Canti
Grande Guerra 1: Cori alpini italiani
Questo
è il primo di 4 post dedicati ai canti e alle canzoni della Prima guerra
mondiale: canti dell’epoca e canzoni di epoche successive ispirate alla Grande
Guerra.
Le
4 parti sono così strutturate:
1-
I cori alpini italiani
2-
Canti dell’epoca reinterpretati in anni più recenti
3-
Canzoni della Prima guerra mondiale di altri Paesi
4-
Canzoni variamente ispirate alla Grande Guerra
1-
CORI ALPINI ITALIANI
Quando
si pensa ai canti che accompagnarono la Grande Guerra, vengono in mente
innanzitutto i cori alpini; si tratta nella maggior parte dei casi di canti
anonimi, che ebbero per anni una diffusione esclusivamente orale; per questo ne
esistono molte versioni differenti, con parole o espressioni variate o con intere
strofe diverse. In questo post i testi sono quelli che comunemente vengono
cantati dai vari cori esistenti; in alcuni casi abbiamo inserito anche delle
varianti che esistevano, ma che non sempre è possibile ascoltare nelle varie
incisioni o esecuzioni.
TA PUM
Venti
giorni sull’Ortigara
senza
il cambio per dismontà
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta pum...
Quando
poi si discende a valle
battaglione
non hai più soldà
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta pum...
Quando
sei dietro a quel muretto
soldatino
non puoi più parlar
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta pum...
Ho
lasciato la mamma mia,
l'ho
lasciata per fare il soldà
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta pum...
Dietro
il monte un cimitero,
cimitero
di noi soldà.
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta pum...
Cimitero
di noi soldati
forse
un giorno ti vengo a trovà
ta
pum ta pum ta pum...
ta
pum ta pum ta ta
VARIANTI
:
Venti
giorni sull’Ortigara / senza il cambio per dismontà /
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
E
domani si va all'assalto, / soldatino non farti ammazzar,
ta
pum ta pum ta pum... /ta pum ta pum ta
pum...
Quando
poi si discende a valle / battaglione non hai più soldà
Ta
pum ta pum ta pum… / ta pum ta pum ta pum…
Quando
sei dietro a quel muretto / soldatino non puoi più parlar
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
Ho
lasciato la mamma mia, / l'ho lasciata
per fare il soldà
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
Nella
valle c'è un cimitero, / cimitero di noi
soldà.
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
Cimitero
di noi soldà / forse un giorno ti vengo
a trovà
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
Quando
portano la pagnotta / il cecchino
comincia a sparar.
ta
pum ta pum ta pum... / ta pum ta pum ta
pum...
Battaglione
di tutti i Morti, / noi giuriamo
l'Italia salvar.
ta
pum ta pum ta pum... /ta pum ta pum ta
pum...
Per
ascoltare il brano, clicca sul link seguente:
Soldati francesi in marcia verso la
Marna
GRAN DIO DEL CIELO
Gran
Dio del cielo,
se
fossi una rondinella,
vorrei
volare
in
braccio alla mia bella.
Prendi
la secchia
e
vattene alla fontana,
là
c'è il tuo amore
che
alla fontana aspetta.
Prendi
il fucile
e
vattene alla frontiera,
là
c'è il nemico
che
alla frontiera aspetta.
Truppe inglesi nelle Fiandre (1914)
E CADORNA MANDA A
DIRE
E
Cadorna manda a dire
che
si trova là sui confini,
che
ha bisogno degli alpini
per
potersi avanzar.
Novantotto
su coraggio
che
le porte son bombardate
tra
fucili e cannonate
il
nemico cederà.
Cara
mamma non tremare
se
non vedi più ritornare
un
Alpino militare
che
di guardia sui confin
un
Alpino militare
che
di guardia resterà.
Per
ascoltare il brano, clicca sul link seguente:
Cadorna ispeziona le difese italiane
sul Carso
MONTE CANINO
Non
ti ricordi quel mese d’Aprile,
quel
lungo treno che andava al confine.
Che
trasportavano migliaia degli alpini:
su,
su correte: è l’ora di partir!
Che
trasportavano migliaia degli alpini:
su,
su correte: è l’ora di partir!
