Terzo post di 4, dedicato ai canti della Prima guerra mondiale
3- Canzoni della Prima guerra mondiale di altri Paesi
Naturalmente non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi belligeranti vennero composte canzoni legate alla guerra in corso. Te ne presento alcune (dove è stato possibile, ho inserito i link alla versione originale delle canzoni).
BACH: QUAND MADELON (1914)
Questa
canzone (scritta da Louis Bousquet su musica di Camille Robert nel 1913) non
ebbe alcun successo all’inizio, quando venne interpretata dal cantante Bach
(nome d’arte di Charles-Joseph Pasquier) davanti a un pubblico civile;
tutt’altra cosa quando la cantò una sera in un teatro militare davanti a un
pubblico di “poilus” (il soprannome dato ai soldati francesi della Prima guerra
mondiale) in licenza: fu un trionfo che non venne mai meno, tanto che il nome
di Madelon (divenuto quasi sinonimo di “vittoria”) è stato poi usato in altre
canzoni, come “La Madelon de la Victoire” (del 1919) e “Victoire, la fille de
Madelon” (del 1939).
Pour
le repos, le plaisir du militaire,
Il
est là-bas à deux pas de la forêt
Une
maison aux murs tout couverts de lierre
Au
tourlourou c'est le nom du cabaret
La
servante est jeune et gentille,
Légère
comme un papillon.
Comme
son vin son œil pétille,
Nous
l'appelons la Madelon
Nous
en rêvons la nuit, nous y pensons le jour,
Ce
n'est que Madelon mais pour nous c'est l'amour
Refrain
:
Quand
Madelon vient nous servir à boire
Sous
la tonnelle on frôle son jupon
Et
chacun lui raconte une histoire
Une
histoire à sa façon
La
Madelon pour nous n'est pas sévère
Quand
on lui prend la taille ou le menton
Elle
rit, c'est tout le mal qu'elle sait faire
Madelon,
Madelon, Madelon !
Nous
avons tous au pays une payse
Qui
nous attend et que l'on épousera
Mais
elle est loin, bien trop loin pour qu'on lui dise
Ce
qu'on fera quand la classe rentrera
En
comptant les jours on soupire
Et
quand le temps nous semble long
Tout
ce qu'on ne peut pas lui dire
On
va le dire à Madelon
On
l'embrasse dans les coins. Elle dit:
«Veux-tu
finir...»
On
s'figure que c'est l'autre, ça nous fait bien plaisir.
Refrain
Un
caporal en képi de fantaisie
S'en
fut trouver Madelon un beau matin
Et,
fou d'amour, lui dit qu'elle était jolie
Et
qu'il venait pour lui demander sa main
La
Madelon, pas bête, en somme,
Lui
répondit en souriant :
«Et
pourquoi prendrais-je un seul homme
Quand
j'aime tout un régiment ?
Tes
amis vont venir. Tu n'auras pas ma main
J'en
ai bien trop besoin pour leur verser du vin.»
Refrain
TRADUZIONE:
Per
il riposo, il piacere del militare,
C’è
laggiù a due passi dalla foresta
Una
casa con i muri coperti d’edera
Au
tourlourou si chiama il cabaret
La
cameriera è giovane e gentile,
Leggera
come una farfalla.
Come
il vino è il suo occhio scintillante,
Noi
la chiamiamo la Madelon
La
sogniamo di notte, la pensiamo di giorno,
Non
è che Madelon ma per noi è l’amore
Ritornello:
Quando
Madelon ci serve da bere
Sotto
la pergola accarezziamo la sua sottana
Ognuno
di noi le racconta una storia
Una
storia alla sua maniera
La
Madelon con noi non è severa
Quando
la stringiamo alla vita o al mento
Lei
ride, è tutto il male che sa fare
Madelon,
Madelon, Madelon!
Tutti
noi abbiamo al paese una compaesana
Che
ci attende e che noi sposeremo
Ma
lei è lontana, troppo perché le si possa dire
Quel
che si farà quando la classe ritornerà
Contando
i giorni sospiriamo
E
quando il tempo ci sembra lungo
Tutto
ciò che non possiamo dirle
Andiamo
a dirlo a Madelon
L’abbracciamo
negli angoli. Lei dice: «Finiscila...»
Ci
immaginiamo che sia l’altra e questo ci piace.
Ritornello
Un
caporale con un kepì di fantasia
Se
n’è andato a trovare Madelon un bel mattino
E,
pazzo d’amore, le ha detto che era bella
E
che era venuto per chiederle la mano
La
Madelon, mica scema, tutto sommato,
Gli
ha risposto sorridendo:
«Perché
dovrei prendere un uomo solo
Quando
io amo tutto un reggimento?
I
tuoi amici vogliono venire. Non avrai la mia mano
Mi
serve per dar loro da bere.»
Ritornello
Per
ascoltare la versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
MAURICE CHEVALIER: LA MADELON DE
LA VICTOIRE (1919)
Scritta da Charles Borel-Clerc e
Lucien Boyer nel novembre 1918 nell’euforia della vittoria, questa canzone è
dedicata agli autori della vera “Madelon”, Bousquet e Robert. Cantata nel 1919
da Maurice Chevalier (famoso cantante attore dell’epoca) al Casino de Paris,
provocò un entusiasmo patriottico indescrivibile.
