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venerdì 19 settembre 2014

21 Le ultime invasioni



LE ULTIME INVASIONI

Tra il IX e il X secolo nuovi popoli invadono l’Europa, sconvolgendola e mettendo fine alla rinascita carolingia:
- i Vichinghi
- gli Ungari
- gli Arabi.

I VICHINGHI

I Vichinghi (detti anche Normanni, cioè uomini del Nord, o Variaghi), abili navigatori, partivano dalle loro terre nell’Europa settentrionale per attaccare e saccheggiare villaggi, città e monasteri.
Essi non formavano un unico popolo; erano piuttosto un insieme di comunità, che abitavano territori diversi, si potrebbe dire delle isole separate fra loro, in particolare la Danimarca, la Norvegia e la Svezia meridionali. Né essi chiamavano se stessi Vichinghi: a chiamarli così erano le popolazioni delle coste francesi settentrionali e dei Paesi Bassi, dove ì viking voleva dire “saccheggiare” (ma l’etimologia del nome è incerta ed esistono molte altre interpretazioni). In effetti tra l’800 e il 1050 circa con le loro scorrerie i Vichinghi hanno signoreggiato sul Mare del Nord, sul Baltico, sul Mar di Norvegia e su tutto l’Atlantico settentrionale.

Nave vichinga attaccata da un enorme mostro marino, in una miniatura del XII secolo

Le cause della loro espansione furono molteplici: l’aumento della popolazione, i progressi nella costruzione delle imbarcazioni, forse anche il fatto che l’affermarsi dei Franchi con Carlo Magno aveva fatto capire quanto le terre a sud delle loro fossero ricche e anche facilmente conquistabili.
Tralasciando alcune scorribande precedenti, le prime incursione degli Uomini del Nord partirono dalla Danimarca verso le coste dei Paesi Bassi intorno all’810, poi, per circa un quarto di secolo, non ce ne furono altre. A partire dall’834 danesi e norvegesi attaccarono sia il continente sia le isole britanniche e pochi anni dopo le loro incursioni divennero ancora più pericolose, poiché non si limitavano alle coste, ma si spinsero all’interno, risalendo i grandi fiumi: Reno, Senna e Loira. Nell’845 arrivarono a Parigi e Carlo il Calvo, constatando che il suo esercito non avrebbe potuto respingerli, venne a patti con loro, offrendo un ricco bottino in argento, purché se ne andassero.
La stessa strategia venne adottata con altre incursioni successivi, mentre Lotario, fratello di Carlo, concesse in feudo dei territori sulle coste dell’Olanda a dei capi vichinghi, a patto che essi tenessero alla larga altri gruppi di predoni.

La cosiddetta “pietra di Smiss” (Gotland, secolo IX) che raffigura in alto un combattimento di due soldati, in basso una nave vichinga

Nell’865 le iniziative militari vichinghe si dirigono verso l’Inghilterra, che in circa dieci anni viene conquistata per tutta la metà orientale; la conquista della parte meridionale non riuscì, per la resistenza del re del Wessex (appunto l’Inghilterra meridionale), Alfredo.
All’inizio del IX secolo anche l’Irlanda viene assalita da Uomini del Nord, soprattutto norvegesi, che usarono l’isola principalmente per impiantarvi dei centri per il commercio, tra cui Dublino. La presenza vichinga in Irlanda durò fino al 1014, quando vennero sbaragliati da alcuni re irlandesi.
Le fonti dell’epoca descrivono i Vichinghi come guerrieri particolarmente feroci e assetati di sangue; sicuramente le loro gesta predatorie non furono pacifiche, ma forse c’è un po’ di esagerazione in questa descrizione. Allora infatti suscitò sgomento il fatto che i Vichinghi attaccassero un’istituzione (la Chiesa, in particolare i monasteri franco-britannici) che quasi mai prima di allora nell’Europa settentrionale era stata vittima di violenze. Del resto, essendo pagani, gli Scandinavi non erano trattenuti da scrupoli religiosi nei confronti dei monaci.

Una pietra incisa proveniente dal Gotland, datata intorno all’anno 1000, con raffigurazione del dio Odino che riceve i guerrieri vichinghi nel Walhalla (Stoccolma, Historiska Museet)

Essi non furono soltanto pirati, ma anche mercanti e si spinsero fino al Mediterraneo e, lungo i grandi fiumi russi, fino al Mar Nero. Si stabilirono nella zona nord-occidentale della Francia, che da loro prese il nome di Normandia, e in aree ancora spopolate, come l’Islanda e la Groenlandia, che essi chiamarono appunto così, con un’espressione che significa “terra verde”; l’archeologia ha dimostrato che all’epoca il clima era davvero più mite rispetto a quello odierno e che, quindi, lungo le coste potevano veramente crescere grandi foreste.
Fondarono o conquistarono regni in Inghilterra, nell’attuale Russia e in Italia meridionale. Arrivarono anche in America, principalmente nella terra di Baffin e nel Labrador, ma anche più a sud; i loro insediamenti nel continente di cui gli Europei avranno coscienza solo dopo i viaggi di Cristoforo Colombo furono però effimeri.