Dopo
tre giorni di strada ferrata,
ed
altri due di lungo cammino,
siamo
arrivati sul Monte Canino
e
a ciel sereno ci tocca riposar:
siamo
arrivati sul Monte Canino
e
a ciel sereno ci tocca riposar.
Non
pù coperte lenzuola cuscini.
Non
più il sapore dei caldi tuoi baci.
Solo
si sentono gli uccelli rapaci,
fra
la tormenta e il rombo del cannon.
Solo
si sentono gli uccelli rapaci,
fra
la tormenta e il rombo del cannon.
Se
avete fame guardate lontano,
se
avete sete la tazza alla mano.
Se
avete sete la tazza alla mano
che
ci rinfresca la neve ci sarà.
Se
avete sete la tazza alla mano
che
ci rinfresca la neve ci sarà.
Soldati in trincea
LA TRADOTTA
La
tradotta che parte da Torino
a
Milano non si ferma più,
ma
la va diretta al Piave.
La
tradotta che parte da Torino
a
Milano non si ferma più,
ma
la va diretta al Piave,
cimitero
della gioventù.
Siam
partiti, siam partiti in ventinove,
solo
in sette siam tornati qua,
e
gli altri ventidue
son
rimasti tutti a San Donà.
Cara
suora, cara suora son ferito,
a
domani non ci arrivo più;
se
non c'è qui la mia mamma,
un
bel fiore me lo porti tu.
A
Nervesa, a Nervesa c'è una croce,
mio
fratello è sepolto là,
io
ci ho scritto su "Ninetto",
io
ci ho scritto su "Ninetto".
A
Nervesa, a Nervesa c'è una croce,
mio
fratello è sepolto là,
io
ci ho scritto su "Ninetto",
che
la Mamma lo ritroverà.
Una tradotta di soldati
MONTE NERO
Spunta
l'alba del 15 giugno,
comincia
il fuoco l'artiglieria,
il
Terzo Alpini è sulla via
Monte
Nero a conquistar.
Monte
Nero, Monte Rosso,
traditor
della vita mia,
ho
lasciato la mamma mia
per
venirti a conquistar.
Per
venirti a conquistare
ho
perduto tanti compagni
tutti
giovani sui vent'anni.
La
sua vita non torna più.
Il
colonnello che piangeva
a
veder tanto macello:
-
Fatti coraggio, Alpino bello,
che
l'onore sarà per te! –
VARIANTI:
Arrivati
a trenta metri / dal costone trincerato
con
assalto disperato / il nemico fu prigionier.
Ma
Francesco l'Imperatore / sugli Alpini misse la taglia:
egli
premia con la medaglia / e trecento corone d'or.
Chi
gli porta un prigioniero / di quest'arma valorosa
che
con forza baldanzosa / fa sgomenti i suoi soldà.
Ma
l'alpino non è un vile, / tal da darsi prigioniero,
preferisce
di morire / che di darsi allo straniero.
O
Italia, vai gloriosa / di quest'arma valorosa
che
combatte senza posa / per la gloria e la libertà.
Bella
Italia devi esser fiera / dei tuoi baldi e fieri Alpini
che
ti danno i tuoi confini / ricacciando lo stranier.
Bersaglieri in trincea durante
l’offensiva austriaca sull’altopiano di Asiago
BOMBARDANO CORTINA
Bombardano
Cortina, oilà,
dicon
che gettan fiori, oilà;
nemici
traditori,
è
giunta l'ora, subito fora,
subito
fora dovete andar!
E
proseguendo poi, oilà,
per
valle Costeana, oilà,
giunti
sulla Tofana
su
quella vetta, la baionetta,
la
baionetta scintillerà.
Altopiano di Asiago: postazione di
cannone da 149/35 mm
MONTE PASUBIO
Sulla
strada del Monte Pasubio
Bom
borombom.
Lenta
sale una lunga colonna
Bom
borombom.
L'è
la marcia di chi non torna
di
chi si ferma a morir lassù.
Ma
gli Alpini non hanno paura
Bom
borombom.
Sulla
cima del Monte Pasubio
Bom
borombom
Soto
i venti che ze 'na miniera
Bom
borombom.
È
gli Alpini che scava e spera
de
ritornare a trovar l'amor.
Ma
gli Alpini non hanno paura
Bom
borombom.