Après quatre ans d'espérance
Tous les peuples alliés
Avec les poilus de France
Font des moissons de lauriers
Et qui préside la fête?
La joyeuse Madelon,
Dans la plus humble guinguette
On entend cette chanson:
Oui Madelon!
A boire et du bon!
Refrain:
Madelon, emplis mon verre,
Et chante avec les poilus,
Nous avons gagné la guerre
Hein! Crois tu, on les a eus!
Madelon, ah ! verse à boire
Et surtout n'y mets pas d'eau
C'est pour fêter la victoire
Joffre, Foch et Clemenceau!
Sur les marbres et dans
l'histoire
Enfants vous verrez gravés
Les noms rayonnants de gloire
De ceux qui nous ont sauvés
Mais en parlant de vos frères
N'oubliez pas Madelon
Qui versa sur leur misère
La douleur d'une chanson
Chantez Madelon
La muse du front!
Refrain…
TRADUZIONE:
Dopo quattro anni di speranza
Tutto il popolo alleato
Con i poilus di Francia
Miete gli allori
E chi presiede la festa?
La gioiosa Madelon,
Nella più umile trattoria
Si sente questa canzone:
Sì Madelon!
Da bere e di quello buono!
Ritornello:
Madelon, riempi il bicchiere,
E canta con i poilus,
Abbiamo vinto la guerra
Vero? Credi, li abbiamo fregati!
Madelon, ah! Versa da bere
E soprattutto non metterci
dell’acqua
È per festeggiare la vittoria
Joffre, Foch e Clemenceau!
Sul marmo e nella storia
Ragazzi sarete scolpiti
I nomi raggianti di gloria
Di quelli che ci hanno salvato
Ma parlando dei vostri fratelli
Non dimenticate Madelon
Che versò sulle loro miserie
Il dolore d’una canzone
Cantate Madelon
La musa del fronte!
Ritornello…
Per ascoltare la versione originale di questa canzone,
clicca sul link seguente:
Scritta da un anonimo nel 1917,
era cantata dai soldati che si sono ammutinati dopo l’offensiva omicida e
militarmente disastrosa del generale Nivelle al “Chemin des Dames” nelle
Ardenne belghe. L’ammutinamento fu represso duramente dal generale Pétain che
sostituì Nivelle nello stesso 1917: più di 500 furono i condannati a morte. La
canzone era, ovviamente, vietata: un milione di franchi in oro, oltre alla
smobilitazione, furono promessi a chi denunciava l’autore della canzone.
Malgrado ciò, egli rimase anonimo. È sicuramente la più nota canzone francese
della Grande Guerra.
Quand au bout d’huit jours, le
r’pos terminé,
On va r’prendre les tranchées,
Notre place est si utile
Que sans nous on prend la pile.
Mais c’est bien fini, on en a
assez,
Personn’ ne veut plus marcher,
Et le cœur bien gros, comm’ dans
un sanglot
On dit adieu aux civ’lots.
Même sans tambour, même sans trompette,
On s’en va là haut en baissant la
tête.
Adieu la vie, adieu l’amour,
Adieu toutes les femmes.
C’est bien fini, c’est pour
toujours,
De cette guerre infâme.
C’est à Craonne, sur le plateau,
Qu’on doit laisser sa peau
Car nous sommes tous condamnés
Nous sommes les sacrifiés !
Huit jours de tranchées, huit
jours de souffrance,
Pourtant on a l’espérance
Que ce soir viendra la r’lève
Que nous attendons sans trêve.
Soudain, dans la nuit et dans le
silence,
On voit quelqu’un qui s’avance,
C’est un officier de chasseurs à
pied,
Venu pour nous remplacer.
Doucement dans l’ombre, sous la
pluie qui tombe
Les petits soldats vont chercher
leurs tombes.
Adieu la vie, adieu l’amour…
C’est malheureux d’voir sur les
grands boul’vards
Tous ces gros qui font leur foire
;
Si pour eux la vie est rose,
Pour nous c’est pas la mêm’
chose.
Au lieu de s’cacher, tous ces
embusqués,
F’raient mieux d’monter aux
tranchées
Pour défendr’ leurs biens, car
nous n’avons rien,
Nous autr’s, les pauvr’s
purotins.
Tous les camarades sont enterrés
là,
Pour remplir les poches de ces
messieurs-là.
Ceux qu’ont l’pognon, ceux-là
r’viendront,
Car c’est pour eux qu’on crève.
Mais c’est fini, car les
trouffions
Vont tous se mettre en grève.
Ce s’ra votre tour, messieurs les
gros,
De monter sur l’plateau,
Car si vous voulez la guerre,
Payez-la de votre peau !
TRADUZIONE:
Terminato il riposo dopo otto
giorni
si ritorna giù in trincea,
il nostro posto è tanto utile
che senza di noi si piglian
legnate.
Ma ora basta, se n'ha abbastanza,
nessuno vuole più marciare,
e col cuore gonfio, come
singhiozzando
si dice addio alla vita civile.
Anche senza tamburo o senza
tromba
ce ne andiamo laggiù a testa
bassa.
Addio alla vita, addio all'amore,
addio a tutte le donne.
E' finita, durerà per sempre
questa guerra infame.
E' a Craonne, sull'altopiano
che si deve lasciar la pelle,
ché siamo tutti condannati,
siamo noi i sacrificati!
