solo dal 1760).
All’inizio del Settecento
comparvero anche i primi giornali politici in Inghilterra, dove esisteva una
notevole libertà di stampa: nel 1788 un foglio, che da 3 anni pubblicava solo
annunci pubblicitari, diventa “The Times”, quotidiano politico conservatore e
legato al governo. In Stati come la Francia e l’Italia la pubblicazione di
giornali politici non fu possibile, perché il potere era nelle mani dei re, che
non accettavano di veder discusse le loro scelte politiche.
Il numero del Times del 4 dicembre 1788
Il Settecento fu anche un secolo
di progressi scientifici. Antoine-Laurent Lavoisier (1743-1794) gettò le basi
della chimica moderna, individuando i principali gas presenti nell’aria (in
particolare l’ossigeno) e la loro importanza nella respirazione e nella
combustione (cioè nel processo del bruciare). Egli fissò il campo di studio
della chimica (la composizione dei corpi e le relazioni che si determinano tra
essi) e riconobbe l’esistenza di almeno 33 elementi in natura, mentre secondo
la tradizione dell’antichità greca tutto ciò che esiste era formato solo da
quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco.
Lavoisier durante un esperimento sull’acqua
Ugualmente importanti furono i
primi studi sull’elettricità, condotti dal fisico Alessandro Volta (1745-1827):
a lui si devono la definizione di alcuni concetti fondamentali (tensione,
carica) e l’invenzione del primo apparecchio a pila, in grado di generare
corrente elettrica.
Alessandro Volta
Al medico svedese Carl von Linné
(Linneo in italiano, forma derivata dal latino) si deve la classificazione di
piante e animali con il doppio nome latino, di cui il primo (che si scrive
sempre con la maiuscola) indica il genere, mentre il secondo la specie: per
esempio Canis lupus o Rosa canina. Linneo (1707-1778) enumerò, denominò e
descrisse oltre 7.700 specie di piante e circa 4.400 di animali.
Ritratto di Linneo e un disegno tratto da una sua opera
In un secolo segnato dall’enorme
sviluppo dei commerci intercontinentali stupisce il fatto che non ci siano
state grandissime innovazioni tecnologiche nelle costruzioni navali e nell’arte
nautica. Si ebbero piuttosto solo dei progressi parziali e assai lenti, come il
rivestimento in rame dello scafo delle navi, che, incominciato dagli Inglesi
negli anni Settanta, impediva il rallentamento provocato dall’impigliarsi delle
alghe. Attorno al 1730 venne inventato il sestante per la misurazione della
latitudine (era stato preceduto da un altro strumento chiamato ottante), mentre
per quella della longitudine si cominciò a usare dal 1766 i cronometri marini,
che permisero di evitare i frequentissimi errori di rotta.
A sinistra un ottante settecentesco, a destra un sestante austriaco
d’epoca imprecisata
Nel Settecento, infine, i viaggi
esplorativi del capitano inglese James Cook (1728-1779) portarono alla
conoscenza di nuove terre prima ignorate: la Nuova Zelanda, poi l’Australia, la
Nuova Guinea, le isole Hawaii e altre. Cook fu non solo un abile esploratore,
ma anche un uomo di scienza: è a lui, attento alla dieta e alle condizioni
igieniche del suo equipaggio, che si deve la sconfitta dello scorbuto, una
malattia dovuta a carenza di vitamina C, talmente diffusa tra i naviganti, da
essere chiamata anche proprio “malattia dei marinai”.
Nathaniel
Dance-Holland, Ritratto di James Cook (1775 circa)
APPROFONDIMENTO:
-Alimenti e bevande nei primi secoli dell'Età Moderna