Sulla
strada del Monte Pasubio
Bom
borombom
è
rimasta soltanto una crose
Bom
borombom.
Non
se sente mai più una vose,
ma
solo il vento che basa i fior.
Ma
gli Alpini non tornano indietro
Bom
borombom, bom borombom,
bomborombà
Il forte Pozzacchio scavato tra le rocce
del Pasubio, nelle Prealpi Venete
ERA UNA NOTTE CHE
PIOVEVA
Era
una notte che pioveva
e
che tirava un forte vento;
immaginatevi
che grande tormento
per
un alpino che sta a vegliar!
A
mezzanotte arriva il cambio
accompagnato
dal capoposto:
"Oh
sentinella torna al tuo posto,
sotto
la tenda a riposar!".
Quando
fui stato nella mia tenda
sentii
un rumore giù per la valle,
sentivo
l'acqua giù per le spalle,
sentivo
i sassi a rotolar.
Mentre
dormivo sotto la tenda,
sognavo
d'essere con la mia bella;
invece
ero di sentinella,
fare
la guardia allo stranier.
Soldati sotto una tenda provvisoria
IL TESTAMENTO DEL
CAPITANO
Il
capitan della compagnia
el
è ferito e sta per morir
e
manda a dire ai suoi alpini
perché
lo vengano a ritrovar.
I
suoi alpini ghe mandan a dire
che
non han scarpe per camminar.
"O
con le scarpe, o senza scarpe
i
miei alpini li voglio qua".
Cosa
comanda sior capitano
Che
noi adesso semo arrivà.
"E
io comando che il mio corpo
in
cinque pezzi sia taglià"
Il
primo pezzo alla mia patria.
Secondo
pezzo al battaglion.
Il
terzo pezzo alla mia mamma
che
si ricordi del suo figliol.
Il
quarto pezzo alla mia bella
che
si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo
pezzo alle montagne
ché
lo fioriscano di rose e fior.
Soldati
feriti
MONTE CAURIOL
Tra
le rocce, il vento e la neve
siam
costretti la notte a vegliar!
Il
nemico, crudele e rabbioso,
lui
cerca sempre il mio petto a colpir!
Genitori,
piangete, piangete,
vostro
figlio è morto da eroe!
Vostro
figlio è morto da eroe,
sull'aspre
cime del monte Cauriol!
Il
suo sangue l’ha dato all’Italia,
Il
suo spirto ai fiaschi de vin!
Faremo
fare un gran passaporto
o
vivo o morto dovrà ritornar
Una
postazione di trincea particolarmente attrezzata, munita di brande con un
coperchio di rete metallica che serve a proteggere i soldati dai topi
ERA NATO POVERETTO
Era
nato poveretto
Senza
casa e senza tetto
Ha
venduto i suoi calzoni
Per
un piatto di maccheroni.
La
la la…
Era
nato in quel di Napoli
Luogotenente
era di Sassari
E
si davan dei lapponi
Per
un piatto di maccheroni.
La
la la…
Un
gran piatto di insalata
Quattro
uova e una frittata
E
sessantasei vagoni
Tutti
pieni di maccheroni.
La
la la…
Se
vuoi vincere la guerra
Sia
per mare sia per terra
Fa’
in maniera che i cannoni
Siano
pieni di maccheroni.
La
la la…
Cucina da
campo francese
VALORE ALPINO
(TRENTATRÈ)
Dai
fidi tetti del villaggio
i
bravi alpini son partiti.
Mostran
la forza ed il coraggio
della
lor salda gioventù.
Sono
dell'Alpe i bei cadetti,
nella
robusta giovinezza:
dai
loro baldi e forti petti
spira
un'indomita fierezza.
Oh
valore alpin,
difendi
sempre la frontiera!
E
là sul confin
tien
sempre alta la bandiera.
Sentinella
all'erta
per
il suol nostro italiano.
Dove
amor sorride
e
più benigno irradia il sol.
STROFA
AGGIUNTIVA:
Là,
tra le selve ed i burroni, / là, tra le nebbie fredde e il gelo,
piantan
con forza i lor picconi, / ed il cammin sembra più lieve.
Risplenda
il sole, o scenda l'ora / che reca in ciel l'oscurità
il
bravo alpin vigila ognora, / pronto a lanciare il "chi va là?".