Otto giorni di trincea e di
sofferenza,
ma abbiamo la speranza
che stasera ci daranno il cambio
che attendiamo senza sosta.
All'improvviso, nella notte
silenziosa
si vede qualcuno che avanza,
è un ufficiale dei
"Chasseurs", a piedi,
che viene a sostituirci.
Pian piano, nell'ombra, sotto la
pioggia battente,
i piccoli soldati vanno a
cercarsi le tombe.
Addio alla vita, addio all'amore…
E fa pena vedere sui grandi viali
tutti quei borghesi in festa;
se per loro la vita è rosea,
per noi non è la stessa cosa.
Invece di nascondersi, tutti
quegli imboscati
farebbero meglio a scendere in
trincea,
per difendere i loro averi; noi
non abbiam nulla,
noialtri, poveri morti di fame.
Tutti i compagni son sepolti là
per riempire le tasche di quei
signori.
Quelli coi soldi ritorneranno a
casa
perché è per loro che noi si
crepa.
Ma ora basta, perché i soldatini
semplici
ora si metteranno in sciopero.
Sarà il vostro turno, grassi
borghesi
di salire sull'altopiano,
perché se volete la guerra
pagatela con la vostra pelle!
Per ascoltare la canzone, clicca
sul link seguente:
LENY ESCUDERO: LA BUTTE ROUGE (1997)
La Butte Rouge è una
canzone di Gaston Montéhus, scritta probabilmente nel 1922 su una musica di
Georges Krier. Antimilitarista prima della guerra del '14, come i suoi
contemporanei Gaston Montéhus fu travolto dall'ondata militarista del '14-'18;
ma, dopo la guerra, torna a scrivere canzoni antimilitariste. La collina di
Bapaume, nella Champagne è diventata, proprio grazie a questa canzone, un luogo
della memoria e di commemorazione. La canzone fu in seguito percepita come un
canto di rivolta e di ricordo, riprodotta in un grande numero di canzonieri, finché
non si slegò del tutto dai suoi autori divenendo una vera e propria canzone
popolare.
Sur c'te butte là, y'avait pas
d'gigolettes,
Pas de marlous, ni de beaux
muscalins.
Ah, c'était loin du moulin d'la
galette,
Et de Paname, qu'est le roi des
pat'lins.
C'qu'elle en a bu, du beau sang,
cette terre,
Sang d'ouvrier et sang de paysan,
Car les bandits, qui sont cause
des guerres,
N'en meurent jamais, on n'tue
qu'les innocents.
La Butte Rouge, c'est son nom,
l'baptème s'fit un matin
Où tous ceux qui grimpèrent,
roulèrent dans le ravin
Aujourd'hui y'a des vignes, il y
pousse du raisin
Qui boira d'ce vin là, boira
l'sang des copains
Sur c'te butte là, on n'y f'sait
pas la noce,
Comme à Montmartre, où
l'champagne coule à flôts.
Mais les pauv' gars qu'avaient
laissé des gosses,
I f'saient entendre de pénibles
sanglots.
C'qu'elle en a bu, des larmes,
cette terre,
Larmes d'ouvrier et larmes de
paysan,
Car les bandits, qui sont cause
des guerres,
Ne pleurent jamais, car ce sont
des tyrans.
La Butte Rouge, c'est son nom,
l'baptème s'fit un matin
Où tous ceux qui grimpèrent,
roulèrent dans le ravin
Aujourd'hui y'a des vignes, il y
pousse du raisin
Qui boit de ce vin là, boira les
larmes des copains
Sur c'te butte là, on y r'fait
des vendanges,
On y entend des cris et des
chansons.
Filles et gars, doucement, y
échangent,
Des mots d'amour, qui donnent le
frisson.
Peuvent-ils songer dans leurs
folles étreintes,
Qu'à cet endroit où s'échangent
leurs baisers,
J'ai entendu, la nuit, monter des
plaintes,
Et j'y ai vu des gars au crâne
brisé.
La Butte Rouge, c'est son nom,
l'baptème s'fit un matin Où tous
ceux qui grimpèrent, roulèrent dans le ravin
Aujourd'hui y'a des vignes, il y
pousse du raisin
Mais moi j'y vois des croix,
portant l'nom des copains.
TRADUZIONE:
Su quella collina non c'erano
checche,
Né magnaccia, né bei
"dandies".
Ah, era lontana dal Moulin de la
Galette,
E da Parigi, che è il re di tutti
i posti.
Quanto ne ha bevuto, di bel
sangue, questa terra,
Sangue d'operaio e sangue di
contadino,
Ché i banditi, che son causa
delle guerre
Non muoion mai, si ammazzan solo
gli innocenti.
Si chiama la Collina Rossa,
il battesimo fu un mattino
Quando chi vi salì rotolò nel
precipizio.
Oggi ci son delle vigne, ci
cresce l'uva
Chi berrà di quel vino, berrà il
sangue dei compagni.
Su quella collina non si faceva
festa
Come a Montmartre, dove lo
champagne scorre a fiumi.
Ma i poveracci che avevan
lasciato dei bambini
Facevan sentire dei singhiozzi
disperati.
Quante ne ha bevute, di lacrime,
questa terra,
Lacrime d'operaio e lacrime di
contadino,
Ché i banditi, che son causa
delle guerre
Non piangono mai, perché sono dei
tiranni.