Una nave vichinga del IX secolo al Museo delle navi vichinghe di Oslo

GLI UNGARI

Nel IX secolo gli Ungari (o Ungheri, o anche Magiari), che vivevano ai confini con l’Asia, raggiunsero la pianura del Danubio, che da loro prese il nome di Ungheria (896). Da lì  cominciarono ben presto a scorazzare per tutta Europa, in parte soltanto per fare bottino e portarsi a casa gli ori e i tesori delle ricche abazie e chiese che incontravano nel loro cammino, in parte perché chiamati da diversi re e signori per combattere altri re e signori. Ad esempio nell’899 l’imperatore del Sacro Romano Impero Arnolfo li chiamò in Italia contro Berengario I, marchese del Friuli e aspirante re del Regno d’Italia; essi prestarono il soccorso richiesto, ma poi ne approfittarono per razziare e saccheggiare, tra le altre, Vercelli, Reggio Emilia e Modena (tentarono di prendere anche Venezia, ma non ci riuscirono).

Un arciere ungaro a cavallo, con corazza di tipo asiatico indossata sul caffetano (sopravveste con ampie maniche) ed elmo con coda di cavallo

Nel 955 Corrado il Rosso di Lorena, cognato dell’imperatore Ottone I, invitò gli Ungari ad allearsi con lui e altri principi tedeschi contro l’imperatore, ma questi li sbaragliò tutti. Gli Ungari, sconfitti militarmente e ancor più nel loro orgoglio guerriero, non osarono più atteggiarsi a padroni e non si sentirono più imbattibili. Decisero di scegliere la via dell’alleanza e dell’amicizia con le potenze dell’Europa occidentale, il che implicava necessariamente la conversione al cristianesimo; con Géza, capo dei Magiari dal 970 al 997, e con suo figlio Stefano I il Santo, incoronato re d’Ungheria nell’anno 1000, l’Ungheria divenne un paese cristiano.
Delle scorrerie magiare rimane il ricordo nella toponomastica di molte regioni italiane, dove esistono ancora “via Ungaresca”, “via Ongarine”, “strada Ungarista” e simili.

Miniatura del XIV secolo raffigurante Stefano I d’Ungheria in trono

GLI ARABI

Dall’Africa settentrionale e dalle loro basi in Europa gli Arabi colpivano le coste del Mediterraneo, ma anche le regioni dell’interno: occuparono Creta (nell’827), la Sicilia (827-902) e diverse città lungo le coste italiane, come Bari.
Da queste basi i Saraceni (come venivano chiamati, ma si usarono anche altri nomi, tra cui Mauri, Berberi, Agareni e Ismaeliti) attaccarono ripetutamente le coste italiane, soprattutto della Campania, con l’intento di saccheggiarle e di fare prigionieri da rivendere come schiavi. Spesso risultarono decisivi nelle lotte tra feudatari locali, che li assumevano come mercenari per combattere contro i signori avversari.

Navi arabe in viaggio, miniatura del XII secolo da una copia della Cronaca di Giovanni Scilitze

Le incursioni saracene portarono alla costruzione lungo tutte le coste mediterranee di fortificazioni e di torri di avvistamento, molte delle quali esistono ancora oggi; esse erano costruite a una distanza tale una dall’altra, da poter comunicare attraverso segnali luminosi in caso di pericolo sia tra loro, sia con i villaggi nell’entroterra. Quando venivano avvistate le navi dei pirati arabi, le campane suonavano l’allarme e la popolazione fuggiva a nascondersi da qualche parte, portando con sé gli oggetti di maggior valore e anche gli animali, ma l’attacco saraceno era sempre un evento che lasciava sgomenti.
Le incursioni dei Vichinghi, dei pirati arabi e degli Ungari aprirono un periodo di insicurezza e di instabilità, anche perché guerre, carestie ed epidemie ritornarono ad essere frequenti, mentre intere regioni si spopolavano. Solo alla fine del X secolo le invasioni si arrestarono.

Fortezze costiere a Dubrovnik, in Croazia


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