Cartolina
commissionata dalla Quinta armata italiana nel 1918, che esorta a diffidare dei
“traditori interni”, cioè di chi sosteneva che tra i soldati serpeggiassero
malcontento, insofferenza e desiderio di pace a qualsiasi costo
IL PIAVE
Il
Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei
primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito
marciava per raggiunger la frontiera
per
far contro il nemico una barriera.
Muti
passaron quella notte i fanti:
tacere
bisognava andare avanti.
S'udiva
intanto dalle amate sponde,
sommesso
e lieve il tripudiar dell'onde.
Era
un presagio dolce e lusinghiero.
Il
Piave mormorò: Non passa lo straniero!
Indietreggiò
il nemico fino a Trieste, fino a Trento
E
la Vittoria sciolse le ali al vento!
Fu
sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti
risorgere
Oberdan, Sauro, Battisti!
Lotta
cruenta e il secolare errore
Infranse,
alfin, l’italico valore
Sicure
l'Alpi, libere le sponde
E
tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul
patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
La
Pace non trovò nè oppressi nè stranieri!
STROFE
AGGIUNTIVE:
Ma
in una notte trista si parlò di un fosco evento / e il Piave udiva l'ira e lo
sgomento.
Ahi,
quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto, / poi che il nemico irruppe
a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti, / venivano a gremir tutti i
suoi ponti.
S'udiva
allor dalle violate sponde / sommesso e tristo il mormorar dell'onde.
Come
un singhiozzo, in quell'autunno nero, /
il Piave mormorò: ritorna lo straniero!
E
ritornò il nemico: per l'orgoglio e per la fame / volea sfogare tutte le sue
brame...
Vedeva
il piano aprico di lassù: voleva ancora / sfamarsi, e tripudiare come allora!
- No - disse il Piave. - No, - dissero i fanti
- / mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si
vide il Piave rigonfiar le sponde! / E, come i fanti, combattevan l'onde...
Rosso
di sangue del nemico altero, / il Piave comandò Indietro, va’, straniero!
Artiglieri di marina appostati sulle
rive del Piave
MONTE GRAPPA
Monte
Grappa, tu sei la mia patria,
sovra
te il nostro sole risplende,
a
te mira chi spera ed attende,
i
fratelli che a guardia vi stan.
Contro
a te già s'infranse il nemico,
che
all'Italia tendeva lo sguardo:
non
si passa un cotal baluardo,
affidato
agli italici cuor.
Monte
Grappa, tu sei la mia Patria,
sei
la stella che addita il cammino,
sei
la gloria, il volere, il destino,
che
all'Italia ci fa ritornar.
Le
tue cime fur sempre vietate,
per
il pie' dell'odiato straniero,
dei
tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che
pugnando più volte tentò.
Quale
candida neve che al verno
ti
ricopre di splendido ammanto,
tu
sei puro ed invitto col vanto
che
il nemico non lasci passar.
Monte
Grappa, tu sei la mia Patria, ecc.
O
montagna, per noi tu sei sacra;
giù
di lì scenderanno le schiere
che
irrompenti, a spiegate bandiere,
l'invasore
dovranno scacciar.
Ed
i giorni del nostro servaggio
che
scontammo mordendo nel freno,
in
un forte avvenire sereno
noi
ben presto vedremo mutar.
Monte
Grappa, tu sei la mia Patria, ecc.
Postazione italiana di fanteria sul
Monte Grappa (1917)
SIAM PRIGIONIERI
Siam
prigionieri,
siam
prigionieri di guera,
siam
su l’ingrata tèrra,
del
suolo Siberian.
Ma
quando? Ma quando la pace si farà?
Chiusi
in baraca
Sul
duro lèto di legno,
fuori
tompesta di fredo,
e
noi cantiam ancor.
Ma
quando? Ma quando la pace si farà?
Siam
prigionieri,
siam
prigionieri di guera,
tuti
senza ghevera*,
nel
suolo Siberian.
Ma
quando, ma quando la pace si farà
ritorneremo
contenti
dove
la mamma sta.
* ghevera = arma da guerra, fucile
Soldati della Grande Guerra
Nessun commento:
Posta un commento