Si chiama la Collina Rossa,
il battesimo fu un mattino
Quando chi vi salì rotolò nel
precipizio.
Oggi ci son delle vigne, ci cresce
l'uva
Chi berrà di quel vino, berrà le
lacrime dei compagni.
Su quella collina, si vendemmia
di nuovo,
Vi si sentono grida e canzoni.
Ragazze e ragazzi, dolcemente, vi
si scambiano
Parole d'amore che danno i
brividi.
Possono immaginare, nei loro folli
abbracci,
Che in quel posto, dove fanno
l'amore
Ho sentito, la notte, salire dei
lamenti
Ed ho visto dei ragazzi col
cranio spezzato?
Si chiama la Collina Rossa,
il battesimo fu un mattino
Quando chi vi salì rotolò nel
precipizio.
Oggi ci son delle vigne, ci
cresce l'uva
E io ci vedo delle croci con il
nome dei compagni.
Per ascoltare la canzone, clicca
sul link seguente:
JON
BROOKS: IN FLANDERS FIELDS
Jon
Brooks ha musicato questa celebre poesia di John Alexander McCrae, interpretata
e musicata anche da altri artisti.
Il
tenente colonnello John Alexander McCrae, (nato il 30 novembre 1872, morto il
28 gennaio 1918) fu un poeta canadese, medico e soldato durante la Prima guerra
mondiale e un chirurgo durante la battaglia di Ypres.
In
Flanders Fields the poppies blow
Between
the crosses, row on row
That
mark our place, and in the sky
The
larks, still bravely singing, fly
Scarce
heard amid the guns below
We
are the Dead. Short days ago
We
lived, felt dawn, saw sunset glow,
Loved
and were loved, and now we lie
In
Flanders Fields.
Take
up our quarrel with the foe:
To
you from falling hands we throw
The
torch; be yours to hold it high.
If
ye break faith with us who die
We
shall not sleep, though poppies grow
In
Flanders Fields.
TRADUZIONE:
Sui
campi delle Fiandre spuntano i papaveri
tra
le croci, fila dopo fila,
che
ci segnano il posto; e nel cielo
le
allodole, cantando ancora con coraggio,
volano
appena udite tra i cannoni, sotto.
Noi
siamo i Morti. Pochi giorni fa
eravamo
vivi, sentivamo l'alba, vedevamo
risplendere
il tramonto, amanti e amati.
Ma
adesso giacciamo sui campi delle Fiandre.
Riprendete
voi la lotta col nemico:
a
voi passiamo la torcia, con le nostre
mani
cadenti, e sian le vostre a tenerla alta.
E
se non ci ricorderete, noi che moriamo,
non
dormiremo anche se i papaveri
cresceranno
sui campi di Fiandra.
Se
vuoi ascoltare la versione di Jon Brooks, clicca sul seguente link:
Se
invece vuoi sentire la poesia recitata da Leonard Cohen, clicca qui:
LEONARD COHEN: THE LOST CANADIAN (UN CANADIEN
ERRANT) (1979)
Questa canzone è stata scritta
nel 1842 (secondo altri già nel 1837) dall’avvocato e giornalista Antoine
Gérin-Lajoie (1824-1882) in seguito ai moti politici canadesi del 1837-38 che
portarono i ribelli ad essere imprigionati o esiliati in Tasmania, mentre
coloro che sfuggirono alla cattura andarono in volontario esilio negli Stati
Uniti. Divenuta una canzone popolare assai conosciuta, era cantata dai soldati
canadesi in partenza per la guerra in Europa.
Un canadien errant
Banni de ses foyers
Parcourait en pleurant
Des pays étrangers
Parcourait en pleurant
Des pays étrangers.
Un jour triste et pensif
Assis au bord des flots
Au courant fugitif
Il adressa ces mots
Au courant fugitif
Il adressa ces mots:
«Si tu vois mon pays
Mon pays malheureux
Va, dis a mes amis
Que je me souviens d'eux
Va, dis a mes amis
Que je me souviens d'eux».
O jours si pleins d'appas
Vous êtes disparus
Et mon pays, hélas,
je ne le verrai plus
Et mon pays, hélas,
je ne le verrai plus.
TRADUZIONE:
Un canadese errante
Bandito dalle sue case,
Percorreva piangendo
Delle terre straniere
Percorreva piangendo
Delle terre straniere.
Un giorno triste e pensieroso
Seduto in riva a un fiume
Alle corrente fuggitiva
Egli indirizzò queste parole
Alla corrente fuggitiva
Egli indirizzò queste parole:
«Se tu vedi il mio paese
Il mio infelice paese
Vai a dire ai miei amici
Che io li ricordo
Va a dire ai miei amici
Che io li ricordo.»
O giorni così pieni di fascino
Voi siete scomparsi
E il mio paese, ahimè,
Io non lo vedrò più
E il mio paese, ahimè,
Io non lo vedrò più.
FRANK SINATRA: ROSES OF PICARDY (1962)
Scritta per le parole dall’ufficiale britannico Frederick E. Weatherley e
per la musica da Haydn Wood nel 1916, questa popolare canzone descrive i
pensieri d’amore di un soldato costretto a combattere in Francia o nelle
Fiandre, che ripensa con nostalgia all’amata lasciata in patria. A te lasciamo
il compito di tradurre il testo in italiano.
She is watching
by the poplars
Colinette with
the sea blue eyes
She is watching
and longing and waiting
Where the long
white roadway lies
And a song stirs
in the silence
As the wind in
the boughs above
She listens and
starts and trembles
'Tis the first
little song of love.
Roses are shining
in Picardy
In the hush of
the silver dew
Roses are
flowering in Picardy
But there's never
a rose like you
And the roses
will die with the summer time
And our roads may
be far apart
But there's one
rose that dies not in Picardy
'Tis the rose that I keep in my heart.
Se vuoi ascoltare
la canzone clicca sul link seguente:
JOHN McCORMACK: IT’S A LONG WAY TO TIPPERARY
(1914)
Nel 1912 Jack Judge, un cantautore di Oldbury, compose questa graziosa ed
orecchiabile canzoncina, con le parole di Harry J. Williams. Presto associata
da tutti gli anglofoni dell'epoca (inglesi e irlandesi) alla Prima guerra
mondiale, era cantata dalle truppe che si imbarcavano per il continente, come
ebbe modo di notare il 13 agosto 1914 un giornalista del Daily Mail che si
trovava in vacanza a Boulogne-sur-Mer ed assistette allo sbarco dell’esercito
britannico in Francia.
Tipperary è una cittadina del sud dell’Irlanda.
Up to mighty
London came
An Irish lad one
day,
All the streets
were paved with gold,
So everyone was
gay!
Singing songs of
Piccadilly,
Strand, and
Leicester Square,
'Til Paddy got
excited and
He shouted to
them there:
It's a long way
to Tipperary,
It's a long way
to go.
It's a long way
to Tipperary,
To the sweetest
girl I know!
Goodbye
Piccadilly,
Farewell
Leicester Square!
It's a long long
way to Tipperary,
But my heart's
right there.
It's a long way
to Tipperary, ….
Paddy wrote a
letter
To his Irish
Molly O',
Saying,
"Should you not receive it,
Write and let me
know!
If I make
mistakes in "spelling",
Molly dear",
said he,
"Remember
it's the pen, that's bad,
Don't lay the
blame on me".
It's a long way
to Tipperary, ….
Molly wrote a
neat reply
To Irish Paddy
O',
Saying,
"Mike Maloney wants
To marry me, and
so
Leave the Strand
and Piccadilly,
Or you'll be to
blame,
For love has
fairly drove me silly,
Hoping you're the
same!"
It's a long way to Tipperary, ….
TRADUZIONE:
Nella mitica
Londra
un giorno arrivò
un irlandese,
le strade erano
ricoperte d’oro
e perciò tutti
erano felici!
E cantavano
canzoni di Piccadilly,
dello Strand, di
Leicester Square,
fino a che Paddy
si emozionò
e gridò loro:
È lunga la strada
per Tipperary,
è una lunga
strada da percorrere.
È lunga la strada
per Tipperary,
per andare dalla
ragazza più dolce che conosco!
Arrivederci
Piccadilly,
addio Leicester
Square!
È lunga la strada
per Tipperary,
ma il mio cuore è
là.
È lunga la strada
per Tipperary…
Paddy ha scritto
una lettera
alla irlandese
Molly O’
dicendole: “Se non
dovessi riceverla,
sappiamelo dire!”
“Se sbaglio la
grammatica,
cara Molly”,
disse,
“Ricordati che e’
colpa della penna,
e non prendertela
con me.
È lunga la strada
per Tipperary…
Molly scrisse una
bella lettera di risposta,
all’irlandese
Paddy O’,
dicendogli: “Mike
Maloney vuole
sposarmi, quindi
lascia lo Strand
e Piccadilly,
altrimenti la
colpa sara’ tua,
in quanto l’amore
mi ha fatto girar la testa abbastanza, sperando lo stesso per te!”.
È lunga la strada
per Tipperary…
Se vuoi ascoltare
la versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente;
J. PHILIPS AND HELEN CLARK: DON’T TAKE MY DARLING
BOY AWAY
(1916 o 1917)
Musica di Albert
von Tilzer, parole di Will Dillon; scritta nel 1915.
A mother was
kneeling to pray
For loved ones at
war far away
And there by her
side, her one joy and pride,
knelt down with
her that day
Then came a knock
on the door
Your boy is
commanded to war
"No Captain
please, here on my knees,
I plead for one I
adore"
Don't take my
darling boy away from me,
Don't send him
off to war
You took his
father and brothers three,
Now you've come back
for more
Who are the
heroes that fight your war
Mothers who have
no say
But my duty's
done so for god's sake leave one!
And don't take my
darling boy away.
Tenting tonight,
Tenting tonight
Tenting on the
old campground
You took his
father and brothers three,
Now you've come
back for more
Tenting tonight,
Tenting tonight
Tenting on the
old campground
But my duty's
done so for god's sake leave one!
And don't take my
darling boy away.
A hero is now
laid to rest,
A hero and one of
the best
He fought with
each son,
The battles he'd
won,
And the battles
that proved a test
Though she never
went to the war,
She was a hero by
far, they gave a gun
But who gave a
son, M. O. T. H. E. R.
Don't take my
darling boy away from me,
Don't send him
off to war
You took his
father and brothers three,
Now you've come
back for more
Who are the
heroes that fight your war
Mothers who have
no say
But my duty's
done so for god's sake leave one!
And don't take my
darling boy away.
Tenting tonight,
Tenting tonight
Tenting on the old
campground ecc….
Se vuoi ascoltare
la versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
MARK SHERIDAN: BELGIUM PUT THE KIBOSH ON THE
KAISER (1915)
Scritta nel 1914
da Alf Ellerton, questa canzone contiene una esplicita parodia del kaiser
tedesco Guglielmo II (il titolo significa, infatti, “Il Belgio rovina il
kaiser”) e celebra gli sforzi della guerra britannica, con un chiaro intento
propagandistico al reclutamento.
A silly German
sausage
Dreamt Napoleon
he'd be,
Then he went and
broke his promise,
It was made in
Germany.
He shook hands
with Britannia
And eternal peace
he swore,
Naughty boy, he
talked of peace
While he prepared
for war.
He stirred up
little Serbia
To serve his
dirty tricks
But naughty
nights at Lilge
Quite upset this
Dirty Dick.
His luggage
labeled 'England'
And his programme
nicely set,
He shouted 'First
stop Paris',
But he hasn't got
there yet.
For Belgium put
the kibosh on the Kaiser;
Europe took the
stick and made him sore;
On his throne it
hurts to sit,
And when John
Bull starts to hit,
He will never sit
upon it any more.
His warships
sailed upon the sea,
They looked a
pretty sight
But when they
heard the bulldog bark
They disappeared
from sight.
The Kaiser said
'Be careful,
If by Jellicoe
they're seen,
Then every
man-of-war I've got
Will be a
submarine'.
We chased his
ship to Turkey,
And the Kaiser startled
stood,
Schratch'd his
head and said 'Don't hurt,
You see I'm
touching wood';
Thewn Turkey
brought her warships
Just to aid the
German plot,
Be careful, Mr
Turkey,
Or you'll do the
Turkey Trot.
Belgium put the
kibosh on the Kaiser;
Europe took the stick
and made him sore;
And if Turkey
makes a stand
She'll get
ghurka'd and japanned,
And it won't be
Hoch the Kaiser any more.
He'll have to go
to school again
And learn his
geography,
He quite forgot
Britannia
And the hands
across the sea,
Australia and Canada,
the Russian and
the Jap,
And England
looked so small
He couldn't see
her on the map.
Whilst Ireland
seemed unsettled,
'Ah' said he
'I'll settle John',
But he didn't
know the Irish
Like he knew them
later on.
Though the Kaiser
stirred the lion,
Please excuse him
for the crime,
His lunatic
attendant
Wasn't with him
at the time.
For Belgium put
the kibosh on the Kaiser;
Europe took the
stick and made him sore;
We shall shout
with victory's joy,
Hold your hand
out, naughty boy,
You must never
play at soldiers any more.
For Belgium put
the kibosh on the Kaiser;
Europe took the
stick and made him sore;
On his throne it
hurts to sit,
And when John
Bull starts to hit,
He will never sit
upon it any more.
Se vuoi ascoltare
la versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
HENRY BURR: OVER THERE (1917)
Questa è la più conosciuta canzone americana della Prima guerra mondiale;
fu scritta da Gorge M. Cohan nel 1917 subito dopo la dichiarazione di guerra da
parte degli Stati Uniti alla Germania nell’aprile del 1917 e divenne da subito
un successo in tutta la nazione.
Cohan fu insignito dal Congresso statunitense della Medaglia d’onore,
sebbene solo nel 1940.
Il senso della canzone è molto semplice: un immediato patriottismo comune
alla maggior parte delle canzoni di epoca bellica.
Johnnie, get your
gun,
Get your gun, get
your gun,
Take it on the
run,
On the run, on
the run.
Hear them
calling, you and me,
Every son of
liberty.
Hurry right away,
No delay, go
today,
Make your daddy
glad
To have had such
a lad.
Tell your
sweetheart not to pine,
To be proud her
boy's in line.
Chorus:
Over there, over
there,
Send the word,
send the word over there -
That the Yanks
are coming,
The Yanks are
coming,
The drums
rum-tumming
Ev'rywhere.
So prepare, say a
pray'r,
Send the word,
send the word to beware.
We'll be over,
we're coming over,
And we won't come
back till it's over
Over there.
Johnnie, get your
gun,
Get your gun, get
your gun,
Johnnie show the
Hun
Who's a son of a
gun.
Hoist the flag
and let her fly,
Yankee Doodle do
or die.
Pack your little
kit,
Show your grit,
do your bit.
Yankee to the
ranks,
From the towns
and the tanks.
Make your mother
proud of you,
And the old Red,
White and Blue.
Chorus:
Over there, over there ...
Per ascoltare la versione originale di questa canzone, clicca sul link
seguente:
AMERICAN QUARTET: GOODBYE BROADWAY, HELLO FRANCE
(1919)
Scritta da C.
Francis Reisner e Benny Davis (parole) e Billy Baskette (musica) questa canzone
fu il maggior successo del “Passing Show del 1917” al New York Winter Garden.
Ciascun americano in partenza per la guerra in Europa sostituiva il termine
Broadway con il nome della propria città.
Good-bye New York
town, good-bye Miss Liberty,
Your light of
freedom will guide us across the sea,
Ev'ry soldier's
sweetheart bidding good-bye,
Ev'ry soldier's
mother drying her eye.
Cheer up we'll
soon be there, Singing this Yankee air:
Chorus:
Good-bye
Broadway*, Hello France,
We're ten million
strong,
Good-bye
sweethearts wives and mothers,
It won't take us
long.
Don't you worry
while we're there,
It's for you
we're fighting too,
So Good-bye
Broadway, Hello France,
We're going to square
our debt to you.
Vive Pershing is
the cry across the sea.
We're united in
this fight for liberty.
France sent us a
soldier, brave Lafayette
Whose deeds and
fame we cannot forget.
Now that we have
the chance
We'll pay our
debt to France.
Chorus:
Good-bye
Broadway*, Hello France,
We're ten million
strong,
Good-bye
sweethearts wives and mothers,
It won't take us
long.
Don't you worry
while we're there,
It's for you
we're fighting too,
So Good-bye
Broadway, Hello France,
We're going to
square our debt to you.
Per ascoltare la
versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
WILLIAM THOMAS: THE ROSE OF NO MAN’S LAND (1916)
Scritta da Jack Caddigan su musica di James A. Brennan, questa canzone è un
omaggio al lavoro delle infermiere della Croce Rossa, che operarono durante la
Grande Guerra spesso in condizioni di estremo pericolo.
I've seen some
beautiful flowers
Grow in life's
garden fair
I've spent some
wonderful hours
Lost in their
fragrance rare
But I have found
another
Wondrous beyond
compare....
There's a rose
that grows in no-man's land
And it's
wonderful to see
Though its
sprayed with tears, it will live for years
In my garden of
memory
It's the one red
rose the soldier knows
It's the work of
the Master's hand
'Neath the War's
great curse stands a Red Cross nurse
She's the rose of
no-man's land
Out in the heavenly
splendour
Down to the trail
of woe
God in his mercy
has sent her
Fearing the World
below
We call her Rose
of Heaven
We've longed to
love her so....
There's a rose that grows in no-man's land...
Per ascoltare la versione originale di questa canzone, clicca sul link
seguente:
PEERLESS QUARTET: LIBERTY BELL (IT’S TIME TO RING
AGAIN) (1917)
Con la musica di Halsey K. Mohr e le parole di Joe Goodwin, questa canzone
di guerra del 1917 era in effetti una chiamata alla armi in musica, sebbene non
avesse una melodia tradizionalmente marziale. Il manifesto della canzone
metteva insieme con grande efficacia le immagini di George Washington, della
bandiera statunitense e della Campana della Libertà: il messaggio era chiaro.
La Liberty Bell si trova a Philadelphia, Pennsylvania, dove arrivò il 1
settembre 1752, ed ha un grande significato storico per gli americani: è forse
il simbolo più comunemente associato alla Rivoluzione americana. L'8 luglio del
1776, il suo suono radunò i cittadini di Philadelphia per la lettura della
Dichiarazione d'indipendenza. La Liberty Bell è conosciuta anche come la
"Old State House Bell" (Vecchia Campana della Casa dello Stato) dal
1837, quando fu adottata dalla società americana contro la schiavitù, come
simbolo del movimento abolizionista. Negli Stati Uniti, la Liberty Bell è uno
dei più familiari simboli di indipendenza, amore per la patria e libertà.
You have rested,
Liberty Bell, for a hundred years and more,
End your slumber
Liberty Bell, ring as you did before,
It's time to wake
'em up, it's time to shake 'em up,
It's a cause
worth ringing for:
Chorus:
Liberty Bell,
it's time to ring again,
Liberty Bell,
it's time to swing again,
We're in the same
sort of fix, we were in seventy-six,
And we are ready
to mix and rally 'round you like we did before, oh!
Liberty Bell,
your voice is needed now,
Liberty Bell, we'll
hear your call, one and all,
Though you're old
and there's a crack in you
Don't forget Old
Glory's back-in' you,
Oh! Liberty Bell,
it's time to ring again.
Once you rang
out, Liberty Bell, as we watched Old Glory wave,
You have made us,
Liberty Bell, Land of the Free and Brave,
It's time to sing
again, it's time to ring again,
For the cause
you've got to save:
Chorus:
Liberty Bell,
it's time to ring again,
Liberty Bell,
it's time to swing again,
We're in the same
sort of fix, we were in seventy-six,
And we are ready
to mix and rally 'round you like we did before, oh!
Liberty Bell,
your voice is needed now,
Liberty Bell,
we'll hear your call, one and all,
Though you're old
and there's a crack in you
Don't forget Old
Glory's back-in' you,
Oh! Liberty Bell, it's time to ring again.
HARRY CHAMPION: MY OLD IRON CROSS (1915)
Canzone eseguita sulla melodia di The Man Who Broke the Bank at Monte Carlo; fu un grande successo in Gran Bretagna
durante il 1915.
I'm the bloke that broke the bank at Monte Carlo,
I'm the hero of a dozen dirty night,
I went out in a submarine to give the Kaiser one,
It went off bang and up I went and landed in the Sun.
There I met the Kaiser and he said "I'm up the stick"
"If you get me out of here I'll treat you mighty quick".
Chorus
Oh my old Iron Cross, my old Iron Cross,
What a waste I do declare,
Over there in Germany they're giving them away,
You can have a dozen if you shout "Hooray"
The Kaiser said to me "Old Cock",
"My Kingdom for a horse"
I gave him the one missus dried the clothes on
And he gave me the old Iron Cross.
I've been busy as a bee at building trenches
But I stopped because I wore away my spade,
I'd been digging for a fortnight with the mud up to my neck,
My clothes all torn and tattered and I looked a perfect wreck.
All at once a thousand Germans shouted "Give us meat"
I gave them a sausage that I'd dug up for a treat.
Chorus
I was scouting 'round a place called Schemozzel,
With a thousand Russian lancers out for blood,
The officer commanding us had gone to get a drink,
So I sent the cabin boy for one in less than half-a-wink.
Then we stormed the trenches and we made the Germans run,
Captured several prisoners and missed the Kaiser's son.
Chorus
Se vuoi ascoltare la versione originale di questa canzone, clicca sul link
seguente:
HENRY BURR: SOMEWHERE IN FRANCE IS A LILY (1917)
Scritta da Philander Johnson su musica di Jos E. Howard nel 1917 è una
canzone sentimentale su una ragazza che cura un simbolico giardino, emblema del
soldato che si trova “over there” = laggiù, nella lontana Europa.
One day as
morning shed its glow
Across the eastern
sky,
A boy and girl in
accents low,
In a garden said
"Goodbye!"
She said,
"Remember as you stray,
When each must do
his share,
The flowers
blooming here today
Are emblems over
there!"
Chorus:
Somewhere in
France is the Lily,
Close by the
English Rose;
A Thistle so
keen, and a Shamrock green,
And each loyal
flow'r that grows.
Somewhere in
France is a sweetheart,
Facing the
battle's chance,
For the flow'r of
our youth fights for freedom and truth
Somewhere in
France.
Each morning in
that garden fair,
Where sweetest
perfumes dwell,
The lassie
whispers low a pray'r
For the flowr's
she loves so well.
And over there as
night draws near,
Amid the shot and
flame,
Unto the flag he
holds so dear,
A soldier
breathes her name.
(Repeat Chorus)
Per ascoltare la
versione originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
JOHN McCORMACK: KEEP THE HOME-FIRES BURNING (1917)
Scritta nel 1914, fu all’epoca una delle più note canzoni di guerra. La
musica è di Ivor Novello (gallese, nato nel 1893 e morto nel 1951, uno dei più
popolari cantanti e attori britannici del XX secolo) e le parole di Lena Guilbert
Ford; è conosciuta anche con il titolo di “Till the boys come home”. L’ovvio
sentimentalismo della canzone la rese popolare sia alle famiglie a casa sia ai
soldati impegnati sui diversi fronti. Il grandissimo successo procurò a Ivor
Novello una immediata notorietà, che lo lanciò in una carriera piena di
successi nel periodo post-bellico; dal 1916 egli fu anche pilota per la Royal
Naval Air Service.
They were
summoned from the hillside
They were called
in from the glen,
And the country
found them ready
At the stirring
call for men.
Let no tears add
to their hardships
As the soldiers
pass along,
And although your
heart is breaking
Make it sing this
cheery song:
Keep the Home
Fires Burning,
While your hearts
are yearning,
Though your lads
are far away
They dream of
home.
There's a silver
lining
Through the dark
clouds shining,
Turn the dark
cloud inside out
'Til the boys
come home.
Overseas there
came a pleading,
"Help a
nation in distress."
And we gave our
glorious laddies
Honour bade us do
no less,
For no gallant
son of freedom
To a tyrant's
yoke should bend,
And a noble heart
must answer
To the sacred
call of "Friend."
Keep the Home
Fires Burning,
While your hearts
are yearning,
Though your lads
are far away
They dream of
home.
There's a silver
lining
Through the dark
clouds shining,
Turn the dark
cloud inside out
'Til the boys come home.
TRADUZIONE:
Son stati
chiamati dalle colline,
son stati
chiamati dalle valli,
e la nazione li
trovò preparati all'emozionante richiamo di uomini.
Non aggiungete le
lacrime alla loro fatica, mentre i soldati sfilano via,
e anche se il
vostro cuore si sta spezzando, fategli cantare questa allegra canzone:
Tenete accesi i
fuochi a casa,
mentre i vostri
cuori soffrono,
anche se i vostri
ragazzi sono lontani
loro sognano casa
Ci sarà il sole
dopo la tempesta,
non lasciatevi
abbattere,
fino a quando i
ragazzi torneranno a casa.
Da oltremare
arrivò una richiesta,
"Aiutate una
nazione in difficoltà".
E noi abbiamo
dato i nostri gloriosi ragazzi, accordateci non meno che tutti gli onori,
perche' nessun
prode figlio della libertà
deve piegarsi al
giogo del tiranno,
e un nobile cuore
deve rispondere
al sacro vincolo
dell'amicizia.
Tenete accesi i
fuochi a casa,
mentre i vostri
cuori soffrono,
anche se i vostri
ragazzi sono lontani,
loro sognano
casa.
Ci sara' il sole
dopo la tempesta,
non lasciatevi
abbattere,
fino a quando i
ragazzi torneranno a casa.
Per ascoltare la versione
originale di questa canzone, clicca sul link seguente:
Nessun commento:
Posta un commento